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Autore: Blue_Passion    02/10/2016    4 recensioni
Amulet Hinamori è una normale studentessa del liceo "Seyo Accademi" dove studia psicologia per realizzare il suo sogno, ma quando diventa una stagista al "Seyo Madhouse" la sua vita cambierà grazie all'incontro con il suo paziente, il misterioso e famigerato criminale pazzo "Stregatto".
[Il titolo potrebbe cambiare più avanti; storia ispirata a Joker e Harley Quinn, si ispira solo! Non è uguale quasi per nulla] [Aggiornamenti incostanti]
Genere: Angst, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Gift

Entro nella stanza, guardando Stregatto piegato sul tavolo che guarda la sedia davanti a lui intensamente e sorrido.
-Mr.S? –
Alza la testa, sorridendo ampiamente quando mi vede e ridacchia.
-Allora Jolly, il regalo ti è piaciuto? –
-Si grazie; come hai fatto ad uscire? Ad entrare a scuola? A sapere qual era il mio armadietto? –
-La mano destra-
Schiva le domande, facendomi sospirare mentre mi siedo davanti a lui, allungando la mano con le tre piccole ferite a causa della rosa.
-Lo sapevo! LO SAPEVO! –
Mi ritrovo in pochissimo con lui seduto a cavalcioni su di me sulla sedia, che mi passa le mani ai lati del viso e mi graffia, con uno sguardo incazzato.
-Ti avevo detto attenta alle spine! Non mi ascolti, devi imparare a fare la brava! Ascoltami okay?! ASCOLTAMI! Non puoi sempre fare di testa tua perché comoda a te, no, no, no, no, no! Non aprire bocca. Dimmi, sei lì? –
Il mio sguardo -da perso e rapito, ma anche colpevole- diventa confuso, il che mi fa piegare la testa di lato.
-Ah! No, no che non ci sei! Beh ti aspetto, so che tanto sei uscita già due volte cara Jolly, ed ora dimmi, hai fatto quello che ho chiesto? –
In che senso “no che non ci sei”? Che vuol dire che mi aspetta?
Annuisco, mentre i suoi occhi si illuminano di una luce felice e divertita e inizia a sbottonarmi il camice, rivelando la camicia.
-E brava piccola! Allora sai ascoltare-
-Se posso chiedere perché il rosso? –
-È il colore del sangue-
Si alza, trascinandomi in piedi e torreggiando su di me, mentre sorride malignamente.
-Dimmi, che punizione sarebbe migliore? –
Inizia a girare intorno a me, piegandosi leggermente qualche volta per osservarmi meglio, ringhiando.
-Punizione; quale punizione andrebbe meglio per me? Mi sono comportata da bambina cattiva, devi decidere tu la punizione-
Ride, mentre mi prende per i fianchi da dietro, attirandomi a sé con prepotenza, stringendomi fortemente, mordendomi la clavicola.
-Ah! –
Sento del sangue uscire dal punto in cui mi ha morso, per poi essere sbattuta al muro.
-Allora, dovreste mettermi una museruola ora, no? –
-Dubito, S, sei un gatto, non un cane-
-Hai ragione child…decidi, morire o vivere? –
-Con chi? Con cosa? Perché? –
-Tu rispondi! –
-Vivere…però dopo essere morta! –
Ride, buttando la testa all’indietro e prendendomi poi per il colletto della camicia, alzandomi da terra.
-Ricorda una cosa: l’unico qui che può farti male sono io, va bene? Se qualcuno osa toccarti, dimmelo-
Annuisco, felice di questa dimostrazione di possessività.
-Allora: hai deciso a cosa giocare? –
-Certo…-
 
