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Autore: Rio50    29/09/2016    4 recensioni
Una richiesta d'aiuto.
Un pomeriggio indimenticabile.
Una promessa.
A motherfuckin' CrissColfer fiction.
At least I tried.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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What the future hold for us.

                                                                                                                                                                         
        A Darren e Chris, che non sanno della mia esistenza, nè dell'esistenza di questa storia (e per la seconda forse è meglio così).
A glee, le cui canzoni mi hanno ispirato , e il cui messaggio mi ha insegnato ad essere chi sono.
        Ad Irene, che sapeva dell'esistenza di tutto questo da molto tempo. Grazie di esserci per me. Ti voglio bene.
        A Vale, che come me crede in un amore senza limiti.
        Ad Aurora, compagna di scleri che per me trova sempre un momento.




 

Faceva freddo. 
E nevicava. 
Chris camminava da circa dieci minuti, godendosi lo spettacolo di Central Park avvolto da un manto bianco candido. Se non fosse stato per i suoi vestiti e per i capelli si sarebbe potuto perfettamente mimetizzare nella neve a causa della sua carnagione pallidissima. 
Chris Colfer non era il tipo che si metteva ad ammirare il paesaggio circostante mentre camminava, ma quel giorno era un’eccezione. Si era persino alzato dal letto alle otto del mattino senza lamentarsi, cosa ancora più insolita. 
Si sentiva stranamente leggero, e si era perfettamente reso conto di avere un lieve accenno di sorriso sul volto, che però non aveva cancellato. 
Il fatto era che quella mattina era ancora avvolto nel torpore delle coperte del suo letto, e il suo cellulare aveva iniziato a squillare. In un primo momento fu tentato di afferrare l’apparecchio, rispondere, insultare pesantemente chi aveva disturbato la quiete del suo sonno, distruggere il telefono scagliandolo contro la parete e tornare a dormire. La cosa divertente è che non sarebbe stata la prima volta. Quello che fece andare in fumo il suo piano, a suo parere perfetto, fu la voce che iniziò a parlare prima che lui potesse dire “pronto”. 
E quella voce, vellutata come la carezza di un’onda del mare sulla pelle, era la voce di Darren Criss
“Ciao Chris! Stavi dormendo?”
 Chris si mise subito a sedere, e si schiarì la voce, per non dare l’impressione di essersi appena svegliato.
“N-no, non stavo dormendo. Come mai mi hai chiamato?” chiese con voce arrochita. 
“Ehm…vedi, ieri sera ho dato una festa, perché avevo la casa libera, quella a cui tu non hai voluto partecipare. Il problema è che oggi gli altri torneranno di qui a poche ore e l’appartamento definirlo disordinato è un eufemismo. Ti prego, puoi darmi una mano?” 
Chris rimase per un po’ in silenzio e valutò la cosa. Era vero, ieri sera Darren aveva dato una festa a casa sua, ma lui si era rifiutato nella maniera più categorica di prendervi parte, nonostante le numerose suppliche del maggiore.
 Per ogni supplica fatta dal maggiore il cuore di Chris si era incrinato sempre di più, ma alla fine vi aveva rinunciato. Come scusa si era inventato che stava poco bene e non se la sentiva di uscire, ma la realtà era ben diversa. 
Chris Colfer era perdutamente innamorato di Darren Criss. 
L’unico (enorme) problema era che Darren era fidanzato con una ragazza, Mia, e l’idea di vederli avvinghiati tutta la sera aveva fatto in modo che Chris si vedesse costretto ad inventarsi una serie di balle pur di non uscire. 
Ora però la situazione in cui lo metteva Darren era differente. Se la buona sorte era dalla sua parte, lui e Darren sarebbero stati da soli. 
Si sentiva in debito con Darren, per non essere andato alla festa e aver ignorato le sue richieste, sebbene fosse stato difficile.
 La voce di Darren dall’altra parte del telefono lo riportò di nuovo alla realtà.
“Chris, ci sei ancora?” domandò Darren.
“Si, ci sono. Mi cambio e sono subito da te” disse con un tono insolitamente allegro.
“Perfetto. Ci vediamo tra poco…Ah, Chris?” 
