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Autore: Dahu    28/09/2016    2 recensioni
Nati come un esperimento della Guardia Imperiale, i Baschi Neri sono tutti abitanti di un mondo assassino.
Classificati come ferali e considerati selvaggi dagli altri soldati, addestrati come forze speciali per operazioni mordi e fuggi, presto dovranno fare i conti con quello che sono in realtà; ragazzi di diciotto anni con un fucile laser tra le mani e nessuna idea di cosa gli riservi il futuro.
Genere: Azione, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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-Varn, Bron, voi prendete il lato sinistro, noi tre aspettiamo il vostro segnale per entrare in azione-
La Gardia Semplice Drake Varn annuì senza rivolgersi a nessuno in particolare e prese a strisciare all’indietro nella boscaglia.


Senza neppure accertarsi che il collega Eddard Bron lo stesse seguendo, Drake si alzò gattoni e poi, lentamente, in piedi.
Non appena Bron lo raggiunse, il giovane soldato prese a muoversi con estenuante lentezza, il corpo ingobbito ed il passo felpato.
Drake sentiva il sudore imperlargli il viso e represse l’istinto di passarvi una manica della tuta mimetica, si era appena rifatto il mascheramento e le creme tappavano tutti i pori della pelle, ma quella mimetizzazione gli era necessaria.
I due uomini si allontanarono di una trentina di metri dai compagni, poi il primo sollevò la mano sinistra, intimando l’alt.
La destra spasmodicamente stretta attorno all’impugnatura a pistola del fucile laser, che sentiva il polimero oltre al guanto tattico, Drake portò in alto la sinistra e si tolse il copricapo.
Si trattava di un boonie cover da pattuglia, dal quale scendeva una specie di velo da sposa fatto con una sciarpa mimetica e stracci annodati, che al momento era arricchito da non pochi elementi della vegetazione locale.
Il velo scendeva fino sotto le spalle del soldato, cancellando l’effetto dato dalla curva delle spalle, il più facile elemento di riconoscimento di un essere umano rispetto ad un albero.
Drake arrotolò il cappello e tutto ciò che vi era impigliato, quindi se lo infilò nella tasca laterale dei pantaloni.
Con gesto fluido e fastidiosamente lento il soldato si accucciò e posò una mano a terra, quindi si sdraiò prono, il fucile laser abbandonato nell’incavo del braccio sinistro, e prese a strisciare nel fitto sottobosco.
Bron imitò il collega, ma non tolse il copricapo fino a quando questo non gli si impigliò nelle fronde di un cespuglio.
Imprecando mentalmente il soldato ripose il cappello in tasca e si diede dello stupido; Drake Varn non era un granché come soldato, non era mai in ordine, era un tipo solitario ed aveva il vizio di dire la sua anche di fronte ai superiori, ma era bravo a muoversi nel bosco.
Improvvisamente Drake si arrestò e Bron gli si affiancò.
Oltre ad una leggera coltre di bassa vegetazione, le due guardie scorsero una radura, nella quale vi era una pattuglia nemica, dieci uomini con due mitragliatrici laser leggere, un lanciarazzi ed un mortaio leggero.
I nemici indossavano elmetti mimetizzati con elementi della vegetazione locale ed erano posti in cerchio attorno ad un ufficiale che riempiva gli zaini con qualcosa che aveva tutta l’aria di essere l’avio-rifornimento visto dai soldati quella mattina.
Drake sentì un brivido di eccitazione percorrergli la spina dorsale, era tutto il giorno che sudavano in quella dannata giungla sperando di poter cogliere di sorpresa chi si fosse recato a recuperare quel lancio, ed ora gli si presentava l’imboscata perfetta, peccato che fossero rimasti solo in cinque.
Con gesti eloquenti spiegò al collega che doveva restare in quel punto e prepararsi.
