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Autore: Spiritromba    01/10/2016    1 recensioni
/ Pearlapis /
L'oceano è in grado di aiutare Perla più di quanto sembri...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Lapis Lazuli/Lapislazzuli, Pearl/Perla, Rose Quartz/Rosa Quarzo
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Perla, quella sera, aveva assunto l'aria meditabonda che la contraddistingueva regolarmente. Il profilo algido e insieme morbido e appuntito spezzava il cielo indaco che dominava il panorama al di là della finestra. Una quasi impercettibile brezza smuoveva gentilmente gli ordinati capelli rosati, che mutavano in un pallido color pesca sotto la luce lunare.
Accarezzò, la testa immersa nei propri ricordi, i ricci scuri di Steven: nonostante non apparisse affatto come la madre esternamente, conoscendolo bene Perla si era accorta che, dentro, ne era la copia perfetta. Aveva conservato la sua stessa innocente vitalità, la dolcezza e la voglia di aiutare gli altri. Come lei, era una di quelle persone che avrebbero potuto provare pietà anche per il più crudele dei nemici, il più brutale e meschino. Se un Diamante gli avesse chiesto perdono, non dubitava del fatto che Steven l'avrebbe accettato in un baleno.
Il ragazzo sorrise; chissà che bel sogno stava facendo in quel momento. I suoi, più che storie strappate dai meandri della fantasia, erano quasi sempre nostalgici richiami al passato, un passato che, pur essendo stato vissuto nello sgomento della battaglia, le mancava. Avrebbe voluto allenarsi con Bismuto e ridere alle sue battute. Avrebbe voluto lottare contro Garnet e sentirsi dire da lei stessa che era migliorata rispetto all'ultima volta. Avrebbe voluto combattere ancora una volta al fianco di Rose, onorarla in tutti i modi e distruggendo chiunque osasse mancarle di rispetto. Ma ora quei tempi erano passati.
Uscì, cercando di fare il minimo rumore possibile, all'aria aperta, con solo le remote stelle di chissà quale galassia a farle compagnia. Si sedette sulla sabbia fine, creando piccoli buchi con le dita pallide e focalizzandosi su ogni minima cosa che catturasse la sua attenzione: una stella cadente, una conchiglia da far vedere a Steven il giorno seguente, delle impronte quasi del tutto cancellate che attraversavano quella lingua di spiaggia.
D'un tratto, una luce azzurrina lampeggiò da dietro a uno scoglio. Si alzò di scatto, allarmata. Chi poteva essere a quell'ora? Stava quasi per tirare fuori una lancia splendente dalla sua Gemma quando colei che l'aveva generata avanzò piano verso di lei. 
"Ah, Lapis", mormorò alla vista della Gemma blu. "Scusami. Non ti avevo riconosciuta", quella si limitò a fissarla con un'espressione seriosa. Era da diverso tempo che si era stabilita sul suo volto, e ancora sembrava che non intendesse lasciarlo. Probabilmente, pensò Perla, era causata dalla brutta esperienza avuta poco tempo prima con Jasper, cosa che doveva averla turbata nel profondo. Non le era mai capitato di fondersi con la persona sbagliata, ma ne dedusse che doveva essere stato orribile. Provò un'immediata pena per quella Gemma che, durante la sua lunga vita, ne aveva già viste fin troppe. E ora che era finito quel supplizio, non poteva nemmeno tornare a casa.
Lapis le fece segno di avvicinarsi, e si sedette accanto a lei sulla sabbia. Dopo qualche minuto di pesante silenzio, trovò le parole per chiederle qualcosa: "Ti piace questo posto?", sulle prime, Lapis non rispose e rimase ad osservare con uno strano sguardo la bianca spuma marina che le lambiva i piedi nudi. "Sì...", rispose sorridendo vagamente. Prese una conchiglia tra le dita affusolate, studiandosela con mani e occhi. "È piuttosto diverso dal Pianeta Madre. Però, a modo suo, è bello", si rannicchiò come suo solito con le ginocchia al petto. 
