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Autore: Blablia87    29/09/2016    4 recensioni
"Attraverso le finestre di Baker Street, oltre la barriera degli occhi appannati di John Watson, la strada sembra lontana, irreale, coperta da un mantello leggero di neve pallida. [...] Attraverso le finestre di Baker Street, oltre la barriera degli occhi arrossati di Sherlock Holmes, il 221b sembra lontano, irreale, come il viso di John che ricorda la neve pallida che li separa."
[Post-Reichenbach]
[Narrazione in terza persona + text]
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Attraverso le finestre di Baker Street, oltre la barriera degli occhi appannati di John Watson, la strada sembra lontana, irreale, coperta da un mantello leggero di neve pallida.
 
Il medico è immobile nello stesso punto da ore, una mano a sfiorare i vetri freddi che quasi non sente più.
Il gelo è riuscito ad entrare, a farsi largo tra le dita, a risalire le ossa, i tendini, il sangue stesso.
 
Per qualche secondo ha l’assoluta certezza di essere morto, di essere intrappolato nel suo inferno personale fatto di buio, silenzio e di un appartamento vuoto. Fatto di assenza, di mancanze e di un dolore che non accenna a diminuire.
 
Ha osservato ogni fiocco depositarsi al suolo, lento. Li ha visti ricoprire il marciapiede, la strada, ha aspettato di sentire anche i pensieri distendersi tra il ghiaccio, sperando che venissero sepolti dalla purezza dell’oblio. Ma sono ancora tutti lì, circondati da singhiozzi muti.
 
Sherlock è ancora lì.
 
Come un’ombra più densa delle altre, un memento fatto di brividi e lacrime a quanto il tempo non serva a lenire la sofferenza e la vergogna delle parole non dette.
 
La Vigilia di Natale è trascorsa così, la fronte contro la finestra e la vita oltre i vetri, e John non riesce più a ricordare come fosse, prima.
 
Se fosse mai esistito un respiro, nel suo petto, che non dolesse al punto da sembrare una lama incandescente.
 
 
 
 
 
Attraverso le finestre di Baker Street, oltre la barriera degli occhi arrossati di Sherlock Holmes, il 221b sembra lontano, irreale, come il viso di John che ricorda la neve pallida che li separa.
 
Lo osserva da ore, il violino tra le dita e la forza di suonare che scompare in una bolla di frustrazione che gli risale le ossa, i tendini, il sangue stesso.
 
Per qualche secondo vorrebbe essere morto davvero, invece di ritrovarsi intrappolato in un inferno di bugie, silenzi e lontananza. Fatto di assenza, della mancanza dell’altro, del dolore che legge sul suo viso attraverso la poca luce dei lampioni.
 
Vorrebbe scendere in strada, fondersi tra i fiocchi che John osserva con tanta attenzione e, semplicemente, mostrarsi.
 
“Sono ancora qui, John.”
 
Poco più di un’ombra, di un brivido. Un sospiro.
Vorrebbe dire così tante cose, che alle volte la sofferenza e la vergogna diventano forti al punto di chiudergli la gola in una morsa incandescente.
 
La Vigilia di Natale è passata così, a spiare l’uomo che ama da un appartamento vuoto del palazzo di fronte. E non riesce più a ricordare come fosse, prima.
 
Se fosse mai esistita una vita, prima degli occhi di John Watson.
 
 
 
 
 
La luce del cellulare che si accende sul tavolo del salotto arriva a John come un lampo, facendolo voltare.
 
Dall’altro lato della strada, un lieve bagliore illumina un paio di occhi chiari, liquidi come la neve che inizia a sciogliersi ai lati della strada.
 
 
 
 
[01:21] Buon Natale, Dottor Watson.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[01:24] Non volevo disturbarla.
[01:25] Le chiedo scusa.
[01:26] Ma era qualcosa che dovevo fare.
 
 
[01:29] Non conosco il suo numero. JW
[01:30] Ed è giusto così. Sono solo un… tramite.
 
[01:32] Un tramite. JW
 
[01:34] Sherlock Holmes mi ha chiesto di scriverle. Ad ogni festività. Sempre.
[01:35] Se è uno scherzo, non è divertente.  Anzi, è crudele. JW
 
[01:37] È il compito che mi ha lasciato. Non volevo risultare crudele.
[01:38] Compito? Chi è, lei? JW
 
[01:40] Non sono nessuno. Faccio parte della sua… rete.
 
