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Autore: nikita82roma    29/09/2016    4 recensioni
E’ passato poco più di un mese dalla nascita di Lily in quel giorno così importante per Kate. Cosa avranno fatto i nostri Caskett? Come si saranno adattati alla nuova vita con la piccola, ad essere genitori e coppia? E intanto si avvicina una data speciale che non vogliono trascurare...
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Kate si risvegliò sentendo il profumo della pancetta che sfrigolava entrare in camera dalla porta lasciata socchiusa. Ebbe un momento di confusione, non rendendosi conto di che ora era, poi guardò la sveglia e si rese conto che l’ora di pranzo era già passata ed anche quella della poppata di Lily! Andò per un attimo nel panico: sua figlia si era svegliata, aveva pianto e lei non l’aveva sentita? Nel letto era sola, non c’era Castle e nemmeno Lily era più lì. Si alzò scattando come una molla e quando la vide riposare beatamente nella sua culla si rassicurò. Andò in bagno cercando di fare il meno rumore possibile, si rinfrescò il viso e poi seguì come un cagnolino affamato l’invitante profumo che veniva dalla cucina. Si soffermò a vedere suo marito ai fornelli, intento a cucinare per lei. Vedere Castle occupato a prepararle il cibo era sempre un’immagine che stuzzicava le sue fantasie, adorava vederlo così ed allo stesso tempo le riportava spesso alla mente il giorno che Caleb aveva sparato ad entrambi. Era un argomento, quello, ancora tabù per loro e nessuno dei due aveva voglia di riprenderlo. Scacciò tutti i pensieri negativi e in silenzio, appoggiata allo stipite della porta, lo guardava spadellare la pancetta e mescolare energicamente le uova in un’altra ciotola. Si morse il labbro soddisfatta, avendo già capito cosa le stava preparando e già sentiva l’acquolina in bocca.
Si avvicinò piano a lui che, indaffarato, non si accorse di lei che ormai gli era alle spalle. Aspettò che poggiasse la ciotola sul mobile e poi lo abbracciò da dietro, facendo aderire il proprio corpo alla sua schiena, regalandogli poco casti baci sul collo, mentre con le mani gli accarezzava il torace prima sopra la maglietta, poi infilando furtivamente una mano sotto, per sentire la sua pelle.
Rick colto di sorpresa la lasciò fare, chiedendosi cosa avesse fatto per meritarsi simili attenzioni: qualsiasi cosa fosse doveva saperla perchè l’avrebbe fatta tutti i giorni.
Sentiva la sua mano delicata solleticargli la pelle e la sua bocca morbida lambirgli il collo. Inclinò la testa di lato per lasciarle più spazio d’azione. Il pranzo poteva aspettare. Kate si avvicinò all’orecchio di Rick percorrendo il contorno con leggeri baci e poi prendendo delicatamente il lobo tra i denti provocando in suo marito un brivido di piacere che non riuscì a nascondere.
- Ti amo - gli sussurrò prima di poggiare la testa sulla sua spalla. Castle rimase fermo per qualche istante, poi prese la mano di Kate e si voltò verso di lei, alzò il suo mento per incrociare i loro sguardi, le accarezzò le labbra con l’indice e poi si chinò a baciarla, dolcemente senza nessuna frenesia, fino a quando lei si appoggiò sul suo petto e si lasciò abbracciare, facendosi avvolgere completamente dalle sue braccia. 
- Ti amo - gli ripeté con la bocca contro il suo corpo, con la voce che si perdeva tra la sua camicia. Aveva sentito l’irrefrenabile desiderio di dirglielo, di lui, di fargli capire quanto lo amava. E voleva ripeterglielo per far sì che lui lo sentisse ma che quelle parole fossero altrettanto chiare anche a lui.
- Ti amo anche. Infinitamente. - la baciò tra i capelli stringendola ancora di più a se. - Ma Beckett, a cosa devo questo slancio? È l’odore della pancetta? 
Kate gli diede un colpetto sul fianco provocando in Rick una reazione spropositata, poi si sciolse dal suo abbraccio osservò tutti gli ingredienti e l’acqua sul fuoco: sarebbe stata ulteriormente ricompensata con la sua carbonara speciale. 
- Lily l’ho fatta mangiare io… - disse mentre finiva di preparare
- Potevi svegliarmi… Non l’ho nemmeno sentita piangere… - Kate fissò le sue mani che si torturavano nervosamente a vicenda. Era la prima volta che le accadeva.
