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Autore: Aniadellacqua    02/10/2016    1 recensioni
Perché Raffaella non l'ha mandato al diavolo, quel giorno, quando le disse tutte quelle cose orrende? Con il suo aspetto e la sua testa avrebbe potuto trovare molto di meglio di un idiota senza nemmeno il diploma come lui.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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IN SALITA, ZOPPICANDO


 

Ogni passo di Michele è più difficile del primo. Dalla gamba destra gli arrivano delle fitte tremende che gli percorrono tutto il corpo. Ad ogni passo maledice Raffaella, la sua testardaggine, la sua insistenza nel volerlo portare in Sardegna. Questo viaggio ti sbloccherà, vedrai. La tua vita non è finita. Così ha detto la fidanzata davanti al suo ennesimo rifiuto. L'incidente non lo ha ucciso, no, ma ha messo fine alla sua carriera di calciatore, ha messo fine alle sue giornate in motocicletta sull'appennino insieme ai suoi amici. E' strano, svegliarsi in un letto di ospedale, avere le ossa rotte, è assurdo rendersi conto che una parte del tuo corpo non c'è più. Michele ha perso metà della sua gamba destra, sta in piedi grazie alla protesi che gli hanno creato, può camminare, può essere come tutti gli altri. Ma nessuna parola dei suoi dottori è stata capace di rincuorarlo, di fargli dimenticare che per un imbecille ubriaco, da un anno a questa parte non è affatto più, come tutti gli altri. Gli manca un pezzo. La sua gamba. Rallenta, il fiato corto, il sudore gli scende lungo la fronte, guarda la schiena di Raffaella che va avanti. Poteva lasciarlo, non si sarebbe aspettato nulla di diverso da una ragazza rimorchiata in discoteca. Quando glielo disse era appena arrivata nella sua camera, con la faccia sconvolta. Stava con lui solo per i soldi e la possibilità di vantarsi con le amiche di stare insieme ad un calciatore che forse, un giorno, sarebbe passato insieme alla squadra in serie A. Quindi, insomma, se era per quello di sicuro non ci sarebbe stata alcuna ragione per lei di rimanere insieme a ciò che di lui, rimaneva. Raffaella se ne andò, in lacrime, senza dire una parola. Bella Raffaella, fisico da cubista, spigliata, provocante ma anche intelligente. Mentre Michele tira calci ad un pallone in un campo da calcio, lei studia giurisprudenza all'università. Vuole diventare un avvocato. A Michele tremano le mani, vorrebbe solo accasciarsi all'angolo del sentiero roccioso e non alzarsi più. Si sente un miserabile, prima riusciva a correre per ore ed ore senza fermarsi e adesso una lenta, accomodante scarpinata in collina gli fa desiderare di morire per non dover riprendere ad avanzare. Raffaella rallenta, fino a fermarsi, la vede mentre si accuccia, sta fissando qualcosa a terra.

«Michele, vieni a vedere.»

Perché Raffaella non l'ha mandato al diavolo, quel giorno, quando le disse tutte quelle cose orrende? Con il suo aspetto e la sua testa avrebbe potuto trovare molto di meglio di un idiota senza nemmeno il diploma come lui. Perché è tornata due giorni dopo con una borsa piena di vestiti, con il solito sorriso da furbetta sulle labbra, ben truccata, ben vestita. E' tornata piena di buone intenzioni, di programmi per il futuro. Lo ha accompagnato a casa dei suoi genitori, si è offerta di portarlo alla fisioterapia ogni singolo giorno e lo ha fatto. Nonostante gli esami, lo studio. Ha continuato a stare al fianco di Michele nonostante le sfuriate, la frustrazione che si è ritrovata vomitata addosso, le crudeltà gratuite. Questo non sei tu. Semplice affermazione, semplice verità. Sbattuta in faccia senza urla o recriminazioni. Il mio Michele non è così. Lui è da qualche parte, abbattuto e triste ed io non lo lascerò solo. Il suo Michele. Che oltre ad avere un bel corpo, un bel volto, una gran bella carriera all'orizzonte è anche spiritoso ed energico, pieno di voglia di fare. Avventuroso ed innamorato di Raffaella che non è solo una facile tipa della discoteca. Si obbliga ad avanzare Michele, la fidanzata è ad un paio di metri. La mano sinistra è sudata attorno al sostegno della stampella che, si è convinto, si dovrà portare dietro tutta la vita. Si ferma alle sue spalle, il cuore gli batte impazzito in petto, quasi si sente svenire.

«Guarda qui.»

Si sposta la ragazza così che Michele possa effettivamente vedere cosa gli sta indicando. Una tartaruga. Il guscio è marrone e giallo, avanza con lentezza, incerta. Non capisce che cosa ci sia di interessante nella bestiola, finché, compiuto un altro passo si rende conto che una zampa della tartaruga manca degli artigli, come se qualcosa l'avesse mutilata. Magari un predatore, magari una sfortuna della natura che così l'ha voluta. La tartaruga ha il guscio grosso, sarà lunga più o meno dodici o tredici centimetri. Non è un cucciolo di certo.

