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Autore: momoallaseconda    27/09/2016    1 recensioni
Di come potrebbe finire One Piece ne hanno parlato in tanti. A me piace pensare possa finire così.
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Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con il futuro e si preparò a vuotare il sacco.
-È finita, capitano.- Sorrideva serafica, come solo lei sapeva essere, anche in quel momento.
RufyxRobin SanjixViolet SaboxKoala
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il cinguettio degli uccellini lo risvegliò gradualmente mentre il sole faceva capolino dalle montagne.

La prima cosa che riuscì a pensare era che la testa gli doleva da morire. Dio, quanto aveva bevuto?
Rimase sdraiato a terra, respirando piano l’odore dell’erba fresca sotto di sé, cercando di rilassarsi, invano.
Aveva bisogno di una sigaretta.
Maledizione a Usop che gli aveva incenerito l’ultimo pacchetto la sera prima gettandolo, per sbaglio a suo dire, nel falò.
Aveva pure cercato di scusarsi inventando una stupida storia! Figuriamoci se lui si era dimenticato davvero le sue sigarette sopra la legna accatastata pronta per la brace!
Non lo aveva malmenato solo perché non riusciva a prenderlo! Quello scemo aveva imparato tecniche sopraffine nei due anni di separazione, ma non ricordava che lo sdoppiamento fosse tra quelle. Aveva cercato di acciuffarlo, ma la sua faccia continuava a raddoppiare e a ruotare in circolo. Che razza di tecnica era???
Ricordava solo di essersi arreso e di aver avvertito sapore di terra umida in bocca, poi più nulla, fino ad ora.
“Buongiorno bell’addormentato!” riuscì ad aprire mezzo occhio, giusto per riuscire a scorgere l’oggetto dei suoi pensieri: Usop stava in piedi sopra di lui, coprendogli il sole, con quella che sembrava una tazza di fumante caffè in mano.
“Come ti senti?” con un tono cauto, il cecchino gli si sedette accanto, con un tonfo secco.
Sanji si alzò a sedere con fatica. “Come se mi fosse passato sopra il Puffing Tom.”
“Questo dovrebbe aiutarti, allora.”
Mise a fuoco la tazza di caffè e l’accettò debolmente, con gratitudine.
Ancora assonnato, notò in fronte a lui i resti del falò della sera prima.
Il russare inconfondibile di Franky, poco lontano da lui, aveva trovato un degno rivale in quello di Bartolomeo. Profondamente addormentato e completamente ignaro di avere il sedere del carpentiere a due centimetri dal viso.
Individuò subito anche Smoker e Kobi. Svettavano chiaramente tra tutti i marine dormienti che riusciva a scorgere. Il primo per la serie di nuvolette di fumo che produceva anche da addormentato, il secondo perché aveva il vizio di borbottare nel sonno. Credo stia sognando delle ciambelle giganti…
Lo stomaco brontolava, ma non ci badò più di tanto. Prima doveva far smettere alla testa di vorticare furiosamente.
“Forse non ricordi molto, ma hai dato il peggio di te, ieri sera…” Mormorò naso lungo.
Le membra avrebbero mai smesso di dolergli così tanto..?
“Li hai visti, ok… ho anche compreso le tue ragioni, in parte… ma non è stato giusto reagire così!” continuò Usop.
…era ormai sicuro che quel dolore lo avrebbe accompagnato fino alla morte…
“Insomma… non è certo colpa loro se tu… beh… hai capito…!” aggiunse frettoloso, urtandogli un braccio con il gomito e risvegliandolo improvvisamente…
…eh…?
“Andiamo, non farmelo dire ad alta voce!!” pretese indispettito l’altro, incrociando le braccia.
“…ma di che diavolo stai parlando?” gli domandò, sorpreso.
“Di ieri sera, Sanji!!” esclamò il nakama, punto sul vivo.
Si era appena reso conto che non aveva ascoltato una parola del suo monologo. Si stava arrabbiando, ma la faccia inebetita priva di qualsiasi barlume di intelligenza di Sanji, lo fece tornare sui propri passi.
“Non ricordi proprio niente?” chiese cautamente.