In linea teorica il comando sarebbe spettato a Bron, avendo lui diciannove anni contro i diciotto dell’altro, ma lui non aveva ancora pensato a quanto andasse fatto, quindi si prestò al piano del collega.
Mentre Drake strisciava ancora più a sinistra, Eddard si accovacciò contro il tronco di un albero, coprendosi parzialmente dietro di esso, ed indossò di nuovo il copricapo.
Assunse la posizione di tiro più stabile che il terreno diseguale gli consentiva ed osservò il nemico.
I soldati si guardavano attorno spostando i fucili laser come i nasi di segugi da caccia, si aspettavano di vedere il nemico sbucare dalla foresta.
Eddard rivolse uno sguardo nervoso ai due armati di mitragliatrice leggera, sarebbe bastata una sola raffica ben piazzata di quell’arma a falciare tutta la squadra di cui faceva parte.
Decise che rappresentavano la minaccia maggiore e puntò il mirino del suo fucile laser sul petto di uno di quegli uomini.
Drake si era spostato di cinque o sei metri a sinistra del collega in modo che, se uno dei due fosse stato individuato, non avrebbe tradito la presenza dell’altro.
Si avvicinò ulteriormente alla radura e si mise in ginocchio, nell’ombra proiettata da un albero, sollevando il fucile laser in posizione di tiro.
Il giovanissimo soldato si maledì per non aver indossato il boonie, se uno solo dei nemici si fosse dato la pena di guardare nella sua direzione con un po’ di attenzione lo avrebbe facilmente individuato.
Ma ormai era tardi per recriminare, muoversi era la cosa peggiore.
Puntò il fucile sulla schiena dell’ufficiale, ancora intento nelle sue operazioni di rifornimento.
Drake stava per tirare il grilletto quando si rese conto che il nervosismo gli stava facendo tremare le mani.
Chiuse gli occhi e respirò profondamente un paio di volte.
Coraggio Drake, è solo un colpo, come in poligono”
Sospirò un’ultima volta, svuotando per metà i polmoni e sparò.
Eddard sentì un urlo straziante e, senza interrogarsi a riguardo, fece fuoco. Solo quando vide il mitragliere al quale aveva mirato cadere si accorse che anche l’ufficiale era scomparso.
La pattuglia nemica si animò come un alveare colpito da un bastone, gli uomini cercavano disperatamente i loro aggressori, forse vi sarebbero riusciti se un imponente fuoco di soppressione non si fosse sviluppato dai tre compagni di Eddard e Drake.
Quattro nemici crollarono fulminati, mentre Bron spostava la mira sul secondo mitragliere e lo abbatteva.
Drake mancò i due colpi successivi ed imprecò sonoramente, non che il nemico potesse sentirlo al di sopra di quell’infernale crepitio che si sviluppava dai fucili laser.
Stai sparando troppo in fretta, Drake! Non sprecare colpi testone, spara bene!” Si disse.
Il suo quarto colpo centrò l’elmetto di un avversario.
Un sergente nemico raccolse la mitragliatrice leggera di uno dei caduti e fece partire una raffica terrificante, brandeggiando l’arma, tanto da costringere sia i tre rimasti indietro sia Bron a gettarsi a terra.
Drake era l’unico ancora in grado di sparare e mirò ai tre soldati superstiti, ma non appena spostò la mira su di loro vide le nere bocche dei fucili laser. Lo avevano individuato.
Non esistevano scelte possibili, non c’era tempo per pensare.
Con un ringhio Drake scattò di lato e partì di corsa verso la radura.
Con sua stessa sorpresa, i colpi nemici lo sfioravano ma senza colpirlo.
Mentre urlava in modo inarticolato, il giovane sentì la sua mano destra, quella che impugnava il fucile laser il cui calcio era incastrato sotto la sua ascella, che si muoveva da sola.
Il pollice pose il selettore di fuoco su “Raffica” e l’indice premette il grilletto senza più lasciarlo.
