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Autore: Orange_Jam    28/09/2016    1 recensioni
Tre frammenti di storie, ambientate in tempi e luoghi diversi.
Due infanzie parallele, vissute all'insegna dell'abbandono.
Una vecchiaia che, alla luce dell'esperienza, saprà forse tirarne le somme.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Tom Riddle/Voldermort
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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"È pazzo, è pazzo ti dico. Il sorriso tirato, le buone maniere: apparenza. Quello non è un bambino".

La governante si china sul letto umido, tira via il lenzuolo, lo appallottola con gesti nervosi. Fa cenno all’inserviente di avvicinarsi e lo getta nel mucchio maleodorante fra le sue braccia.

Gli sguardi delle due donne si incrociano, si allontanano, scivolano nella penombra del dormitorio. Le loro parole si perdono tra i mormorii dei grandi, il pianto del piccolo nudo sul pavimento.

La più vecchia lavora lì da anni, lo conosce da quando è nato. Lo raccoglie, lo veste, lo abbraccia, bisbiglia qualcosa alla ragazza coi panni.

Il bimbo allontana i pugni bagnati di lacrime, incuriosito, punta il dito grassoccio contro il suo vicino.

"Non fa mai la pipì a letto. Noi non giochiamo con lui. Ha ucciso un coniglio".


 

 

 

"Salito sul tetto? E' sempre stato un delinquente…un teppista".

Harry resta in silenzio davanti all'urlo di zia Petunia. Zio Vernon lo afferra per il colletto, grida fino a diventare viola, lo spinge nel sottoscala, sbatte la porta.

Per due giorni Harry resta solo al buio: non va a scuola. Quando ha fame spalanca appena la porta: a volte trova la zuppa e un po' di pane, altre resta a stomaco vuoto. Mangia, si raggomitola sul letto e pensa.

Nello stanzino arriva attutita la sigla dei cartoni animati, forte il profumo della torta.

Pensa al papà e alla mamma che non ricorda, ai sogni in cui compaiono senza volto e senza voce. Vorrebbe che i Dursley si arrabbiassero, lo costringessero a pulire la casa, a potare l'aiuola.

Non piange più: peggiore dell'odio è l'indifferenza.

 

 

 


Quando Harry esce di corsa dall'aula, Silente si volge verso lo specchio.

L'iscrizione d'oro brilla alla luce lunare, dietro il vetro scintillante la sua famiglia sorride e saluta. Aberforth ha un braccio sulle sue spalle, Ariana lo stringe intorno alla vita, sottile come un giunco.

I loro sguardi sono indulgenti, i volti compassionevoli. Le bocche mute sembrano pronte a gridare: "ti amiamo ancora!".

Le lacrime gli appannano la vista quando si ritrae e con un solo colpo di bacchetta manda lo Specchio delle Brame ad adempiere al suo nuovo compito.

"Il dolore può tirar fuori il meglio o il peggio che una persona ha da offrire" mormora piano mentre avanza per il castello deserto e nessuno lo ascolta.

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:

Innanzitutto grazie, a te, per aver letto fin qui. 

Mi rendo conto che questa piccola raccolta di frammenti possa sembrare priva di senso ma ho volutamente lasciato il contesto il più possibile vago, perché ci si potesse divertire a scoprire nella lettura i riferimenti ai personaggi e ai momenti dell'universo potteriano che tanto amiamo.

L'idea per questa storia è nata una sera di diversi anni fa, mentre pensavo all'inquietante somiglianza tra Harry e Voldemort e ai loro passatiSilente, che ha conosciuto entrambi, che è stato insegnante di entrambi, e che ha orchestrato i destini di entrambi, è sembrato fin da subito il personaggio ideale a tessere un filo di collegamento tra questi brevi flash dello loro vita. Ma Silente è pur sempre Silente, e alla fine dei conti il dolore giovanile diventa anche il suo, e di Aberforth, e di Ariana.

Vorrei tanto sapere cosa ne pensi, che sia una critica o un commento.

Un bacio,

Giulia

  
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