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Autore: Willow Whisper    06/05/2009    4 recensioni
[Seconda Classificata al Contest "Ci sono anche io!" indetto da Princess of Vegeta6]
Correva l’anno 190 d. C., epoca in cui l’impero romano iniziava a perdere vigore e, se devo essere sincero, non me ne importava molto. Esatto, avete capito bene: al contrario di quanto si possa pensare, non ero così attaccato alle mie origini di romano, ma torniamo davvero indietro nel tempo, e lasciate che vi racconti il perché di questo mio...astio.
Genere: Malinconico, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Spodestando Aro♥'
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Blandum mortis

Blandum Mortis

Correva l’anno 190 d. C., epoca in cui l’impero romano iniziava a perdere vigore e, se devo essere sincero, non me ne importava molto. Esatto, avete capito bene: al contrario di quanto si possa pensare, non ero così attaccato alle mie origini di romano, ma torniamo davvero indietro nel tempo, e lasciate che vi racconti il perché di questo mio...astio.

[Le esperienze umane di Felix]

La mia vita non potrebbe essere definita con parole migliori di queste: una miseria.
Fino all’età di diciannove anni, o giù di lì, avevo aiutato mio padre a coltivare i suoi campi, a mietere l’uva per fare il vino e a raccogliere il grano per far sì che mia madre ci facesse trovare il pane in tavola.
Non amavo quella vita.
Sentivo che non mi apparteneva, che c’era qualcosa di grande ad attendermi. Odiavo la mia casa, la mia intera famiglia –che comprendeva oltre me ed i miei genitori, anche due sorelle minori- e tutto quel che mi circondava.
Non ero come l’uomo che mi aveva cresciuto e rozzamente educato…credo sia per questo che non ricordo più il suo nome o i lineamenti precisi del volto segnato dalla fatica.
Lo disprezzavo con tutto il cuore, ma allo stesso tempo sentivo di essere in debito con lui per aver fatto la cosa migliore di tutte: contribuire alla mia nascita.
L’unica persona che rispettassi davvero, era me stesso. L’immagine che vedevo riflessa sullo stretto corso d’acqua che irrigava il campo coltivato, e che rifletteva in mille bagliori la luce del sole caldo delle Idi di giugno.
Era nei momenti in cui restavo solo, che mi regalavo qualche attimo di riflessione.
Cos’era la vita? Perché ci donava destini così diversi? Io ero figlio di un misero agricoltore, altri invece se la spassavano.
Mercanti, senatori, uomini giuridici e, non meno importanti, i gladiatori ed i venatores.
Questi ultimi mi interessavano, ma ancora di più m’interessava capire cosa provavano durante i combattimenti.
Avevano paura di perire per mano degli avversari o delle bestie feroci, o invece si sentivano potenti, anche nel momento del giudizio finale?
Pollice in alto o in basso?
Temevano la sorte che altri decretavano per loro?
Avvertivo un fremito in tutto il corpo pensando all’eccitazione che avrei provato io combattendo per la mia sopravvivenza…
Amavo il rischio, ma non mi ero mai preso la briga di fare azioni che potessero portarmi alla morte.

...E poi, un giorno, senza che lo sapessi, la morte mi passò accanto...

