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Autore: Lady R Of Rage    29/09/2016    1 recensioni
Una giovane, fragile umana è tutto quello che si frappone fra Mettaton e i suoi sogni.
Quando lui e la ragazza si fronteggiano per un’ultima, strenua battaglia, la star è convinta che sarà questione di poco.
A volte, però, le cose non vanno come noi vorremmo, e un fallimento può originarsi dalla ragione più insospettabile.
E mentre un dolore atroce si fa largo attraverso il suo corpo, incomprensibile per Alphys e ancor meno per lui, Mettaton capisce che è giunto il momento di scendere a patti con la realtà.
E di capire per davvero quali sono i suoi sogni.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alphys, Frisk, Mettaton, Napstablook
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '#MTTBrandVitaDiM...'
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Cuore Elastico

Capitolo 1: Il Sogno Si Spezza

"So here I go is my shot
Feet fail me not 'cause maybe the only opportunity that I got"

(Lose Yourself, Eminem)

 
Sarebbe stato uno show da restare nella storia.
La bambina era da sola, chiaramente incapace di affrontarlo. Anche prima della trasformazione erano bastate alcune delle sue bombe a metterla in difficoltà. Probabilmente aveva pensato che farlo trasformare a tradimento sarebbe stata una mossa efficace per batterlo, ma povera ingenua, come si sbagliava. Anche in quella forma era forte, determinato quasi quanto lei, e più agguerrito che mai.
Mettaton sorrise mentre la nebbia si diradava, rivelando agli occhi sbarrati della ragazzina il suo nuovo, bellissimo corpo umanoide, scolpito e rifinito dalle mani della sua vecchia amica Alphys. 
L’umana era così sorpresa da non riuscire neanche a muoversi. Probabilmente nemmeno una piccola eroina come lei era immune al suo fascino di superstar.
Peccato, però. Sarebbe stato più difficile per lui distruggerla.
Era però giunto il momento di lasciar stare i sentimentalismi. Un grande, luminoso futuro lo attendeva là fuori. Poteva già pregustarlo sulla sua sottile lingua d’acciaio.
Sarebbe stato suo, costasse quel che costasse.
Mettaton rise sguaiatamente a quei pensieri, mettendo in mostra i nuovi zigomi scolpiti alle telecamere, e si preparò per sferrare un calcio poderoso contro la sua giovane avversaria.
Ma mentre le dita si aprivano attorno al palmo, qualcosa accadde dentro di lui.
Prima sentì uno scatto, nel mezzo del suo stomaco, come una fionda tesa e lasciata andare.
Poi un dolore lancinante e acutissimo si propagò nel suo nuovo corpo.
Mettaton aprì appena la bocca per gridare, ma la voce gli si strozzò in bocca. 
Il dolore scorreva nei suoi circuiti come un liquido avvelenato, partendo dal punto dove doveva trovarsi il suo stomaco, proprio sopra alla cintura che ospitava la sua anima. 
Prima di rendersene conto, Mettaton si ritrovò in ginocchio sul pavimento del palco, le mani coperte dai guanti che stringevano il proprio corpo dolente come un animaletto spaventato.
Stranamente, l’umana non ne aveva approfittato per colpirlo a tradimento. Lo guardava attonita dall’altra parte del palco, la mano stretta contro il bordo del maglione. 
A Mettaton, però, non poteva importare di meno. Il male sembrava intensificarsi secondo dopo secondo, fino a diventare una vera e propria tortura. Ringraziò di non avere polmoni: se ne avesse avuto bisogno, era certo che ogni respiro avrebbe triplicato lo strazio già insopportabile.
-Spegnete!- gridò. -Spegnete le telecamere!-
Il dolore era fortissimo, tale da piegarlo in due. Pensò rapidamente a come descriverlo: era come se qualcosa stesse trapanando il suo stomaco dall’interno. Ecco, così avrebbe detto ai fan. Sperò che bastasse a giustificare l’interruzione della puntata.
Liberandosi il volto dai capelli, Mettaton si accorse che l’umana era là, di fronte a lui, con un’espressione preoccupata sul viso.
-Cosa c’è?- domandò atterrita la ragazzina. -Che ti prende? Non ti senti bene?-
