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Autore: Ar417    29/09/2016    0 recensioni
L'era del Far West sta per terminare e John McClay, un ex-cacciatore di taglie, si è rassegnato a vivere i suoi ultimi anni all'ombra di un glorioso passato, trascorrendo il tempo in compagnia di una bottiglia di whisky e dei suoi rimorsi. Un giorno salva un giovane ragazzo di nome Clyde Briggs, e quest'ultimo gli chiede di fargli da mentore. Dopo un iniziale rifiuto, John vede la prospettiva di entrare un'ultima volta nella leggenda grazie alla taglia di un pericoloso fuorilegge, e decide quindi di prenderlo come suo allievo.
Genere: Azione, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: L'Ottocento, Secessione americana
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Capitolo 1: Il vecchio...
 
«Mi hai portato un altro rubagalline? Ti ho già detto che non ho più celle disponibili per questa feccia.» Esclamò lo sceriffo ad alta voce, era su tutte le furie. «Non mi interessa, mettilo insieme a qualche altro detenuto, se serve. Tutto quello che voglio è la taglia sulla sua testa.» Lo sceriffo parve visibilmente irritato dalla mia risposta, ma in silenzio fece un cenno al suo collega di scortare il detenuto in cella. «Ecco qui i tuoi miseri due dollari, potresti guadagnare di più se ricominciassi a lavorare come facevi un tempo, inoltre faresti un favore al mondo se invece di affollare le carceri dello stato, spedissi questi animali sottoterra.» Disse lo sceriffo con tono di disapprovazione. «Lo sai che sono troppo vecchio per queste cose, stammi bene Joe!» Come al solito, andai subito a sperperare tutto il denaro che avevo in alcolici. Era una giornata calda, non potevo fare a meno di bere qualcosa. Appena entrai nel saloon notai qualche faccia nuova, e alcuni di questi avevano l’aria di qualcuno che cerca guai, quindi filai dritto al bancone per ordinare il mio solito whisky, senza attirare troppo l’attenzione su di me. Il barista, mentre era intento a lucidare un boccale, mi si avvicinò «Cosa ti posso portare, John?» Appoggiò davanti a me un bicchiere. «Lascia da parte queste formalità, lo sai bene cosa portarmi, e fai subito.» Probabilmente gli risposi così sgarbatamente per via del fatto che non bevevo dell' alcool da due giorni. «Va bene, basta solo che paghi in anticipo, l’ultima volta ti sei lasciato andare un po’ troppo, ed eri così ubriaco che ho dovuto chiamare il vice-sceriffo per farti andare a casa.» Ad un tratto, prima ancora che il barman mi potesse versare il liquore nel bicchiere, sentii qualcuno al tavolo da gioco alzarsi di scatto e iniziare a sbraitare: All’inizio non ci feci molto caso e infastidito dall'accaduto, mi versai da solo l’alcolico, d’altronde, non era raro che qualcuno, magari dopo qualche puntata fortunata, perdesse tutto quello che aveva vinto in una volta sola e iniziasse a dare di matto. Successivamente però, una prostituta venne ad implorarmi di uscire e risolvere la situazione: La lite scoppiata un momento prima si era spostata al di fuori del locale ed era degenerata in una sfida a duello. Se non l’avessi interrotta qualcuno avrebbe potuto farsi male, quindi, dopo aver finito il mio drink, mi alzai malvolentieri per sistemare la cosa. Probabilmente lo feci perché mi aspettavo qualcosa in cambio, magari un po' di gratitudine e qualche dollaro per continuare a bere. Attorno vi si erano raggruppati alcuni passanti, curiosi del possibile esito del duello. Prima di mettermi in mezzo, squadrai attentamente entrambi gli sfidanti: Quello a destra aveva uno sguardo intimidatorio e la faccia sfregiata da numerose cicatrici, chiunque con un po’ di sale in zucca avrebbe evitato di pestare i piedi ad un tipo simile: Sapeva sicuramente il fatto suo. Poi c’era l’altro… Un giovane con i capelli color carota e le lentiggini, si atteggiava da duro, ma la sua mano tremava e non aveva neanche una fondina per custodire la sua arma, quasi sicuramente sarebbe finito in una cassa di legno ancora prima di estrarre la rivoltella. Mosso da compassione, decisi di prendere le sue difese. «Ehi, calmatevi, ci sono cose decisamente più gravi di cui preoccuparsi di una stupida partita ai dadi…» Tentai inutilmente di fermarli. «Taci, vecchio, siamo nel bel mezzo di un duello, non costringermi a venire lì e darti una lezione!» Il tizio con la faccia piena di cicatrici non mi lasciò neanche continuare la frase. Mi girai dietro di me per capire le intenzioni del ragazzo: era ancora sconvolto dalla situazione e mi fissava con sguardo incredulo, mi meravigliai del fatto che non avesse colto l'occasione per fuggire a gambe levate. Senza aspettare una sua risposta, presi il suo posto. «Cosa?! Un vecchio vuole gettare la sua vita per salvare quella di un pidocchioso baro? Cos’è? Sei forse il suo nonnino? Ah ah! Appena ti avrò riempito di piombo, farò lo stesso con quel moccioso, non ti illudere.» Non diedi peso alle sue provocazioni, e senza proferire alcuna parola, estrassi con velocità fulminea la mia colt facendola roteare sul dito, e come se questo gioco di prestigio non fosse stato abbastanza per intimidirlo, in un batter d'occhio, gli feci saltare via il cappello con una pallottola. Egli, colto di sorpresa, provò ad estrarre a sua volta l’arma, ma prima che potesse anche solo toccarla, feci partire un secondo colpo che gli ferì la mano, rendendolo incapace di poter sparare. Un brutto ceffo fra la folla si fece avanti, aveva intenzione di affrontarmi, ma subito ci ripensò e corse dal suo amico, che intanto giaceva per terra ferito «Come..?! La.. la mia mano! Ti pentirai di esserti intromesso. (Guardando il suo scagnozzo) Jeremiah, va a prendere i cavalli, fai subito!» Quell’idiota fuggì con la coda fra le gambe, senza neanche raccogliere il suo cappello. Forse si sarebbe veramente vendicato, ma in quel momento l’unica cosa che mi importava era di tornare dentro ed ordinare dell'altro whisky.
   
 
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