Bron rotolò di lato e si alzò in ginocchio appena in tempo per vedere una scena tragicamente grottesca.
Il soldato Varn correva con le sue lunghe falcate incontro ad uno sbarramento di fuoco, urlando come un ossesso e sparando alla cieca una scellerata raffica che avrebbe azzerato in un istante le sue munizioni.
Gli uomini alla sua destra non sparavano più, probabilmente erano stati colpiti.
Agendo più per dovere che per reale speranza, Eddard aprì il fuoco contro i tre fucilieri.
Ne colpì due prima che una raffica di mitragliatrice leggera lo sollevasse letteralmente da terra.
Drake vide due avversari crollare a terra e, con sua stessa sorpresa, il terzo accasciarsi, centrato da un fortunato colpo della sua raffica sparata dal fianco.
Il sergente si voltò puntando la mitragliatrice sul pazzo che gli correva incontro.
Drake gli sparò ma il suo fucile aveva esaurito l’energia e rispose con uno spietato “click!”.
Senza pensarci due volte il soldato lasciò cadere l’arma, che dondolò appesa alla bandoliera, e si lanciò di peso contro al sottufficiale.
Sentì una raffica passargli tanto vicino da sollevargli tutti i peli del braccio, poi la mitragliatrice cadde nell’erba, mentre i due uomini crollavano l’uno sull’altro.
Drake imprecò per il dolore quando rotolò sopra al proprio fucile laser, ma si forzò ad alzarsi.
Il sergente era stato più rapido di lui ed era già in piedi con una mano sulla pistola laser.
Lui gli si avventò addosso e bloccò con entrambe le mani la destra del sottufficiale, impedendogli di estrarre.
Questi imprecò e colpì il soldato con una ginocchiata che risuonò sull’armatura anti-schegge e poi con un pugno all’orecchio.
Drake indietreggiò disorientato ed il sergente estrasse la pistola, ma lui afferrò l’arma per la canna e, con un’abile torsione, la fece cadere lontano.
Il sergente caricò un micidiale gancio destro che, vista la mole dell’uomo, poteva senza alcun dubbio stendere il soldato se lo avesse colpito.
Ma questi parò il colpo sul nascere e colpì il sottufficiale con una ginocchiata, quindi lo proiettò con una mossa delle arti marziali militari apprese durante l’addestramento.
Il sergente cadde pesantemente di schiena e Drake gli bloccò un braccio in una dolorosa torsione prima di lasciarsi cadere con il ginocchio destro sulla piastra pettorale dell’armatura del sottufficiale, mozzandogli il fiato.
Le dita del soldato si serrarono sull’impugnatura del suo coltello da combattimento, che uscì stridendo dal fodero del cinturone.
La lama baciò la gola del sergente e Drake ringhiò con quanto fiato aveva in gola.
-Siete morto Sergente!-
L’altro annaspò in cerca di aria.
-Va bene Varn, adesso però levati, mi stai facendo un male del Sacro Imperatore!-
Rantolò.
Drake si alzò ansimando, il coltello ancora stretto in pugno.
-Si può sapere cos’era quello?!- Ringhiò l’ufficiale che Drake aveva colpito all’inizio dell’imboscata.
-Noi siamo addestrati per combattere contro gli Orki, non per combattere come loro! Varn, vorrei sapere su quale accidenti di manuale hai mai visto una manovra di attacco del genere!-
Drake si voltò verso il superiore, mentre tutti i soldati abbattuti durante l’attacco si rialzavano borbottando contro alle scariche elettriche sparate dai fucili laser da addestramento che li avevano colpiti.
-Ho improvvisato, signore-
Disse il soldato, con il fiato rotto dalla fatica e dalla tensione.
-Ah! Stavi improvvisando… Adesso improvvisiamo!! Questa volta ti è andata bene, ma è stata solo fortuna, ti sei comportato come un idiota!-
Sbottò l’ufficiale, poi si rivolse ai tre uomini che avevano sparato a Drake mentre correva nella radura.
