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Autore: seamari    02/10/2016    5 recensioni
Merlin e Arthur.
Migliori amici, fratelli, coinquilini.
Ma c'è altro... Un aggettivo che non sono in grado di darsi.
E il silenzio, si sa, può distruggere qualsiasi cosa.
DAL TESTO:
"Digli la verità.
Digliela adesso.
Digli che sei innamorato di lui... Che vivi per lui.
Digli che ogni volta che pensi a lui ti trema il cuore e che ti senti felice senza nessuna ragione al mondo.
Digli che il solo pensare che hai lui accanto ti rende la giornata migliore.
Digli che lo ami come non hai mai amato nessuno nella tua vita.
Diglielo."
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Raccontami'
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Parlami


                                                                                                          "Se non sei pronto a lottare, il silenzio ti ucciderà."
                                                                                                                                                            - Grey's Anatomy






Il bip incessante dell’ elettrocardiogramma gli stava martellando le tempie.
Quel suono frenetico, incalzante, che gli ricordava che la sua era una lotta durissima contro il tempo per salvare quella vita.
Il gridare dei medici e degli infermieri che ripetevano informazioni e procedure lo stavano facendo impazzire, mentre cercava di capire, con le mani nell’ addome del paziente, da dove arrivasse tutto quel sangue che gli aveva sporcato il camice e la mascherina facendolo sembrare un macellaio.
Azzardò un’ occhiata al macchinario che continuava a strillare impazzito e vide che la pressione era letteralmente precipitata a livelli impossibili. 
Dannazione.
-Un milligrammo di Lidocaina! – urlò all’infermiere che aveva di fronte. Quello corse immediatamente verso il carrello dei medicinali ed estrasse una fiala da cui aspirò una minuscola dose che poi iniettò per endovena al paziente.
Tornò con l’attenzione all’addome dell’uomo che, ormai, era completamente sommerso di sangue e incominciò ad aspirare velocemente tutto quel liquido rosso, cercando di scoprire la causa dell’emorragia.

Poi, il rumore che ogni medico teme più di qualunque altra cosa nella vita.

Si girarono tutti verso il macchinario dove un’unica, lunga linea correva sul monitor mentre il suono prolungato riempiva il silenzio che era appena sceso.

Un istante dopo, il caos. 

Il primo chirurgo poggiò istantaneamente le piastre sul petto del paziente. –Carica cento. Libera.-

Il corpo dell’uomo si sollevò di colpo, per poi ricadere a peso morto sul lettino.

-Carica centocinquanta. Libera.-
- Dottore... -

Una marionetta con i fili tagliati.

-Carica duecento. Libera.-
- Dottore... -

Un semplice involucro vuoto di carne.

-Carica due e cinquanta. LIBERA!-
-DOTTORE!-

Un inutile corpo morto.


Ora del decesso: ventuno e quarantotto.




Merlin Emrys uscì dalla Sala Operatoria, sfilandosi lentamente la cuffia dai capelli e slacciandosi la mascherina da dietro al collo.
Si appoggiò al muro, portandosi una mano al viso per strofinarsi gli occhi stanchi.
Un intervento di quattro ore... e non era riuscito a salvare quell’uomo.
Non ce la faceva più. Ogni volta che usciva da quella sala operatoria con una sconfitta si sentiva sempre più da schifo, sempre più impotente.
-Non è colpa tua. Lo sai, vero?-
Non si girò nemmeno. Sapeva chi apparteneva quella voce.
Accettò senza una parola il caffè che gli stava offrendo e gettò una rapida occhiata al volto dell’amico che lo guardava con rimprovero.
-Non guardarmi così, Will... – fece con un sospiro, tornando a osservare la sua tazza su cui stava lentamente passando il dito,  formando immaginari disegni circolari.
-Merlin...-
-Cosa, Will?- lo interruppe rabbioso. -Che cavolo vuoi che ti dica? Che cosa vuoi che faccia?-
-Che la smetti di incolparti, prima di tutto!- disse l’infermiere duramente. –Che la smetti di pensare ai mille modi in cui avresti ipoteticamente sbagliato! Non hai fatto nulla di sbagliato! Semplicemente, non puoi salvare tutti.-
Merlin sospirò, passandosi una mano tra i capelli corvini, scompigliandoli.  Sapeva che Will aveva ragione. Ma, nonostante tutto, non riusciva a togliersi di dosso quel senso di  disperazione che lo stava annientando dentro.
Guardò il via vai dei medici, pazienti e famigliari che correvano da una parte all’altra dell’ospedale pensando a quanto stesse diventando patetico. Lasciava che i suoi problemi entrassero nella sua vita lavorativa e che influenzassero il suo umore... per un medico era inaccettabile, semplicemente inaccettabile.
Patetico.
Una leggera vibrazione lo fece quasi sussultare. Si tastò le tasche per poi prendere il cellulare da quella interna del camice. Vide il Led lampeggiare, segno dell’arrivo di un messaggio e sbloccò lo schermo: due chiamate perse e cinque messaggi.
E tutti dalla stessa persona.
Sbuffò sonoramente, tanto da guadagnarsi un’occhiata curiosa da parte di Will, e si preparò mentalmente a leggere quei messaggi che, lo sapeva, lo avrebbero fatto solo infuriare maggiormente.

