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Autore: MaryIsmyname    02/10/2016    0 recensioni
Anne, Nanny, Annika, Hanna, Nana, Ana, Annuccia, Annan, Lucrezia sono tutte legate dalla stessa maledizione, che ha reso la comune mortale ateniese Anne, una donna dalle molteplici vite, a causa di una maledizione creata dalle dee Demetra e Afrodite, promesse spose di Dioniso ed Ares.
Anne, nel 470 A.C è una comune ateniese, la quale viene strappata dalla sua normale e felice vita, dopo essersi innamorata di due divinità ateniesi, prossime al matrimonio. Le sue molteplici vite sono un susseguirsi di passione, morte, vendetta e speranza.
Dopo cento vite, quale dei due sceglierà Anne? E chi vedrà per sempre il sogno della propria vita frantumarsi in un istante?
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
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PROLOGO


(Atene 560. A.C)

 
<< Lei è proprio sicuro di quello che sta compiendo, signor Michelangelo? >> disse Zeus, rivolto al figlio, Dioniso, che in quel periodo si faceva chiamare Marcus. Seppur gli dèi fossero immortali, il ragazzo, il dio del vino, non voleva dare troppo nell’occhio.
Ma era successo.
Aveva dato nell’occhio più del dovuto. Certo, gli ateniesi adoravano lui e le altre divinità, ma la religione non c’entrava affatto. Lei, lo aveva rapito più di qualsiasi altra dea greca che giornalmente vedeva sul Monte Olimpo, da ormai secoli.
<< Lo sono, padre >>
<< E allora non compiete idiozie! Non potrà mai essere reale questa infatuazione! >>
<< Padre. Se solo poteste avere l’occasione di conoscerla di persona, sono sicuro che ve ne innamorereste subito! Insomma padre, neghi dunque il modo in cui io sono venuto al mondo? >>
<< No, Dioniso. Ma, lei è un’altra storia. Non potrà mai esistere una relazione duratura tra voi due. In oltre, con Demetra siete prossimi al matrimonio! Non compiete simili sciocchezze! >>
<< Finchè lei sarà su questa Terra, non ci saranno attimi in cui non smetterò di cercarla, di amarla e di osservarla >>
<< Che succede qui, Zeus? >> chiese una voce proveniente dall’oscurità. Era ormai troppo facile immaginare di chi fosse quella voce. Senza neppur girarmi, riconobbi a chi appartenesse: Ares, il dio della violenza e della guerra. Non era ormai un caso, che fosse ovunque per origliare le conversazioni di altre divinità.
<< Cosa ci fai qui, fratello? >> dissi al ragazzo che ormai si trovava davanti a me: bello, possente, con occhi dello stesso colore dei lapislazzuli, fronte alta, capelli corvini e un atteggiamento da vero ipocrita.
<< Nulla, controllavo che tu non t’intromettessi troppo nella vita di quella ragazza. Come si chiama, scusa? Anne? >>
<< Come fai…? >>
<< Oh, niente di personale. Ma, io e lei ci conosciamo abbastanza bene, e sono sicuro che lei preferisca me a te. Insomma, tu sei così fragile, buono… lei preferisce tutt’altro! >>
<< FIGLI MIEI! Smettetela! State entrambi per convolare a nozze, e solo io e vostra madre sappiamo quanto abbiamo aspettato questa cosa.. e voi cosa fate? Rovinate tutto per una maledetta mortale!? >>
<< Padre, sono nato dall’unione con una donna mortale,e sono sicura che lei non fosse maledetta. E non lo è di sicuro Anne, quindi la smetta di sparlare su una donna perfetta come lei >>
<< Oh, santi Dei! Ma ti senti Dioniso!? >> disse Ares scrutandomi. Ora aveva in mano un bicchierino di frutto proveniente dal monte Olimpo, e lo sorseggiava come se fosse acqua.
<< Tra poco convolerete a nozze, vi proibisco di incontrarla di nuovo. Soprattutto se le vostre spose lo sapessero, per quanto immortali voi siate, non credo riuscireste a vivere un’esistenza felice >>
<< D’accordo >> dissi sconfitto.
<< Ma, la promessa che vi ho fatto prima vale ancora >>
<< Io non ho promesso nulla, quindi, siate liberi di trarre le vostre conclusioni >> disse Ares, uscendo dalla sala in grande fretta.
E già sapevo in quale luogo si sarebbe diretto: la sua dimora.
Dovevo essere più veloce, dovevo cercare di essere migliore, ma ovunque cosa i miei occhi fissassero trovavo sempre il suo volto impressovi sopra. Ma era troppo tardi, pochi giorni e il matrimonio sarebbe stato celebrato, e avrei trascorso la mia intera esistenza con una dea, che probabilmente non amavo neppure. Non importa quali saranno le conseguenze, devo per lo meno guardarla un’ultima volta, seriamente prima che tutto cambi. Cosi, quando mi ritrovai dinnanzi alla sua dimora non ebbi timore a spalancarla con grande forza. L’erba attorno alla villa era stata potata, e ovunque si odorava il timo, e successivamente vidi lei, che era intenta ad osservare il tramonto. Non posso dire, quanto rimasi ad osservarla, ma non indugiai nemmeno un secondo ad avvicinarmi a lei.
<< È stupendo, questa sera >> dissi, togliendole il fiato per la paura.
<< Mi avete spaventata, ma sono davvero lieta di vederla qui con me. Questo è… >>
<< ..il vostro momento preferito della serata. Ne sono a conoscenza >> affermai, prendendole la mano.
<< Ah si, e come fate a saperlo, Michelangelo? >> disse Anne, trattenendo il respiro per qualche secondo, che bastò per osservarla un’ultima volta: capelli castani scuri, tendenti allo stesso colore di Ares, occhi marroni come la terra e un sorriso mozzafiato.
<< Perché mi fissate così ardentemente? >> << Perché credo che questa sarà l’ultima volta, Anne >>
<< E come fate ad esserne così certo, Michelangelo? Insomma, non credo abbiamo fatto nulla di male >>
<< Purtroppo, dobbiamo smettere di vederci >>
<< Non potete dire questo! >>
<< Mi dispiace, ma lei ne verrà a conoscenza, in un modo o in un altro >>
<< Lei chi? >>
<< Sarà terribile per entrambi. Non voglio che vi capiti nulla per conto mio, voglio che viviate la vostra vita >>
<< Lo ripeto: lei chi? >> Senza darle il tempo di aggrottare la fronte, premetti le mie labbra sulle sue, e ci lasciammo andare ad un bacio profondo e perfetto. Era sicuramente un bacio d’addio, non avrei più baciato le stesse labbra, mai più avrei osservato un altro sorriso perfetto come il suo, e mai più avrei sfiorato il suo viso. Tutto sarebbe diventato come una tela ormai dipinta meravigliosamente che era appena stata rovinata buttandogli addosso un vaso d’acqua. Mi staccai da lei, e non riuscì neppure a fissarla negli occhi un ultima volta, che ero già in un’altra strada, in un’altra città… ma soprattutto lontano da Anne.



 
  
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