Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |      
Autore: OnionFox    27/09/2016    2 recensioni
Migliaia di anni sono ormai passati da quando Lapillus Domini, il Cristallo, la Gemma tra le gemme, l'Essenza dei Creatori del mondo è andato perduto; ma può essere che qualcosa sia rimasto di quel poter divino? Gli dei trascendono l'esistenza stessa, e non possono scomparire, ma solo cambiare forma...dunque il Cristallo esiste in qualche modo ancora, continua a irradiare energia? Saranno i discendenti dei mitizzati Custodi del Cristallo a scoprirlo.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 Il Popolo del Cristallo

 
Nel cortile interno del castello reale c'era un gran movimento, la quasi totalità dei nobili e cortigiani con le loro famiglie si stava radunando nella piazza centrale, prendendo posto in sedie precedentemente preparate. Il motivo era semplice, un famoso cantastorie era arrivato nella corte la sera prima e in molti erano ansiosi di ascoltare le gesta leggendarie da egli narrate che si vociferava muovessero i cuori delle genti e risvegliassero in loro la passione per le antiche leggende. Quando tutti si furono seduti, il cantastorie salì sul piccolo palco preparato per lui e pizzicando leggermente le corde del suo liuto intonò una lenta melodia sopra la quale con voce decisa e squillante iniziò così a narrare:
“Vi narrerò ora la storia degli dei e della guerra celeste, della più preziosa e misteriosa gemma del nostro mondo e di come essa andò perduta, del popolo che ad essa legò il proprio destino e dell'avidità dell'uomo che fu, è e sarà sempre la causa della rovina nel mondo”.
Tutti i presenti fremevano di curiosità ed i fanciulli già pendevano dalle sue labbra, persino la famiglia reale, affacciata dal balcone dei propri appartamenti per udire la storia, era colma di anticipazione per l'inizio della storia. Così il cantastorie proseguì il suo racconto, la sua voce ora più lenta e solenne:
“In principio, quando il vuoto ed il nulla erano il tutto ed il silenzio regnava, sette esseri divini che trascendevano l'esistenza stessa apparvero uno dopo l'altro. Essi plasmarono il nostro mondo in armonia:
Il primo diede forma al mondo, con un corpo di terra e roccia e un cuore di fuoco inestinguibile, eresse montagne e scavò valli; ma tutto era sterile e polveroso;
Il secondo rese ospitale il mondo, riempì le valli d'acqua e generò i venti che soffiando portarono l'acqua in ogni parte del globo sotto forma di pioggia; ma tutto era spento e vuoto;
Il terzo portò la vita nel mondo, popolandolo di creature di ogni forma e dimensione e facendo germogliare e crescere rigogliosa la vegetazione i cui frutti avrebbero sfamato tutti gli esseri viventi; ma tutto era ora troppo abbondante;
Il quarto portò la morte nel mondo, ponendo limiti all'esistenza delle creature che lo popolavano e facendo appassire e marcire la vegetazione, che tuttavia divenne concime che alimentò i nuovi germogli, creando così un ciclo eterno di vita e morte a cui tuttora nessuno può sfuggire;
Il quinto donò la luce al mondo, generando il sole e illuminando tutto il creato affinché ogni creatura potesse vedere ciò che la circondava e sentirsi più al sicuro; ma la luce era troppa ed il giorno troppo lungo e ben presto la stanchezza si impadronì del creato;
Il sesto fece giungere l’oscurità nel mondo, aiutato dal secondo ad allontanare temporaneamente il sole dal mondo e donando la tranquillità della notte ed il silenzio del buio, affinché tutte le creature viventi potessero riposarsi dalle fatiche del giorno; generò anche la luna e le stelle in modo che esse potessero brillare nella notte e non far piombare le creature nella paura del buio totale.
Ma qualcosa ancora mancava, il mondo era ancora troppo silenzioso e monotono e nessuna creatura riusciva a comprendere appieno la magnificenza del creato che li circondava.
Venne dunque il settimo che, innamoratosi di una specie in particolare, noi uomini, ci donò la capacità di pensare e di provare emozioni affinché potessimo ammirare e bearci delle bellezze che il mondo ci offre, godendoci il nostro tempo sulla Terra tessendo le lodi degli dei che seduti nei loro troni negli astri celesti vegliarono su di noi”.
 A questo punto della storia, un uomo di fede si alzò di scatto e inveii contro il cantastorie:
“Eresia! Questa è un'eresia!! Un solo Dio governa la Terra e ci accoglie tra le Sue braccia quando il nostro tempo giunge al termine! Non intendo stare qui ad ascoltare simili menzogne”.