Cammino lentamente, del tutto persa nel mio mondo del tutto felice.
Oggi Stregatto ha dimostrato una possessività che non mi aspettavo da parte sua, è stato, come dire? Pazzo, in modo molto più particolare del solito.
Una singola cosa mi preme, riesco a fargli dire ogni volta solo poche cose, ad esempio gli ho già chiesto se aveva parenti: si. Se voleva diventare così: no, però ora sta bene. Se si sente in trappola: no. Se si annoia: no. Se adora prendere in giro la gente: si. Se mi fa male per un motivo: si.
Non ho toccato l’argomento “passato” o “vero nome”, dato che credo si arrabbierebbe molto, Stregatto è un paziente che va preso con le pinze, bisogna andare con calma. Lo tocchi con un dito prima che si sia raffreddato e rischi di non poterlo più usare per un bel po’, se non persino perderlo per la scottatura troppo grave.
Ridacchio ai paragoni che sto facendo e fisso casa mia. Questa sera ho voglia di fare un giro fuori, ma dopo mangiato.
-Ciao! –
Grido entrando dalla porta, guardando mia madre intenta a ricucire uno strappo su una mia camicia (disintegrata da lui) e mia sorella che messaggia, con tutta probabilità col suo ragazzo, mentre mio padre fotografa fuori dalla finestra degli uccelli.
-Oh ciao tesoro, come è andata oggi? Ami non ha tutti i giorni come hai tu, quindi non può accompagnarti ogni volta, tutto bene? –
-Si mamma, tranquilla-
-Amu, e la cartella? –
Spalanco gli occhi, mettendomi una mano sulla bocca e spalancando gli occhi, gemendo.
-L’ho dimenticata in ufficio! Devo correre e riprenderla! Vado subito, non aspettatemi! –
-Aspetta! Ami accompagnala-
-E va bene, stai più attenta la prossima volta, andiamo sorellina-
Mi imbroncio, seguendo mia sorella fuori dalla porta e piano avviandomi con lei verso il Seyo Madhouse.
-Ami, un po’ più veloce? –
-Ma siamo arrivate! –
Alzo la testa, guardando il manicomio e sospiro.
Mi avvicino silenziosamente alla guardia, toccandole la spalla e facendola girare di scatto, mentre imbraccia il fucile.
-S-scusi! Ho dimenticato la mia cartellina scolastica nell’ufficio, potrei entrare a riprenderla? –
La guardia si calma, abbassando il fucile e guardandomi intensamente.
-E lei? –
Chiede, indicando mia sorella con un gesto del capo.
-È con me-
-Va bene, ma fate in fretta, non potreste nemmeno restare-
-La ringrazio, devo fare i compiti, scrivere la relazione sulla seduta di oggi, grazie! –
-A proposito Amulet-
Mi giro, guardando la guardia con curiosità.
-Lui dice spesso il tuo nome-
Arrossisco un po’, chinando il capo per non farlo vedere.
-Ho capito, starò attenta-
Prendo la mano di mia sorella, entrando e andando a passo di carica nell’ufficio.
Mi guardo intorno, individuando la cartella e prendendola, aprendola per controllare se c’è tutto.
Manca il quaderno di psicologia, dove cavolo può essere? Dovevo prendere appunti della seduta…Stregatto!
Deglutisco, guardando mia sorella, che è piuttosto annoiata.
-Abbiamo finito? –
-Manca il quaderno di psicologia-
-E chi lo può avere?! Dio Amu, devi stare più attenta-
-I-il problema è che lo ha S-Stregatto-
Ami spalanca gli occhi, prendendomi per le spalle e scuotendomi.
-Vuoi dirmi che devi andare da lui per farti ridare il quaderno?! Nella sua cella? Faccia a faccia con lui? –
-Si-
-Sarebbe la prima volta che lo vedo di persona…Amu ti prego, se è così importante, sbrigati-
Annuisco, mentre esco e inizio a correre, sentendo mia sorella dietro di me.
Arrivo davanti alla porta del piano sotterraneo, l’unico non sorvegliato (per via che l’unico che è presente su quel piano è Stregatto, e dal piano sotterraneo non riesce a uscire, o così credono), digitando il PIN d’accesso.
La porta si apre con un momento di sirena e un suono metallico, così mi affretto a prendere la tessera per uscire anche da dentro, aspetto mia sorella -che ne ha presa un’altra- e chiudo la pesante porta.
Stanza duecentovent’otto, Stregatto.
Mi avvicino, prendendo le chiavi che sono accanto alla porta -usando sempre la tessera- e osservando la porta aprirsi.
-Jolly, Jolly, Jolly…ho visite? –
Alza la testa, spalancando gli occhi appena mi vede con sincero stupore, cambiandolo subito con divertimento e…felicità?
-Jo…Confettino? Che ci fai qui? Hai visto che ore sono? Non dovresti andare in giro a quest’ora di notte, potresti farti male, e ripeto, sono l’unico che lo può fare. La tua amica si fa vedere oppure no? A PROPOSITO! Grazie per il quaderno! GRAZIE MILLE! Hai scritto un sacco di cazzate, sul serio, MA CHE VI INSEGNANO? Le uniche cose giuste sono…le tue osservazioni su di me! Ahahahah! –
Sospiro, entrando nella stanza e sedendomi accanto a lui, che è poggiato sul letto (se così si può chiamare) e incatenato.
-Sai, mi è venuta in mente una canzone, la conosci? LA CONOSCI? –
-Fammela sentire-
-Ahahah! Okay, grazie confettino!
 
 Spirits supernatural
 Are shy, what's all the fuss
 But bags of bones seem so unsafe
 It's semi-serious!
 
 Spooky scary skeletons
 Are silly all the same
 They'll smile and scrabble slowly by
 And drive you so insane!
 