Da: Arthur Pendragon
20:05
“So che stai lavorando. Appena finisci chiamami e torna presto a casa”


20:32
“Mi dispiace per quelle cose che ti ho detto. Ho bisogno di spiegarti. Chiamami”


Chiamata persa da: Arthur Pendragon


20:54
“Merlin, dannazione, chiamami o ti giuro che mi presento in ospedale!”


21:18
“MERLIN!”


Chiamata persa da: Arthur Pendragon


21:59
“Ho chiamato Gwen e mi ha detto che sei appena uscito dalla Sala Operatoria. 
Scusa per i messaggi. Torna presto a casa.”


-Immagino che tu e l’impossibile asino abbiate litigato, giusto?- chiese divertito Will che aveva sbirciato da sopra la spalla dell’amico.
Il secondo sbuffo di Merlin fu la chiara risposta. Lo vide portarsi una mano alle tempie, massaggiandosele lentamente e respirare profondamente come per cercare un po’ di calma.
-Sai che ti dico?- fece un attimo dopo il chirurgo con decisione, staccandosi dal muro e buttando nel cestino il caffè che non aveva nemmeno toccato. –Ho bisogno di qualcosa di forte. Andiamo da Gwaine?-
Il viso di Will si aprì in un ghigno soddisfatto. –Ora sì che si ragiona!- gli passò un braccio attorno al collo e lo strinse forte mentre si avviavano verso gli spogliatoi di chirurgia. –Sta sera non dovrai pensare a niente, Dottor Emrys-
Un lieve sorriso si formò sulle labbra del moro. Guardò un’ultima volta lo schermo del telefono e, dopo un attimo di esitazione, digitò velocemente qualcosa per poi spegnere definitivamente il cellulare senza sensi di colpa, cacciandolo nella tasca interna del camice.


A: Arthur Pendragon
22:03
“Ho bisogno di stare per conto mio. Non aspettarmi alzato.”