“Di ieri sera ricordo solo i drink di Shanks.” Iniziò, calibrando le parole “Le mie sigarette con me. Tutti che ridevano e bevevano attorno al falò. Le mie splendide dee che ballavano illuminate dalla luna piena, e…” il tono mieloso che stava fiorendo sulla sua bocca, svanì veloce come era arrivato quando ricordò che cosa aveva visto. “Oddio…” sussurrò a sé stesso, lasciando cadere la tazza vuota a terra.
Ad Usop non sfuggì il repentino cambio d’umore del biondo. “Te lo ricordi adesso…?” azzardò.
Ma non ricevette risposta. Lo scrutò in viso, constatando che, si, la sua espressione sconvolta era chiara: se n’era ricordato.
L’ululato che seguì quella reminiscenza, scoppiò all’improvviso.
“LE MIE DEEEEEEEEE!!!!!! LE MIE BELLISSIME MERAVIGLIOSE SPLENDIDE DEE!!! COME? COME È POSSIBILE??”
“Sanji…?” Usop, preso alla sprovvista, tentò di allontanarsi dal fuoco dirompente che il compagno aveva preso a sprigionare intorno a sé.
Al diavolo il mal di testa. Qui c’era un onore da difendere!
“Come può essere accaduta una cosa simile senza che io ne avvertissi la benché minima avvisaglia???” arrabbiato, prese di forza il cecchino per il bavero, scuotendolo energicamente.
“E io che ne so?” mugugnò quello in risposta, cercando di non vomitare.
“Maledetti frega-dee… non la passeranno liscia!!” giurò deciso, a nessuno in particolare, mollando il nakama che cadde con un tonfo sonoro a terra.
Prese a camminare avanti e indietro, rimuginando sul da farsi, ignorando l’amico dolorante.
“Sono contento di vedere che ti sei ripreso…” borbottò quest’ultimo.
“Io invece non provo piacere nell’averti qui. Abbiamo un discorso in sospeso noi due!” rispose con tono acido l’altro, non smettendo di camminare.
“Ce l’hai ancora con me per le sigarette???” esclamò Usop, mentre si massaggiava il sedere.
“Mi hai trovato un nuovo pacchetto??” indagò Sanji.
Lo fissò sorpreso, grattandosi la testa “No…”
“E allora sono ancora arrabbiato!” Concluse il cuoco.
“…”
“…”
“La tua spocchia per l’astinenza da nicotina ha raggiunto i massimi livelli…” mormorò Usop, risentito.
Sanji lo ignorò completamente. Doveva concentrarsi.
Non poteva essere così difficile… dunque… il falò, la festa, i marine, le ciurme alleate, i ragazzi, le sue meravigliose compagne… davanti agli occhi rivide tutto come un flash, soffermandosi sull’ultima immagine, le ragazze.
Loro ballavano e…
Si strozzò con la sua saliva.
Non era uno scherzo della sua mente. Era tutto vero, solo che faticava a crederci.
Che diavolo c’entravano con loro??? Questa avrebbero dovuto spiegargliela.
“Usop, dove sono gli altri?” il cecchino lo guardò, accigliandosi.
“Perché lo vuoi sapere?” chiese, cauto.
“Voglio uccidere qualcuno…” asserì il cuoco.
Lo vide alzare gli occhi al cielo “Sanji, smettila. Ne abbiamo parlato anche ieri. Non ci puoi fare niente, è andata così! Non le hanno costrette, hanno scelto loro!” Allargò le braccia in segno di resa.
“Ma Nami-san… Robin-chan…” mormorò balbettando, titubante, rammentando ora sprazzi del dialogo avuto con lui la sera precedente, mentre era ubriaco. Non era ancora convinto a cedere del tutto.
“Senti, ieri hai fatto il diavolo a quattro quando le hai viste ballare intorno al fuoco. Eri fuori di testa!! Hai davvero esagerato! Santo cielo, volevi davvero ammazzare Rufy e Zoro!! Con tutto quello che il capitano ha già passato, hai avuto un gran coraggio!!” dichiarò serio. “Ti è andata bene che l’hanno tutti presa sul ridere, ma non hai fatto una bella figura…”
Sanji non trovò nulla con cui ribattere. Iniziava a ricollegare i pezzi.