 Sticks and stones will break your bones
 They seldom let you snooze
 Spooky scary skeletons
 Will wake you with a "boo"! –
Sorrido, annuendo e riproducendo la canzone cantata dalla sua splendida voce nella mia testa, più e più volte.
-Spooky scary skeletons, vero? Non mi aspettavo ti piacesse cantare-
-Mamma cantava sempre, diceva che metteva gioia, a me fa ridere! E quando non ci sei lo faccio, perché è l’unica cosa che non mi annoia; tieni! –
Mi passa il quaderno con un piede, facendomi ridere.
-CHE C’È? –
-N-nulla, solo…con tutte le volte che ti togli la camicia non lo puoi fare anche ora invece di prendere il quaderno con il piede? Ahahah! –
-Hai una risata sul serio fastidiosa, eppure la continuo a sentire, ad ammirare e a desiderarla; perché? –
-A-Amu dovremmo andare-
Guardo mia sorella, ricordandomi solo in quel momento che è lì, che ha visto tutto, e in un lontano angolo del mio essere vorrei ucciderla, cancellare le tracce di quello che c’è tra me e S, mantenendolo un segreto.
-Un attimo-
Allungo una mano, mentre Mr.S mi guarda dubbioso.
Si sposta un po’ indietro e io rimango ferma, aspettando che lui si fidi.
È come un gattino, deve fidarsi prima di farsi accarezzare.
Si sposta in avanti, facendosi sfiorare e sobbalzando al contatto.
-Sono solo io, tranquillo-
Rilassa le spalle precedentemente tese, i muscoli del viso e il corpo, lasciando che io passi la mano tra i suoi capelli e sul suo viso, trascinandolo lentamente giù, con la testa poggiata sulle mie cosce.
-Hai sonno? –
-Non riesco a dormire, è da anni che non dormo…e questo mi permette di pensare, di vedere e divertirmi! –
-Non dormi mai? –
-Non posso, ho provato, il primo anno mi sono bevuto ben tre boccette di sonnifero, di quelli forti, non ha funzionato-
Continuo ad accarezzarlo, vedendolo sempre più rilassato.
-Ora devo andare Mr.S…non posso restare-
-Nemmeno cinque minuti in più? –
-No, scusami-
-Cattiva ragazza! Prometti, prometti una cosa: tra poco è Natale, non mi abbandonare-
-Mai…cioè, no-
Si alza, poggiando la sua fronte sulla mia e sorridendo.
-Bene, perché ho un regalino per te-
 
 
-Quindi in questa scuola si fanno balli per ogni festività? Cioè Halloween, Natale, Carnevale e cose simili? –
-Esatto Soma, il prossimo è il ballo di Natale che ci sarà tra nove giorni, quindi il prossimo venerdì; il consiglio studentesco preparerà la sala, il buffet e tutto il necessario per un ballo, noi insegnanti dobbiamo solo controllare che i ragazzi non si facciano male, che non ci sia alcol, e non facciano cose che non dovrebbero-
Alzo le spalle, annuendo con la testa.
-E spiegatemi, l’unica che non c’è è quella di arte? –
-Si, si sposa il giorno di Natale e ha preso le ferie per organizzare il matrimonio e fare la luna di miele-
Sospiro, pensando ad un matrimonio il giorno di Natale.
Deve essere interessante, ma non mi sposerei mai in un giorno del genere, in realtà non ho mai pensato al matrimonio prima.
Guardo tutti i professori, scuotendo la testa.
Ma perché dovevo finire proprio qui? Non c’è assolutamente niente di divertente, l’unica cosa un po’ interessante è vedere quel biondo cercare di conquistare Jolly, mentre lei pensa solo al capo.
Abbasso il capo, chiedendomi come fa una ragazza ad innamorarsi di uno come lui, lo rispetto sia chiaro, ma se fossi una ragazza non me ne innamorerei mai, è troppo…diverso e pazzo, finirei molto male, mi farebbe solo dolore.
Non la capisco proprio Jolly.
 
