Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: JustAMermaid    02/10/2016    1 recensioni
Polnareff non riesce a dormire, e pensa che magari Avdol possa illuminarlo del perché.
{ AvPol | scritta per la #avpolweek2016 su tumblr; prompt libero (ho scelto ‘hand reading’) | il motivo della mia morte saranno questi due tbh | sono tornataaaaa :^) }
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Polnareff sbatté le palpebre due, tre volte, una smorfia di stanchezza disegnata sul suo viso. Appena aprì gli occhi poté vedere il cielo trapuntato di stelle del deserto egiziano, la luna appena sopra la sua testa e quella dei suoi compagni. Per quanto fosse bello il paesaggio, il francese avrebbe preferito dormire al momento, visto che comunque si sarebbero dovuti alzare presto.

Che palle. Di solito era abituato a dormire molto di più che di sei misere ore, ma la squadra non si doveva neanche azzardare a partire tardi. Ogni ora persa era solo un passo in più per la vittoria di Dio.

Ma quel bastardo non avrebbe vinto, no. Polnareff credeva in se stesso e gli altri.

Peccato che da quando erano arrivati in Egitto non aveva più dormito. O almeno, continuava ad alzarsi di soprassalto come se avesse avuto un incubo, e non capiva perché. Quello reale era finito da un pezzo, e quel bastardo di C. Geil ora marciva giustamente all’inferno, perché non dormire sogni tranquilli?

Polnareff, in cerca di una distrazione, si mise ad guardare i suoi compagni. Il vecchio Joestar sembrava finalmente dormire senza russare, Jotaro aveva sempre la stessa faccia di quando era sveglio persino quando dormiva, Kakyoin invece continuava a muoversi nel sacco a pelo – Polnareff quasi si mise a ridere pensando che probabilmente aveva steso il sedere su qualche roccia – e Iggy si era appisolato pacificamente tra i due studenti.
Avdol mancava all’appello, però. Il sacco a pelo era vuoto.

Improvvisamente Polnareff sentì una stretta attanagliarli il cuore e un brutto presentimento farsi strada nella sua testa – non ancora, no, non ancora – ma che fortunatamente si spense non appena si accorse di una flebile luce che proveniva da dietro di lui.

Si girò, trovando Avdol che, braccia e gambe incrociate, stava davanti ad un piccolo fuoco, distante da dove gli altri dormivano. Dava le spalle a tutti, il cartomante, e sembrava non essersi accorto del fatto che Polnareff fosse sveglio. Probabilmente stava meditando.

Polnareff ebbe l’istinto di alzarsi e andare da lui, a sedersi e godersi il fuoco. Magari avrebbe potuto illuminarlo sul perché non dormiva più così tanto. Così uscì dal sacco a pelo in modo da non svegliare gli altri e si avvicinò al falò lentamente. Stinse i denti. Dannazione, faceva davvero freddo.

- Buonasera, Jean. Non riesci a dormire?

Il francese rimase di sasso quando sentì Avdol pronunciare quelle parole. Non sapeva perché, ma il fatto che l’avesse chiamato per nome gli fece sparire momentaneamente il fastidio del freddo. Contando anche il fatto che non aveva cercato di far rumore.

- Sono davvero così rumoroso? – disse Polnareff mentre si sedeva al fianco di Avdol.

- Ultimamente? No. Ma riconoscerei i tuoi passi anche da distanze più lunghe.

Polnareff alzò un sopacciglio: - Oh, ma davvero? Beh, questa non me l’aspettavo. Come il fatto che tu sia sveglio.

- Anche tu lo sei, noto.

Al contrario di quanto Polnareff aveva pensato, in realtà l’egiziano non stava meditando, ma aveva lo sguardo fisso sulle stelle. Le guardava studiandole, come se potesse leggere il futuro anche in quelle.

Era felice fosse tornato, e non aveva vergogna a dirlo. Averlo vicino era terapeutico, lo era sempre stato. Anche prima che Pol facesse lo stupido errore di separarsi a Calcutta e…

Aveva creduto fosse morto, andato, per sempre. E ora lì, al suo fianco.