"Ti manca qualcuno, vero?", quella domanda la colse impreparata. Si voltò verso di lei; come avesse fatto ad intuirlo era un mistero. Possibile che fosse tanto simile a un libro aperto in momenti come quello? 
"Sì", sussurro abbassando il capo e guardandosi intensamente i piedi. Ora che ci pensava, loro due avevano, in fondo in fondo, qualcosa in comune: Lapis, da tempo, aveva perso la propria patria, e lei aveva perso Rose. Entrambe erano eterne vittime della nostalgia, loro carnefice già da molti anni. Eppure, nonostante cercasse in tutti i modi di non arrendersi ad essa, questa l'inseguiva ovunque, nel sonno e nella veglia, nei momenti felici e in quelli più bui. Avrebbe potuto considerarla come un'ombra silenziosa che, anche se sembrasse non essere presente, la braccava in attesa di saltarle addosso. 
Fu la nostalgia stessa a dipingere le parole che pronunciò in quel momento sulle sue labbra sottili: "Non ho idea di quanto Rose sarebbe potuta essere felice qui. Non si sarebbe più preoccupata dei Diamanti, della guerra e tutto il resto, e per Steven sarebbe stata la migliore madre del mondo. ma ora non c'è più." Delle calde lacrime affiorarono sui suoi occhi, mentre una tristezza straziante le dilaniava il petto. Si accorse a malapena delle braccia fredde di Lapis che l'avvolgevano tentando di assumere un'aria materna. Pianse, gridando al vento il nome della sua amata perduta più forte che poteva, come se questo fosse in grado di riportargliela e la stesse trattenendo a forza in una dimensione ultraterrena. Ma forse, anch'esso si era ormai stufato delle sue continue e disperate lamentele. 
Non si rese minimamente conto per quanto tempo rimase in quello stato pietoso, con Lapis che le dava qualche rigida carezza sulla testa. Ad un certo punto si staccò da lei, vergognandosi per tutta la debolezza che le aveva dimostrato poco prima. 
"Scusami...", mormorò notando una macchia scura impressa su una spallina del vestito di Lapis. 
"Fa niente", rispose scuotendo la testa. Le prime luci dell'alba lambivano timidamente il cielo.
"Be', è ora che torni", disse alzandosi da terra e sistemandosi la maglietta azzurra alla bell'e meglio. "Le altre potrebbero cominciare a preoccuparsi non trovandomi in casa. Torni da Peridot?", chiese con un mezzo sorriso. Lapis annuì.
Si stava giusto per dirigere verso casa quando due mani gelide le afferrarono le spalle e la fecero voltare di scatto; Lapis la guardò dritto negli occhi, e la violenza del suo sguardo la stupì. "Ti prego", disse scandendo bene le parole, "non pensarci più. Devi smetterla di pensare al passato, per una volta volgi gli occhi al presente", detto questo la Gemma si protese verso di lei, e Perla non mosse un passo, pietrificata. La baciò dolcemente ma con forza, esplorandole la bocca con la lingua, e tutto quello le fece scordare ogni singolo pensiero negativo che albergasse nella sua mente. Pose le mani sui suoi fianchi e ricambiò il bacio, mentre Lapis si arrendeva a lei. Qualche minuto dopo si staccò da lei, emozionata e con il terrore di avere osato troppo. 
"Prometto che lo farò", sussurro con gli occhi lucidi tenendole delicatamente il viso tra le mani. Poi salì sulla scala, aprì la porta ed entrò, assorta nei suoi pensieri. Prima di andarsene guardò per un'ultima volta l'oceano, che alle prime luci dell'alba aveva assunto un colore aranciato che sfumava nel blu notte delle aree non raggiunte dal sole. La spuma lambiva, calma, la spiaggia dorata e lucente.
Lapis non c'era già più.

  
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