-Quanto a voi tre imbecilli… Come avete fatto a mancarlo?! Stava correndo dritto verso di voi dannazione!-
I tre soldati furono abbastanza saggi da tacere.
Dalla foresta arrivarono i quattro compagni di squadra di Varn e si unirono al cerchio che tutti stavano formando attorno all’ufficiale.
Questi, abbandonato l’elmetto, aveva indossato un basco nero che recava un fregio metallico raffigurante l’aquila bicefala incrociata da un coltello da combattimento e da un fucile laser stilizzato, l’aquila reggeva tra gli artigli un piccolo cerchio nel quale era contenuto il numero 106.
-Bene signori- Esordì l’ufficiale. –In un modo o nell’altro siamo arrivati alla fine del corso… Siete partiti in duemila, al termine di quest’ultima esercitazione siete rimasti in centoventisette e sono fiero di informarvi che i presenti sono tutti promossi. Con l’aggiunta di ventuno tra veterani graduati e sottufficiali, costituirete, anzi, costituiremo la Compagnia Operazioni Speciali del 106° Reggimento d’Assalto Vendolandiano. Sergente Kran ha qualcosa da aggiungere?-
Il sergente che si era poco prima battuto contro Drake scosse la testa.
-Grazie signore, ma non avrebbe senso. Parlerò dopo la prima battaglia… ai sopravvissuti.-
Il sergente John Kran era sempre stato un tipo caustico.
Aveva servito nei Guerrieri della Giungla Catachani per quasi vent’anni, era un veterano di trentacinque anni e cosa gli era toccato? Trasferirsi ad un altro reggimento di un pianetucolo della fascia di Catachan. E senza neanche un’adeguata promozione.
Un avviso sonoro indusse l’ufficiale ad estrarre dal gibernaggio che ricopriva la sua armatura anti-schegge il dpad.
-Ah!- Esclamò deliziato. –A quanto pare il comando ha deciso l’organico! Vediamo… Beh, vi informo che siamo la compagnia “Tempesta”, costituita da un plotone esploratori, uno anticarro, uno mortai ed un’unità fucilieri.-
Improvvisamente il capitano Hernest Frayn, uno dei pochissimi Vendolandiani che potessero vantare un’istruzione imperiale ed un titolo nobiliare, s’interruppe.
Uno dei suoi soldati aveva fatto un gesto eloquente suscitando l’ilarità di un collega.
-Soldato Semplice Varn, Soldato Semplice Bron, volete renderci partecipi gentilmente?-
Drake gli rivolse uno sguardo obliquo, evidentemente non credeva che il capitano potesse vederlo al di sopra del dpad.
Eddard tentò di recuperare nell’unico modo che aveva imparato nella sua breve carriera nella Guardia Imperiale.
-Nulla Capitano, ci scusiamo-
Ma Drake si strinse nelle spalle e replicò ironicamente come suo solito.
-Niente d’importante Capitano, stavamo solo sottolineando che con un nome come quello il nemico se la farà addosso… Tempesta!-
Nuovamente il soldato mimò con la mano una emissione meteorica, causando questa volta uno scroscio di risa.
Hernest sentì il sangue salirgli alle tempie.
Drake Varn era stato il suo cruccio sin dal principio dell’addestramento, un anno prima.
Più volte era stato sul punto di bocciarlo e lui, con il suo comportamento ribelle e strafottente gli aveva dato parecchie occasioni, ma per qualche strano motivo non lo aveva mai estromesso dal corso.
Per di più il dpad diceva chiaramente che quel cretino era uno dei due scout del suo plotone esploratori.
Tutto in quel ragazzo lo irritava. Non era un bestione tutto muscoli come il sergente Kran, ma quel fisico alto e asciutto aveva una resistenza straordinaria, tipica di tutti i cacciatori di montagna del pianeta Vendoland.