Un diffuso mormorio d’assenso pervase la folla.
“Buon uomo non ha motivo di alterarsi; la mia storia è solo all'inizio e le assicuro che più in là scoprirà che queste leggende e la realtà non sono forse così distanti come crede! Mi dia la possibilità di continuare il mio racconto prima di giudicare.” esclamò tranquillo il cantastorie; l’uomo di fede stava per ribattere quando una piccola mano lo afferrò per il braccio e richiamò la sua attenzione; un piccolo bambino dai capelli ispidi e bruni in piedi su uno sgabello bisbigliò qualcosa all’orecchio dell’uomo di fede, allorché quest’ultimo riprese posto sulla sua sedia, non prima di aver tuonato:”Raccomandi la sua anima al Signore se non mi calmo!”
“Ehm” si schiarì la voce il cantastorie, come per attirare nuovamente l'attenzione del suo pubblico, che si girò nuovamente verso il palco, aspettando le parole del narratore che subito dopo riprese, come se nessuno lo avesse mai interrotto:
 “Tutto sembrava perfetto, come in un bellissimo sogno da cui nessuno vorrebbe svegliarsi, ma come tutti i sogni non era destinato a durare. Infatti l'armonia degli dei venne meno e a poco a poco il seme della discordia si insidiò in mezzo a loro e rivalità, risentimenti e smanie di potere pervasero gli dei che finirono per scontrarsi in un epico conflitto che sconvolse gli astri; uno dopo l'altro gli esseri divini caddero finché un solo dio, il nostro Dio, più potente e magnanimo di chiunque altro, solitario rimase a vegliare su di noi. Tuttavia gli dei trascendendo l'esistenza stessa non possono morire, ma solo cambiare forma, difatti la loro essenza precipitò dagli astri nel mondo che, triste per la scomparsa dei suoi creatori, pianse ininterrottamente tristi piogge per oltre un anno e attraverso le gocce di questo pianto disperato, l’essenza degli dei  si riversò nel mondo e molto lentamente si condensò nel corso dei secoli in un gigantesco cristallo, più grande di qualsiasi altra gemma conosciuta e rifulgente dei colori di tutto il mondo, nel cuore di un'alta montagna.
Il cristallo fu poi scoperto da un popolo di minatori che aveva preso residenza in quelle terre che, ritenendolo un segno divino, iniziarono a pregare gli dei e ringraziarli per un simile dono, pur non sapendo che gli stessi dei che pregavano erano ora dinanzi a loro seppur sotto una forma differente. L'unico Dio vide ciò e rendendosi conto della vera natura del cristallo fu colto da un'immensa tristezza e solitudine per la consapevolezza che non avrebbe potuto riportare le cose al loro stato originario da solo, e colmo di rimpianto pianse con un'intensità che noi mortali non possiamo comprendere. Decise infine che avrebbe vegliato sulle vestigia dei suoi fratelli e si manifestò sotto forma di voce possente al popolo che scoprì il Cristallo ordinando loro:
“Figli miei, ciò che avete di fronte è il cuore del mondo, l'essenza stessa di questa Terra; vi ordino dunque di proteggerlo, anche a coste delle vostre vite mortali, per tutta la vostra esistenza; e questo compito ricadrà su di voi, i vostri figli e i figli dei vostri figli fino alla fine dei tempi” detto questo una luce abbagliante investì tutto il popolo ed Iddio continuò:
“Vi ho fatto partecipi di una parte del mio divino potere, sarete ora in grado di entrare in sintonia col cristallo e percepire la sua energia. Esso non dovrà mai essere contaminato e mai dovrà cadere nelle mani di coloro che albergano il male nei loro cuori” detto ciò la voce scomparve e le genti della montagna iniziarono la loro nuova esistenza come protettori del Cristallo.