“Si?” chiese l’altro.
“Grazie” disse Darren. Poi chiuse la telefonata, lasciando Chris lì, col telefono in mano, e la certezza che la giornata si sarebbe evoluta in modo positivo.
Immerso com’era nel ricordare l’insolito risveglio, Chris non si era accorto di essere giunto di fronte al palazzo dove viveva Darren. Rimase di fronte al portone d’ingresso per un po’, titubante. E se avesse chiamato anche gli altri ragazzi? La sua rara opportunità di rimanere solo con Darren, e chi lo sa, di mettere in chiaro le cose con lui, sarebbe sfumata. 
Ma ormai era in ballo, quindi tanto valeva ballare. Se non fossero stati soli si sarebbe crogiolato nella solitudine e nell’indifferenza fino a chissà quando. 
Se fosse andata male quella mattinata sarebbe stata uno strappo alla sua routine, niente di più, niente di meno.
Premette il pulsante del citofono, quello dell’ultimo piano, che recava il cognome Criss. Si udì un ronzio, e poi la voce di Darren.
“Si? Chi è?”
 Chris prese un gran sospiro prima di rispondere.
“Ciao Darren, sono io, Chris”
Non ci fu risposta, ma un attimo dopo il portone scattò, segno che Darren lo aveva invitato ad entrare.
Chris attraversò l’atrio ed entrò nell’ascensore. 
Un lieve senso di claustrofobia lo colse non appena le porte dell’ascensore si chiusero. 
Premette rapidamente il pulsante dell’ultimo piano e attese con impazienza che le porte di quel trabiccolo infernale si aprissero. 
Dopo istanti che gli parvero interminabili l’ascensore si aprì e il ragazzo ne uscì quasi correndo, ritrovandosi di fronte alla porta dell’appartamento di Darren.  
Il senso di leggerezza che lo aveva avvolto sino a quel momento era definitivamente sparito, ora sentiva solo un groppo alla gola e lo stomaco chiuso. Era in preda all’ansia. 
Una parte di lui voleva scappare, ritornare a casa, al prezzo di rimpiangere quel gesto tutta la vita. 
Un’altra parte, incredibilmente impavida, aveva ormai mosso il braccio verso la porta, e il suo pugno aveva già colpito il legno della porta. 
Era ormai troppo tardi per tornare indietro. Il pomello della porta girò, la porta si aprì e la figura di Darren si stagliò sulla soglia. 
Chris rimase per qualche secondo incantato ad osservare il padrone di casa: era decisamente più basso di lui, i capelli scuri erano mossi e disordinati, differentemente dai suoi. Indossava una t-shirt con sopra una felpa, pantaloni di una vecchia tuta che avevano visto giorni migliori almeno un paio di anni fa, e ai piedi solo i calzini. Ma la cosa che catturò subito l’attenzione di Chris furono gli occhi. Occhi di un colore intenso, simile al giallo scuro di un tramonto, un tramonto in cui ogni volta Chris si ritrovava immerso irrimediabilmente.
“Hey, Chris, che bello vederti. Accomodati” disse Darren scansandosi dall’ingresso per lasciarlo passare. Con passo incerto, Chris fece il suo ingresso nell’appartamento dell’altro ragazzo. Una rapida occhiata bastò a Chris per capire il motivo per cui il più grande gli aveva chiesto una mano: il solo soggiorno sembrava essere stato vittima di un uragano. C’erano cartacce in ogni angolo del parquet, il divano era pieno briciole, c’erano rimasugli di pizza un po’ ovunque, ma la cosa che saltava di più all’occhio era lo spropositato numero di lattine di birra e anche di bottiglie, sia integre che infrante, sparse sul pavimento. Chris vide Darren grattarsi la nuca, imbarazzato.
“Come vedi c’è un po’ di disordine…” fece Darren introducendolo a quel disastro, e Chris non poté fare a meno di scoppiare in una risata sommessa. 
“Un po’? Ho come la sensazione che non ce la faremo a far apparire questa casa in condizioni decenti entro oggi”
Quel breve scambio di battute era riuscito a sciogliere un po’ la tensione che Chris si sentiva addosso. In risposta alla frase di Chris, Darren sorrise.
