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Autore: valeria78    28/09/2016    7 recensioni
Regina è una professoressa di letteratura dai modi freddi e distaccati. Emma è una studentessa sognatrice che ama la poesia e vuol diventare giornalista. Dal loro incontro, tra i banchi dell'Università di Boston, nasce una storia d'amore che va oltre ogni barriera, capace di superare ogni ostacolo che la vita porrà loro dinanzi.
Genere: Drammatico, Erotico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco a voi il Terzo Capitolo!! Buona lettura a mercoledì prossimo :)

 

CAPITOLO TRE

Quel lunedì mattina Emma arrivò alla Boston University puntuale, anzi con circa mezz’ora di anticipo. Si sentiva bene, dopo aver lasciato Regina la domenica mattina, era stata invasa da un buonumore che non provava da molti anni. Era tornata a casa e aveva trovato Ruby ad attenderla con un sorriso malizioso sulle labbra, l’aveva riempita di domande su cosa avesse fatto quel sabato sera e con chi avesse passato la notte, particolare su cui aveva taciuto quando si erano sentite la sera prima, ma il sorriso della sua coinquilina si era sciolto quando la bionda le aveva detto che aveva dormito da Regina.

“Dalla tua prof? – chiese Ruby – da quell’antipatica?”.

Emma la fulminò con lo sguardo. “Non è antipatica, tutt’altro e ha un figlio meraviglioso”.

Ruby rise.

“Cosa?” chiese la bionda.

“Sei passata dalle serate in discoteca ai pigiama party con la professoressa di letteratura, ti stai rammollendo” e dette una pacca sul sedere alla ragazza.

Emma sorrise e pensò che nessuna delle serate passate in disco poteva mai eguagliare quella che aveva passato con Regina.

Pensava a queste cose quando sentì qualcuno che la chiamava, si voltò e vide Mary Margaret. La bionda le regalò un ampio sorriso e la salutò, la moretta ricambiò il saluto, ma il suo volto era tirato e preoccupato.

Varcarono il cancello e si avviarono all’interno del giardino, c’era molto baccano, ragazzi che ridevano, altri che urlavano, ma quando Emma e Mary passarono, molti si girarono e alcuni si zittirono.

La bionda si accorse di quel cambiamento repentino, ma entrò nell’edificio con naturalezza.

Dentro c’era un gran via vai, alcuni studenti si erano accalcati davanti alla porta del preside Gold. Emma guardò la scena incuriosita, si era fermata in disparte insieme a Mary Margaret. La bidella, cercò di allontanare i ragazzi e li intimò di entrare nelle aule, senza ottenere grandi risultati.

“Cosa sta succedendo?” chiese Emma alla sua amica e notò che dentro la stanza del preside c’era Regina.

“Emma, è successa una cosa” sussurrò Mary.

La bionda si voltò a guardare Margaret non capendo perché stesse parlando a bassa voce, quindi la ragazza fece cenno di seguirla in un luogo appartato.

“Girano delle voci” disse Mary abbassando lo sguardo.

Emma aggrottò la fronte: “Che genere di voci, non capisco”.

“Su di te e… - la ragazza si trattenne – la professoressa Mills”.

Emma sentì le gambe cedere e si fece paonazza.

“Tra me e Regina?” disse e Mary Margaret restò sorpresa per aver sentito con quanta confidenza e sicurezza Emma avesse chiamato la loro prof.

“Dicono che ti hanno vista uscire da casa sua domenica mattina”.

La bionda cominciò a pensare freneticamente a quella mattina, aveva notato qualcosa di strano fuori? Qualcuno che la stesse seguendo? Ma perché si faceva tutti quei problemi, non era successo niente tra di loro. Stava per aprire bocca quando dalla stanza del preside giunse la voce potente di Regina seguita da un colpo secco.

La due ragazze si voltarono verso la porta di Gold. Emma sbarrò gli occhi.

 

****************

“Non devo render conto della mia vita privata né a lei né a nessun’altro!” urlò Regina che si era alzata dalla sedia e guardava il preside Gold dritto negli occhi. “Soprattutto se non c’è niente di cui debba render conto!”.

Gold era seduto sulla sua poltrona dietro la scrivania, con le mani incrociate e guardava Regina leggendo il fuoco nei suoi occhi.

