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Autore: MaCk_a    28/09/2016    2 recensioni
Inghilterra, 1869.
Frederick è un giovane medico; disinteressato alle ricchezze e alla mondanità, sogna solo di poter sposare Lisa, amica di sempre. Tuttavia, quel sogno che gli era sempre apparso realizzabile, appare irraggiungibile in seguito alla comparsa di un conte italiano.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Stephen era piaciuto andare con quella donna; di lei sapeva poco, ma neanche gli interessava saper di più, né era desideroso di rivederla. La sua compagna notturna non era stata di grande importanza; importante era stato l’atto in sé, un atto liberatorio, che gli aveva permesso di sfogarsi. Dopo, la sua vita gli era sembrata più piacevole: era tornato al collegio a terminare gli studi, si era detto e ridetto fino allo sfinimento che lui e Lucilla sarebbero andati d’accordo proprio grazie alle amanti che si sarebbe procurato, era giunto alla conclusione che accontentando suo padre -che voleva tanto quel matrimonio – avrebbe fatto la cosa migliore per tutti.

Poi, terminati gli studi, era tornato definitivamente a Valle e si era reso conto di come stessero certe situazioni: lui e suo padre avevano davvero perso molte delle antiche ricchezze, questo principalmente a causa dell’incompetenza di Lorenzo di occuparsi di affari: l’uomo era sempre stato attratto più dalla matematica e dalle scienze che dalla gestione dei suoi possedimenti, e ciò l’aveva portato a dover vendere parecchie terre per evitare di indebitarsi. Oltre al titolo nobiliare e al castello di Valle – perché era un castello, non una semplice dimora – i Ranieri possedevano solo una villetta nella cittadina ai piedi del monte cui Valle si trovava in cima. In tale cittadina risiedeva anche un barone, Giuseppe Gaetani, più giovane di Lorenzo e suo conoscente non che ammiratore.

Bisogna sottolineare tale dettaglio – ovvero che Gaetani stimasse Ranieri – perché gli amici del conte erano ormai pochi: la famiglia, assieme alle ricchezze, aveva infatti perso anche prestigio e credibilità: persino a Valle, pochi continuavano a provare quel senso di rispetto che solitamente si ha per chi si sente “superiore”, e Lorenzo era considerato quasi come un popolano, più elegante, ma non più importante.

L’unica ancora di salvezza era il matrimonio con Lucilla: l’antica grandezza sarebbe stata ripristinata grazie al legame tra lei e Stephen – perché la sua famiglia, quella del vescovo, era rispettata, riverita e temuta, altroché! – e assieme alla sposa sarebbe arrivata anche una dote più che consistente.

Prima di tornare a Valle, Stephen sapeva che il matrimonio fosse importante, ma non aveva capito quanto; ora lo sapeva, e sentiva di dover reggere una responsabilità troppo grande. Per non pensarci più, o comunque per pensarci meno, il ragazzo pensò bene di abbandonarsi con più libertà ai piaceri della carne.

Abbandonarsi ai piaceri della carne, poi, lo portò a provare una certa malinconia, perché le sue abitudini lo facevano sentire alquanto squallido: quelle donne stavano con lui perché pagate, non perché lo volevano, e neanche lui amava loro, e dunque si sentiva nauseato, ma non riusciva a rinunciare al piacere fisico e dunque godeva, e si intristiva subito dopo.

Per rimediare alla malinconia, decise che a ogni incontro galante sarebbe seguita una sbornia, e l’effetto dell’alcool gli piacque tanto da scegliere di farvi ricorso ogni qualvolta ne avesse bisogno, ovvero quasi sempre. Se proprio non poteva bere - perché Lucilla era al castello – allora andava nel bosco che separava il castello dal villaggio, e lì si sentiva meglio. Se fosse stato un lupo, si diceva, la vita sarebbe stata migliore, e senz’altro più semplice.

Poiché Valle contava mille abitanti scarsi, le voci si diffondevano in fretta: gli abitanti avrebbero sparlato del giovane conte aggiungendo ai suoi vizi altri che il narratore di turno di volta in volta avrebbe inventato, e le voci sarebbero arrivate all’orecchio del vescovo, se solo Steve avesse agito in maniera meno cauta: ma il ragazzo era discreto e solo la servitù del castello aveva scorto qualcosa; la stessa servitù, però, era stata quasi minacciata da Fred: se qualcuno avesse parlato, sarebbe stato licenziato.