“Ce la faremo vedrai. E poi ho chiesto aiuto a te” 
Chris non poté evitare di arrossire a quell’affermazione. In qualche modo Darren lo faceva sentire…speciale, e lui adorava quella sensazione, quelle sue frasi semplici, pronunciate apposta per lui, non per Mia, non per i suoi amici, ma per lui. 
Si riprese subito da quelle fantasie, cercando di pensare a tutto il lavoro da fare. 
“Bene, allora direi di cominciare” disse Chris. 
Darren si avviò fuori dal soggiorno per dirigersi verso uno sgabuzzino in fondo al piccolo corridoio che portava alle altre stanze dell’appartamento. Chris decise di non seguirlo, e contemplò il caos primordiale di casa Criss. Di sicuro il lavoro non sarebbe stato semplice, ma da un lato andava bene così, alla fine erano solo loro due a riordinare. 
Darren, con passo decisamente poco leggero, fece nuovamente ingresso nella stanza, sorreggendo una scopa, un secchio colmo di prodotti per le pulizie, uno straccio per il pavimento, un piumino e diverse pezze di stoffa. Sembrava parecchio in difficoltà.
“Un aiutino sarebbe anche gradito” disse. 
Chris gli corse subito incontro e prese il piumino e il secchio. Nell’afferrare quest’ultimo le loro mani entrarono in contatto. Chris si beò per un momento di quel lievissimo tocco, ma un lampo di razionalità gli fece ritrarre di scatto la mano. Il secchio cadde a terra, e Chris, per dissimulare l’imbarazzo causato dal contatto delle loro mani si chinò subito a raccoglierlo, maledicendosi mentalmente per il suo scarso contegno. Simultaneamente anche Darren si abbassò per riprendere l’oggetto, di conseguenza i due si ritrovarono, per i parametri Chris, pericolosamente vicini. In quel momento il tempo era come se si fosse fermato. Per Chris, la tentazione di abbassare lo sguardo era forte, ma col passare dei secondi essa andò scemando. Si perse nuovamente in quegli occhi, calmi e pacifici, luminosi come poche altre cose al mondo.
Non si capacitava però come mai Darren si fosse fermato a fissarlo. 
Vista dall’esterno quella situazione poteva sembrare un po’ idiota, ma il continuo aggrovigliarsi dello stomaco di Chris era tutto fuor che idiota. Dopo attimi, che parvero interminabili, fu Darren a ridestare entrambi da quello stato di trance in cui sembravano caduti. 
“Ehm, Chris? Che dici, iniziamo a lavorare?” il ragazzo si concesse un momento per espirare, dato che fino ad allora aveva trattenuto il fiato, nel timore che anche un solo sospiro potesse rovinare quell’atmosfera idilliaca, poi si rivolse a Darren 
“S-si, certo. Che ne dici di mettere un po’ di musica?”
 In una situazione normale non si sarebbe mai sognato di avanzare una proposta simile, ma pur di spezzare quell’attimo di tensione era disposto anche a proporre la cosa più insulsa del mondo. Darren si rialzò, si avvicinò all’impianto stereo accanto al televisore. Subito la musica si diffuse nell’appartamento e i due si misero a lavorare, senza aggiungere una parola. 
La musica compensava il loro silenzio, carico di tensione, soprattutto per Chris, che dopo quel ravvicinato contatto con Darren aveva bisogno di un attimo di tregua. Per certi versi la situazione di prima si poteva definire insolita. Insomma, per Chris fissare l’altro era, vista la sua attrazione per lui, quanto meno normale, ma per Darren mettersi a guardarlo negli occhi non era normale. Lui aveva una ragazza!
La mente di Chris si era totalmente fissata su quel dubbio colossale. Smise di concentrarsi su quei pensieri quando le note di Blackbird si propagarono nell’aria. 
Dal canto suo Darren non poté evitare di ascoltarlo. Sentire cantare Chris Colfer era sempre un piacere. Numerose volte Darren non aveva perso occasione di rammentargli quanto fosse capace.
Chris invece si era lasciato totalmente prendere dalla canzone e non si era curato minimamente del fatto che Darren fosse presente nella stanza.