«Lei non potrà mai correre. Non potrebbe nemmeno se lo volesse. E' una tartaruga. Eppure, anche se ha una zampa ferita, non si ferma.»
La voce di Raffaella è tranquilla, come tale è rimasta durante l'ultimo anno infernale che ha passato. Guarda la tartaruga con affetto, un po' come ha guardato Michele, ogni volta che durante la riabilitazione la scrutava con astio, alla fine del percorso, scosso da brividi e dolore. Lei, il traguardo, la fine del tormento. Ha continuato ad insistere Raffaella, più Michele gridava di voler essere lasciato solo, più lei tornava, proponendo passeggiate, proponendo uscite con gli amici, una pizza fuori con mamma e papà, di comprare un cane. Soluzioni su soluzioni per una situazione data dal diretto interessato per irreparabile, irrecuperabile. Tre giorni prima arrivò portandosi dietro una valigia, senza dire nulla, senza dare ad un irato Michele una spiegazione. Non ci pensare di trasferirti qui! Non ti voglio! Te ne devi andare! Niente. Immune a qualsiasi rimostranza. Entra nella stanza di Michele, infila nella propria valigia, mezza vuota, dei vestiti per lui che, sconcertato vorrebbe avere la forza di cacciarla via. Adesso ti trascino in macchina. Afferma lei. Tanto sei così inutile e debole che non avrai di sicuro le capacità necessarie per fermare una donna. Andiamo in aereporto, ho prenotato un viaggio. Andiamo in Sardegna. E' un posto bellissimo, andiamo a recuperare tutte le passeggiate di un anno. Incontriamo gente. Ricominciamo a vivere. Se alla fine sarai ancora pronto per la bara, allora puoi stare tranquillo, me ne andrò. Non mi vedrai mai più. Tranquilla, calma, controllata. Michele non ha avuto modo di replicare nulla. Come un automa ha obbedito.

«Per favore... Michele... ti prego. Non fermarti. Correrai di nuovo. Devi solo volerlo. Potrai correre. Io non ho fretta. Sono qui per te. Ci sarò sempre se solo mi darai che mi vuoi.»
In un anno, Raffaella non ha pianto una sola volta davanti a Michele. L'ha vista stringere i denti, sforzarsi di essere gentile, paziente. Comprensiva. Raffaella ha fatto di tutto per non farsi distruggere dal dolore del suo fidanzato. E che ingrato che è stato. Per non essersi reso conto di quanto preziosa lei sia. Per averla tratta come fosse la colpevole dell'incidente, la ragione del suo equilibrio andato perduto, della sua instabilità.

«Posso resistere alla tua incazzatura, mi pesa certo ma posso farcela. Perché lo so che il mio Michele c'è ancora però... non mi dire che non mi vuoi. Che devo andarmene via. Non mi chiudere la porta in faccia.»

Raffaella piange e Michele si sente un verme, una vera nullità e non perché non ha più metà della sua gamba destra. Non gli piace fare piangere le ragazze, è stato un imbecille a scuola, è stato un cretino nei pub, nelle discoteche ma non ha mai voluto ferire davvero nessuno. Nemmeno le ragazze con cui non faceva sul serio, quelle con cui si metteva solo perché sexy e disposte più o meno a tutto nel letto. Torna a guardare la tartaruga che li ha lasciati indietro nel mentre, testarda. Vuole arrivare alla fine del percorso. E se può farlo una tartaruga azzoppata, perché non dovrebbe poterlo fare anche lui. Si rimette a camminare Michele, raggiunto da Raffaella a cui stringe la mano. Non le dice nulla, solo se la tira dietro, obbligandosi ad ascoltare ogni singhiozzo e a prendersi la colpa di ogni lacrima che le riga le guance. Seguono la tartaruga, un passo alla volta. Alla fine, dopo un'ora e mezza, raggiungono uno spiazzo verde, si vede il mare. Il sole che presto vi si getterà per tramontare. Raffaella ha smesso di piangere ma non sorride, è stanca, ha portato lei lo zaino, gravato dalle utilità per entrambi. Ha il respiro affannoso ma nonostante i capelli scarmigliati, la polvere ed il sudore, non è meno affascinante della volta in cui Michele la vide in discoteca. Getta a terra la stampella, attirando così l'attenzione della fidanzata che subito fa per raccoglierla. La ferma Michele, che a stento le ha rivolto la parola da che sono atterrati in Sardegna.

«Perdonami.»

Michele abbraccia Raffaella, non sa fare discorsi come lei, non sa esprimere le proprie emozioni a parole. Così la stringe e basta. Lei ricambia esita, per un momento, colta di sorpresa. Non si rimette a piangere perché, Michele lo sa, è una donna forte ma con forza disperata si aggrappa a lui. Al suo Michele. Finché ci sarà Raffaella, non avrà più bisogno di nessuna stampella.

 
   
 
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