In realtà, se anche Lucilla avesse saputo, poco sarebbe cambiato: a lei interessava diventare contessa e avere una vita rispettabile, e suo marito poteva anche ubriacarsi, purché lo facesse di nascosto; tale era la sua moralità.

Quella di Fred e di Lorenzo, invece, era diversa, e i due ammonivano continuamente Stephen: se però Fred amava il ragazzo e, malgrado i rimproveri, continuava a dimostrargli affetto, Lorenzo pareva essersi rassegnato a vivere la paternità come una punizione divina: si dice che ognuno ha la sua croce, e Lorenzo pensava – rendendolo chiaro a tutti – che il figlio fosse la sua. I due Ranieri parlavano raramente, e silenziosamente si odiavano, uno perché deluso, l’altro perché incapace di accontentare quel padre troppo esigente.

A settembre, in occasione del compleanno del futuro sposo, sarebbe stata annunciata ufficialmente la data delle nozze.

Nel mese di agosto, il giovane perse anche la voglia di dipingere, suonare e passeggiare, e giunse alla fatidica data come una sottospecie di morto vivente.

Se il castello non era mai stato tanto luminoso e pieno di gente, l’animo del ragazzo non era mai stato tanto cupo.

Lucilla era meravigliosa e si muoveva tra gli ospiti come una farfalla: vestiva di bianco e verde, e gli occhi parevano smeraldi, e Steve si disse che non c’era niente di più banale: che un paio d’occhi verdi ricordasse un paio di smeraldi.

Lorenzo appariva raggiante, sorrideva e scherzava con gli invitati e chiamava spesso il figlio accanto a sé, per presentarlo a qualcuno: tali attenzioni erano richieste dall’occasione, non volute, e Steve odiò anche questo.

Fred, l’unica persona da cui lo sposo si sentiva amato, era occupato a gestire la servitù, perché quello era il suo compito, servire, e Steve non poteva avvicinarglisi perché sarebbe stato assurdo e sconveniente far notare quanto egli amasse il maggiordomo, un maggiordomo che tuttavia era stato come un padre.

Il vescovo rideva con quella sua risata sguaiata, gli ospiti parlavano e il brusio delle loro voci lo innervosiva, i musicisti continuavano imperterriti a suonare nonostante fosse chiaro che nessuno li ascoltasse e tutto era assolutamente ipocrita, e magnifico a vedersi.

La musica si fermò solo quando Lorenzo lo richiese, e allora Steve e Lucilla furono chiamati al centro della sala: Giuseppe Gaetani, presente senza la moglie che era in dolce attesa, avrebbe poi rivelato a quest’ultima che in quel momento il ragazzo gli era certamente sembrato molto bello, distinto ed elegante, ma infinitamente contrariato.

«Se vi ho invitati qui questa sera non è solo per trascorrere del tempo assieme, questo vi è noto; la verità è che volevamo, io e i giovani qui presenti, comunicarvi la data in cui ci ritroveremo di nuovo tutti a Valle, assieme, per festeggiare un avvenimento importante.

«Lucilla e Stephen sono cresciuti insieme: si conoscono da sempre, e sempre si sono rispettati e stimati. Quel che accadrà il 28 Gennaio del prossimo anno, dunque, è assai prevedibile: la loro unione sarà celebrata dinnanzi a Dio, e per mezzo di un uomo che i nostri promessi sposi conoscono bene» concluse Lorenzo sorridente, guardando il vescovo Di Cosmo. Un applauso si alzò, e fu richiesto un bacio tra i due giovani: le labbra di Steve sfiorarono per la prima volta quelle di Lucilla, e il contatto fu breve e freddo. Quello fu l’unico momento della festa in cui i due stettero assieme.

Era quasi mezzanotte quando Fred si avvicinò al festeggiato – perché lui aveva più diritto di dirsi festeggiato: era il suo compleanno! – e, fingendo di volersi congratulare, gli sussurrò all’orecchio di seguirlo e lo condusse fuori.

«Stai davvero esagerando, Steve. Stasera non puoi. Ti conosco e so riconoscere il momento in cui stai per perdere il controllo: a te manca un altro mezzo bicchiere, e la festa è rovinata. Quindi o ti ritiri fingendo un malore, o ti fermi ora.»

Inaspettatamente, Steve scelse la prima opzione e Fred fu costretto a scusarlo col conte, facendo poi riferire che il ragazzo aveva avuto un calo di pressione dovuto alle tante emozioni ed era andato a coricarsi.

Lucilla ne fu molto contrariata, e tale delusione avrebbe influito sul suo futuro da sposa.

 

***

 

Quando scoccò la mezzanotte che segnava l’inizio del 28 Gennaio 1893, accaddero due cose.