- Non l’hai sentita perché non ha pianto. Si è svegliata sorridendo, siamo venuti qui, abbiamo giocato insieme con quel pupazzetto lì e poi ha mangiato. - Kate prese dal bancone della cucina quel coniglietto bianco e lo portò sul viso ispirando il suo profumo che era lo stesso di sua figlia. Rick nel frattempo si era avvicinato a lei, le tolse il pupazzo dalle mani e le strinse nelle sue.
- L’ho cambiata e rimessa a dormire, evidentemente la notte in bianco non ha distrutto solo noi, è stanca anche lei. Ed anche tu avevi bisogno di riposare. - Le disse poi accarezzandole il viso - Ti voglio in perfetta forma per stasera, signora Castle!
Kate sorrise e baciò l’interno della mano di Rick appoggiandoci poi il volto. Sapeva sempre cosa dire e cosa fare per farla stare meglio e sciogliere i suoi dubbi e le sue paure.
Martha era uscita così si godettero quel pranzo in solitudine, non era il caffè che non avevano preso, ma i gesti erano gli stessi, le stesse mani che si sfioravano e gli sguardi che si fondevano ogni volta che si incrociavano. Si poteva essere ancora così dopo anni che stavano insieme? Era una domanda che si ripetevano spesso, senza mai dirselo, e la risposta per entrambi era sempre la stessa: sì, si poteva o almeno loro potevano farlo.
Ormai per Kate magiare la carbonara, sarebbe stata per sempre legata ad un giorno preciso, il giorno che lei e Lily erano tornate a casa. Lo aveva espressamente chiesto a Castle e lui non si era di certo sottratto ad esaudire un desiderio così banale, visto che se avesse voluto avrebbe ribaltato il mondo per lei.

Dopo il primo giorno dove le visite si erano ripetute quasi senza sosta, Rick era riuscito a tenere tutti a distanza di sicurezza da Kate ed in attesa che Alexis riuscisse ad arrivare a New York, solo Martha e Jim passavano di tanto in tanto a trovarla in ospedale in quei due giorni successivi prima delle sue dimissioni. Jim si distingueva sempre per la sua compostezza e riservatezza: gli bastava poter vedere che la figlia e la nipotina stessero bene ma era Kate che insisteva perché si fermasse più a lungo e lui lo faceva, per rendere felice la figlia, ma esprimere le proprie emozioni, in quel contesto, lo trovava estremamente difficile. Erano giorni per lui densi di ricordi e sentimenti contrastanti, che andavano dalla grande felicità alla profonda tristezza per non poterla condividere con l’unica persona che lo avrebbe capito con uno sguardo, ma tutto questo lo doveva lasciar fuori dalla stanza di Kate, proteggerla da ogni suo pensiero negativo, eppure ogni volta che la vedeva con Lily in braccio la sua mente non poteva evitare di confondere le immagini e sovrapporle pericolosamente.
La persona che però in quei giorni più sorprese sia Rick che Kate fu Martha. 
Martha l’estroversa, l’eccessiva, l’attrice, la primadonna, la protagonista. Martha che era entrata in camera di Kate in silenzio, stringendo un lembo del suo vestito di paillettes nascosto sotto la vistosa pelliccia la mattina dopo la nascita di Lily. Martha che osservava Kate e Rick parlare senza osare disturbarli mentre Beckett teneva tra le braccia sua nipote e suo figlio la accarezzava dolcemente. Martha che per la prima volta si commosse tanto da rimanere senza parole e non riuscire nemmeno a recitare la sua parte come al solito. Martha che era per una volta solo Martha, una madre ed una nonna.
Martha che non era riuscita a trattenere l’emozione nel vederli così, come una famiglia felice, nella più normale delle immagini, ma lei sapeva bene che per loro la normalità era una cosa eccezionale, qualcosa che avevano spesso rincorso inutilmente, per colpa loro, del destino del mondo o chissà. Martha che osservava Richard prendere in braccio Lily da quelle di sua moglie e lo rivedeva bambino e poi ragazzo in uno scorrere del tempo che arrivava all’uomo che era diventato. Martha che in lui vedeva sempre il suo Richard Alexander Rogers, che il tempo ed il successo aveva solo nascosto dietro la maschera di quel Richard Edgar Castle che era per molti aspetti così dissimile dal suo ragazzo. 