***
 
 
Arthur se ne stava seduto sul divano, gli occhi fissi sulla televisione accesa ma senza volume e il telefono accanto a lui, aperto alla conversazione con Merlin.
Gli aveva detto di non aspettarlo e che doveva stare per conto suo e c’era veramente mancato poco che  prendesse di corsa le chiavi dell’auto e lo andasse a riprendere a quel dannato ospedale.
Ma sapeva che se lo avesse fatto Merlin lo avrebbe ucciso; aveva bisogno dei suoi spazi e lui glieli avrebbe dati.
E le due e mezza di notte erano un grande spazio.
Sentì la serratura scattare e la porta di casa cigolare piano. Si alzò di scatto dal divano, facendo qualche passo verso l’ingresso dove Merlin stava avanzando cercando di non far rumore. Nell’istante in cui notarono la sua presenza, vide gli occhi del moro spalancarsi un attimo per la sorpresa nel ritrovarselo davanti, per poi cambiare radicalmente espressione.
-Ti avevo detto di non aspettarmi alzato...-
-Scusa se ti avevo chiesto di tornare presto perché volevo che parlassimo.- sibilò Arthur incrociando le braccia al petto.
-Magari io non avevo niente da dirti, che dici?- rispose Merlin freddamente. Lo superò senza guardarlo in faccia, recandosi in soggiorno per gettare la giacca sul divano.
-Ma si da il caso che io ne abbia tante, di cose da dirti.- ringhiò il biondo seguendolo. –Cosa devo fare per parlare con te? Prendere un appuntamento, Dottor Emrys?- 
Il tono con cui lo aveva detto bastò a far infuriare Merlin ancora di più. Si girò di scatto, gli occhi infuocati e la rabbia scolpita in ogni lineamento del volto. –E questo cosa diavolo dovrebbe significare?-
-Esattamente quello che ho detto! Ormai per parlare con te non so più che cosa fare! A malapena ci vediamo per più di un quarto d’ora al giorno! E siamo coinquilini!-
-Beh, scusa se ho un lavoro che mi tiene occupato dodici ore al giorno!- esclamò Merlin con il sarcasmo che colava da tutti i pori. –La prossima volta chiederò al capo di levarmi almeno tre o quattro ore dal turno perché il principe Arthur a casa si sente solo!-
-Non parlo di questo, razza di idiota! Parlo del fatto che nelle dodici ore rimanenti della giornata tu faccia di tutto per evitarmi! E non provare nemmeno a dire che non è vero. – esclamò vedendo Merlin aprire la bocca indignato. –Perché subito dopo che finisci il tuo turno o te ne vai al bar con Will e gli altri oppure giri a zonzo per la città. Qualunque cosa pur di non tornare qua dove ci sono io.- il tono di voce di Arthur si abbassò sempre di più fino a quasi rompersi nel momento in cui realizzò che stava davvero dicendo tutto quello ad alta voce.

Quante volte si era ritrovato disteso sul letto a guardare il soffitto, aspettando che Merlin tornasse? E quante volte aveva pensato che non sarebbe più tornato? Quante volte aveva aspettato un messaggio da Merlin che lo avvertisse del suo ritorno, ma invano? E quante volte aveva provato ad intavolare un certo discorso con suo inquilino senza poi riuscire a spiccicare parola? 
Perché ormai lui aveva accettato i suoi sentimenti. Aveva negato fino all’ultimo ma davanti all’evidenza non poteva più sfuggire. 
Da semplici amici a migliori amici, da migliori amici a fratelli e da fratelli a... cosa?
A niente, pensò Arthur. Era più che evidente che Merlin non provasse quello che provava lui e quella discussione ne era la dimostrazione. 
Nessuno dei due era gay e entrambi avevano avuto storie parecchio importanti, lui con Gwen e Merlin con Freya e Arthur non sapeva nemmeno quando i suoi gusti fossero cambiati. Che poi, a pensarci bene, non era neanche tanto sicuro di potersi definire gay: gli altri ragazzi non li guardava per niente mentre non negava mai qualche sguardo a qualche bella ragazza di turno. 
Con Merlin invece era un’altra cosa.
Era lui. 
Gli era entrato nella testa, nel cuore e in tutte le parti del corpo. Non c’era momento in cui non si chiedeva cosa stesse facendo il ragazzo in quell’ istante, se stesse con qualcuno, se si stava divertendo o se pensava a lui. Si sentiva come una ragazzina alla prima cotta ma non poteva farci niente: si era incondizionatamente innamorato del suo migliore amico.
-Arthur ma fai sul serio?- la voce di Merlin lo riscosse dai suoi pensieri. –Pensi davvero che dopo dodici ore di lavoro mi possa mettere a pensare a mille modi per evitarti?? Il mio mondo non gira sempre intorno a te!!!-

E invece si!, stava urlando la sua testa.
Si, si, si e poi SI!
Merlin si passò le mani sul viso come per cercare di scacciare quei pensieri dal suo cervello ma sapeva perfettamente che era tutto inutile. Erano mesi che la sua mente era fissa su quell’ emerito pezzo di somaro biondo che aveva di fronte e non riusciva a concentrarsi su altro. Si chiese con quale faccia stesse dando contro ad Arthur quando in realtà aveva perfettamente ragione. 
Perché lo stava evitando.
I turni a lavoro più lunghi, le continue uscite con Will, le soste al bar di Gwaine, le passeggiate solitarie... Tutti modi e scuse per procrastinare l’inevitabile ritorno a casa dal ragazzo che gli aveva fottuto mente e cuore.
Non avrebbe dovuto innamorarsi di lui, proprio no.
Era il suo migliore amico, suo fratello, la sua persona... non poteva rischiare di rovinare tutto. 
Perciò casa loro era il posto da evitare il più possibile; l’ospedale era un’ottima scusa, Will e Gwaine i  perfetti capri espiatori, i colleghi dell’ospedale una manna dal cielo.
Più stava lontano da Arthur più aveva possibilità di soffocare quegli assurdi sentimenti, più non lo vedeva meno si sentiva in colpa. Più stava fuori casa più era al sicuro.