Drake era originario di un piccolo villaggio in una delle zone più remote del pianeta, uno di quei posti dove i bambini imparavano ad uccidere uno squalo di terra ben prima di leggere e scrivere, sempre che la imparassero quest’ultima cosa.
Quella gente poteva muoversi nei boschi con la leggerezza di un cervo e scalare le rocce come dei ragni, ma avevano un carattere spigoloso ed una naturale ritrosia per le regole e la disciplina.
Varn doveva essere l’orgoglio della sua gente visto quanto questa descrizione gli calzava a pennello.
Hernest non sopportava quei capelli castani sempre un po’ troppo lunghi, quella barba corta ma troppo spesso non curata, quegli occhi verdi totalmente inespressivi e quell’espressione beffarda che sembrava stampata sul volto del soldato semplice, visto che non lo abbandonava mai.
Il sergente Kran condivideva appieno i suoi sentimenti, cosa che lo consolò non poco, visto che sarebbe stato il comandante di plotone di Drake.
-Voi due- Sibilò il capitano. –Adesso arriveranno i camion che ci riporteranno alla base, voi ve la farete a piedi e vedete di essere in camerata entro il contrappello o vi faccio punire per mancato rientro!-
Bron imprecò sottovoce mentre si caricava in spalla lo zaino, ma Varn rivolse all’ufficiale un ennesimo ghigno beffardo e, caricatosi in spalla il pesante zaino da pattuglia, si avviò a passo di corsa lenta verso la base.
Dopo due passi prese a canticchiare tra se, ma abbastanza forte perché il capitano potesse sentirlo.
Hernest sbuffò. Quel bastardo ce l’avrebbe fatta, lo aveva già punito in quel modo e sapeva che il giovane Vendolandiano era in grado di percorrere distanze ben maggiori dei cinquanta chilometri che lo separavano dalla base.
Quanto a Eddard Bron, era uno dei migliori che avesse mai addestrato, tiratore eccellente, soldato modello, fisicamente un vero atleta. Aveva un solo difetto, quella specie di ammirazione che provava per Varn.
Il capitano non dubitava che anche lui ce l’avrebbe fatta tranquillamente.
Si concesse un secondo sbuffo, cominciava bene, doveva ancora consegnare il basco ai suoi uomini e ne aveva già dovuti punire due.
Chissà cosa sarebbe successo in battaglia...


Drake sputò un grumo di saliva sulla strada battuta e si riempì i polmoni prima di sbuffare.
I primi chilometri erano sempre i più duri perché si faticava a trovare il ritmo.
Il soldato aveva tolto i guanti tattici e ripiegato le maniche della mimetica fin quasi ai gomiti, rivelando così il complicato intrico di tatuaggi tribali che gli partivano dal polso destro e ricoprivano tutto l’arto fino alla spalla.
Bron gli si affiancò sbuffando.
-Certo che potevi anche startene zitto sta volta Varn!-
L’interpellato si strinse nelle spalle senza rallentare la corsa.
-Non sarebbe servito a molto, quello ce l’ha con me Bron, che ci posso fare?-
Eddard sbuffò di nuovo.
-Non ce l’ha con te, è solo che se continui a comportarti così finisci per inimicartelo-
Spiegò con tutto il buonsenso di cui era capace.
Eddard era un bravo ragazzo, almeno quanto di meglio poteva fornire un mondo assassino come Vendoland, era cresciuto in una struttura protetta da mura che su di un altro pianeta sarebbe stata definita probabilmente “ammasso di baracche” ma che su Vendoland era a pieno titolo una città.
Del resto il pianeta non offriva abitati del calibro di Hive Regial di Armageddon oppure Miria-Rìl di Lampartadakes, probabilmente un Vendolandiano non avrebbe mai potuto neppure immaginare l'esistenza di luoghi civilizzati così immensi. 