Le vie di Roma erano piene di persone.
I bambini si rincorrevano ridendo, con piccole spade di legno tra le mani, sguainate, pronte a trafiggere per gioco qualche sventurata vittima.
Alcune bambine li fissavano col broncio e le guance rosee; forse avrebbero voluto giocare assieme a loro, ma di certo quelli non glielo avrebbero permesso.
Restai a fissare la scena di una delle ragazzine che si avvicinava ai fanciulli con dei passetti decisi, e che chiedeva con la voce acuta, piena di vita –Possum vobiscum ludere?*-.
Scossi il capo nettamente divertito e passai oltre, sapendo che avrebbe ricevuto una risposta negativa.
I maschi e le femmine non potevano fare gli stessi giochi.
Nelle orecchie mi risuonavano le grida dei mercanti, delle donne e degli uomini tutt’intorno, il rumore degli zoccoli dei cavalli sul suolo e il canto leggero di un usignolo su un ramo di ciliegio.
Me n’ero andato di casa senza dir niente a mio padre perché comunque, anche in caso mi avesse ordinato di restare a dargli una mano, non l’avrei ascoltato.
Ero stufo, e volevo cambiare qualcosa nella mia vita.
L’ispirazione arrivò quando sentii i muscoli dello stomaco tirati per la fame, non appena mi svegliai dal mio riposo sotto l’ombra di un cespuglio al limitare di una delle vie più piccole e isolate, che era circondata da piante verdeggianti.
Mi alzai in piedi, e puntai lo sguardo su una vecchia che portava con sé un cesto di frutta. Aveva i capelli grigi raccolti, un abito dal taglio più curato di quello di una semplice donna della plebe e gioielli. Gioielli che splendevano al collo e alle braccia. La tentazione fu irresistibile: subito iniziai a correre e la raggiunsi.
Era arrivata proprio in quell’attimo all’imbocco per una strada larga, piena di gente, e non riuscii a trattenere che un ghigno mi spuntasse sulle labbra.
Quell’anziana con la testa china e il passo strascicato sarebbe stata la mia complice.
Le strappai le collane di dosso e gioii quando potei colpirla per far sì che cessasse di gridarmi ingiurie flebilmente, con la voce stridula e tremante che hanno tutti gli esseri umani.
La vidi cadere a terra e non muoversi più. Se è morta, tanto meglio, pensai.
La reazione a catena fu immediata: alcuni uomini erano accorsi incuriositi dagli strilli, molti altri ignoravano la cosa, le madri che si erano trovate per sbaglio a passare di lì coi loro figli li tiravano via, lontano, mentre quelli scalpitavano e pregavano di poter vedere per quale motivo le persone si stessero raggruppando in un punto ben preciso.
Iniziai a correre senza lasciare ciò che avevo rubato alla donna, godendomi gli ordini gridati da alcune guardie di fermarmi.
Ma era ancora troppo presto, volevo fuggire per un bel po’ da quegli individui. Avevo appena iniziato la mia carriera di…”malvivente”.
Quasi non respiravo, ed il cuore sembrava volermi uscire dal petto.
Quando capii che se non mi fossi fermato avrei perso le forze e mi avrebbero catturato, iniziai a guardarmi attorno, cercando qualche luogo in cui nascondermi.
Niente.
Non riuscivo a trovare un posto abbastanza sicuro. Imprecai e, proprio nell’attimo in cui pensavo di arrendermi di fronte al fallimento, una voce arrivò da un vicolo buio, alle mie spalle.
-Non si fugge dai propri nemici, Felix…-.
Mi bloccai a causa dello stupore. Come faceva quella persona –chiunque fosse- a sapere il mio nome?
Sentii di nuovo le grida delle guardie, i vigiles, e stringendo i pugni decisi d’inoltrarmi in quello spazio angusto.
Subito l’oscurità mi avvolse, ma non percepivo la presenza di altri vicino a me. C’eravamo solo io, il mio respiro e il battito frenetico del cuore.
Dov’era la voce?
Sussurrai per togliermi il dubbio, una semplice domanda: -C’è qualcuno?-. Ma non ricevetti risposta.

Il tempo passò rapido, ed io ero stato punito per le mie azioni.
Ero stato catturato mentre impugnavo un coltello alla gola di un giovane, con l’intenzione di derubarlo delle monete che teneva in una sacca legata alla veste, ma non avevo fatto in tempo, e qualcuno si era deciso a fare la spia avvertendo le guardie…
E così, ora proseguivo lungo una via affollata, con la gente della plebe che mi gridava contro ingiurie.
Ad alcuni potevo aver ucciso figli, ad altri mogli o mariti. Mi ero divertito con giovani fanciulle di ceto più alto derubandole non appena ero certo che mi avrebbero fatto da copertura, in qualche modo.
Insomma, di rimorsi non ne avevo.
E perché avrei dovuto?
Sapevo che sarei morto, mentre le guardie mi strattonavano, trovandoci sicuramente gusto.
La cosa più strana però, durante quegli attimi che sembravano non voler passare, in cui le grida si dissolvevano e arrivavano alle mie orecchie come un ronzio, mentre altri al mio posto avrebbero supplicato di essere risparmiati e di sentirsi pentiti, era che io ardevo di rabbia.
Non era questo che avevo progettato. Morire come un sudicio ladro quale ero…
Avevo perso tutto. Ogni speranza di arrivare alla gloria e al rispetto di tutti.
Se soltanto fossi diventato servo di qualcuno…era questo a servirmi. Un padrone che avrebbe potuto vendermi…era l’unico modo che servisse per poter riuscire a diventare gladiatori.
Ma chi mi avrebbe mai ospitato in casa propria senza temere che gli conficcassi un pugnale nel petto?
Gli stessi dèi e il Dio unico ormai così di moda tra le menti della gente sicuramente mi erano contro, diffidando delle suppliche che gli gridavo coi pensieri.
Non potevo dar torto neanche ad essi, perché non gli avevo mai dato importanza. Oggi potrei dire che ero uno dei primi atei che ci fossero.
D’improvviso la mia marcia venne bloccata, e gli uomini e le donne iniziarono a disperdersi.
Non riuscii a capire che diamine stesse accadendo, poi vidi tre uomini venirmi incontro, mentre i vigiles ancora mi trattenevano saldamente.
Erano splendidi, più di ogni altro uomo che avessi mai visto. Quello al centro, coi lunghi capelli corvini ed i tratti sottili del volto e la pelle diafana, sembrava un essere dotato di immenso potere.
Quello alla sua destra aveva una chioma bianca quasi quanto la carnagione, lo sguardo torvo, severo, eppure non faceva lo stesso effetto del primo…
Ed infine, c’era il terzo individuo a sinistra, con una massa di fluidi capelli color carbone e l’espressione vacua.
Di tutti e tre, quello era il meno affascinante, a parer mio.
-Lasciatelo. Ci occuperemo noi di lui- sussultai quando riconobbi la voce dello splendido uomo nel mezzo.
Era lui in quel vicolo, tempo prima…
Dovevano essere molto influenti nella società, visto che i vigiles mi liberarono dalla presa indietreggiando di un passo.
L’individuo parlò nuovamente –Seguici, Felix-.
Feci come disse, non tanto perché volevo, ma perché una strana forza mi ordinava di dargli ascolto.