 
-Come lo sognate il vostro matrimonio? –
Guardo la prof, del tutto confusa e scioccata.
Alzo la mano, prendendo un profondo respiro.
-Amulet-
-Cosa intende? –
-Chi vorreste come consorte, come vorreste la cerimonia, che caratteristiche dovrebbe avere la vostra metà, come dovrebbe essere la luna di miele; cose del genere-
-E scusi, dobbiamo scrivere? –
-Ma certo! Però prima magari parlatene con il compagno di banco-
Mi guardo intorno, sospirando.
Siamo a…socializzazione? Bah, non so, altro programma psicologico in questa scuola.
Vicino a me c’è Utau, davanti Rima e vicino a Rima Yaya.
-Già, Amu come vorresti il tuo matrimonio? –
-Iniziate voi magari? Sapete che odio parlare per prima-
-Okay: il mio lo vorrei in riva al mare, con un bellissimo ed elegante vestito bianco e un sacco di invitati, una splendida cerimonia e il meglio, la festa, balli e balli; di sicuro il mio consorte dovrebbe essere uno come…il nuovo prof di ginnastica, se non lui! E la luna di miele alle Hawaii! –
Ridacchio, fissando Utau che non è stata mai così eccitata. Ha sempre amato i matrimoni, al contrario di me, e ne ha sempre voluto avere uno molto elegante e bello.
-Rima tocca a te-
Rima sospira, osservandoci.
-Io mi sposerò con il figlio di uno degli amici dei miei genitori, ha circa venti anni e andava a questa scuola prima di noi, quando finirò anche io lo sposerò; lo porterò anche al ballo di Natale-
-Quindi tu sei promessa in sposa? –
-No, abbiamo deciso io e lui che ci sposeremo, ci amiamo e quindi…i miei genitori ne sono molto felici, e lui è uno dei pochi che non mi fa da servetto o cose simili; vorrei sposarmi in una chiesetta, avere un bell’abito ma semplice, con giusto amici e parenti più stretti e cerimonia non troppo complessa; una cosa da poco e vera, non esagerata, la luna di miele decideremo al momento-
Sorrido, annuendo.
-Yaya-
-Io voglio sposarmi con Kairi, il mio ragazzo! –
-Stai con il presidente del consiglio studentesco? –
-Lo sanno tutti Amu! Comunque voglio farlo in un grande giardino, avere un bel vestito gonfio con delle caramelle rosa sopra, una torta al cioccolato enorme e un sacco di dolci e cibo! La cerimonia deve essere carina e i balli dolci…adoro i dolci!
La luna di miele…non lo so! –
Tutte e tre mi guardano, scrutandomi per bene.
-Tocca a te Amu! –
-Si, il tuo faccino da bambola sarebbe perfetto con un bel velo che lo contorna! –
Sospiro, sorridendo al nome “faccino da bambola”; lui mi chiama bambola a volte, sottolineando il fatto che sto in posa, e se gli altri non mi muovono io non faccio nulla.
Gli occhi più di tutto, schermati, senza vita e senza emozioni, che guardano ma non guardano: mi animo solo con lui.
Sposarmi eh? Con lui…sarebbe bello.
Sposarsi? Ma sei scema? Vuoi morire vero?! TI SEMBRA CHE UNO COME ME TI TIENE SOLO PER POI SENTIRTI DIRE “tesoro ma ci sposeremo?”?! COS’HAI CHE NON VA? Senti Jolly…io, tu, noi, non possiamo essere normali, sposarci e cazzate varie, okay? Sarebbe STUPIDO! E poi non voglio avere vincoli stupidi, inutile donna! Ed ora vieni da papino che ci divertiamo
Sorrido, pensando a come la mia vita sarà se rimarrò con lui. Niente matrimonio, niente amore, solo ossessione e passione, niente delicatezza, romanticismo o cazzate simili: no, nulla, solo noi, pazzi come siamo.
-Amu! Allora? –
-Io non voglio sposarmi-
Spalancano gli occhi, piegando la testa di lato e incitandomi ad andare avanti.
-Perché? –
-La persona che mi…attira, non ci sposeremo mai, lui odierebbe farlo, importa solo l’attaccamento l’uno all’altro, basta, niente vincoli, niente patti, solo fiducia-
-È bello, ma così non hai nessuna, ecco, certezza-
-In qualche modo avremo un matrimonio, a modo nostro, ma lo avremo-
Spara. Dimostrami chi sei, cosa sei e chi vuoi essere. Dimostrami che sei mia, dimostrami che sei fedele, come io l’ho mostrato a te” Si, si mi piace.
-Bene, ora potete scrivere! –
Smetto di sorridere, scrivendo bello grande “non mi sposerò” in mezzo al foglio, ridacchiando.
 
 
-Un ballo? DIVERTENTE! Fai preparare quello che ti consegnerà la piccola Jolly entro il giorno prima di quella stupida festa…se sbagli ti faccio uccidere-
-Certo signore-
-Somy? –
-Si? –
-Per caso qualcuno ha intenzione di chiederle di andare lì? –
-Si, ma solo un ragazzino che lei non calcola nemmeno-
-Bene; non perderla di vista, ballaci se possibile, l’importante è non farla toccare da altri, intesi Somy? –
-Certo capo-
Metto giù il telefono malamente, ridendo.
-Hey tizio?! –
-Che vuoi merda umana? –
-Questa è nuova…un foglio, dei pastelli e una matita! –
-Perché? –
-Devo disegnare! –
-Sei strano forte, però ti avverto, sarai sempre incatenato e con quattro guardie in più-
-Va bene! –
Mi tolgono la camicia di forza, consegnandomi un foglio, dei pastelli e una matita, come richiesto.
In grande sopra scrivo il titolo: attenti non so disegnare! Scherzo…fatelo in tempo o morite.
Inizio a lavorare, sorridendo al primo regalo concreto; spero le piaccia…io ne vado matto.
 