Solo quando la canzone terminò si accorse di ciò che aveva fatto.
Aveva cantato Davanti a Darren. 
In casa sua. 
Subito sentì le guance andare a fuoco. Si era ricoperto di vergogna da solo. 
Il colpo finale lo diede il maggiore. 
“Dovresti cantare più spesso, sai?” 
Il cuore iniziò a battergli velocemente, e la temperatura della sua faccia era alle stelle, lo sentiva. Nonostante oramai fosse un bollitore ambulante riuscì comunque a rispondere con un “G-grazie” strascicato.
Darren sorrise: aveva capito di averlo messo in imbarazzo anche se era di spalle. E vederlo in imbarazzo gli faceva tenerezza. Era un sentimento che non si riusciva a spiegare, ma nel provarlo sentiva un piacevole calore nel petto.
Chris si voltò verso di lui, lentamente, lo sguardo basso, come sempre, da quando era entrato lì dentro. “Non mi piace che gli altri mi sentano” disse semplicemente. Darren però rincarò la dose. 
“Non sanno quello che si perdono”
“Beh, non un gran che”
“Secondo me invece non hanno la possibilità di ascoltare un suono a dir poco celestiale”
L’aveva detto. L’aveva detto davvero. Passarono alcuni istanti prima che Chris potesse metabolizzare quello che era uscito dalla bocca di Darren. Lui apprezzava la sua voce. Di conseguenza, e in maniera indiretta, apprezzava lui. Il suo cuore fece un triplo salto mortale per poi iniziare a galoppare nel suo petto, minacciando di distruggergli lo sterno. Darren intanto era diventato scarlatto, come Chris. 
“D-davvero?”
Il maggiore, come tutte le volte che si sentiva a disagio, si grattò la nuca e gli sorrise. Con due falcate gli si avvicinò. 
“Si, davvero” e gli mise una mano su una spalla. Una scarica elettrica si irradiò dalla spalla di Chris in tutto il suo corpo, facendolo fremere. 
Erano vicini, di nuovo, e Darren pensò fosse opportuno ridurre ancora la distanza. “Non devi mai pensare di non essere apprezzato per come ti mostri al mondo, e non c’è niente di più fico di essere chi sei” concluse il moro. 
Il più piccolo spalancò gli occhi, incatenandoli a quelli del maggiore, mentre il cuore rischiava seriamente di esplodergli nel petto.
Dopo quelli che parvero secoli Darren improvvisamente se ne uscì con  “Che ne dici di fare merenda?”.
Spezzò quel legame tra i loro sguardi, allontanandosi da Chris per dirigersi verso la cucina. 
Questa volta Chris lo seguì; se fosse rimasto solo in soggiorno sarebbe scappato alla velocità della luce. Stavano succedendo troppe cose per il suo cervello, che faticava a rimanere lucido. 
Entrarono nella piccola cucina, e Darren aprì la credenza, da cui estrasse un vassoio di biscotti con le gocce di cioccolato. Poi prese una bottiglia di latte e ne versò un po’ in due bicchieri posti sul lavello. Chris gettò uno sguardo stranito a ciò che Darren aveva poggiato sul tavolo. 
“Darren, ti rendi conto che questa era la merenda che facevo a cinque anni?” chiese con sarcasmo. Darren liquidò quell’osservazione. 
“Non si è mai troppo vecchi per latte biscotti”
Chris in risposta alzò gli occhi al cielo e prese un biscotto e il bicchiere di latte. Mangiarono in silenzio, anche se ogni tanto si cambiavano occhiate fugaci, stando attenti a non farsi sorprendere. 
I due alzarono il capo contemporaneamente e si ritrovarono a guardarsi. Chris si stava sinceramente stancando di quei silenzi, così disse la prima cosa che gli passava per la testa.
“Allora…Come va con Mia?” 
Darren in tutta risposta finì di sgranocchiare il suo biscotto.
“Bene. La nostra è una relazione normale anche se…” 
Chris lo spronò a continuare.
“Anche se?” chiese con voce che mostrava più interesse del dovuto. 
Darren non sembrò accorgersi di nulla e proseguì.