Ricordò di aver notato Rufy e Robin emergere da una zona nell’ombra, oltre il bosco, insieme. Di averli visti sfiorarsi volutamente, per il resto della sera e cercarsi con lo sguardo quando non erano vicini.
Ricordò di aver provato un gran fastidio, nel rendersi conto che quel babbeo era riuscito a penetrare lo scudo di ghiaccio della bella mora, come lui non era stato in grado di fare mai.
Li stava ancora spiando di sottecchi, quando un’altra immagine si sovrappose a quella dell’archeologa.
Nami, la sua Nami-san, che beveva in un angolo boccali su boccali di birra in compagnia di quell’odioso arrotacoltelli dello spadaccino, entrambi già parecchio brilli.
Ricordò di aver avvertito il senso di fastidio acuirsi sempre più, mentre li guardava ridere insieme vicini, troppo vicini.
Le gambe che si incrociavano, le mani che si sfioravano… nulla sembrava casuale. Nemmeno il rossore diffuso sul volto della navigatrice, unito alle occhiate furtive che le lanciava Zoro, lo erano. Non sembrava affatto colpa dell’alcool!
Cosa stava succedendo quella sera??
Il culmine della disperazione lo raggiunse quando ricordò di averle viste afferrare, in simultanea, rispettivamente capitano e spadaccino per condurli a ballare con loro attorno al falò.
A quel punto, qualcosa scoppiò dentro di lui.
Si era avvicinato al  buffet e aveva prosciugato le riserve di Rhum e Cola (Franky non ne aveva più bisogno) preparate da Shanks quel pomeriggio.
Di quel che accadeva dopo rammentava poco.
Lui che si avviava verso di loro, decretando a gran voce la morte dei suoi migliori amici.
Un calcio lanciato a folle velocità verso Rufy. Nico Robin che faceva fiorire centinaia di braccia.
Zoro che si parava davanti a Nami, una mano alle spade. Un fulmine che lo stordiva.
Molte risate nervose attorno a lui e quel senso di odio e fastidio impellente, che non voleva andarsene.
Ancora arrabbiato, allontanarsi traballante. Cercare le sue sigarette, per constatare poi, che quella volpe del cecchino le aveva trasformate in cenere. Il senso di colpa che iniziava a farsi sentire.
Subito dopo, il buio.
 
Usop non parlava da qualche minuto.
Continuava a fissare Sanji prendere coscienza di quello che era successo.
Il suo volto teso e angosciato parlava chiaro. L’aveva presa male…
Non ne era particolarmente stupito. Sapeva bene quando ci tenesse alle loro compagne, forse fin troppo…
Nonostante tutto, la rabbia che lo permeava era strana.
Ripensò al comportamento visto la sera precedente e ai suoi monologhi sconnessi.
Si sorprese nel constatare sul suo volto fastidio e gelosia, ma non come li proverebbe un amante tradito.
Sembrava quasi… invidioso…?
Sbattè gli occhi di fronte a quella rivelazione inaspettata.
Era geloso marcio si, ma del rapporto che univa i suoi compagni!
Incredibile…
Non ci aveva mai pensato prima, ma era cambiato, il suo amico.
Troppo preso da cose più importanti (il suo sogno, affinare nuove tecniche, Barbanera, Akainu… Kaya…), negli ultimi due anni non c’aveva dato peso. Ma ora, che di tempo ne aveva a iosa, si trovò inaspettatamente a riflettere su cose che aveva recluso in un angolo del suo cervello.
Dal mancato matrimonio di due anni prima Sanji era, inevitabilmente, cambiato.
Spesso serio, fumava di più, faceva meno moine alle ragazze…
Non era più la stessa persona che aveva conosciuto quel giorno al Baratie. Dio, sembrava accaduto in un’altra vita…
Eppure sarebbe bastato così poco per farlo tornare a sorridere… al massimo due mesi di navigazione e una certa isola… con un bellissimo campo di girasoli…
Provò a sondare il terreno, senza farlo arrabbiare ulteriormente, prendendola alla larghissima. “Senti, Sanji… non è la fine del mondo! Quello che dobbiamo fare noi è solo essere felici per loro e sperare che una simile fortuna ci capiti quanto prima!” esclamò, sorridendo incoraggiante.
Il compagno si voltò a guardarlo, stancamente.