 
-E-elettro-shock? Ma Stregatto non è come gli altri pazienti, non servirebbe a nulla se non ad aumentare la sua pazzia! Vi prego non lo fate! –
-Capisco le sue preoccupazioni dottoressa, ma è la procedura; non siamo mai stati in grado di farglielo a causa delle sue fughe lampo, ma questa volta, solo questa che l’abbiamo a portata di mano, alla nostra mercé, lo faremo, proveremo anche con lui questo metodo-
-D-devo assistere per forza? –
-È la sua dottoressa, deve-
Sento le lacrime agli occhi, ma le trattengo, non facendo vedere a nessuno quanto m piange il cuore: ora vedono solo una dottoressa preoccupata per il proprio paziente, nulla di più.
Sospiro, annuendo.
-Fatemici almeno parlare; lo potrò vedere nelle vacanze di Natale? –
-Se lo ritiene necessario si-
-Ovvio! S-scusate, io vado-
Inizio a camminare di fretta verso il mio ufficio, entrando e accasciandomi a terra.
Elettro-shock, una cazzata a mio parere, serve solo per fonderti il cervello.
-Dottoressa, adesso-
Annuisco, alzandomi e seguendo le due guardie che -senza bussare- sono entrate nel mio ufficio.
Arriviamo ad una delle stanze dell’elettro-shock, dove lui è già legato al tavolo e ride.
-S-Stregatto? –
Gira di poco la testa verso di me, per quel che riesce, e mi guarda malissimo; mai, mai nel periodo che l’ho conosciuto ha fatto così, mai mi ha odiata così tanto, mai ha voluto punirmi più di ora.
-Fatemici parlare, da sola-
Escono tutti senza fiatare, mentre io mi avvicino a S e mi siedo accanto a lui.
-Dottoressa? Lei mi odia? È per questo che lo fa? –
-Io non voglio, ma è la procedura; cazzate, vi friggono dieci volte di più il cervello così, tu sappi solo che non vorrei, Kitty-
Mi guarda stranito, per poi ridere.
-Bel nome! Allora stai imparando cara, stai uscendo; non mi chiamare più così! –
Che sbalzi d’umore, che belli.
Sospiro, facendo cenno a quelli fuori di entrare e subito azionano la macchina.
Vedo Stregatto fissare i due elettrodi di metallo e guardare me, che ho tutta la vogli di fermare tutto qui e subito.
Ha uno sguardo turbato, come se ricordasse qualcosa e non volesse assolutamente ripetere; gli hanno già fatto questa tortura?
-Bene stronzo, si inizia-
Stringo il pugno appena quelle cose di metallo di poggiano sulle sue tempie e lui tira un urlo, ridendo successivamente.
-E questo che è?! COSI’ POCHI VOLT? NON MI FATE NULLA, NULLA! AHAHAHAH! –
Continuano, indisturbati dalle urla di Stregatto, dalle parole offensive, dalla sua risata o dal suo dimenarsi sul tavolo con gli occhi spalancati.
Dopo non so quanto finiscono finalmente, sospirando di sollievo; erano un po’ agitati sì?
Mi alzo di scatto, avvicinandomi a S e accarezzandogli le tempie ustionate.
-Mi spiace, mi spiace molto Kitty, non volevo accadesse-
-Tranquilla Amulet! Tieni questo, nella mia mano destra-
Guardo la sua mano destra, vedendo un fogliettino piegato tra le dita, così mi allungo per prenderlo, facendolo sembrare un semplice controllo.
-S-sembra stare bene, però è pazzo come prima; lo dicevo che non funzionava, ascoltatemi la prossima volta; vi lascio, vedrò Stregatto domani-
Esco di corsa, rifugiandomi nel mio ufficio e leggendo quello che c’è scritto sul bigliettino.
Jolly, non aprirlo nemmeno per sogno, muori se lo fai! Dallo a Somy domani, e non sbirciare! Ah…se ti chiedi cosa farmi per regalo nulla di materiale, può essere qualcosa che metti tu e fa felice anche me, però non osare fare qualcosa di materiale a me! Mr.S.
P.S: se disubbidisci di nuovo questa volta ti torturo per davvero mia cara
Okay, a Somy domani, si può fare; chissà, magari è un regalo.
 