Lo osservava con gli occhi di una madre, quegli occhi che forse lo avevano guardato così troppe poche volte, e lo vide diverso da come si aspettava. Non era il Richard impaurito ma spavaldo che teneva tra le braccia Alexis appena nata, mosso dall’incoscienza dei vent’anni, quando tutto ti sembra possibile fin tanto che sei ottimista. Non era nemmeno il ragazzo che voleva nascondere la paura di dover crescere una bambina da sola e si voleva mostrare forte a tutti i costi mentre la stringeva incapace di consolarne il pianto. Vedeva, adesso, forse per la prima volta, come il suo ragazzo, l’eterno Peter Pan, era un uomo, un padre ed un marito, era parte di quella famiglia che tante volte aveva cercato e non era mai riuscito a costruire. Ora non era così, ora vedeva chiaramente come loro tre erano qualcosa di diverso da quello che Richard aveva sempre avuto. Avrebbe potuto dire, sotto giuramento, che vedeva tra di loro i fili che li univano, che li rendevano qualcosa di unico, che non erano tre persone, ma un’entità e sarebbe stata così convincente nell’enunciare la sua tesi che avrebbe convinto qualsiasi giuria, non con le sue doti di attrice navigata, ma con la sincerità delle sue parole, perché quello era palese e visibile a tutti ne era certa. Le scese una lacrima, “una furtiva lagrima” pensò in un’attacco di melomania, vedendo suo figlio e la sua famiglia, quella che lui avrebbe sempre voluto, prima da lei che era sempre stata troppo presa dal suo lavoro e dalla necessità di tirare avanti e non fargli mancare nulla per accorgersi che in realtà quello che gli mancava non era nulla di materiale e che poi avrebbe voluto per Alexis, senza essere stato capace di dargliela e non si era mai messo del tutto l’anima in pace per questo, Martha lo sapeva. Aveva raccolto fin troppo distrattamente, per quello che avrebbe dovuto, molti dei suoi sfoghi nei quali si colpevolizzava per non essere riuscito ad evitare a sua figlia il suo stesso disagio di non crescere in una famiglia completa, confidandole in un sol momento che anche lui aveva vissuto male quella situazione, come se ce ne fosse stato bisogno, come se lei non aveva compreso fin troppo bene i silenzi di quel bambino che si rifugiava nei suoi mondi immaginari.
Martha aveva sofferto per loro, in silenzio spesso, nascondendosi dietro la sua esuberanza ed eccentricità, perché uno strato di paillettes e qualche boa colorato coprivano bene l’anima e l’aiutavano ad entrare nel ruolo, ma aveva sofferto. Prima che finalmente si mettessero insieme vedendo suo figlio struggersi per quell’amore non corrisposto e disposto a rischiare la vita per lei al punto di non considerare come le sue azioni avrebbero avuto ripercussioni su di lei, certo, ma soprattutto su Alexis. Lo aveva visto cambiare per lei, fare cose che non pensava mai il suo ragazzo avrebbe potuto fare e qualche volta sorrideva pensando che, anche se non lo aveva mai conosciuto, una parte dei geni di suo padre erano in lui e Kate li aveva portati a galla. Per lei era stato chiaro da subito come quell’allora ragazzina aveva sconvolto la vita mondana e monotona del suo ragazzo, portando quel qualcosa in più che lui aveva sempre cercato, gli aveva dato uno scopo, un modo per sentirsi utile, mentre si stava prendendo inconsapevolmente una parte di lui sempre più grande, senza che nemmeno lui se ne accorgesse subito: il suo cuore. 
Martha aveva avuto paura per loro. Singolarmente e come coppia. Per le loro vite, per il loro futuro. Perché certo, Richard era suo figlio e la sua incolumità era la cosa che inconsciamente da madre la preoccupava di più, ma non poteva non avere allo stesso modo a cuore le sorti di Katherine, perché si era resa conto, già da molti anni, che senza lei, sarebbe morta anche una parte di lui, la migliore. Aveva visto come prima cosa la sua paura di perderla quando le doveva confessare che aveva riaperto il caso di sua madre, quando ancora cercava scuse e negava anche lui a se stesso il vero motivo per cui lo faceva, poi aveva letto il vero terrore e l’angoscia nelle ore di attesa in ospedale dopo che le avevano sparato ed il suo spegnersi lentamente quando lei lo teneva a distanza. Le era sufficientemente chiaro come la felicità e la vita di suo figlio fossero legate a quella di quella testarda detective ed aveva sempre fatto il tifo per loro, per vederli felici entrambi, perché sapeva che era l’unico modo per vedere realmente sereno e completo suo figlio. Lei era quella giusta, Martha lo sapeva.