Eddard aveva studiato e fatto sport ad alti livelli, addirittura aveva tentato la strada della scuola imperiale per ufficiali, che aveva un’unica sede nella capitale di Vendoland, ma qualcosa era andato storto, probabilmente le sue umili origini, proveniva da una famiglia ricca, ma non nobile. Suo padre era un capo d’impresa, un uomo che si era fatto da se.
Ma un anno prima era morto in un incidente che aveva fatto quasi fallire la ditta, tanto che per vivere Eddard era stato costretto all’arruolamento.
La risposta di Drake fu coperta da un rombo alle loro spalle e i due uomini si fecero da parte per permettere ai camion che trasportavano i loro compagni di superarli e procedere lungo la stretta strada di terra rossa.
Dai cassoni scoperti i soldati rivolsero svariati sfotto' ai due colleghi.
-Ehi Bron, vuoi anche il mio zaino?!-
-Drake, intanto che ti aspettiamo alla base ce la spassiamo con tua madre eh?!-
Gli insulti piovevano.
Eddard rispose un paio di volte, ma il suo tono era spezzettato dall’affanno della corsa.
Non riuscendo più ad urlare, si voltò verso il suo compagno di sventura, il quale non aveva aperto bocca.
Drake aveva alzato la mano destra, limitandosi ad un serafico e sconcio gesto all’indirizzo dei compagni.
Sul viso aveva la solita espressione beffarda e Bron poteva giurare di aver visto negli occhi verdi del soldato un lampo di divertimento.
-Ti stai divertendo?-
Domandò esterrefatto.
Drake annuì.
-Se per tornare in base mi danno un camion tanto meglio, ma se me la devo fare a piedi vorrà dire che potrò godermi il paesaggio-
Bron volse lo sguardo attorno a se; la strada correva tra due file di alberi ad alto fusto ed era continuamente minacciata dall’incedere della giungla che qua e la si faceva avanti con una pianta sbucata nel centro della carreggiata.
In lontananza si stagliavano i profili delle alte montagne coperte di vegetazione, mentre il giallo disco del Sole era già fin troppo vicino all’orizzonte Ovest.
-Paesaggio? Si beh, ce lo godiamo se non ci squarta uno squalo di terra!-
Il soldato Varn si strinse nuovamente nelle spalle e cambiò la cella d’energia da addestramento con una laser da guerra che tutti loro portavano per la sicurezza personale.
-Se salta fuori uno squalo ce lo facciamo arrosto, almeno per sta sera non ci tocca la mensa del reggimento-
Eddard rivolse gli occhi al cielo, non sarebbe mai riuscito a capire quel flemmatico selvaggio.


Era ormai buio quando i due uomini giunsero in vista della base d’addestramento delle truppe d’assalto Vendolandiane.
L’ipnotico rumore degli scarponi in corsa li precedette, rimbalzando sui bastioni di cemento irti di altane, tutte protette da sacchetti di sabbia.
La base sembrava una fortezza da zona di guerra, per quanto non vi fossero truppe ostili sul pianeta, o per lo meno non abbastanza numerose da giustificare un simile baluardo.
Tuttavia gli animali che infestavano Vendoland erano pericolosi quanto e più del nemico.
Una guardia si sporse da un’altana, affianco alla canna del suo cannone laser binato.
-Che succede ragazzi, siete caduti dal camion?-
I due fanti erano ricoperti di polvere dalla testa ai piedi, i volti scavati dalla fatica ed insozzati dalla terra rossa appiccicatasi ai residui di crema di mascheramento, ma la guardia non poté fare a meno di notare il biancheggiare dei loro denti, segno che stavano sorridendo.
-Il Capitano Frayn ci ha chiesto di portargli a spasso il cane-
Urlò uno dei due.
-E dove sarebbe questo cane?-
Urlò di rimando il secondo soldato di guardia, sporgendosi a sua volta per vedere i due.