 
-Somy! –
Oh no, lei no.
-S-si Jolly? –
Mi giro verso Jolly, guardandola esitante.
-Ecco, questo è da parte di Kitty, oh scusa, S, a domani! –
Prendo il foglio bianco che mi ha consegnato e lo stringo un po’, per poi aprirlo.
N-no! Il capo non può averlo fatto…ma è qui, la scrittura e il tratto sono sue.
Sospiro, ripiegando il foglio e mettendomelo in tasca, osservando Jolly saltellare via per poi calmarsi, scuotere la testa e tornando “normale”, raggiungendo le sue amiche dietro l’angolo.
Mi incammino verso la mia prossima classe, ma qualcosa mi fa fermare sui miei passi.
-H-Hoshina Utau, verresti con me al ballo di Natale? –
Fisso la coppietta davanti a me, soffermandomi su Utau; lei mi incuriosisce e interessa, ma nulla di più, eppure se la vedo con un qualsiasi ragazzo ho voglia di fare un buco in testa a chiunque ci parli e tenerla tutta per me.
-Mi spiace ma lo ripeto, non verrò accompagnata da un cavaliere, ci vado con le mie amiche, scusami-
-N-non importa! Grazie per avermi parlato! –
Sospira, allontanandosi da quel damerino e sparendo dalla mia vista; probabilmente si annoia a ricevere tutti questi inviti mentre lei a malapena conosce quella persona.
Scuoto la testa, guardando l’ora e maledicendo tutto.
Non importa quella studentessa. Non importa chi è. Non importa. Io sono qui per il capo. Io sono qui per Jolly. Io sono qui perché ho qualcosa da fare. Io sono qui perché è quello che faccio sempre, eseguire gli ordini. Ordini, ordini e solo ordini.
 
 
-Con chi andate al ballo? –
-Al ballo? È fra sei giorni se non erro-
-Esatto! Io ci vado con Kairi! –
Guardo Yaya che saltella felice e sorrido, pensando al prof di ginnastica.
-Utau tu con chi vai? Hai così tanti ammiratori che avrai di certo un cavaliere! –
-In realtà ho deciso di andare con voi, ma dato che Yaya è con Kairi e Rima con il suo fidanzato ci andrò con Amu; Amu, non hai un accompagnatore vero? –
-No, e non ho intenzione di averlo, serata tra amiche? –
-Serata tra amiche! –
Amu è così diversa ultimamente, così…distante, persa e immersa in mondi dove noi non guarderemo mai; che le sta facendo il suo paziente? Sembra la stia facendo impazzire, ma Amu non può impazzire, non deve.
-Amu, hai già un vestito? –
Mi guarda spaesata, scuotendo poi la testa.
-No, non trovo nulla che mi soddisfi e quindi credo che arriverò all’ultimo, di nuovo-
-E ti prenderai un vestito terribilmente semplice e orribile? Mai amica mia, ti aiuto io! –
-Utau non serve, tu hai già un vestito, come al solito, non devi aiutare anche me-
-Ed invece sì! Rima, Yaya, voi avete già il vestito? –
-Kairi mi ha accompagnato a prenderne uno l’altro giorno! –
-I miei me ne hanno fatto fare uno a posta-
Sospiro, prendendo Amu per un braccio e tirandola verso di me.
-Allora rimaniamo io e te amica mia, mancano solo le scarpe a me, un po’ di sano shopping ti ci vuole a volte-
-Utau non oggi, ho una seduta, facciamo domani che è sabato-
-E va bene, che barba però-
Prende troppo sul serio questo stage, io non l’ho nemmeno ancora richiesto!
-Utau se non ci sbrighiamo faremo tardi! Muoviti! –
Mi prende lei il braccio ora, iniziando a trascinarmi in classe.
-Ciao ragazze, a dopo! –
-A dopo! –
Okay, Amu…cos’hai?
 