“Anche se ultimamente non penso più a lei come prima. All’inizio della nostra storia lei era sempre nei miei pensieri, ora però c’è… Qualcun’altro. E non riesco a levarmi questa persona dalla testa” disse poggiando il mento sulla mano e accennando un sorrisetto a Chris. Quest’ultimo abbassò lo sguardo e iniziò a rimuginare su chi fosse la sua nuova “nemica”, anche se non poteva né manifestare apertamente la sua gelosia né tantomeno mettersi in competizione per avere Darren. Si impose di non pensare a quella terribile situazione e sebbene morisse dalla voglia di sapere chi fosse la nuova persona che interessava a Darren si sforzò di cambiare discorso.
“D-darren? Che ne dici se ci rimettiamo al lavoro?” chiese con un groppo alla gola. 
 Il maggiore sbuffò e posò sul tavolo il bicchiere ormai vuoto.
“Va bene, altrimenti non finiremo mai” disse. 
Chris uscì dalla cucina e rientrò in soggiorno, constatando che iniziava ad avere un aspetto decisamente migliore di quando aveva messo piede nell’appartamento.
Aveva quasi ripreso in mano lo straccio che stava usando prima quando un tonfo secco e un grido di dolore non giunsero al suo orecchio. Si voltò di scatto e ai suoi occhi si presentò Darren, seduto sul pavimento, che si teneva il piede destro, con un espressione di dolore dipinta sul viso. Chris gli si avvicinò e si piegò sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza. Osservò il piede di Darren, che quest’ultimo teneva con due mani e vide che il calzino si stava tingendo di rosso. Una piccola scheggia di vetro verde aveva perforato il tessuto e si era conficcata nella pianta del piede. Chris esaminò la situazione per poi inveire subito con il moro. “Darren, sei davvero un idiota. Non sai che non bisogna camminare mai senza scarpe se ci sono pezzi di vetro sul pavimento?” 
Darren gli lanciò un’occhiataccia.
“Non fare tanto la maestrina!” replicò, non ebbe argomentazioni sufficienti per dire a Chris che aveva torto
“E poi li avevi pure visti i pezzi di bottiglia in giro!” continuò Chris ignorando l’affermazione di Darren.
“Dov’è il kit di pronto soccorso?” chiese il minore con impazienza. Darren indicò il corridoio.
“In bagno, nel mobiletto bianco”
Chris corse subito nel bagno, una stanzetta piccola con le piastrelle bianche e azzurre, e trovò subito ciò che cercava. 
Tornò nuovamente in soggiorno e si mise di fronte a Darren, ancora seduto per terra.
“Dammi il piede” disse senza esitazioni. Darren distese la gamba con il piede ferito e per tenersi in equilibrio distese le braccia e poggiò le mani sul parquet, stando ben attento ad altre schegge di vetro. Quasi involontariamente gli occhi di Chris si concessero la visione dei muscoli delle braccia dell’altro, tesi per lo sforzo, e si morse il labbro.
Aprì, forse con troppa forza, il kit del pronto soccorso e prese subito un paio di pinzette.
“Sentirai un po’ di dolore” disse con una voce insolitamente morbida. Afferrò il pezzetto di vetro e lo tirò via il più delicatamente possibile. In tutta risposta il maggiore, forse per non mostrarsi troppo debole, manifestò il suo dolore inspirando a denti stretti, ma non disse altro. Era di nuovo piombato il silenzio tra di loro, ma questa volta non c’era di che essere imbarazzati: Darren era troppo occupato a non mostrarsi vulnerabile, mentre Chris era concentrato sulla ferita. Prese il disinfettante e ne versò un po’ in un batuffolo di cotone, dopo di che lo passò sulla ferita. Il minore alzò di sottecchi lo sguardo per vedere la reazione di Darren: stava cercando ancora di non gemere per il bruciore, e al vedere le sue espressioni rise sotto i baffi. 
Prese un semplice benda e la applicò, dopo essersi accertato che la ferita avesse smesso di sanguinare.
“Ecco fatto. Fortunatamente la scheggia era conficcata poco in profondità e non è servita la sutura. Non dovresti morire” decretò Chris chiudendo la cassetta dei medicinali. 