C’era stato poi il tumultuoso ultimo anno, nel quale anche il suo più scintillante ottimismo aveva vacillato. La loro separazione era stata un fulmine a ciel sereno, aveva realmente temuto di non aver capito nulla di quella ragazza negli anni: come poteva lasciare il suo Richard così, dopo quello che avevano passato insieme, quando erano finalmente sposati e felici? Ma, più di tutto, aveva temuto di perderli entrambi, senza sapere che erano già in tre, perché c’era già con loro quella piccola bambina che li teneva uniti ed aggrappati alla vita più che mai, che combatteva con loro per il suo futuro, quella bambina che ora era tra le braccia di suo figlio e continuava a tessere quel filo che univa loro tre indissolubilmente.
Kate si accorse della sua presenza e le sorrise, Martha, allora, si schiarì la voce attirando anche l’attenzione di suo figlio, ricacciando indietro un impertinente lacrima ed avvicinandosi a loro briosa, come erano abituati a vederla. Rick le mostrò Lily ancora non totalmente addormentata, che si muoveva con le braccine che strusciavano sul suo viso e sul petto del padre. Ne rimase estasiata, come tutti quelli che l’avevano già vista e l’avrebbero vista in seguito e quando aprì per qualche istante i suoi grandi occhi e la fissò le sembrò realmente una bambina talmente bella da essere stata dipinta per mano di qualche celebre pittore. 
Rick non riusciva a togliersi quel sorriso entusiasta dal volto mentre aspettava un commento di quella madre stranamente a corto di parole e Kate osservava i due intenerita dalla scena. Era la prima volta che Castle presentava a qualcuno sua figlia, l’aveva lasciata sola con Jim e con Lanie era sembrato quasi intimidito, colto alla sprovvista in un momento che era solo loro. Con sua madre, invece, aveva visto quel Castle che immaginava sarebbe stato da lì in poi con tutti, l’orgogliosissimo padre che mostra l’erede. Rimase anche lei colpita dal silenzio emozionato di Martha che si limitò ad accarezzare prima Lily e poi più a lungo suo figlio, gesto che non passò inosservato nè a Rick nè a Kate. 
Lily si addormentò subito e Castle l’adagiò nella culla accostandola al letto di sua moglie e fu solo allora, quando vide Kate sollevarsi per rimboccare le coperte a sua figlia, in un gesto tanto inutile visto che lo aveva appena fatto Rick, quanto istintivo, che si lasciò andare ai suoi complimenti alla coppia e a decantare la bellezza della nipote per la quale già vedeva aprirsi le porte di Hollywood, perché una neonata con quel viso sarebbe stata sicuramente una splendida donna capace di far capitolare ogni regista, del resto sulle qualità di attrice non c’era da aver dubbi, visto che i geni erano anche i suoi. Parlò poi della sua prima e di come era andata splendidamente, degli applausi ricevuti e di come dovesse andare per prepararsi alla replica di quella sera stessa. Osservò ancora brevemente la nipote dormire, salutò con un caloroso abbraccio Kate e suo figlio e poi uscì, promettendo a se stessa che avrebbe fatto di tutto per non trascurare la sua nipotina, come aveva fatto con Alexis nei primi anni di vita.
Tutti ormai avevano conosciuto Lily, tranne Alexis ancora bloccata a Philadelphia nonostante tutti i suoi tentativi di liberarsi immediatamente e se Rick faceva di tutto per non farsi adombrare minimamente quei giorni da nessun evento Kate sapeva che non avere lì Alexis era qualcosa che minava la sua completa la felicità. Avevano parlato molto a telefono padre e figlia, con Castle che raccontava alla sua rossa ogni cosa della sorellina e non poteva trattenere tutto il suo entusiasmo. La ragazza aveva parlato a lungo anche con Kate, scusandosi più volte per non essere lì ed esprimendo tutta la sua gioia per loro e Beckett fu grata che per telefono Alexis non riusciva a percepire il suo imbarazzo nel parlarle di sua sorella. Avrebbero dovuto parlare, poi, in futuro da sole, c’erano molte cose che aveva capito di doverle dire e spiegare.