La rabbia, ormai passata del tutto, aveva lasciato il posto ad un’amara malinconia.
Prese fiato prima di mormorare “Io sono felice per loro… Davvero, Usop!” Aggiunse, alla vista di un’alzata di sopracciglia, scettica, da parte del cecchino.
“Non è proprio il modo di dimostrarlo, allora...”
“È solo che…” non era facile da ammettere “…ieri sera mi sono reso conto che… beh… insomma…”
“Si…?”
“Si, insomma… di essere solo…”
“…”
“…”
“È per questo che hai bevuto e hai fatto il pazzo?”
“Credo di si…”
“…”
“…”
“…mi sembra una scusa un po’ fiacca…” bisbigliò il cecchino.
“Tu hai Kaya, che ne sai?” replicò il cuoco, alzando un po’ la voce.
“Lo so, invece! Sono sempre stato solo anch’io! È vero ho Kaya, ma per quanto ne so al mio ritorno potrei trovarla già sposata ad un altro!” mormorò affranto, per la prima volta quella mattina “Siamo  sempre stati solo amici… lei non mi vede come un possibile fidanzato.”
Sanji non si diede per vinto “Io non l’ho conosciuta, ma ho sentito Nami nominarla molte volte. Da come ne parla sembra una ragazza meravigliosa che stravede per te e per le tue storie sceme!” Usop fece un sorrisetto. “Ma soprattutto, col sennò di poi, mi rendo conto che una donna innamorata è capace di riconoscerne un’altra… non dovresti temere rivali da questo punto di vista!” concluse, risoluto.
Usop lo guardò senza parole per un attimo, prima di sorridergli di cuore.
Sanji pensò che era il momento adatto per andarsene, aveva delle scuse da fare.
“In ogni caso…” esordì nuovamente il cecchino, prima che potesse fare alcunché “So bene cosa provi!”
Il ragazzo lo fissò con ritrovata sufficienza. “Non parlare di cose che non conosci!”
“Ti dico che lo so!” insistette.
“Piantala, Usop! Non hai idea di come stia!” garantì, serio.
“Ne so abbastanza per capire che sai di essertene andato da Dressrosa troppo presto!” Sanji sbiancò. “E lo credo anch’io!” concluse naso lungo, soddisfatto.
“Tu non sai niente!” mormorò stringendo i pugni.
Usop era deciso a restituire il favore e se quello scemo di un cuoco non si rendeva conto di avere il suo pezzetto di lieto fine a portata di nave, beh, sarebbe toccato a lui svegliarlo.
“Lei è una principessa… e allora? Diavolo, Sanji, tu sei ancora un principe!”
L’occhiataccia che gli lanciò avrebbe raggelato chiunque ma il cecchino, memore di aver finalmente coronato il suo sogno, si fece coraggio “Ti sei liberato dei tuoi demoni da tempo, hai realizzato le tue ambizioni… ti manca solo una cosa per essere felice e sai già cos’è! Lo sai da due anni! Da quando hai lasciato quell’isola!”
Sempre più teso, Sanji continuava a stringere i pugni ad ogni nuova parola dell’amico, fino a farsi sbiancare le nocche “Anche se fosse vero quello che dici, non significa che per lei sia lo stesso.” sentenziò.
Usop prese fiato per ribattere, distraendosi il tempo di un secondo, che bastò al cuoco per volatilizzarsi improvvisamente, lasciandolo basito a fissare il punto in cui poco prima c’era l’amico. Che cosa…?
“Buongiorno, ragazzi! Che sta succedendo? Vi sentivo urlare da laggiù.” Il cecchino ruotò su sé stesso per individuare la fonte di quella voce che conosceva bene. Ed eccola lì, la sua risposta.
Sanji, ritornato velocemente il solito amabile e zuccheroso gentleman, cercava di afferrare la mano di Bibi che, dolce come sempre, cercava di allontanarlo con garbo.
E ti pareva…
“Bibiiiiiiiii!!!!! Meraviglioso fiore del deserto!!! Che cosa ti porta dal tuo Mr. Prince??”
Usop soffocò una risatina. Almeno quelle cose non cambiavano.
“Vedo che stai meglio stamattina.” Esclamò soddisfatta la principessa, seguendo con lo sguardo l’ammasso di miele in forma umana, che le trottava attorno.