Darren gettò un’occhiata alla fasciatura che Chris gli aveva fatto e sorrise.
“Grazie, Chris, mia favolosa infermiera” disse guardandolo. Chris arrossì per l’imbarazzo derivato da quell’epiteto.
“D-di nulla. Però rimane il fatto che sei uno stupido” disse cercando di mantenere salda la voce.
“Adesso però devo finire di sistemare casa tua da solo. Non credo che dovresti camminare al momento” decretò Chris, e fece per rimettersi in piedi ma la mano di Darren gli si strinse attorno al polso, costringendolo a rimanere dov’era.
“Perché tornare al lavoro? Dai, resta qui” disse Darren e Chris sentì le guance andare in fiamme a quella proposta; percepiva il polso formicolare nel punto dove Darren lo stava stringendo.
“E perché dovrei?” ebbe la forza di chiedere.
Darren in risposta rafforzò la presa.
“Perché io lo voglio. E perché mi piace quando sei vicino a me” concluse il moro.
Il cervello di Chris era definitivamente partito per la tangente. Che diavolo stava succedendo? Darren non era mai stato così… estroverso, non più del suo solito. Non con lui. E la proposta che gli aveva fatto? Milioni di domande si affollavano nella mente di Chris.
Aveva bisogno di un momento per riprendersi da tutte quelle emozioni. E l’accettare la proposta di Darren di certo non sarebbe stato d’aiuto. 
Con uno sforzo immane, sia fisico che mentale, liberò il polso dalla presa del più grande. 
“Darren, tu stai lì se vuoi. Io torno al lavoro” 
Un lampo di tristezza balenò negli occhi di Darren. Chris se ne accorse e il suo cuore si incrinò, ma nonostante quello si rimise al lavoro. 
Mentre metteva in ordine Chris poteva sentire su di sé lo sguardo di Darren, ancora seduto sul pavimento, come se qualcuno glielo avesse ordinato. 
Come si era potuto ritrovare imbrigliato in quella situazione? Semplice, accettando di andare a casa di Darren. Ma mai avrebbe immaginato che le cose avrebbero preso quella piega, e soprattutto che Darren avesse iniziato a nutrire per lui tutto quell’interesse e a dedicargli attenzioni. Forse non ci era semplicemente abituato, o probabilmente qualcosa stava cambiando tra loro.
All’improvviso sentì dietro di se la presenza del maggiore e la tensione accumulata da quando aveva messo piede in quel dannato appartamento lo fece letteralmente esplodere. 
Si girò verso il maggiore e iniziò a parlare senza alcun freno.
“Senti Darren, mi dici che cavolo succede? È da quando sono qui che ti comporti in modo strano e io sinceramente non ne posso più di arrovellarmi il cervello per tentare di spiegarm-” 
Non potè proseguire il discorso perché Darren gli poggiò due dita sulle labbra.
“Stai un po’ zitto, adesso” disse con voce bassa. Chris percepì l’ennesimo brivido lungo la schiena, mentre Darren intanto aveva ripreso a parlargli.
“Ti ho già detto non penso più ad Mia molto spesso ultimamente. E che nella mia testa c’è un’altra persona” Chris non fece che annuire, e Darren continuò.
“Vedere questa persona sotto un’altra luce mi ha cambiato. Non so se in meglio o in peggio, ma di certo c’è qualcosa di diverso” 
Chris non aveva il coraggio di guardarlo in faccia, ma a quella distanza così ravvicinata non poteva permettersi di non guardarlo. Alzò lo sguardo e i loro occhi si incatenarono. Il cuore di Chris minacciava di uscirgli dal petto, mentre quel loro intenso fissarsi non accennava a finire. 
I loro petti erano quasi sul punto di toccarsi e Chris si chiese se Darren potesse percepire il suo battito cardiaco ormai alle stelle. Di lì a qualche secondo gli sarebbe venuto un infarto, ne era certo, eppure non desiderava altro che trovarsi in quella situazione, con Darren, in quel momento. Non si erano mai guardati in quel modo, ne era sicuro, ed era intenzionato a godersi quegli attimi, finora vissuti solo nei suoi sogni.