Essendo un popolo abituato a lavorare duramente essi furono molto operosi e si diedero da fare con grande impegno per proteggere e tenere nascosto il loro segreto, che chiamarono Lapillus Domini, la Gemma tra le gemme; costruirono nella montagna un labirinto di tunnel e gallerie piene di trappole, vicoli ciechi ed ingressi nascosti di cui i soli costruttori conoscevano i segreti. La montagna stessa si affacciava sull' oceano con pareti ripide e irte impossibili da scalare mentre dall'altro lato si estendeva una rigogliosa vallata cinta all'esterno da una muraglia naturale di alte catene montuose, i cui valichi furono accuratamente riempiti di detriti e le gallerie che i minatori usarono in precedenza fatte crollare. All'interno di questo territorio ormai completamente escluso dal mondo esterno il Popolo del Cristallo, grazie all'energia e al potere della gemma, prosperò e crebbe sia in numero che in bellezza divenendo un magnifico regno come pochi altri al mondo. Il regno era sotto la saggia guida dei Custodi del Cristallo; essi furono coloro che curarono personalmente Lapillus Domini e vegliarono su d’egli, ed essendoci in perenne contatto, finirono per legarsi in modo indissolubile alla Gemma tra le gemme . I sei Guardiani riuscirono ad elevare la loro coscienza su un piano spirituale superiore e a congiungerla con l'essenza del Cristallo, divenendo così in grado di incalanare in loro una piccola parte della smisurata energia di Lapillus Domini e compiere azioni che trascendono i limiti degli esseri umani; grazie ai loro insegnamenti e alle loro gesta il Regno conobbe uno splendore senza pari. Furono costruite città e castelli la cui bellezza è indescrivibile, sublimi architetture adornate da magnifiche statue e sculture, imponenti fontane la cui acqua gorgogliante non si esauriva mai, case adorne delle più affascinanti opere d'arte.
Gli abitanti di questo regno utopico erano spesso colmi di ricchezze e soliti indossare raffinati oggetti preziosi finemente lavorati dagli esperti artigiani; spesso ci si dilettava ad organizzare magnifiche feste con banchetti colmi di ogni delizia naturale festeggiando la fortuna di quel Regno appartato e nascosto dal resto del mondo. Tutti vivevano un'idilliaca vita priva di ogni preoccupazione e la cui felicità sembrava destinata a durare in eterno”.
A questo punto una bambina seduta in prima fila chiese con occhi sognanti al cantastorie:
“Dove si trova questo regno signor Cantastorie? Non ne ho mai sentito parlare prima! Voglio assolutamente andare a vivere lì e festeggiare tutti i giorni in quelle città splendenti!” allorché il cantastorie sorrise dolcemente alla bambina e con voce scenicamente triste le disse:
“Ahimè dolce bimba non ti sarà possibile visitarle come del resto nessuno potrà! Purtroppo la parte più tragica del mio racconto sta per giungere e come ho già detto in precedenza, i sogni per quanto magnifici e lunghi essi siano sono sempre destinati a finire e il sogno del Popolo del Cristallo si interruppe bruscamente trasformandosi in un terribile incubo.
Che sia per una circostanza fortuita o per il triste scherzo del destino un giorno un viandante, perdutosi nelle montagne, riuscì a giungere nella valle e fu accolto e curato in una di queste città. Estasiato dalla visione di quel Regno idilliaco e dalle ricchezze e allegria che ogni abitante sfoggiava, restò numerosi anni in quella terra.
Tuttavia tutto quel benessere non riuscì a fargli dimenticare la sua famiglia ed una tremenda nostalgia di sua moglie e dei suoi figli nella loro umile casa lo colse e così, seppur a malincuore, salutò la città splendente e l’utopico mondo che la circondava e con le benedizioni del Popolo del Cristallo e la promessa che mai avrebbe rivelato la posizione del loro Regno, tornò dai suoi cari raccontando loro le meraviglie che vide. Purtroppo le voci e le dicerie sulle avventure del viandante si sparsero a macchia d'olio in tutte le terre da cui proveniva e giunte all'orecchio dell'avido re, misero in moto gli avvenimenti che portarono alla rovina del Popolo del Cristallo.
Il crudele re torturò il viandante che si rifiutò di parlare, e solo dopo che lo minacciò di uccidere tutta la sua famiglia riuscì a scoprire la posizione del Regno del Cristallo. Radunò dunque il suo imponente e temuto esercito con cui aveva conquistato e messo a fuoco tutte le terre circostanti e marciò verso le montagne che difendevano la valle, che dopo settimane di incessanti lavori furono sgombrate dai detriti in un valico, ed il re posò soddisfatto il suo sguardo sulla rigogliosa vallata e la solitaria montagna in lontananza.
La guerra piombò improvvisa e violenta sul Popolo del Cristallo, come una tempesta estiva che rapida e inaspettata distrugge e allaga le coltivazioni, ed essendo essi abituati a vivere in perenne pace e sicurezza all'interno della valle protetta dalle catene montuose mai si interessarono nel produrre armamenti avanzati o nell'avere un vero e proprio esercito con guerrieri esperti, e quando la violenza della battaglia li travolse non ebbero alcuna possibilità di sconfiggere le crudeli spade degli eserciti nemici e nessuna speranza di sopravvivere all'odio che su di loro si riversò.
Dopo un anno la vallata era ridotta ad un cumulo di macerie fumanti e tutta la bellezza delle città ridotta in polvere e calpestata dall'avido ed inarrestabile passo del re crudele che ora scrutava la montagna ove l’Essenza dei Creatori del Mondo ed i suoi Custodi risiedevano con alcuni pochi e fortunati sopravvissuti.