-Se lo è mangiato uno squalo di terra!-
Rispose l’uomo.
-Il Capitano non la prenderà bene-
Commentò la guardia.
-Beh, ma noi ci siamo mangiati lo squalo, dici che il capitano ci punirà per colazione indebita?- Domandò la voce ironica di Eddard Bron.
Le due guardie scoppiarono a ridere ed uno ordinò che fosse aperto il pesante cancello di ferro sormontato da filo spinato.
L’uomo sorrise rivolto al collega e si picchiettò un paio di volte sull’elmetto.
-Questi baschi neri sono veramente fuori di testa- Commentò mentre i soldati in questione superavano trafelati l’ingresso della base.


Erano in ritardo per la cena, ma la cosa non li angustiava troppo, avevano trovato un gruppo di piante dai frutti mangerecci lungo la strada e se ne erano riempiti tasche e gibernaggio.
La maggior parte dei succosi frutti era stata consumata durante la corsa, per combattere la sete senza intaccare le già scarse scorte d’acqua sopravvissute all’esercitazione, ma i soldati ne avevano ancora un paio e Drake ne trasse uno dalla tasca dei pantaloni e lo addentò.
Eddard indicò le camerate dei soldati.
-Direi doccia eh?-
Il selvatico vendolandiano annuì mentre masticava.
-Ci vuole proprio-, confermò dopo aver inghiottito.
Il loro ingresso nelle camerate fu accolto da un coro di ovazioni, insulti e bestemmie di chi aveva perso una scommessa.
-Consolati- Disse allegramente Drake lanciando un frutto a Trulls Whurn, un vero colosso barbuto che stava pagando la sua scommessa ad un collega.
L’uomo lo prese al volo con una sola delle sue mani, simili a badili.
-Con questo non pensare di esserti fatto perdonare per avermi colpito oggi!- Ringhiò l’omone.
Solo in quel momento Drake si rese conto che Trulls era l’uomo che lui aveva colpito con la sua raffica a casaccio quel pomeriggio.
-Sei talmente grosso che non avrei potuto mancarti neanche volendo, bestione- Scherzò mentre, posato in terra lo zaino e sedutosi sulla sua branda, smontava il fucile laser per pulirlo.
-Sei in ritardo, da un atleta come te mi aspettavo un tempo per lo meno decente- Provocò un soldato rivolto a Bron, ma questi, ora che non aveva più il fiatone, rispolverò la propria lingua tagliente.
-Ero in anticipo, ma poi ho trovato tua madre per strada… E siccome ho gradito l’incontro mi sono fermato ad aspettare per presentarla anche a Varn-
Diversi soldati scoppiarono a ridere sguaiatamente.
Tutti indossavano le tute da ginnastica nere con le scritte bianco cangiante del 106° Reggimento d’Assalto, anche se la maggior parte portava solo i pantaloni.
Non appena ebbe terminato la manutenzione ad armi ed equipaggiamento, Drake si spogliò e prese dal suo piccolo armadietto un accappatoio ed un paio di ciabatte infradito, imitando Bron che si era già diretto alle docce.
Quando il capitano Frayn passò per il contrappello la camerata era in perfetto ordine, tutti gli uomini indossavano la tuta da ginnastica e sul letto di tutti era posato, in bella mostra, il basco nero.
Solo Varn e Bron non lo avevano ancora ricevuto, non essendo rientrati assieme agli altri.
Se Hernest Frayn era sorpreso di vedere i due presenti ed in perfetto ordine non lo diede a vedere, si limitò a consegnare loro i baschi, senza una parola ed a fare l’appello.
-Domani mattina sveglia alle 05.00, alle 06.00 presenti sul piazzale di decollo con tutti i bagagli, leviamo le tende da qui, si parte per la guerra-
Senza aggiungere altro il capitano uscì spegnendo l’interruttore centrale e facendo così calare il buio nella camerata.
   
 
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