Darren portò la sua mano destra sulla spalla sinistra di Chris e la fece scorrere fino alla base del collo. Salì fino a passare l’indice sul lobo dell’orecchio e si fermò quando il pollice si posò appena sotto il labbro inferiore del castano, mentre il resto della mano avvolgeva la guancia pallida che ora ardeva come il fuoco dell’inferno. I loro respiri si erano fatti pesanti, i loro cuori galoppavano velocissimi. 
Darren si fece più vicino, mentre il minore rimaneva immobile, non capendo se spettava a lui fare la prossima mossa. Adesso erano così vicini che Chris poteva sentire l’odore del respiro di Darren, che odorava di biscotto, a cui si mescolava il suo solito profumo, creando un cocktail di aromi che gli inebriava i sensi.  Le loro fronti adesso si toccavano, l’uno sentiva il calore dell’altro. 
Chris stava andando letteralmente in escandescenza, sapeva che Darren poteva sentirlo adesso, ma parve non curarsene.
Gli sarebbe bastato un solo movimento e Darren l’avrebbe baciato, ma era evidente che stava aspettando che fosse lui a farsi avanti. 
Prese un ultimo, grande respiro, chiuse gli occhi, con la stessa paura di chi sta per gettarsi nel vuoto, e azzerò quella distanza pressoché nulla.
Le braccia di Chris cinsero subito il collo del maggiore, che aveva portato l’altra mano sulla guancia di Chris rimasta libera, avvolgendo il suo viso in un abbraccio caldo. 
Il minore, una volta presa sicurezza, rafforzò la stretta delle braccia, per poi passare le mani sui capelli setosi di Darren, abbassandosi per approfondire quel contatto. 
Sorrise nel bacio, divertito da quella differenza di altezza piuttosto marcata.
Darren, capendo le intenzioni di Chris, tolse le mani dalle sue guance e gli strinse i fianchi esili, attirandolo a sé. Tutti e due erano scossi da una scarica di adrenalina che faceva ribollire il sangue nelle vene. Chris si staccò un momento per prendere fiato, ma subito Darren si avventò su di lui, famelico di quelle labbra morbide.
Inavvertitamente, Darren poggiò bruscamente il piede ferito, e il suo viso si contrasse in una smorfia di dolore, che lo costrinse a separarsi dal castano.
Ma Chris, forse in un momento dettato dalla frenesia, dettato da quel breve istante in cui si separarono sollevò la gamba dell’altro e la guidò di modo che Darren la arpionasse al suo bacino.
Chris avvertì parte del peso di Darren su di sé, e cominciò ad indietreggiare, finché non sentì la sua schiena andare a sbattere contro qualcosa di rigido, probabilmente la parete.
Una volta sicuro di non perdere l’equilibrio, Chris si gettò letteralmente su Darren, ansioso di ripristinare quel contatto, e per distrarlo dal dolore al piede gli morse il labbro inferiore, forse in maniera un po’ irruente.
Quel gesto strappò a Darren un suono sommesso, deliziato da quel nuovo senso di dolore che Chris gli aveva procurato, e si stupì dell’improvvisa audacia di Chris.
 Per quanto nessuno dei due lo volesse, alla fine il bisogno di aria fu impellente e i due furono costretti a separarsi. 
Rimasero lì, avvinghiati, fronte contro fronte. Chris non aveva ancora riaperto gli occhi, prendendosi il tempo di rielaborare l’accaduto.
Lo aveva baciato. 
Aveva baciato Darren Criss. 
La sua cotta storica lo aveva coinvolto nel bacio più sconvolgente e sensazionale della sua vita.
Sorrise, solo in parte consapevole di quanto potesse sembrare idiota la sua espressione, e dopo un po’ sentì la voce più bella del mondo che lo chiamava.
“Chris?”
Aspettò qualche secondo prima di riaprire gli occhi: quando li riaprì, vide che Darren lo fissava, e sorrideva.
“È stato…”
Chris finì la frase per lui.
“Incredibile.” asserì, quasi senza voce. “M-ma tu hai una ragazza” 
Il sorriso del maggiore svanì, e Chris si diede dello stupido per quello che aveva detto. Possibile che dopo il bacio più mozzafiato che avesse mai dato l’unico pensiero coerente che riusciva ad articolare era il ricordare a Darren che era fidanzato, e soprattutto, etero?