“Certo, mia splendida dea!”
“Ottimo! Allora, perché stavate urlando prima?” indagò, curiosa, guardandoli entrambi.
“Per le pene d’amore di Sanji…” esordì il cecchino, mentre lei lo fissava stupita.
Chiamato in causa, tornò serio “Piantala, Naso lungo…”
Ma fu Bibi a prendere parola “Oh, Sanji... ammetto che Rufy e NicoRobin sono stati una sorpresa anche per me, ma non puoi dire lo stesso per Nami e Zoro. Era palese da anni…”
Usop annuì energicamente, sotto lo sguardo, di nuovo affranto, del cuoco. “Si, è vero, ma io non mi riferivo a loro…” continuò “I pensieri del nostro latin lover, sono rivolti a qualcun altro…” garantì, sicuro.
“Ti ho detto di piantarla!” Sanji si stava alterando sempre più.
“Ma di chi parlate?” si intromise la principessa, sempre più curiosa.
“Ma di te, mia splendida, adorab…” Bibi si scansò appena in tempo dal suo abbraccio, facendo spiaccicare il cuoco sul terreno con la faccia.
“…della principessa di Dressrosa!” rispose l’altro, ancora in piedi.
“La principes… aspetta, intendi Viola?”
Sanji, ancora a terra, la fissò serio per la prima volta, così come l’amico.
“La conosci??” le domandarono entrambi all’unisono, sorpresi.
“L’ho incontrata circa due anni fa… ricordate il Reverie a cui avrebbero dovuto partecipare anche i Vinsmoke? C’era anche lei…”
 
“Le hai parlato?” il cuoco si alzò di scatto, illuminato da una nuova luce.
Era la prima volta che riceveva uno straccio di notizia di lei, dopo essersene andato dall’isola.
“Abbiamo stretto amicizia subito. Mi ha raccontato che cosa avete fatto per loro. È una ragazza molto simpatica, siamo rimaste in contatto! L’ultima sua lettera è di un mese fa, mi diceva di stare bene e che si stava impegnando molto ogni giorno, per il suo paese.” Esclamò, felice di portare buone notizie.
Sanji l’ascoltava rapito.
Dopo mesi di sofferenza finalmente sapeva qualcosa di lei da una fonte affidabile!
Più volte aveva pensato di scriverle, accantonando l’idea ogni volta. Non aveva quasi mai avuto un attimo di respiro dopo aver lasciato Dressrosa… il tempo gli era sempre mancato.
Bugiardo… mormorò una voce santa (che somigliava stranamente a quella di Usop), nella sua testa.
A sé stesso non poteva mentire.
Se avesse davvero voluto, il tempo lo avrebbe trovato.
La verità è che aveva paura. Paura di scoprire che per lei, lui non significava niente. Che si era immaginato tutto, che non aveva mai avvertito l’istintiva necessità di stargli sempre accanto, come la avvertiva lui.
Con Viola non era come con tutte le altre, se n’era accorto subito. Lei era diversa, Lui era diverso.
Non voleva sentirsi sbattere in faccia l’orrenda verità per l’ennesima volta, da una donna.
Soprattutto perché sapeva bene che il suo rifiuto, a differenza delle altre volte, lo avrebbe dilaniato.
No, meglio non sapere nulla e cercare di dimenticarla. Cosa facile all’inizio, ma che si rivelò più dura di quanto credesse.
Aveva pensato a lei ogni giorno, per due lunghi anni, e non accennava a smettere.
Il suo cuore batteva furioso ogni volta che qualcuno nominava Dressrosa, per caso. Cercava di accontentarsi del suo ricordo, divorando i giornali che riuscivano a trovare a caccia di qualche menzione al suo regno, trovandovi sempre articoli sporadici e mai nulla su di lei. Stava impazzendo da mesi…
Ma ora Bibi gli portava notizie fresche e per lui furono come la prima boccata d’aria dopo una lunga apnea.
Non gli bastava, ne voleva sapere di più e la incalzava.
La principessa rideva, guardandolo trasognato, lanciando sguardi complici al cecchino, ancora al suo fianco… avevano capito…
Al diavolo anche questo, si disse Sanji, io devo sapere tutto di lei! Prima di perdere la ragione completamente.