I Guardiani sapevano che ormai tutto era perduto, non erano riusciti a mantenere segreto il Cristallo ed ormai l'ineluttabile fine si avvicinava, il labirinto alla base della montagna avrebbe solo rallentato l'avanzata dell'esercito ma non avrebbe potuto tenerlo a bada per sempre. Ricordarono la promessa che il loro popolo fece a Dio, che avrebbero tenuto segreto e al sicuro Lapillus Domini e che mai lo avrebbero fatto cadere nelle mani di coloro che covassero il male nei loro cuori, così decisero a malincuore di fare l'unica cosa possibile: distruggere il Cristallo, la Gemma delle gemme, l’Essenza dei Creatori del Mondo e impedire che finisse nelle mani dell'avido re. I Sei dunque circondarono il Cristallo e, ciascuno di essi poggiando il palmo delle loro mani su ognuna delle sue facce, iniziarono solennemente a recitare un incantesimo. Il re non fu minimamente intimorito dal labirinto, mandò infatti avanti schiavi e prigionieri di guerra che uno dopo l'altro attivarono tutte le trappole a costo della loro vita permettendo così al re di avanzare sicuro nei cunicoli. Dopo giorni, alcuni dicono, o ore, come altri affermano, ma certamente centinaia di vite spese, il re giunse nella caverna del Cristallo e i suoi occhi colmi d'avidità si dilatarono in estasi alla vista della Gemma delle gemme che splendeva circondata da metalli pregiati e pietre preziose di ogni tipo, un ghigno malvagio si dipinse sul suo volto. Ma subito esso scomparve, in quel preciso momento infatti i custodi terminarono il loro incantesimo e pronunciando l'ultima parola con voce possente ed altisonante il cristallo esplose in un'infinita di pezzi con una potenza tale che distrusse la sommità della montagna seppellendo tutti coloro che si trovarono al suo interno. La terra tremò al punto che il lato della montagna che si affacciava sul mare perse il sostegno sotto di sé e franò rovinosamente, portando con se nelle profondità degli abissi i resti di Lapillus Domini, che andò perduto per sempre, insieme al popolo che lo custodì e al re malvagio che volle impossessarsene”.
 
Concluso il suo racconto, il cantastorie fece un profondo inchino e si apprestò a scendere dal palco accompagnato dagli scroscianti applausi del suo numeroso pubblico, quando dall'alto del balcone la voce del re lo chiamò:
“La vostra è stata una storia veramente affascinante messere. Una che fa riflettere sulla bellezza della natura, sull'avidità di noi uomini e del male che tutte le guerre portano, ma ditemi” e si interruppe un secondo, pensoso “Davvero il cristallo andò perduto nell'interezza dei suoi frammenti? E' un vero peccato che una simile meraviglia sia andata perduta per sempre”.
Il cantastorie volse il capo verso il sovrano e rispose sicuro, quasi aspettandosi la domanda del re:
“Mio re, molte sono le versioni e le fonti di questa storia ma, quella che io preferisco è la versione in cui i miriadi di frammenti del cristallo, finiti in mare, si dispersero attraverso le correnti in tutte le parti del Globo e, levigate dalle onde del mare, siano diventare pietre preziose di ineguagliabile bellezza. E' possibile che una di esse sia lì, incastonata nella vostra corona, sua maestà” disse sorridendo il cantastorie, inchinandosi nuovamente. Il re rispose felice “Sarei molto fortunato e orgoglioso se una tale gemma ornasse il mio capo! Vi convocherò ad udienza privata; intendo ricompensarvi personalmente per i vostri servigi”.
Il cantastorie ringraziò soddisfatto il re e scese dal palco, mentre la folla si alzò dalle sedie e si disperse. Durante il tragitto verso la propria residenza la bambina che prima intervenne tirò la veste del padre e, mentre le lacrime le solcarono il viso, gli chiese tristemente  “Padre è vera la storia narrata dal cantastorie? Una storia che narra di cose così belle non può finire in un modo così triste”.
“Ma no piccola mia, la storia è stata molto abbellita e gonfiata, una simile gemma non è mai esistita; tuttavia in una valle circondata da una catena montuosa visse davvero centinaia di anni fa un popolo di minatori molto abili e colmi di ricchezze che venne conquistato da un regno molto più potente”rispose il padre guardando comprensivo la figlia che, non soddisfatta dalla risposta ricevuta, chinò il capo ed entrò sconsolata a casa dove abbracciò forte la madre.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: OnionFox