[01:42] Mi dispiace, forse non era il caso che le scrivessi.
 
 
[01:45] Sherlock… Sherlock ha incaricato qualcuno di scrivermi? Perché? JW
[01:46] Perché non voleva che rimanesse solo. Non in sere come questa.
 
[01:48] Lui mi ha lasciato solo! JW
[01:49] Non aveva altra scelta.
[01:50] Cazzate. JW
 
[01:52] C’era sicuramente un altro modo. Doveva esserci. JW
 
[01:54] Pensa che si sarebbe ucciso, se questo fosse vero?
 
[01:56] Penso… penso che non sarebbe dovuto andare da solo. JW
[01:57] Che avrebbe dovuto chiedermi di esserci. JW
[01:58] Che avrebbe dovuto permettermi di esserci. JW
 
 
[02:01] La voleva proteggere.
 
[02:03] A cosa è servito, proteggermi, se non ha protetto se stesso? JW
[02:04] Cosa pensava? Che lo avrei sepolto, e avrei continuato la mia vita come se non fosse mai esistito?! JW
 
[02:06] Forse era quello che sperava…
 
[02:08] Beh, allora il “grande” Sherlock Holmes era un COLOSSALE IDIOTA. JW
 
 
 
[02:13] Mi dispiace.
 
 
[02:17] Non voglio i suoi auguri. JW
[02:18] Non voglio niente, NIENTE, che provenga da lui. JW
 
[02:20] Ho capito. Non le scriverò più…
 
[02:22] Ha passato la vita a fare cose incredibili, sotto i miei occhi. JW
[02:23] Assurde. Meravigliose. JW
[02:24] Alle volte sembrava… un equilibrista, in bilico tra intuizioni e stregoneria. Un mago. JW
 
[02:26] Ho pregato, scongiurato, che anche questo fosse un trucco. JW
[02:27] L’ho implorato per avere un miracolo. JW
[02:28] Ma Sherlock Holmes non mi da mai ascolto… mai… neanche se e de1) JW2)
 
 
 
[02:34] La verità è che non sono mai stato un’ancora sufficientemente forte da riuscire a trattenerlo qui. JW
[02:35] Una valida alternativa al suo lavoro. JW
 
[02:37] Perché Sherlock Holmes può morire per un caso. JW
[02:38] Ma Sherlock Holmes non può vivere per John Watson. JW
 
[02:40] “Sono sposato con il mio lavoro.” JW
[02:41] “I sentimenti sono un difetto chimico.” JW
 
 
 
[02:48] Come si fa a dire ad un uomo che… JW
[02:49] Come avrei potuto anche solo provare. JW
[02:50] Si può competere con un uomo… Non con un’idea. Non con una passione. JW
 
[02:52] Non… non capisco.
 
[02:54] Forse avrei dovuto semplicemente… dirlo. JW
[02:55] Dirgli che avrei volentieri dato la vita, per lui. JW
[02:56] Che avevo ucciso, per lui, e morire non era tanto diverso. JW
 
[02:58] Fermarlo in un qualsiasi momento, in un qualsiasi luogo, e… JW
[02:59] Non lo so. Forse avrei dovuto solo dire “sto per baciarti.” JW
[02:59] O forse non avrei neanche dovuto dirlo, io… avrei dovuto farlo e basta. JW
 
[03:02] E prepararmi ad essere deriso, scacciato, umiliato, o qualunque altra cosa avrebbe deciso di fare dopo. JW
 
 
[03:09] Ricambiato.
 
[03:11] Cosa? JW
 
[03:13] Non c’era possibilità che venisse… ricambiato?
 
[03:15] Da un uomo sposato col suo lavoro? JW
 
 
 
[03:24] Da un uomo che l’ha resa parte fondamentale del suo lavoro fin dal primo giorno nel quale l’ha conosciuta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
John deglutisce a fatica, lo schermo del telefono che diviene sempre più sfocato sotto il peso delle lacrime che sente premere ai lati degli occhi.
 
Sherlock l’avrebbe mai potuto ricambiare?
 
Non vuole pensarci. Non vuole, mentre si appoggia alla poltrona del detective, cercando sostegno. Non vuole, mentre una luce tenue si accende dall’altro lato della strada.
 