“Ho semplicemente aiutato una mia alunna in un momento di difficoltà, non è un reato!” disse con voce alterata.

“Regina – parlò con calma Gold – sappiamo tutti e due che tu non hai fatto niente di male, ma sappiamo anche del tuo passato e dato che ricopri un incarico piuttosto importante in un’università prestigiosa e stai a contatto con molti ragazzi, dovresti cercare di controllarti”.

“Ancora con questa storia!” urlò la mora e sbatté il pugno sul tavolo.

Gold restò impassibile.

“Era un insegnante, non un alunno” precisò Regina.

Il preside non parlò, guardò la mora negli occhi.

“Ci conosciamo da molto tempo tu e io – disse l’uomo – e so anche che sei una persona ligia al dovere e che saprai trovare il modo di ricacciare indietro queste false illazioni ancora prima che comincino”. Gold si alzò dalla sedia. Gli occhi di Regina mandavano scintille infuocate, le sue mascelle si contraevano istericamente.

L’uomo mise la mano sulla maniglia della porta: “Prenditi qualche giorno” disse.

Regina sentì la rabbia salire dentro di sé, strinse i pugni. “Dovrei darla vinta a chi ha messo in giro queste fesserie?” urlò. “Non ti disturbare…” aprì la porta e uscì, si girò e urlò in modo che tutti la sentissero: “Me ne vado io!”.

La mora si incamminò sotto gli occhi degli alunni che avevano formato un cordone a destra e a sinistra e guardavano silenziosi il passaggio della donna. Solo i tacchi di Regina risuonarono in quel momento. Emma trattenne il respiro quando la mora le passò accanto e le rivolse lo sguardo gelandola. Regina pensava forse che fosse stata lei a spifferare tutto? Con la stessa indifferenza la prof guardò Mary Margaret e proseguì testa alta uscendo dalla porta principale.

Una volta che la porta si fu chiusa si alzò un brusio tra i ragazzi.

“In classe!” urlò Gold battendo le mani. La folla di alunni si ricompose e ognuno entrò nella propria aula così fecero anche Emma e Mary Margaret, ma la bionda si sentiva un macigno sullo stomaco, era tutta colpa sua.

 

*****************

“Una relazione con un insegnante… donna?!” ripeté Emma mentre stupita osservava Mary Margaret.

Erano sedute su una panchina, nel giardino dell’università. La bionda guardò il suo tramezzino e sospirò.

“Sì, è andata avanti per un anno circa – continuò Mary – poi qualcuno ha spifferato la cosa al marito, hanno divorziato, le è stato tolto il figlio e l’insegnante è stata trasferita”.

La bionda non riusciva a credere alle sue orecchie.

“Povera Regina” sussurrò e ripensò a quanto l’aveva vista felice insieme a Henry.

Il vento leggero scompigliò i capelli di Emma che per un po’ non parlò immersa nei suoi pensieri, mentre guardava distrattamente un gruppo di ragazzi che giocavano lanciandosi un frisbee. Regina era stata con una donna. Regina aveva amato una donna. Pensò la giovane. Allora forse avrebbe potuto amare anche lei, forse c’era speranza. Scosse la testa per allontanare quei pensieri, non poteva esserci niente tra loro due, erano troppo diverse, troppo lontane.

“Chi può aver fatto la spia su di me?” chiese cercando così di reprimere quei pensieri.

“Oh, chiunque – disse Mary attirando l’attenzione di Emma – In molti sono gelosi della professoressa e farebbero di tutto per farla andar via, ma il Rettore dell’università è Cora Mills…”.

La bionda spalancò gli occhi.

“Sì, la madre di Regina – proseguì Mary – non la licenzierebbe mai. In ogni caso Regina ha vinto il concorso in maniera regolare ed è entrata di ruolo dopo aver svolto molte supplenze e ha una grandissima esperienza come insegnante”.

“Ne parli come se la conoscessi molto bene” disse la bionda.

Mary Margaret arrossì e incontrò lo sguardo indagatore della sua compagna.

“È mia zia” sussurrò.

Emma spalancò gli occhi: “Tu sei la figlia di Zelena?” chiese alzandosi di scatto dalla panchina.