Arrivò poi il giorno più atteso, quando finalmente poterono tornare a casa ed un misto di emozione e paura si impossessò di Kate, perché fino a che erano lì erano protetti da quel territorio neutrale che era l’ospedale, dove tutto era ancora nuovo. Poi, invece sarebbero stati a casa, sarebbero stati nella loro casa, come una famiglia vera. Ancora questa idea la eccitava e terrorizzava. L’idea di diventare loro una famiglia si era infine concretizzata e per lei era una gioia che nascondeva tutte le sue paure per ogni cosa di bello che capitava nella sua vita. Rick si era accorto della sua inquietudine, anche se non sapeva di preciso cosa la provocava, ma cercava in ogni caso di tranquillizzarla “Andrà tutto bene” le ripeteva e lui come sempre ne era convinto. Rick aveva poi dovuto comunicarle che fuori c’erano molti giornalisti che li stavano aspettando e questo mandò ancora più in apprensione Kate che tutto quello che riuscì a dire guardando Lily dormire ignara di tutto nella sua culla fu “Non voglio darla in pasto ai giornalisti”. La rassicurò, per quel che gli era possibile, garantendole che nessuno avrebbe mai pubblicato una foto della loro bambina, di questo poteva starne certa, così come era stato per Alexis, però per loro sarebbe stato inutile scappare, li avrebbero aspettati a casa e poi ogni volta che sarebbero usciti per rubare qualche scatto. 
Vestì Lily con una calda tutina che avevano scelto insieme, una cosa semplice senza pizzi e merletti una pratica tutina rosa da neonata, e la mise nella culla che aveva portato Rick, la coprì con la coperta bianca e gialla comprata negli Hamptons e la accarezzò dolcemente prima che Castle la prendesse e, cingendo le spalle di Kate, si avviarono verso l’uscita. Si concessero, alla fine, per alcune foto mentre l’autista sistemava al sicuro dentro l’auto la culla con la bambina senza che Kate riuscisse a togliere lo sguardo dalle sue mosse: era di fatto la prima volta che qualcuno si occupava di sua figlia che non era nè lei nè Castle e lo aveva fatto un autista, sebbene fosse una persona che aveva la loro piena fiducia, ma per guidare l’auto, non per occuparsi di sua figlia neonata. Fece un respiro profondo imponendosi di stare calma ed abbozzò anche un sorriso più per nervosismo che spontaneo. Evitarono di rispondere ad ogni domanda e regalarono ai fotografi anche un bacio sfiorandosi appena le labbra, prima di salire anche loro a bordo ed andare verso casa, finalmente, in tre.
Kate conosceva sua marito e le sue manie megalomane lo aveva quindi pregato cercando di essere assolutamente convincente, di non organizzare niente per il loro ritorno a casa. Voleva solo stare con lui, con la loro bambina, a casa loro. Rick si era dimostrato stranamente accondiscendente. Non aveva dovuto insistere sulla cosa e lei si era invece già preparata ad una battaglia dialettica con lui smontando ogni sua idea e preparandosi a dovergli fare delle concessioni per venirsi incontro. Così quando lui gli disse “Va bene” lei non lo aveva nemmeno processato mentalmente, continuando a spiegargli perché non voleva feste o party di alcun genere e smise di parlare solo quando si accorse che lui la guardava con aria veramente divertita ascoltando tutte le sue argomentazioni rispondendo sempre “Sono d’accordo”.
Fu strano per loro trovarsi davanti alla porta di casa, con Castle che teneva saldamente la culla con dentro Lily che cominciava a svegliarsi e Kate che si aggrappò con forza al suo braccio libero, bloccandolo prima che aprisse la porta, come se avesse bisogno di un altro respiro, di un altro istante. Era felice, tanto. Troppo. Aveva paura di quella felicità tanta quanto di aprire la porta di casa ed entrare. Non c’era niente dietro, nessun pericolo, se lo ripeteva ma non riusciva a convincersi completamente. Era quella la sensazione costante di paura per quello che può accadere che le aveva detto Rick più volte che avrebbe provato diventando genitore? No, non era quella in quel caso, lo sapeva. Era la mente che tornava indietro ad una mattina in cui era altrettanto felice, nella quale si sentiva altrettanto pronta a ricominciare una nuova vita, esattamente come stava per fare. Cercò lo sguardo di Rick sperando di trovarci un rassicurante appiglio ed invece ci vide la sua stessa paura inconscia che non avevano il coraggio di confessarsi, perché ancora non avevano avuto il coraggio di parlarne. In uno di quei loro momenti di connessione rivolsero entrambi lo sguardo verso