 
“Mi racconta sempre come procedono i lavori di ricostruzione della città, dopo la battaglia con Do Flamingo. Del suo rapporto con il padre e con sua nipote Rebecca. Ma soprattutto, non fa che elogiare la ciurma di Cappello di Paglia. Sa che ero una Mugiwara e ne parliamo senza timori. Ripete sempre che avrà un debito infinito verso di voi. In questo ci assomigliamo…” sorrise teneramente “…e spera un giorno di poter ricambiare, in qualche modo... È felice, Sanji. Molto felice!” concluse sospirando dolcemente, guardandolo sorridere inebetito, gli occhi lievemente lucidi.
Non aveva mai visto il ragazzo con quell’espressione emozionata, in viso. Gli occhi che brillavano come se non aspettasse altro dalla vita, se non quello che lei gli aveva appena raccontato.
Quello che gli passava per la testa era chiaro.
Era quasi commovente vedere con quanta disperazione cercasse notizie di Viola, pur cercando di mantenere una posa stoica e distaccata. La maschera di freddezza si stava via via sgretolando sempre più.
Non credeva che avrebbe mai visto Sanji soffrire per amore. Soffrire davvero.
Affrontava il dolore come un uomo, ma ne aveva già passate troppe… non si meritava di patire così tanto anche per questo.
“Sai…” esordì nuovamente, ben conscia di stare per sconvolgere il delicato equilibrio dell’amico “Mi ha parlato molto anche di te…” Il diretto interessato sollevò lo sguardo, sgranando gli occhi, mentre Usop riprendeva a fissarla, attento.
“Mi ha detto cosa hai fatto per lei. Di come tu sia stato l’unico a capire che fingeva di stare dalla parte di Do Flamingo. Di come l’hai salvata…
“Ha saputo del tuo mancato matrimonio, della lotta con Big Mom e della tua famiglia. È stata in pena per te per mesi. Mi chiede spesso se stai bene, se ho tue notizie. Purtroppo, fino a tre settimane fa non ho mai potuto darle nozioni certe. Le mie informazioni su di voi le prendevo dai giornali, e lo stesso faceva lei.
Sono felice di poterle finalmente rispondere sicura, la prossima volta.” Sentenziò felice.
Sanji non parlava. Continuava a mantenere un’espressione seria, rivolta a terra.
Bibi scambiò uno sguardo interrogativo con il cecchino, che le rispose con un’alzata di spalle.
Che succedeva? Non era felice di sapere che Viola pensava a lui?
Prima che potesse porgli qualsiasi domanda, il cuoco la precedette.
“Ti ringrazio, Bibi. Sapere che sta bene ed è felice è la sola cosa che volevo sapere. Adesso posso tornare al Baratie con l’animo più sereno.” Concluse, sorridendo mesto.
Qualcosa non tornava… avrebbe dovuto mostrare più entusiasmo!
“Sanji, ti ho appena detto che anche lei ti pensa! Tiene molto a te e ha sofferto per quello che ti è successo con la tua famiglia! Non significa niente per te…?” tentò, la ragazza, aggrottando le sopracciglia.
Ma Sanji non parlava. Fissava le sue scarpe e sembrava tutto tranne che felice.
“Amico, qual è il problema?” si intromise Usop.
Il soggetto in questione alzò nuovamente la testa fissando prima uno, dopo l’altro dei suoi amici. “Sapere che mi pensa mi fa davvero piacere ma… lo farebbe per ciascuno di noi. Non vuol dire che tenga a me nella stessa maniera in cui io tengo a lei…
“Davvero, Bibi, grazie per tutto. Per essere venuta ad aiutarci con Pell e gli altri, durante la battaglia e per avermi portato notizie di Viola. L’ho apprezzato moltissimo!” concluse con un sorriso sincero.
La principessa sgranò gli occhi.
Usop si grattava la testa, cercando di guardare da un’altra parte. La tristezza del suo amico era talmente palese da trapassargli la pelle ed entragli nell’animo.