Polnareff poteva sentire il suo stomaco fare le capriole mentre pensava ciò, e allora realizzò che forse era quello il motivo per il quale non dormiva più molto. Forse era troppo impegnato a pensare a quello che ci sarebbe potuto essere dopo.

Forse era troppo impegnato a pensare ad Avdol.

Pol scosse la testa, abbassando lo sguardo sulla sabbia illuminata dal fuoco. Ma cosa diamine andava a pensare?

Devi controllarti, Jean.

- Tutto bene?

Avdol chiamò Polnareff, che sembrò riprendersi immediatamente, sorridendo.

- Sì, sì. Diamine, non preoccuparti così!

Avdol osservò meglio l’altro alla luce del fuoco. Era impressionante quanto il francese fosse quasi un mistero per lui. Un uomo che ne aveva viste molte, decisamente, eppure continuava a sorridere. Avdol si chiese se non fosse solo una maschera per nascondere di più. Probabilmente lo era, ma per quanto fosse curioso non si azzardò a toccare l’argomento. Era una meravigliosa notte, resa ancora meglio dalla presenza dell’altro vicino a lui. Non l’avrebbe rovinata.

- Allora, perché qui? – chiese poi Pol, tendendo le mani verso il fuoco per scaldarsi – Incubo? Oppure stai solo facendo da guardia?

- Niente di tutto ciò. Osservo solo le stelle.

- Ah... Sai, a volte lo facevo con mia sorella. Nostro padre era astronomo, Sherry ha voluto sempre seguire le sue orme.

- Davvero? Interessante.

- Sì. Mia madre invece stava ancora studiando medicina ai tempi. Secondo lei avrei dovuto seguirla, ma avevo deciso che fare scherma mi avrebbe intrattenuto di più. E’ così che ho scoperto il mio stand.

- Scherma? Da quello che so richiede una certa precisione.

Polnareff storse il naso: - Ehi, ero praticamente il migliore della classe… a scontrarmi con gli altri.

Avdol sorrise: - Non ne dubito.

L’egiziano si sentì improvvisamente più a suo agio durante quella conversazione. Lui e Polnareff avevano già parlato molte volte, ma quasi mai specificatamente adei loro genitori, si concentravano più sull’infanzia in generale. Avdol provava sempre una sensazione di piacere a parlare con Pol. I giorni nei quali si era dovuto separare dal resto del gruppo erano stati stressanti, ed era felice di essere di nuovo con gli altri.

- Tu invece? – chiese poi Avdol.

- Non riesco a dormire – confessò Polnareff, le braccia intorno alle proprie spalle – Non faccio incubi, non più almeno, ma non riesco ad addormentarmi che mi risveglio subito.

- Vedo… Considerate le circostanze, potrebbe essere di tutto.

- Posso chiederti un favore?

- Dimmi.

- Potresti leggermi la mano?

Avdol smise di osservare le stelle sopra le loro teste e notò che Pol lo stava guardando. I loro occhi si incontrarono.

- Perché, se posso chiedere?

- Magari è qualcosa che ha a che fare con il mio futuro! E a questo punto è meglio saperlo, diamine. So che probabilmente lo fai a pagamento, è il tuo lavoro, ma…

- Polnareff…

- … Devo saperlo! Devo, capisci? E’ un pensiero che ho in testa da molto e-e beh, forse centri anche tu…

- Jean.

Pol smise di parlare e si concentrò sulla sensazione di calore che si espanse nel suo corpo non appena Avdol prese la sua mano tra le proprie.
Era molto meglio di tenerle vicino al fuoco. La mani di Avdol erano lisce, quasi come toccare la seta, in contrasto a quelle grandi e rovinate che aveva Polnareff. Un bella differenza, pensarono entrambi.

- Non devi chiedere – continuò Avdol – e puoi anche chiamarmi Mohammed, ora. Ci conosciamo abbastanza da chiamarci per nome.

Pol sembrò diventare ancora sovrappensiero, finché un sorriso furbo gli si dipinse in faccia.