Nella ridente cittadina ai piedi del monte, Giuseppe Gaetani udì il pianto di un neonato, anzi, di una neonata, e seppe dopo qualche minuto di esser diventato padre di una bambina. I piccoli Elio, Leonardo e Quirino, di 10, 7 e 4 anni, reagirono con relativa indifferenza all’arrivo di una femmina, e Virginia Bianca Maria Gaetani fu accolta al mondo con freddezza.

A Valle, Fred, che era in piedi e guardava verso il bosco attraverso una delle finestre del salone, ebbe una fitta al cuore: non che avesse visto qualcosa – era impossibile, il bosco era fitto – ma il suo cuore… aveva sentito. Non riusciva a prender sonno, lui, quando Steve era fuori, e quella sera era andato al villaggio. Non avrebbe dovuto, gliel’aveva detto, e ora quella strana sensazione pareva confermare i suoi indefiniti timori.

Da quando Lucilla lo aveva lasciato, la situazione era peggiorata: le accuse che i Di Cosmo avevano rivolto al giovane erano gravi, e inutili erano state le parole di lui, che aveva negato tutto. I Ranieri avevano perso di credibilità già da tempo, mentre la potenza dei Di Cosmo e la reputazione da santa di Lucilla conferivano alle affermazioni della ragazza una grande attendibilità; erano nate sul giovane conte storielle assurde ed egli, disprezzato da tutti, aveva deciso di smetterla di giustificarsi, dando alla gente ciò che voleva: si era reso odioso e non si preoccupava più di nascondere il proprio piacere per l’alcool.

Le donne lo evitavano e facevano il gesto di nascondere le proprie figliolette, quando lo vedevano: il tutto era assurdo.

Il 27 Gennaio, il vescovo aveva organizzato una festa per Erica, che diventava moglie dell’onesto Ermanno; Steve, che vedeva proprio in Erica la colpevole delle sue sventure, aveva deciso di andare al paese, proprio per indispettire chi gli aveva rovinato la vita.

Fred gli aveva detto di lasciar perdere.

Alle due di notte, il maggiordomo andò a svegliare Lorenzo, che lo cacciò dicendogli che quel che Steve faceva non gli riguardava, e per quel che gli importava potevano anche divorarlo i lupi.

L’uomo si era dunque coperto per bene e aveva abbandonato il castello, per recarsi solo alla ricerca dell’adorato ragazzo, che aveva in effetti trovato: inerme ai piedi di un pino, con un taglio accanto al collo, taglio apparentemente innocuo che aveva invece causato una morte per dissanguamento. Gliel’avevano ucciso.

Lucilla e il vescovo si presentarono ai funerali e raccontarono che la sera prima Steve aveva fatto irruzione alla festa di nozze e aveva offeso la sposa, ma Ermanno non gli aveva dato corda, e nessuno si era allontanato dal banchetto, quindi era inutile incolpare la gente del posto: piuttosto, era probabile che il giovane conte si fosse imbattuto in qualche brigante che si nascondeva nel bosco, cosa probabile dato che il cadavere era stato anche spogliato dei pochi gioielli di valore che portava addosso.

Fred ascoltò senza parlare. Da quando aveva trovato il suo ragazzo la notte prima, non aveva più aperto bocca. Solo quando lui e il conte tornarono al castello e Lorenzo gli ordinò di preparare le valigie, egli dovette opporsi, dicendo che avrebbe voluto assistere alla sepoltura perché, come sua madre, Steve sarebbe stato sepolto in giardino. Macabro, forse, ma Lorenzo così aveva detto.

«Frederick, quel che ho detto non ha alcuna importanza. Innanzitutto, se tu avessi prestato attenzione, ora sapresti che le mie parole sono state ben diverse. Ho detto che avrei seppellito Stephen qui, ma parlavo di una cappella; non abbiamo cappelle, non serve che me lo ricordi. Ebbene, ho mentito. La verità è che la servitù è stata licenziata stanotte stessa, e io non ho intenzione di perder tempo. Ci trasferiamo, Frederick. L’epoca dei Ranieri qui è finita: ci odiano, e come hanno ucciso Stephen tenteranno di uccidere anche me. I Di Cosmo sono potenti, i popolani pendono dalle loro labbra. Questa tenuta costa troppo e non posso permettermi di mantenerla, tra l’altro: dunque ci trasferiamo, e la bara portala dove preferisci. Sappi solo che tra un’ora la carrozza arriverà, e i bagagli devono esser pronti.»

  
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