Mary annuì.

La bionda abbozzò un sorriso: “Wow” e scosse la testa.

 

****************

Le lezioni di letteratura tenute dalla professoressa Mills furono svolte da una supplente. Una signora anziana che rendeva le due ore un vero incubo, e infatti il numero degli alunni che vi partecipava si ridusse di molto.

Trascorse una settimana senza che Regina fosse tornata a lezione. Emma stava male, si sentiva in colpa, doveva parlarle, doveva sapere se la prof fosse arrabbiata con lei credendola responsabile di quelle voci messe in giro.

“Vai a trovarla, scusa” disse Ruby vedendola sconvolta.

Emma alzò la testa dal foglio su cui stava facendo l’inventario e i suoi occhi si illuminarono.

La mora afferrò alcune bottiglie di vino e le dispose dietro il bancone.

“Se Maometto non va alla montagna…” e fece l’occhiolino alla bionda.

“Non mi riceverà” disse Emma scuotendo la testa e cercando di concentrarsi sull’inventario.

“Non puoi saperlo se non provi, e poi non credo che Regina sia così stupida da pensare che possa essere stata tu a raccontare del suo invito a casa sua”.

“Come fai a saperlo, non la conosci neppure”.

Ruby alzò le spalle, prese un bicchiere bagnato e cominciò ad asciugarlo con uno straccio.

“In ogni caso, dovresti andare se non altro per l’ammirazione che nutre per te”.

Emma sentì un colpo al cuore. Era vero, Regina l’aveva ripetuto più volte che era rimasta sorpresa da lei, non voleva che pensasse male, non voleva che la stima che nutriva per lei potesse venire meno.

Afferrò il giacchetto di pelle rossa.

“Dove vai?” chiese Ruby, pur sapendo già la risposta.

“Torno tra un’ora!” disse Emma.

L’amica sorrise divertita e tornò ai suoi bicchieri.

 

**************

Bussò alla porta della casa di Regina ma non ottenne risposta. Riprovò mentre il suo cuore batteva all’impazzata. Forse stava sbagliando, e se qualcuno la stesse osservando e avesse raccontato che lei era andata a trovarla? A quello non aveva pensato. Ebbe paura, paura di fare qualcosa che avrebbe rovinato la vita della persona che amava. Dette le spalle alla porta decisa ad andarsene quando sentì la serratura scattare.

“Sì?” chiese una voce roca e sensuale.

Emma cercò di sorridere e si voltò trovandosi davanti Regina che la guardò con un’espressione meravigliata da dietro gli occhiali con la montatura nera.

“Emma” disse.

“Buongiorno professoressa, la disturbo?”.

Regina scosse il capo e si spostò invitandola così a entrare, si tolse gli occhiali e li poggiò sul mobile posto all’ingresso accanto al telefono.

“Qual buon vento signorina Swan?” chiese facendole strada fino al soggiorno e indicandole il divano.

“Posso offrirle qualcosa?”.

“No, grazie” disse Emma con un sorriso tirato. Quell’appartamento era tremendamente silenzioso senza Henry, la bionda ebbe pena per Regina che doveva trascorrere molto tempo in solitudine.

La mora si sedette in poltrona, accanto al divano, dove si era seduta Emma e accavallò le gambe con un movimento talmente sensuale che la ragazza si sentì morire.

“Sono qui – disse Emma mentre si torturava le dita, cosa che non sfuggì a Regina – per chiederle scusa”.

Sul volto della prof si disegnò un’espressione interrogativa.

“Perché? Cosa mi ha fatto signorina Swan?”.

“Beh, è colpa mia se è successo quello che è successo”.

“Se non è stata lei a mettere in giro quelle voci, non ha alcuna colpa” disse la mora poggiando il gomito sul bracciolo.

Emma osservò quel movimento, così aggraziato.

“No, non sono stata io glielo giuro!” disse alzando la voce e sbarrando gli occhi. “Però se io non avessi dimenticato le chiavi lei non mi avrebbe dato ospitalità e tutto questo non sarebbe mai successo”.

“Ottimo uso dei tempi verbali” la canzonò Regina.

Emma si meravigliò e la sua faccia doveva essere stata davvero buffa perché la mora non poté non ridere divertita.