- Va bene… Momo.

All’inizio Avdol non reagì – era troppo concentrato a vedere la bocca di Polnareff curvarsi, ammise a se stesso – ma pian piano la sua espressione diventò sempre più confusa.

- …Momo?

- Sta per ‘Mohammed’. Lo trovo carino, tu no?

Ci fu una lunga pausa.

- E’… carino, sì.

Avdol non lo disse a voce alta, ma aveva solo sentito sua madre chiamarlo così in tutta la sua vita, prima che rimanessero solo lui e suo padre. Era ora che risentiva quel soprannome che da piccolo credeva così fastidioso, si sentiva stranamente ringiovanito.

- Allora, credo che possiamo iniziare – riprese l’egiziano, girando il palmo della mano destra di Polnareff verso l’alto, in modo da poter vedere le linee.

Avdol aveva letto con minuzia le mani di molte persone, perciò si sarebbe aspettato di tutto. Eppure… Eppure le linee di Pol erano così diverse, imprevedibili. Di solito seguivano uno schema preciso, se una era più lunga allora l’altra doveva essere di conseguenza più corta in modo che la personalità fosse bilanciata. Quelle di Pol no.

Avdol separò a malavoglia una delle mani da quella di Pol, usando l’indice per tracciare la linea più in alto, appena sotto le dita, che passava orizzontalmente.

- Vedi, ecco… - cominciò poi, Polnareff che prestò subito attenzione come uno studente che ascolta un maestro – Questa è la linea del cuore. Sta and indicare le emozioni, la salute cardiaca, l’amore…

- L’amore, eh?

- Fammi continuare… Guardala meglio. All’inizio è curvata verso l’alto, significa che non hai paura ad esprimere emozioni.

Polnareff arrossì leggermente, grattandosi la nuca con la mani libera: - Queste linee ci azzeccano proprio, eh?

Avdol lasciò una lieve risata sfuggirgli dalla bocca, e Polnareff pensò che avrebbe potuto addormentarsi benissimo con quel suono nelle sue orecchie.

Continuarono per un po’. Avdol mostrò a Polnareff la linea della vita e della salute, e il francese rimase stupito da quanto fossero giuste. Il problema era che a volte Pol era così concentrato ad osservare l’altro uomo parlare che doveva chiedere di nuovo cosa significasse il fatto che la linea fosse spezzata in mezzo o ne avesse più piccole intorno.

Ma per entrambi la conversazione diventò di più, perché pensarono. Pensarono all’altro e il fatto che questo viaggio non fosse ancora finito. Di cosa sarebbe potuto esserci. Avrebbero combattuto Dio, e poi? Cosa ne sarebbe rimasto? Sarebbero usciti vittoriosi o avrebbero fallito? E, soprattutto, entrambi pensarono che l’unico modo nel quale sarebbero morti semmai Dio li avesse sconfitti sarebbe stato fianco a fianco. Polnareff si sentì leggermente egoista per aver avuto quel pensiero solo in relazione ad Avdol e non al resto della squadra, ma quell’uomo che ora stava studiando le sue mani e che lo aveva accolto anche dopo tutti gli errori che aveva fatto – e Pol, volte e volte, si diceva ancora che non doveva meritarsi nessuno di così buono nella sua vita perché avrebbe solo peggiorato quella di Mohammed – era come il fuoco che ora brillava nel buio e freddo deserto. Un faro, e lui, Polnareff, solo un insetto incantato dalle fiamme.

- … Jean?

Avdol lo richiamò per l’ennesia volta, e l’altro fece solo in tempo a incrociare gli occhi dorati dell’egiziano e a maledirsi mentalmente perché dannazione, voleva che ci fossero almeno altre ore di notte per sentirlo parlare di più.

Poi, qualcosa gli passò nel cervello così velocemente che quasi non si rese conto di cosa sarebbe andato a dire. Ma doveva. Anche se sentiva già l’agitazione crescergli dentro.

- Scusami, vai pure avanti.

- Perfetto. Ora, questa è la linea del fato e…

- Sono felice di averti incontrato, Momo.