I primi tempi, fui loro servo.
Seppi i loro nomi: Aro, Caius e Marcus; e pur rispettandoli tutti, solo per il primo provavo una piena e completa devozione.
Conosceva l’arte della battaglia, ogni più perfetta strategia bellica e possedeva un’immensa raccolta di manoscritti davvero impareggiabili in lingua greca, oltre che latina, naturalmente.
Ma anche con lui e gli altri, ogni tanto immaginavo di fuggire o di chiedergli di riuscire a farmi diventare gladiatore.
Un giorno, tentai di parlare con Aro, visto che era l’unico a rivolgermi la parola cordialmente, anche se in modo distaccato.
-Padrone, sapete che vi sono riconoscente per avermi salvato da morte certa, ma…- mi poggiò una mano sulla spalla e subito restai in silenzio, poi si scostò e facendomi coraggio continuai -…Non sono diventato un ladro per divertirmi. Era una cosa calcolata. Vi prego, padrone, lasciate che io…-
-Ora come ora, diventare gladiatore ti sembra una cosa splendida, ma solo perché non conosci altri modi per essere potente. Sai, Felix…ce n’è uno che, se solo te ne parlassi, non ci rifletteresti un minuto di più…-
Aggrottai la fronte osservandolo.
Aveva l’espressione tranquilla e mi aveva appena parlato col suo tono pacato e suadente.
Strinsi i pugni e chiesi attento –Qual è questo modo, padrone?-
Lui rise e disse movendo la mano in un gesto teatrale –Avrai notato, certamente, qualcosa di diverso in me e gli altri. Perfino le guardie che controllano questa abitazione, sono differenti in qualcosa da te ed il resto degli uomini, no?-
Aveva ragione, la cosa non mi era sfuggita, ma non mi diede il tempo di rifletterci oltre chiedendomi –Puoi decidere, Felix. Preferisci morire come un servo umano o vuoi diventare qualcosa di più?-.
La risposta venne fuori così facilmente…
-No…non voglio restare così-.
E sulle sue labbra comparve un sorriso molto diverso dai soliti, amichevoli…qualcosa di più simile a un ghigno.
Poi, accadde tutto troppo in fretta.
Mi strinse a sé con una forza immensa e mi poggiò le labbra sul collo, per poi conficcarmi i suoi denti nella carne.
Confuso.
Ero estremamente confuso, e spaventato.
Quella morte era così seducente…mi sentivo ardere in tutto il corpo.
Ma poi, in fondo, chi dice che stessi morendo davvero?

Ah…una vita umana breve ma intensa!

[*traduzione parole della bambina: ”posso giocare con voi?”]