 
 
 
 
Sherlock vorrebbe urlare, mentre stringe con forza il cellulare fino a farsi divenire bianche e dolenti le dita.
 
John lo ricambiava?
 
Non riesce a non pensarci. Non ci riesce, mentre cerca nel buio l’interruttore.
Non vuole smettere di pensarci, mentre compare come un fantasma dall’altro lato della strada.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[03:27] Lui… Lui lo avrebbe fatto? JW
 
 
 
 
[03:35] L’ho fatto ogni giorno.
 
 
[03:38] Sherlock, no. MH
[03:39] Non erano questi, i patti. Farai saltare la tua copertura! MH
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La neve sembra un po’ meno bianca, un po’ meno candida, ora che il viso del detective le fa da contrasto.
 
John si trova a pensare che nessun colore, nessuna parte del mondo è davvero reale, senza Sherlock a fare da paragone.
 
Lui è l’unità base di ogni cosa, ed il medico lo capisce solo in quel momento, immobile nello stesso punto dove ha trascorso ore, una mano a sfiorare i vetri freddi che riesce di nuovo a sentire.
Sherlock è riuscito ad entrare, a farsi largo tra le dita, a risalire le ossa, i tendini, il sangue stesso.
 
 
 
Il viso di John appare meno lontano, più reale, ora che i piedi affondano nella neve soffice al centro di Baker Street, potendolo osservare più da vicino.
 
Sherlock si trova a pensare che nessun viaggio, nessuna missione in giro per il mondo sia mai stata tanto difficile come aspettare, in silenzio, che il medico decida di raggiungerlo.
 
John è l’eccezione, e lo capisce meglio solo il quel momento, immobile con gli occhi rivolti verso di lui ed il cuore in gola, terrorizzato.
È riuscito ad entrare, a farsi largo nelle stanze asettiche del Mind Palace, a risalire fino al suo cervello passando dal cuore.
 
 
 
 
 
Il portone di Baker Street si apre mentre i fiocchi tornare a cadere.
 
John li attraversa, in silenzio, senza vederli.
Ha paura che non sia vero.
Ha il terrore di non riuscire a trattenere i mille sentimenti che sente muoversi nel petto.
 
 
 
Sherlock lascia che si impiglino tra i capelli, che bagnino il cappotto.
Ha paura che John lo odi.
Ha il terrore di non riuscire ad impedirsi di piangere.
 
 
 
 
 
Restano l’uno di fronte all’altro per qualche secondo.
Poi, in un silenzio bianco come la neve, John appoggia una mano sul viso di Sherlock, sentendolo fremere appena.
 
Si chiamano con gli occhi, si parlano con le labbra strette tra loro, qualche lacrima coraggiosa a depositarsi ai lati della bocca come un suggello.
 
 
Accanto a loro, ai piedi del detective, il suo cellulare viene coperto da un altro fiocco morbido.
Sullo schermo ancora acceso, un ultimo messaggio.
 
 
[03:37] Sempre. SH
 
 
 
 
 
Note:
 
1)  L’idea doveva essere quella che John, con gli occhi carichi di lacrime, non fosse più in grado di scrivere correttamente
2) La firma è sempre presente perché, nella mia idea, è un qualcosa di “salvato tra le impostazioni”, un po’ come la firma nelle mail. È sempre stata una convinzione nelle text lette e scritte, un modo per rendere una necessità narrativa meno “strana”.
 
 
 
Angolo dell’autrice:
 
Benvenuti nel mio personale delirio di un giovedì pomeriggio come tanti. XD
 
Da dove sia nata questa OS non saprei dire. Mi sono svegliata con l’immagine della neve (preoccupante, dato che a Roma fanno 26° e c’è anche un gran sole! XD), e questo è ciò che si è sviluppato in completa autonomia a partire da quel pensiero.
 
Come capita sempre più spesso ultimamente, non sono certa che abbia molto senso. Ma scriverlo è stata un’emozione fortissima e, in parte, mi ha aiutata a “riconciliarmi” con molte cose.
 
Come sempre, grazie a chiunque abbia letto. :)
 
 
A presto,
B.
 
 
 
 
PS: vi lascio con un’immagine dolcissima reperita su internet. Non è legata alla storia ma… Ci sono loro, c’è la neve, c’è l’amore. ^_^


 
   
 
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