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Autore: Camstories    01/10/2016    1 recensioni
Post Gea ma prima di ToA
DAL TESTO
"Percy dormiva con la testa sulla scrivania,in mezzo a libri, matite e fogli pieni di scarabocchi. Il ragazzo aveva un sonno agitato, ogni tanto sussultava o emetteva una specie di gemito[...]Paul strabuzzò gli occhi, sapeva che Percy non era un ragazzo comune, che sapeva fare delle cose..."
Ci sono poche storie che raccontano del rapporto tra Paul e Percy, anzi non so voi ma io non ne ho mai letta nessuna, quindi ho provato a scriverne una io :)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Paul Blofis, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DREAM IN A GLASS OF WATER

 
- Paul è pronta la cena! Va a chiamare Percy per favore, è ancora in camera a studiare.
Gridò Sally dalla cucina, il marito era seduto sul divano e stava guardando il telegiornale distratto e mezzo addormentato, stanco per la giornata di lavoro a scuola. Paul si alzò con mala voglia dai soffici cuscini e si avviò per il corridoio,quanto avrebbe voluto fare una bella dormita…ma ancora dei compiti da correggere e voleva consegnarli ai suoi alunni l’indomani. Paul bussò alla porta della camera di Percy.
- Percy? Tua madre dice che è pronta la cena!
Nessuna risposta. Bussò ancora una volta. Silenzio.
- Percy ci sei?
Chiese Paul con una nota di preoccupazione. Visto che non rispondeva nessuno l’uomo aprì piano la porta e mise la testa dentro la stanza sbirciando. Percy dormiva con la testa sulla scrivania,in mezzo a libri, matite e fogli pieni di scarabocchi. Il ragazzo aveva un sonno agitato, ogni tanto sussultava o emetteva una specie di gemito,gli occhi di Paul si fissarono sul bicchiere poggiato sul tavolo , l’acqua vorticava su se stessa. Paul stava per svegliare Percy quando l’acqua straripò dal contenitore lasciando qualche chiazza bagnata sulla scrivania e schizzando i fogli sparsi qua e là; il liquido si sollevò in aria e assunse una forma vagamente umana, sembrava uno di quei modellini di legno, Paul strabuzzò gli occhi, sapeva che Percy non era un ragazzo comune, che sapeva fare delle cose…ma Paul non aveva mai visto il suo potere in azione e menchemeno si aspettava di vederlo mentre il ragazzo dormiva. L’acqua si plasmò in una mano, poi due, tre, quattro, cinque, tutte insieme afferrarono il modellino umano e cominciarono a trascinarlo giù verso l’acqua ancora nel bicchiere di vetro trasparente. Percy emise un mugolio, Paul ebbe l’impressione che il ragazzo stesse sognando e che non fosse un sogno piacevole. Avrebbe dovuto svegliarlo, mettergli una mano sulla spalla e scuoterlo ma Paul rimase lì a guardare il turbinio di mani liquide che tiravano verso il basso la figura umana, sempre più giù, finche non raggiunse l’acqua nel bicchiere e iniziò ad affondare. La figura d’acqua si dibatteva, si aggrappava alle pareti lisce del bicchiere in un impeto di sopravvivenza ma invano, come se stesse per affogare, le mani continuavano a tirarla, ad avvolgersi attorno al suo petto. Percy fece un respiro strozzato, come se facesse fatica, come se non avesse più aria nei polmoni. E alla fine l’umanoide scomparve sott’acqua e questa smise di vorticare, immobile. Paul fece un passo indietro, turbato dalla scena che aveva appena visto, Percy scosse il capo, guardò il muro davanti a sé e si prese la testa fra le mani.
Fu un attimo. Percy fissò il muro, allungò la mano verso una penna a sfera e tolse il cappuccio voltandosi di scatto e alzandosi dalla sedia. La penna si allungò in un’affilatissima spada di un metro che puntava verso Paul rimasto immobile.
- Oh dei Paul! Sei tu!
Esclamò Percy mettendo giù la spada.
- Mi hai fatto prendere un colpo, scusami.
- Punti quella spada contro chiunque sia accanto a te appena sveglio? Perché se è così la prossima volta eviterò di venire chiamarti per cena.
Scherzò Paul. Percy fece una faccia dispiaciuta.
- No scusami, è che…non mi sento molto bene.
- Hai fatto un incubo vero? Da quando sei tornato a casa non dormi quasi più.
Non fece parola di quello che aveva visto nel bicchiere d’acqua. Il ragazzo abbassò la testa.
- Percy se ti serve qualcuno con cui parlare, se ti serve…
Paul avrebbe voluto dire “una figura paterna” ma non lo disse, sapeva del rispetto misto ad affetto che Percy provava per suo padre, Poseidone, era una cosa che ancora non riusciva a capire, fino infondo, forse non l’avrebbe capita mai.
- Se ti serve una mano…
Continuò.
- Sappi che io ci sono.
Percy lo guardò con quegli occhi verde-mare, a volte gli sembravano gli occhi di un cinquantenne, così stanchi per un ragazzo di diciassette anni, troppo.
- Grazie Paul, davvero.
E poi gli sorrise. Paul gli sorrise a sua volta.
 - Allora, questa cena? Tua madre ci aspetta, dice che ha preparato i cupcake azzurri come dolce.
 - Muoio di fame.
Ripose Percy sorridente.





ANGOLO AUTRICE:
Salve salve salve! Sono tornata! Che dire? Come ho già scritto nell’intro non credo che ci siano molte storie su Paul e Percy in circolazione, soprattutto narrate dal punto di vista di Paul. Il che è un vero peccato, a me personalmente piace molto il personaggio di Paul, a voi? Confesso che mi sono dovuta trattenere dall’inserire qualche scenetta sulla mia amata Percabeth ( per la cronaca, ormai Percabeth è sul dizionario del mio computer ahahahaha). Baci e alla prossima ;)


 
  
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