Il robot era troppo sofferente per pensare a lei. Non gli venne nemmeno in mente di afferrarla a tradimento e strapparle l’anima dal corpo prima che potesse fare alcunché. Un attacco a sorpresa sarebbe stato scenicamente eccezionale, ma si sentiva troppo dolorante per muoversi di scatto. Non riusciva nemmeno a pensare a un’alternativa: anche solo un movimento accennato dei fianchi gli causava un’agonia insopportabile. 
Rimase immobile, in ginocchio sul pavimento, tutto accucciato su sé stesso, carezzandosi lo stomaco nella speranza di chetare il male o almeno addolcirlo. Era contento che il pubblico non potesse vederlo in quello stato: gli occhi erano dilatati al massimo, i denti stretti fino al limite, e i capelli sintetici gli nascondevano il volto. 
L’umana era ancora là: poteva percepire le sue piccole mani che gli massaggiavano le spalle e gli sistemavano con delicatezza i capelli. La sua voce soffice si diffondeva nel silenzio tombale del palco, intervallato soltanto dai gemiti e ansiti della macchina in agonia.
-Non è niente.- diceva, con una calma disarmante. -È solo un malfunzionamento. Adesso arriva Alphys e ti rimette a posto.-
E Alphys arrivò, dopo almeno venti minuti di attesa, che Mettaton trascorse immobile dove stava, cercando di calmarsi, pregando che il dolore finisse presto. Ma fu una preghiera vana: quando la scienziata lo raggiunse, lo stomaco gli faceva ancora più male di prima. 
Non riusciva nemmeno a parlare, da quanto gli doleva il corpo. Fu l’umana a spiegare la situazione, accarezzandogli le spalle con le piccole mani rosate, mentre lui continuava a massaggiarsi la parte dolorante, sentendosi impotente come un bambino nel mezzo di un terremoto.
Fu sempre l’umana ad aiutarlo ad alzarsi, sorreggendolo da sotto la spalla con una forza inattesa da una creaturina così piccola, e quasi tirandolo su di peso, dato che per il dolore non riusciva nemmeno a muoversi. Alphys lo sollevò dall’altra spalla, e lo prese da sotto le ascelle, trascinandolo di spalle fuori dal palco. L’umana, invece, gli sorreggeva le gambe con riguardo.
Furono nell’androne del MTT Resort con rapidità, ma a Mettaton parve un tempo infinito. Si impose di sorridere ed apparire felice di fronte ai suoi dipendenti e fan, per non inquietarli sulle sue condizioni, o peggio ancora, demoralizzarli. Tuttavia qualcosa gli faceva capire che persino un attore dilettante si sarebbe accorto della finzione nel suo sorriso.
Lo condussero lungo i corridoi, inerte come una salma, fino alla sua suite privata, in un’ala riservata dell’albergo dove il solo Mettaton aveva la possibilità di accedere. Fu per lui piacevole abbandonare gli occhi dei suoi fan, e potersi nuovamente abbandonare a gemiti e strilli soffocati a piacimento. Il dolore continuava, persistente, e sembrava espandersi fino alle cosce e al petto. 
Lo adagiarono sul suo ampio letto matrimoniale, dalle lenzuola rosa pallido, coperto da cuscini a forma di cuore e pupazzi di ogni foggia regalatigli dai fan. Poi, Alphys si arrampicò al suo fianco, e gli accarezzò il volto contratto.
-A-a-adesso stai q-qui.- balbettò. -V-vengo da te, d-devo solo g-gestire d-delle cose c-con l’umana. T-ti riparerò in un batter d’o-occhio.-
Mettaton mosse le labbra in qualcosa che sembrava un sì, stringendo uno dei suoi cuscini sullo stomaco dolente. Chiuse ermeticamente le palpebre artificiali: non poteva dormire, ma cercò lo stesso di sprofondare in uno stato di dormiveglia che lo distaccasse dall’agonia che stava provando, e soprattutto, che lo aiutasse a scordare del tutto la propria delusione.
Il suo piano era fallito. 
Asgore avrebbe distrutto l’umanità.
E lui non sarebbe mai diventato una vera stella. 

Angolo Della Lady:
Ormai #MTTBrandVitaDiMerda non mi stanca mai. Scrivo tanto e con una voglia crescente.
Questa storia mi è venuta quasi dal nulla, un'idea casuale che nasceva come One-Shot, ma che si è lentamente trasformata in una mini-long. Vorrei arrivare al massimo a cinque capitoli. Quindi non preoccupatevi per "A Luci Spente": tornerà, presto o tardi. Sono solo incartata con una scena, con cui non so bene che cosa fare. Con un paio di spinte riuscirò a finire il capitolo.
Ci vediamo presto e grazie a tutti.
Lady R

 
  
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