“Emma – cominciò la prof – non è colpa sua. Ci sarà un motivo se Dante Alighieri ha messo gli invidiosi nella parte più bassa del Purgatorio” e cercò nello sguardo della sua alunna un qualche cenno di risposta. “Perché sono tra le persone peggiori. Non conosce la letteratura italiana?”. Emma scosse la testa.

“Dovrebbe…”, Regina si alzò e andò verso il mobile che custodiva gli alcolici, si versò del brandy e poi tornò a sedere.

“Questa situazione, cara Emma, va avanti da molto tempo, da prima che lei entrasse nella mia aula in ritardo”. La bionda sospirò poiché Regina ancora una volta aveva rimarcato il fatto che fosse arrivata tardi.

“E non ne ha abbastanza?” chiese la giovane.

“Sì, ma non posso fare altrimenti, non intendo andarmene da quella scuola per delle stupide voci” disse risoluta.

Emma si guardò le mani, la mora notò che era nervosa.

“Vuole chiedermi qualcosa?”.

La bionda sobbalzò. “Beh, veramente, posso?”.

Regina fece un cenno con la mano: “Puoi…”.

“Ha davvero avuto una relazione con una donna?”. La bionda si pentì subito di quella domanda, perché lesse negli occhi della professoressa un misto tra meraviglia e fastidio.

Regina si portò il bicchiere alle labbra e sorseggiò il liquido giallastro. Poi fissò il bicchiere per alcuni secondi.

“Sì” disse seccamente, ma poi si rilassò e proseguì. “Mio marito ci ha scoperte, avevamo una relazione da circa un anno e mi ha portato via Henry. Ora vive con lui e con la sua compagna e io posso vederlo solo in alcuni giorni”.

“Mi… mi dispiace” sussurrò la bionda.

“Comunque, miss Swan, non ho mai pensato neppure per un attimo che fosse stata lei a raccontare in giro che l’avevo portata a casa mia”.

Emma non seppe se Regina avesse fatto apposta a utilizzare quella frase, ma subito pensò che detta così sembrava davvero una frase provocatoria.

“Non sono una persona che si cura di ciò che pensa la gente, tuttavia vivo la mia vita nel rispetto degli altri e invitarla a casa mia non ha mancato di rispetto a nessuno” concluse finendo di bere e posando il bicchiere sul tavolo in vetro posto vicino alla poltrona.

Regina fino al momento della discussione con Gold non si era soffermata a pensare che invitare Emma a casa sua potesse essere interpretato come qualcosa di diverso da un semplice gesto di cortesia, ma una volta sentite le voci che erano state messe in giro, aveva cominciato a pensare alla bionda in modo diverso, non la vedeva più come una semplice studentessa. Aveva già notato la sua bellezza, ma mai aveva pensato che potesse provocarle qualche sussulto, almeno fino a quando non aveva aperto la porta, poco prima, e l’aveva vista con indosso quel giacchetto rosso di pelle e quel sorriso meraviglioso. Qualcosa era scattato in lei.

“È più tranquilla adesso?” chiese Regina ponendo una mano su quelle di Emma che ancora si contorcevano. La bionda abbassò lo sguardo e si fermò, ebbe paura di alzarlo, ebbe paura di vedere cosa stesse facendo la prof, ma alla fine guardò la donna e si accorse che i suoi occhi la scrutavano, le penetravano l’anima e lei si sentì nuda.

Emma annuì e istintivamente si avvicinò alla mora e prima che quest’ultima potesse fare qualunque cosa le dette un bacio. Regina non si ritrasse, lasciò che le morbide labbra della studentessa si poggiassero sulle sue, poi la bionda si staccò, gli occhi spalancati per quel gesto commesso, si portò una mano alla bocca e si alzò di scatto.

“Mi scusi, io…” senza dire altro, corse verso la porta di casa, afferrò il giacchetto e uscì correndo via.

Regina restò a sedere, meravigliata da quel bacio inatteso ma che le provocò uno sconvolgimento che non provava da tempo. Si alzò dalla poltrona e andò a chiudere la porta, passò davanti allo specchio e si guardò le labbra, sentiva ancora quelle di Emma sulle sue.

   
 
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