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Risultati contest "Ci sono anche io!" indetto da Princess of Vegeta6

Seconda Classificata:Blandum Mortis” di Sammy Cullen


Grammatica(5): 3.5
Le virgole, unica, piccola, pecca le virgole. Ce ne sono qua e là un po’ fuori luogo, o del tutto mancanti e punti e virgola che, forse, dovrebbero essere sostituiti ai punti, in modo da rendere la lettura più fluida. In generale nessun errore grammaticale grave, o di verbi fuori posto, anzi.
I puntini: ce ne sono un po’ troppi, e inadatti.
Sintassi(5): 3
Nota dolente, ci sono ben due frasi dal significato sconosciuto, che non scorrono per via di parole sbagliate. Quando leggi fai “qualcosa non va”. Per il resto ottimo. Sintassi complessa ma non pesante, che scivola via senza problemi; il lettore legge piacevolmente la storia senza doversi soffermare su frasi troppo difficili ed articolate senza capo ne coda. Come detto: quelle due frasi hanno abbassato il punteggio.
Stile(10): 9.5
Ottimo! Stile impeccabile e veramente amabile. Da ogni parola trasuda il Felix di cui vuoi raccontare, fantastico l’inizio molto “aulico” con i riferimenti storici, per poi chiudere con un commento scocciato del protagonista. Già con poche parole fai capire chi sia, ed è impossibile non continuare. Perfetti alcuni nomi, o frasi, in latino, che nel contesto agiscono magnificamente e danno l’idea dell’antica Roma in cui viveva Felix. Semplice e senza troppi lussi, per cui il massimo che possiamo notare è una bambina che domanda, in latino, se può giocare. Il linguaggio usato è azzeccatissimo, non troppo semplice o sciatto, dopo tutto Felix è pur sempre un antico Romano, ma quel giusto di ricercato che serve. Anche il “corsivo” o la presentazione del testo è molto buona, con questi intermezzi che riassumono ciò che è accaduto e che accadrà. Come già detto con questo stile hai fatto rivivere il personaggio!
IC(5): 5
Pieno punteggio! E’ stata una delizia leggere questa storia. Il tuo Felix E’ Felix, arrabbiato, scanzonato, desideroso di potere, ma! Non il potere di Aro, quello stabile, che dura per sempre, quella gloria effimera che tanto attrae l’uomo. Felix non vuole potere, vuole gloria, la vuole come servitore, non come padrone e chi, meglio del gladiatore, rappresenta quest’immagine? Felix è vanitoso ed egocentrico, sicuro. Non gli importa di nessuno all’infuori di se, considera suo padre solo come mezzo per esistere non come persona a cui dare, o per lo meno, tentare di dare, affetto o riconoscenza. Come dicono i numeri, hai reso tuo Felix.
Originalità (10): 8
Felix contadino è stata un’ottima idea, vederlo come personaggio umile alla ricerca della fama e della gloria ci giustifica pienamente il vampiro di cui la Meyer ci ha scritto, hai trovato un modo molto originale per giustificare la sua voglia di sangue e guerra. Anche il fatto di vederlo come ladro è stata un’idea geniale, si nota la sua perfetta incuranza per gli altri.
Gradimento personale(5): 5
Veramente una delle fan fiction più particolari che ho letto, hai preso un personaggio non usato mai e lo hai fatto tuo, rispettando al pieno il bando. Mi hai fatto amare questo Felix perfido che con la sua ultima frase ci lascia sorridenti, felici per lui; felici per un mascalzone di prima categoria che con il suo fascino ammalia tutti. Un servo fintamente umile, che, però, ha bisogno di un padrone per sentirsi completo. Con i toni colloquiali, ma che non scendono mai nel banale, ti accoglie nella sua storia e ti rende partecipe a tua volta, è inevitabile. Con vari riferimenti al mondo antico rendi ancora più vera la fan fiction, perciò, complimenti! Veramente una bellissima storia!

34 su 40

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Angolo autrice:

Bene, ora inizierò a saltare di gioia. Secondo posto...secondo posto...il mio primo II posto! Basta, amo questa storia xD e l'ho scritta io, bwahahah...che piacere ripetermelo <3
Sono fiera di me...ma sorvoliamo xD ringrazio con tutto il cuoricino strabordante di gioia la giudice <.<
Grazie Princess (alias Laura) per il tuo parere e la votazione!
Poi...se devo essere sincera, prima di leggere i risultati già pensavo di modificare un pò questa one-shot invece che metterla subito su EFP...ma qualcosa mi ha fatto convincere del fatto che se sono arrivata a un secondo posto lo devo all'originale, così ho deciso di lasciarla com'è. Spero piacerà anche alle lettrici che faranno un salto a vedere ^^

By Sammy Cullen

   
 
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