 
-Utau, è inutile! –
-Qualcosa troveremo, ne sono contenta, ed ora a fare compere! –
Utau è mezz’ora che mi trascina verso il centro commerciale per comprare quello stupido vestito che non troveremo mai, ed ora eccoci davanti a questo imponente edificio.
-Di che colore lo vuoi? –
-Rosso scuro-
Sospira, sorridendo e trascinandomi davanti ad un negozio con la vetrina tutta agghindata con palline rosse e un paio di vestiti fuoco esposti.
-Qui! Dai entriamo! –
Utau mi trascina dentro, iniziando a farmi provare diversi tipi di vestiti eleganti rossi, larghi, stretti, corti, lunghi, brillanti, opachi, a più tinte, tinta unica, con varie fantasie e varie cuciture, con e senza maniche, ma nulla mi va bene.
-Okay, qui nulla, andiamo avanti! Ci sarà qualcosa! –
Iniziamo a girare per ogni negozio che possa avere qualcosa per la festa di Natale a scuola di rosso scuro, non trovando mai nulla che mi vada bene o che mi accontenti.
Alla fine, quando abbiamo finito i negozi, ci sediamo stremate su una panchina e sospiriamo.
-Scusa Utau, mi spiace molto ma sono incontentabile, i miei gusti sono complicati e non troverò mai nulla! –
-Ma ci deve essere un modo, se te lo fai fare? –
-In una settimana e un giorno? E poi non ho idee! Che devo dire?! –
-Scusa Amu-
-No, qui quella che si deve scusare sono io; Utau, andiamo a prendere le tue scarpe? –
Le si illuminano gli occhi, e mi guarda subito sollevata.
-Se a te non dispiace-
-No, andiamo-
Andiamo nel negozio più grande e fornito di tutto il centro commerciale, e Utau va subito sui decolté con un bel tacco alto e brillanti.
Cerca, prova, si lamenta e storce il naso, fino a che non trova qualcosa che la interessa un po’.
-Utau, e queste? Mi sembrano ancora meglio di quelle-
Le faccio vedere un paio di decolté con la punta aperta, rosse e brillantinate, con un tacco non grosso ma nemmeno a spillo, semplici e comode, e a mio parere perfette per Utau.
-Sono meravigliose! Ci staranno benissimo con il vestito! Fammele provare! –
Le consegno la scatola con il suo numero, osservandola mentre eccitata si mette le scarpe, camminandoci.
-Stupende, le prendo! Amu sei una benedizione! –
-Mi spiace solo non aver trovato nulla-
-Tranquilla, qualcosa troverai…-
 
È martedì sera…e non ho ancora trovato uno straccio di vestito.
Stregatto mi sta risollevando il morale, dicendo che di sicuro avrò fortuna e lo troverò, ma non ci credo molto.
Quel ficcanaso è riuscito a farmi dire tutto sul mio recente cruccio, per poi ridere…questo mi ha sul serio alleggerita, però ora sono di nuovo giù, non averlo davanti è una tortura.
-Amu, ciao! –
-Ciao Ami, che hai? –
-Prima è arrivato un pacco per te, è piuttosto grande e pesante, l’ho portato in camera tua; hai ordinato qualcosa? –
-Affatto-
Vado al piano di sopra, aprendo la porta della mia stanza e guardando il letto, dove c’è un enorme scatola nera.
Sopra c’è una grande “S” e basta.
Sbatto gli occhi più volte, chiudendo la porta dietro di me e andando verso il pacco.
Mi siedo sul letto, toccando la scatola esitante, per poi scoperchiarla.
Centro c’è un vestito rosso accuratamente piegato, così piano lo prendo e lo sistemo, facendolo vedere tutto.
È meraviglioso!
Ha un corpetto con la scollatura a cuore senza maniche, una gonna molto ampia e gonfia in un tessuto molto morbido e leggermente lucido, seta; sopra la gonna un paio di strati di morbido e trasparente velo rosso chiarissimo, con vari brillantini mediamente grandi oro e argento, che arriva giusto un centimetro o due sopra la fine della gonna.
La seta che compone tutta la gonna è rosso cremisi, un rosso piuttosto scuro, e sotto all’intera gonna c’è una sottogonna gonfia e morbida rosso cremisi, quasi nero.
Il corpetto è rigido e con un reggiseno interno, un paio di brillanti argento sparsi per la parte iniziale, quasi sistemati per formare un cuore, e il rimanente con un po’ di brillanti oro.
In vita un nastro morbido e stretto nero che fa una punta verso il basso, con una “J” in oro al centro.
Il contorno del corpetto è praticamente nero, dando così sfumature incredibili, come le pieghe del vestito danno all’intero capo da altre parti.
Il dietro per la gonna è uguale al davanti, tranne che non c’è il nastro legato in vita.
Il vestito lascia scoperta la schiena, formando un cuore quando non lo si indossa per il fatto del vedere il davanti e del nastro nero che fa la punta del cuore dietro, uguale al nastro davanti ma che parte dalle ascelle e si ferma a metà schiena.
Dalla punta parte una strisciolina di tessuto, a cui è appesa una “S” in oro.
Davvero stupendo, meraviglioso.
Lo poggio delicatamente sul letto, facendo attenzione a non rovinarlo o a farlo toccare terra.
Prendo una strisciolina rossa che era subito sotto il vestito e la fisso.
Un girocollo, un girocollo rosso sangue con una S e un J in argento proprio al centro.
Fisso le due fasce nere e le prendo.
Okay, queste vanno messe sulle braccia, proprio a metà del bicipite.
Li sistemo tutti e tre sopra il vestito, osservando poi la scatola che ha un’altra scatola dentro.
Nera anche questa e con la stessa S di prima, ma molto più piccola.
La apro, spalancando gli occhi e sorridendo.
Un decolté con un bel tacco alto, rosse con del pizzo nero che le ricopre del tutto, e un piccolo fiocco dietro che richiama lo spirito natalizio.
Fisso la scatola, trovandola leggermente più profonda per quello che conteneva, eppure le cose erano assolutamente sistemate perfettamente dentro, senza avanzare spazio.
Sul fondo c’è un biglietto, che prendo subito.
Primo regalo mia cara…bah, non proprio! Guarda più in fondo Confettino! Ci vediamo. S
Metto giù il biglietto, dandomi della stupida.
Chi poteva mandarmelo se non lui?
Tocco il fondo della scatola, trovandolo stranamente troppo morbido, così infilo le unghie ai lati e tiro.
Il fondo si leva, lasciando spazio ad una visione meravigliosa.
Due pistole molto particolari poggiate con cura sul vero fondo, due fondine per gambe…e anche un altro fogliettino.
Prendo una delle due pistole, togliendola dal fermo che avevano per non farle muovere per tutto il pacco e la osservo.
È piuttosto piccola ma meravigliosa, con giochi di oro e argento che si intrecciano e l’impugnatura verde scuro, con sfumature che lo fanno sembrare liquido.
Intorno parecchi brillantini blu e argento, con altri disegni astratti.
Al centro dell’impugnatura un cavallo che si impenna fatto d’argento brillantinato, con sopra la parola “Carousel”.
Sul grilletto sembra ci sia stampata una foglia, e la canna ha immagini astratte che sembrano onde, verdi e blu, con brillanti dello stesso colore e in più argento.
È sul serio particolare per una pistola, nel mio stile, ma assolutamente bellissima.
La ripongo con cura, prendendo l’altra e osservandola.
È leggermente più semplice dell’altra, tutta argentata tranne l’impugnatura, che sembra fatta d’osso con incisioni nere a tema astratto sul fondo.
È una di quelle pistole piccole che hanno il caricatore cilindrico a rotazione, con una grossa, corta canna, dove c’è scritto “Jolly”, e sotto in più piccolo “magnum CTG”
L’intera parte in argento è a tema floreale, dipinto in nero e molto femminile, con una stella in un cerchio vicino all’impugnatura.
Le amo!
La ripongo, prendendo il biglietto e aprendolo.
Vero regalo, vedi di farne buon uso e non spararti! Se non le sai usare…si chiama apprendimento autonomo e sul campo! S.
Rido, mettendo via anche il bigliettino e chiudendo il doppiofondo, riponendo le scarpe dentro la scatola che rimetto dentro il pacco, piegando il vestito e riponendolo insieme a collana e cosi neri.
Chiudo il pacco, lasciandolo sul letto e andando al piano di sotto.
-Amu che era? –
Guardo mia sorella e mia madre, che probabilmente sapeva già tutto.
-La mia piccola ha ricevuto qualcosa da un ragazzo?! –
Sorrido, guardando la mia famiglia.
-Tranquilli, era solo un regalo, un meraviglioso regalo-
 