“Lo so. Il fatto è che…” prese un respiro profondo. “Il fatto è che non so cosa mi succeda ultimamente. Mi sento strano quando ti vedo. Strano in senso buono. Ci sei solo tu. Possibile che tu non te ne sia accorto?” domandò Darren.
La domanda del ragazzo lo fece scoppiare a ridere, e Darren si beò di quel suono cristallino.
“Sai, mi chiedevo anche io quando, prima o poi, ti saresti accorto di come io ti guardo. Solo che nel mio caso la cosa va avanti da un po’ più di tempo”
Darren non aveva smesso di guardarlo, ma la cosa non mise Chris in soggezione: era lo stesso sguardo che Darren gli rivolgeva nei suoi sogni più profondi. Uno sguardo carico di parole non dette, e significati segreti, che solo lui poteva conoscere.
“Beh, lo sai che sono sempre un po’ lento a capire le cose” fece Darren con un sorriso furbo, stringendo la presa della sua gamba destra, che ancora non aveva tolto dal bacino di Chris.
Il castano avvertì il rafforzarsi della stretta di Darren.
Passarono alcuni istanti durante i quali nessuno dei due proferì parola, pur essendo entrambi consapevoli del dubbio più grande.
“Come la mettiamo con Mia?” domandò Chris dopo un po’, incapace di trovare modi più delicati di dirglielo.
Darren abbassò lo sguardo e scosse la testa.
“Cosa vuoi che me ne importi, adesso? Sono qui, con te. Quello che verrà lo affronteremo”
Il cuore di Chris aumentò i battiti per l’ennesima volta.
“Quindi non vuoi dirglielo?” chiese Chris, ancora incerto.
Darren alzò gli occhi al cielo.
“Non voglio fare nessun tipo di programma. Voglio sperare in quello che il futuro ha da offrirci. Voglio godermi momenti come questo insieme a te. Ci occuperemo di ciò che sarà nel momento in cui lo vivremo. E se in futuro Mia scoprirà cosa c’è tra noi beh… Non mi interessa. Se rimarrai al mio fianco io non avrò da temere nulla. E sai una cosa? Penso che il non dirglielo renda tutto molto più eccitante” azzardò alla fine Darren con voce suadente.
Chris, man mano che Darren gli parlava, aveva preso ad accarezzargli i capelli, perso nell’udire quelle promesse che Darren gli stava facendo. 
Non aveva mai avuto motivo di dubitare della capacità di Darren di mantenere le promesse.
E alla fine, all’udire quella nuova sfumatura della voce di Darren, ebbe un brivido.
“Ora” riprese Darren, la voce arrochita. “Ti dispiace riprendere quello che stavamo facendo? Ho bisogno di qualcosa per alleviare il mio dolore, e credo di aver finito le aspirine”
“Ti hanno mai detto che sei un ruffiano?” chiese Chris che, per la prima volta, avvicinò i loro volti di sua iniziativa.
“Ti hanno mai detto che parli troppo?” lo scimmiottò Darren.
“Potresti farmi smettere”
“Con immenso piacere” e lo trascinò in un nuovo bacio, ricco di intraprendenza, l’incipit di una nuova storia: la loro.
 
~Fine
.
.
.
.
Here I am, after all this time.
Uhmm dunque, da dove inizio?
Era una vita che non scrivevo, e questo testo è rimasto a prendere la polvere per quasi un anno, e non era neanche nato per essere quello che è ora. Onestamente non so che dire, se non che è colpa di quei due stronzi (li posso insultare, non lo sapranno mai) se ho tirato fuori...questo.
Essendo una os nata per un altra otp (che poi ho smesso di shippare) magari contiene ancora "tracce" insolite.
In ogni caso se ci sono errori o comunque incongruenze let me know e le correggerò prima possibile (dopo che avrò reimparato ad usare efp).
Ma adesso non voglio più parlare.
Lascio la parola a voi.
Vi ringrazio preventivamente per ogni visita, commento o consiglio. Magari potrei tornare davvero a scrivere.
Alla prossima,
Rio
 
  
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