la culla dove Lily era ormai quasi del tutto sveglia e cominciava a lamentarsi. Si guardarono di nuovo ed annuirono, per darsi coraggio, per dirsi che lo dovevano fare, ma un attimo prima che Rick aprisse la porta questa si spalancò facendo quasi avere un mancamento ad entrambi prima di rendersi conto che era Alexis, che era tornata a casa per fargli una sorpresa. Castle rimase immobile sulla porta con un sorriso ebete sul viso stringendo sempre la culla con Lily dentro, mentre Alexis andò ad abbracciare una Kate veramente felice di vedere la figlia maggiore di Rick a casa. Quel pensiero spontaneo la sorprese con la facilità con la quale lo aveva formulato: Alexis era la figlia maggiore, non più solo la figlia di Rick. Appena entrati Kate prese la culla con Lily, lasciando così Castle libero di poter abbracciare Alexis, che però sembrava veramente intenzionata a conoscere sua sorella più di ogni altra cosa, così lasciò che fosse suo padre a presentare le sue e lui tutto orgoglioso mostrò la piccola ad Alexis che ne fu incantata al pari di tutti gli altri: allungò le braccia istintivamente verso suo padre per prendere in braccio la sorellina, ma Castle invece che avvicinarla si ritrasse voltandosi a guardare Kate che gli sorrise e fece un cenno affermativo con la testa, quindi adagiò la piccola tra le braccia di sua figlia e dovette faticare molto per non commuoversi vedendole insieme. “Carbonara per pranzo?” Chiese Rick con una domanda retorica, ben sapendo che era quello che Kate desiderava, raccogliendo consensi da parte di tutte le altre donne della sua famiglia e si mise a cucinare, mentre Alexis, Martha e Kate erano sedute sul divano a riempire di attenzioni la piccola Lily. Castle guardò per qualche istante tutte le donne della sua vita: era un uomo fortunato.

Rick e Kate riuscirono a finire miracolosamente la loro pasta prima che Lily si svegliasse di nuovo, reclamando le attenzioni della sua mamma che si alzò di corsa dal tavolo per non farla piangere un secondo in più del tempo necessario per raggiungerla. Nel prenderla sospirò guardandola, chiedendosi per quanto tempo ancora ogni volta che la vedeva avrebbe provato quel senso di farfalle nello stomaco. “Sempre” le diceva la sua voce interiore e temeva che avrebbe avuto ragione. In poco più di un mese era cambiato tutto nella sua vita, ma da quando aveva preso in braccio Lily per la prima volta, non era cambiato nulla. Adorava quando poggiava la mano sul suo viso mentre l’allattava o solo la teneva stretta a se, le ricordava quel senso di possessività nei suoi confronti che aveva sempre avuto Castle e lei le sussurrava sempre, senza farsi sentire da lui, che non si doveva preoccupare, perché sì, era tutta sua e sorrideva al pensiero della faccia che avrebbe fatto Rick a sentire quelle parole, prima o poi avrebbe fatto apposta a farsi scoprire, solo per poi fargli capire che era anche sua, ma in modo completamente diverso. Si morse il labbro pensandoci mentre Lily era ormai sazia e le regalò quello che Kate interpretò come un sorriso, come se anche sua figlia avesse potuto leggere i suoi pensieri in realtà poco adatti per una bambina.
Tornò da suo marito tenendo Lily in braccio che guardava vispa il mondo oltre la sua spalla sulla quale era placidamente appoggiata.
- Vuoi che ti preparo qualche altra cosa? - Le chiese Rick premuroso come sempre, visto che avevano interrotto il loro pranzo appena finita la pasta, mentre si avvicinava per coccolare un po’ sua figlia e sua moglie.
- Sto bene così, grazie Rick… 
- Già, anche io sto bene così… - Le disse mentre lei si appoggiava alla sua spalla non potendo fare a meno di lasciare qualche altro bacio sul suo collo e lui le circondava entrambe con il suo abbraccio.  - Sai Kate… sono un po’ emozionato, come al primo appuntamento.
- Castle, noi non abbiamo mai avuto un primo appuntamento. - Mormorò contro la sua spalla cercando di non alzare il tono della voce visto che sentiva Lily che si stava rilassando
- Già, sei piombata qui ed hai approfittato di me… - disse con voce fintamente seria - Uhm… allora forse sono emozionato per questo…
- Non mi pare di aver approfittato di te, Castle! Eri molto collaborativo.
- Solo perché avevo paura che tu mi sparassi. Ti ho assecondato!
- Potrei farlo ancora…
- Approfittarti di me? - Kate roteò gli occhi verso l’alto scuotendo la testa senza riuscire a nascondere un sorriso.
- No. Spararti Castle! 

   
 
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