 
Angolo autrice:
Eccomi gente! Tornata con un nuovo capitolo che è più incasinato dello scorso, almeno credo.
Lo so, cambiano un sacco di persone e in questa storia gli eventi passano in fretta, le settimane volano, però guardate, siamo al sesto capitolo e sono passate solo due settimane dal primo cappy, non credo vada così veloce la storia, alla fine di questo capitolo è iniziata solo la terza!
E se va troppo veloce…tranquilli che tra un paio di capitoli gli eventi inizieranno ad essere più tranquilli, beh non proprio, ma ad esempio un capitolo sarà concentrato su un solo giorno, o al massimo due o tre.
 
Come vi è sembrato? Le pistole di Amu sono carine? Il vestito? L’ho ideato totalmente io quindi scusate se è pessimo e se non posso mettere l’immagine, comunque queste sono quelle delle scarpe di Amu e delle pistole (prese a caso da internet, lasciate stare scritte varie):
 
 
Modificate la scritta incomprensibile con Carousel.


Mettete Jolly sulla canna


Immaginatele rosse con pizzo ugule e fiocco dietro.
 
E queste quelle delle scarpe di Utau, il vestito verrà più avanti:
 

Rosse
 
Allora…domande? Curiosità? Magari volete sapere se Utau e Kukai si metteranno mai insieme? Non ve lo dico, leggete e scoprite, perché è il bello di una storia!
Spero non vi abbia annoiati, e dato che Amu e Ikuto (come gli altri personaggi) non hanno voglia di parlare per via della depressione -la causa è la storia- vi saluto qui io!
Ciao, alla prossima domenica.
Baci Blue!

   
 
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