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Autore: ten12    30/09/2016    3 recensioni
Una triste storia. Ma, essendo nella sezione Bloodborne, potete aspettarvi altro?
Genere: Drammatico, Fluff, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La caduta di Yharnam'
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Non sentiva più NULLA. Nei suoi occhi, nella sua bocca, nella sua testa, tra le sue mani c'era solo Follia. Le sue corde vocali erano morte quanto lo sguardo della donna che aveva Amato. Ma ormai Evelyn non era più lì con lui e non lo avrebbe accompagnato in quella violenta caduta libera.

 

Evelyn era una serva. Era bionda ma aveva i capelli sporchi, aveva occhi azzurri che erano costantemente incorniciati da occhiaie e le sue mani erano piccole, sottili ed aggrazziate ma callose e rovinate. Lui la conobbe quando era cavaliere di basso rango. La sua bellezza acqua e sapone poteva competere con quella di qualsiasi pomposa nobildonna di Cainhurst ma l'assenza di pulizia e gli stracci che vestiva nascondevano la sua bellezza agli occhi di quelle arpie. Fu un incontro casuale. Si era perso all'interno della biblioteca quando la trovò a leggere uno dei libri. La sua prima reazione fu di sgomento, perchè era la prima donna che vedeva leggere in quel castello. La seconda emozione che lo attraversò fu rabbia poichè quella serva non aveva il benchè minimo diritto di leggere. Poi notò il titolo. Fu questione di un istante. Gli cadde l'occhio, niente di meno e niente di più. Si bloccò. Una lettura comune. La speranza di complicità lo attanagliò per un SOLO ISTANTE. Il sentimento che ne conseguiva naturalmente nacque timidamente. Durante le esercitazioni si ritrovava a pensare a lei. Nelle notti più buie, quando le stelle che temeva tanto incombevano, il suo ricordo gli dava conforto e speranza. Un ricordo, un pensiero, un immagine, un colore, un termine. Bastava poco ed il ricordo tornava dolcemente come profumo soffuso in un ambiente. Cresceva sotto la sua pelle lentamente e lui lasciava che crescesse affamandolo a tratti sazziandolo a volte. Ma in tutto questo non sapeva ancora il suo nome. Continuava a guardarla di nascosto, chiedeva un orario di ronda compatibile con quello in cui lei puliva, cercava i libri e le pagine su cui lei aveva posato lo sguardo. Era consumato dalla follia migliore che ci fosse. E mentre i mesi passavano lui non sapeva. Fu promosso alla guardia d'onore e non conosceva il suo nome.

 

Un giorno i suoi amici, spalleggiandosi a vicenda, lo spinsero. Lui non voleva ma lei notò ed ebbe paura. Era una follia. Agli amici sembrava solo un passatempo pericoloso che sarebbe terminato con qualcosa di piacevole ma privo di una profondità che lui ricercava fin quasi alla pazzia. I servi erano servi. I cavalieri erano il passatempo delle dame. Le dame e le cortigiane erano il passatempo dei nobili. Erano surrogati, sostituti per un edonistico desiderio soddisfabile appieno solo tramite il lussurioso ed inebriante effetto del corrotto sangue di Cainhurst. La profondità in quel luogo era l'unico cadavere ad essere seppellito. Lui le parlò, le chiese il suo nome. Lei timorosa di essere vista rispose guardandosi intorno come un cerbiatto. Entrambi spaventati in egual misura decisero di parlare in un posto più sicuro. La biblioteca. Ma a quel punto lui SAPEVA il suo nome.

 

Parlarono per mesi. Disqusirono. Degustarono una realtà che nessuno più comprendeva. I libri non erano l'unico ponte, erano solo uno stimolante. Poi una sera lei, più coraggiosa di lui, lo cercò nelle abitazioni dei cavalieri. Lui era sveglio, calmo grazie al suo ricordo ma vigile a causa delle stelle. Lei lo convinse. La notte dopo si incontrarono nel cortile. Un giaciglio, delle coperte, la luce perenne della luna. Lui era vestito con il completo da cerimonia della guardia d'onore. Lei arrivò. C'era un pizzico di trucco sugli occhi ed i capelli biondi decorati con una rosa. Il corpo era avvolto in un vestito di seta rosso cremisi brillante con merlature e ricami dorati.

 

Quella fu la prima e non l'ultima volta.

 

Continuò così com'era. Ma nel corso del tempo lei divenne più audace. Nuovi vestiti la decoravano ogni volta. Lui inziò a temere per lei. Iniziò a pensare ad una via di fuga. Poi un giorno gli diedero un compito che non poteva rifiutare. Avrebbe dovuto infiltrarsi tra i corvi, tra i cacciatori di cacciatori così da poter uccidere alti rappresentanti della chiesa accusandoli di essere impazziti. Quando finalmente riuscì nel suo compito, dopo mesi sotto mentite spoglie, decise di tornare per una notte a Cainhurst. Non riceveva notizie da troppo tempo.

 

Tutto distrutto... TUTTO!!!!...Dov'è lei!...NO!...VI PREGO!...NOOOOOOOOOOOO!!...MOSTRI!!!BESTIE SCHIFOSE!!!! ZELOTI DEFORMI!!!! COSA AVETE FATTO! NO! NO! NO! NOOOOO! NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!

 

Impazzì così. Cercandola. Brancolando nel buio disperato. Dimenticò del patto con Eileen per proteggere Evelyn. Cancellò dalla faccia della terra qualsiasi carnefice gli capitasse a tiro. Ma rimase nella sezione inferiore del castello. Lì dove l'aveva amata. Non si sprecò a salire sulla cima. I suoi superiori avevano causato tutto. Avevano lasciato a se stessa l'unica cosa che fosse importante per lui. Quegli schifosi trogloditi gorilloidi troppo impegnati a stringere una tazzina con il migniolo alzato ed a fingere di non volersi aprire la gola a vicenda potevano crepare tutti nell'inferno che si erano creati da soli.

 

 

"La grande cattedrale è una grande cattedrale" pensò.

 

Ormai sviluppava solo pensieri rudimentali basati su ricordi dal forte peso emotivo. Era un foglio su cui erano stati abbandonati pennelli ricchi di colore ad acquarello. Un foglio dai colori sfocati con nuclei intensi. Un corvo entrò.

 

"Eileeeeeeeeeen!!!!" un ricordo rabbioso si fece strada

 

Si avventò su di lei. La sua bellissima Evelyn, nella mano destra, gli faceva una compagnia che non sentiva.

Va be'. L'html è andato a farsi fottere come al solito.

   
 
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