Pagine di Diario
"I watched the clouds drifting away
Still the sun can't warm my face
I know it was destined to go wrong
You were looking for the great escape
To chase your demons away
Within Temptation -
Forgiven”
C'erano tante
cose che Itachi non aveva mai raccontato a nessuno, non aveva mai avuto il
coraggio di aprirsi nemmeno con il suo amato fratellino Sasuke durante i giorni
passati. Si era rinchiuso da tempo nel suo castello, aveva alzato il ponte
levatoio e raggiunto le segrete per non rivedere più la luce della fiducia, di
una vita "normale". Che poi, lui di normale aveva ben poco, forse
solo l'aspetto fisico. Non aveva avuto un'infanzia normale né un'adolescenza
normale, veniva da sé che nemmeno il resto della sua giovane vita non fosse
stato molto diverso. A volte si sentiva vuoto, senza una minima identità
nonostante lui un nome ed un cognome li avesse ed erano anche ben noti a molti
shinobi di diversi paesi. Chi era lui? Che ruolo aveva nel mondo? Quale era il
suo posto, si domandava in alcuni momenti quando si sentiva perso. Poi una
vocina ovattata, appartenente al passato gli rispondeva che il suo posto non
era mai esistito, perché lui era solo un errore, qualcuno che non dovrebbe
esserci mai stato al mondo, che tutto ciò che era non era lui e che nulla gli
apparteneva. Si definiva quindi uno stupido quando per quei motivi si ritrovava
a versare lacrime silenziose sotto il riflesso della notte.
Sasuke si era
spesso domandato, nei giorni vissuti nella culla dell'innocenza cosa provasse
Itachi quando gli parlava, quando passavo il tempo insieme giocando od
allenandosi. Si chiedeva se la sua presenza lo intaccasse in qualche modo, se
con lui si comportava diversamente dagli altri o se per suo fratello lui non
significava niente. Si ritrovò quindi a voltare le pagine del diario, vagando
fra vari episodi poco lieti e carichi di dolorose consapevolezze cercando un
segno che si riferisse al vero proprietario del misterioso oggetto. Forse era
troppo incredulo per poter pensare che quelle pagine fossero state scritte
proprio da Itachi, si illudeva quindi che non fosse lui ad aver tracciato quei
segni sulla carta ormai giallognola del quadernetto foderato di nero. Si fermò
dopo alcune "monotone" pagine.
"Caro diario,
Oggi è un giorno strano per me, non so cosa
provare. Oggi la mamma e il papà sono tornati a casa con un bimbo. Non mi hanno
degnato di nessuno sguardo o attenzione, come al solito, ma nemmeno mi hanno
sgridato o altro. Sembrano presi unicamente dal piccolo che hanno portato in
casa. Mi domando chi sia e perché sia qui, ma soprattutto spero che se ne vada
presto altrimenti i suoi genitori si preoccuperanno. Poi non fa altro che
strillare. Poi questa sera a cena papà mi ha detto che quel bimbo si chiama
Sasuke e che è mio fratello minore. Mi ha detto che se gli succederà qualcosa
in loro assenza io sarò responsabile, quindi dovrò badare a lui. Non ho niente
in contrario, ma io non so niente su come si trattano i fratelli minori. Cosa
dovrei fare? Forse è qualcosa di istintivo. Non l'ho ancora guardato bene in
faccia, non provo niente nei suoi confronti. Ecco, sta di nuovo strillando. E'
notte fonda e lui grida a pieni polmoni, è incredibile quanto sia fastidioso. Ora
devo andare Diario, se papà viene a controllarmi e mi trova sveglio saranno guai!
A presto."
Sasuke si
ritrovò a guardare la pagina incriminata incredulo, il suo nome compariva nel
piccolo racconto e la cosa significava anche che ad aver scritto quelle pagine
era stato proprio Itachi. Di riflesso si domandò dove fosse in quel momento,
sentì l'impulso di andare a cercarlo e chiedergli se era davvero lui il
proprietario di quel diario. Ma non poteva ancora farlo, prima voleva leggerlo
fino in fondo per vedere se c'erano dei segreti che avrebbero potuto
interessarlo. Si rese conto di essere rimasto all'interno del villaggio troppo
a lungo, così si affrettò a fuggire con il quadernetto stretto tra le mani.
Itachi sentiva
il freddo fin nelle ossa, ma il calore per lui era divenuto un estraneo da
tempo. Era una delle tante cose che gli erano mancate per talmente tanto tempo
che aveva smesso di sentirne il bisogno. Labbra tremolanti e violacee contratte
in una smorfia di dolore, il semplice pensiero di non sapere cosa significasse il calore causava in lui spasmodici
battiti dolenti e gli occhi neri, profondi s'inumidirono pur restando fissi nel
nulla. Nei suoi pensieri restava la triste domanda: cos'erano l'amore,
l'affetto e la dolcezza. Se lo domandava di nuovo dopo tanto tempo solitario
perché quelle parole, quelle sensazioni
gli erano troppo poco familiari perché potesse ricordarsele. Cercò di muoversi,
ma il suo corpo era intorpidito e faticava a rispondere ai comandi che il
cervello mandava. Fu faticoso rialzarsi anche se alla fine ci riuscì. E riprese
il suo lento cammino verso la cenere.
******
Salve a tutti cari lettori,
quanto tempo è passato dal mio ultimo
aggiornamento. No, non ho dimenticato questa storia in qualche angolo della mia
mente né ho perso la voglia di scriverla, semplicemente ho avuto altre priorità
e poco tempo da dedicare alla scrittura in generale. Beh, è un capitolo molto
corto questo, non il migliore per riprendere in mano la situazione ma sempre
meglio di niente. Mi scuso con i commentatori cui non ho risposto, quella è
stata proprio una mia ingiustificata mancanza. :(
Alla prossima. :D
Reika_Kun