Ecco, l’aveva detto.

Avdol rimase con il dito a mezz’aria, completamente fermo, prima di riprendersi. Polnareff se ne accorse, e lo prese come un segno per andare avanti.

- Mia madre, prima di morire, mi aveva sempre detto che quando succedono cose che tu non vorresti, di solito arrivano cose belle dopo. E io non ci ho mai creduto, sai? Le ho sempre risposto che erano cazzate. Poi sono partito per vendicarmi, e mi sono messo in un casino più grande di me. E ho continuato a pensare solo ad una cosa: a fare ciò che era meglio per me stesso. Poi, quando sei “morto”, ho capito. Ho capito e ho pensato che tutto il mondo mi odiasse.

Pol guardò Avdol. Stava ancora ascoltando. E le loro mani erano ancora strette.

- E sei tornato. E ho capito che la cosa bella, sai, l’avevo già incontrata. Eri tu. Sei tu. E so che ti ho deluso e mi dispiace, ma sappi solo questo.

Avdol non rispose, e Polnareff si sentì incredibilmente stupido. Sentiva già gli occhi annebbiati dal pianto. Sbuffò e prese la testa tra le mani.

- Ecco, lo sapevo. Scusami, Avdol. Non dovevo… Non dovevo… Sono un idiota…

Avdol non fece altro che appoggiare il palmo della sua mano sul viso del francese, sollevandolo.

Pol non se lo sarebbe aspettato, no, ma comunque qualcosa in fondo alla testa gli diceva che, dopotutto, non era stato così stupido. Lo aveva detto solo per… provare qualcosa? Non lo sapeva neanche lui. Ma era come finalmente toccare terra dopo due settimane di mare.

- Non piangere, ti prego. Ne abbiamo già passate troppe.

L’egiziano poi procedette ad asciugare una lacrima che cadde solitaria via dalla guancia dell’altro.

‘Ne abbiamo già passate troppe.’ Sì, Avdol era sicuro di quelle parole descrivessero benissimo quei giorni. E ora che finalmente era in un momento di quiete con Pol affianco, desiderò che il resto della sua vita fosse così. Peccato se ne fosse solo accorto dopo essere “morto”, ma sembrava che ora il destino gli stesse dando una seconda possibilità, ad entrambi.

- Io provo lo stesso. Così tanta sofferenza… Siamo fortunati ad averci trovato in questo mondo. E sappi che finché ci saremo l’uno per l’altro tutto sarà apposto.

Polnareff cercò di trattenere le lacrime, e si autoconvinse che era pressoché inutile. Perché tenere indietro le sue emozioni in questo modo?
Non riuscì a darsi una risposta che sentì la labbra di Avdol premersi leggermente sulle sue, in un gesto che riuscì ad interpretare solo con un ‘ci sono, andrà tutto bene’.

Sapevano di tutto ciò che Polnareff desiderava. Di tutto ciò di cui aveva davvero bisogno.

E Pol ricambiò. Ricambiò con tutta la lentezza e l’affetto del mondo, ricambiò perché quello era l’uomo del quale si fidava, ricambiò perché gli era mancato per tutti questi giorni e voleva solo stringerlo per tutta la notte, ricambiò perché finalmente si sentiva davvero felice.

Avdol ricordò le storie di sua madre e di come lei e suo padre si continuavano ad incontrare in ogni universo, da ogni parte, in ogni vita. E mai leggenda fu più vicina alla realtà che in quel momento.





N.A
OK BUONSALVE.
LO SO, SONO UNA PERSONA ORRIBILE drtfyadsfgh ma capitemi, pls. Ho avuto molto per la testa questi anni e sono finalmente felice di essere tornata. E con qualcosa di un nuovo fandom. :^)c
Aloura, ultimamente sono fissata con JoJo grazie angela e molto di più con la coppia AvPol. Sono adorabili ai livelli massimi e il finale di Stardust Crusaders mi ha ucciso più di qualunque altra cosa al mondo. 
Ripeto, sono felice di essere tornata! E spero di poter pubblicare altro al più presto!
  
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