“Ora, scusatemi. Vorrei prendere un’aspirina e mi sono anche reso conto di dovere le mie scuse a quattro cari amici.” Proseguì il cuoco, tentando di alleggerire quell’aria pesante che avvertiva attorno “Spero riusciranno a perdonarmi per aver attentato alla loro vita…”
“Sanji, aspetta! Forse… forse non mi sono espressa bene… Viola sta pensando seriamente di rinunciare al trono!” lo interruppe Bibi, alzando la voce. “E lo vuole fare per te!”
La fissò sorpreso. “Di che parli?”
“Lei… lei non pensa a te perché si sente in debito!” esclamò la ragazza, di rimando “È innamorata di te!”
 
Usop voleva i pop corn!
Gli sembrava d’essere ad uno spettacolo teatrale!
A quest’ultima uscita aggrottò le sopracciglia, colto alla sprovvista, mentre il suo amico sbiancava in maniera preoccupante.
“Non sto scherzando, Sanji…” riprese sicura la sua amica “Viola tiene a te più di quanto credi. Ti ama!”
Il cuoco non parlava... poteva vedere il suo cervello lavorare febbrilmente sotto il ciuffo biondo. Si stava scervellando per assodare la veridicità delle sue parole.
La faccia che aveva la diceva lunga.
Paura. Paura estrema di soffrire ancora. Era stato troppo male nella vita, non voleva più illudersi.
Bibi sembrò capirlo quanto lui. “È la verità, Sanji.
“Me lo ha confidato al Reverie e da allora non ha mai smesso di credere che saresti tornato a Dressrosa, un giorno. Non so come, ma è sempre stata certa che anche tu provassi qualcosa per lei! Ha parlato di una sorta di alchimia chimica scaturita tra voi da quella volta in cui ti dirò un calcio in pieno viso.” rise “Non ha mai cercato di contattarti perché voleva lasciarti del tempo per realizzare il tuo sogno, non voleva essere un ostacolo alla tua vita di pirata.
Ti sta aspettando da tanto tempo…
“Se non mi credi prendi la Sunny, va da lei e fattelo dire di persona.” Esclamò con un sorrisetto complice.
Il cuoco sembrò riprendersi a quelle parole.
Con espressione neutra e senza proferire verbo, rifece il nodo alla cravatta, allentata in precedenza, e si sistemò il colletto della giacca.
Successivamente, sotto lo sguardo attento dei suoi amici che non si perdevano una sua mossa, si stirò le pieghe dei pantaloni con le mani, e assestò il fazzoletto da taschino.
“Sanji…?” Bibi, confusa, azzardò una domanda, che le morì in gola non appena il ragazzo alzò lo sguardo su di lei.
Sul viso dell’amico si stagliava il sorriso più bello che avessero mai visto.
Li lasciò senza fiato.
È così che ci si sente, allora… Usop non poté impedirsi di pensarlo, intenerito.
Poi, sempre sorridendo dolcemente, fece ad entrambi un gesto di saluto col capo, si mise le mani in tasca e si avviò a passo sicuro verso la cittadina.
Bibi non riuscì a trattenere una lacrima di commozione, guardandolo allontanarsi.
Il cecchino spostò lo sguardo, notando solo allora Bartolomeo, poco lontano, ringraziare platealmente i Kami per aver potuto dormire a così stretto contatto con Franky, mentre il Boss lo guardava scuotendo la testa, rassegnato.
Mancavano quattro giorni alla partenza.
Non vedo l’ora di vedere Kaya…
Sanji ormai era diventato un minuscolo puntino.
Usop pensò a quello che gli aveva detto. Sapeva di avere ragione solo in parte.
I demoni del suo amico non se ne sarebbero mai andati del tutto, ma era molto fiducioso. Se Viola lo avesse aiutato, avrebbe potuto imparare a conviverci, un giorno.

 

 

ANGOLO AUTRICE:
Ciao!! Ecco (con un pò di ritardo) il nuovo capitolo. Volevo solo far sapere a quelle buone anime che leggono e recensiscono che purtroppo, causa impegni abbondanti, andrò un pò a rilento con la stesura dei capitoli, che saranno ancora credo massimo tre.... ringrazio tantissimo chiunque si soffermi a leggere le mie menate! ^-^ E prometto di portare a termine la storia il prima possibile!! Ancora Grazie a tutti!!
Momo


   
 
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