-Sono stanco, è tardi e domani devo andare a lavorare presto. Tronchiamo qua questa inutile discussione.- A Merlin faceva male al cuore dire quelle cose ma non poteva fare altrimenti: era la cosa più giusta.
Fece per salire al piano di sopra ma la voce di Arthur lo bloccò di nuovo.
-Dimmi cosa dovrei pensare dopo questa tua frase.- fu il commento mormorato. –Dimmi cosa dovrei intendere quando tu mi dici che questa è un’inutile discussione.-
-Niente di più e niente di meno di quello che è.- Merlin si morse il labbro, ancora di spalle, senza avere il coraggio di guardarlo. –Il discorso non ci porterà da nessuna parte e non ho alcuna intenzione di litigare anche se, a quanto pare, tu si... –
-Io voglio parlare, Merlin!!!- esclamò ad alta voce Arthur. Sembrava un grido di disperazione quello che gli uscì dalla bocca. Arthur si sentiva un’idiota in quel momento ma non gli importava. 
Non gli importava più di niente.
Lo stava perdendo, lo sentiva. Non sapeva perché ma per Merlin qualcosa era cambiato... O forse era lui ad essere cambiato, una volta accortosi dei suoi sentimenti.
Non lo sapeva, non gli importava. In quel momento voleva solo che Merlin si girasse verso di lui, che lo guardasse negli occhi e che gli sorridesse.
Quel sorriso luminoso, spensierato e dolcissimo che gli regalava sempre e che lo aveva fatto innamorare.
Voleva solo che gli dicesse che andava tutto bene, che non era cambiato nulla, che sarebbero tornati a essere quei fratelli inseparabili di sempre.
-Voglio sapere cosa ci sta succedendo! Voglio sapere per quale motivo non riesci più neanche a guardarmi in faccia, perché mi eviti! Cosa ho fatto? PARLAMI!!!- Aveva il fiato corto, le mani tremanti. Se ne passò una sul viso cercando di calmarsi. Poi fece un respiro profondo tornando a guardare la figura dell’amico di fronte a sè.  -Dimmelo, ti prego... –
Adesso attendeva Arthur. Guardava le spalle di Merlin irrigidirsi e tremare appena.
-Non c’è niente da dire, Arthur.- 
Merlin si girò. 
Fece qualche passo verso il biondo finché non si trovarono faccia a faccia.

Digli la verità. 
Digliela adesso.
Digli che sei innamorato di lui... Che vivi per lui.
Digli che ogni volta che pensi a lui ti trema il cuore e che ti senti felice senza nessuna ragione al mondo.
Digli che il solo pensare che hai lui accanto ti rende la giornata migliore.
Digli che lo ami come non hai mai amato nessuno nella tua vita.
Diglielo.

-È solo stress per il lavoro, Arthur. Ultimamente i turni sono massacranti e perdere i pazienti mi sta logorando dentro. È solo il periodo, passerà.-

Sei un vigliacco.
Un vigliacco e un bugiardo.
Ma non puoi perderlo... E se gli dicessi la verità lo perderesti sicuramente.

Arthur rimase a fissare il ragazzo senza dire niente.
Aveva capito che ancora una volta aveva preferito tenere tutto dentro e non dirgli la verità.
Ormai lo conosceva come le sue tasche e sapeva che c’era qualcosa che gli stava tenendo nascosto e non lo sopportava più.

-Io e Gwen ci stiamo riprovando. È da qualche settimana che ci rivediamo.-
Eccola lì, la stronzata dell’anno.
Complimenti Arthur, si disse, adesso sì che hai fatto la cazzata.
Ma non poteva farci niente. Aveva un disperato bisogno di vedere una reazione di Merlin, un qualsiasi segno che gli dimostrasse che ci tenesse ancora a lui, anche se solo come amico.

Certo non poteva sapere quanto quelle parole avevano centrato il cuore del moro di fronte a lui.

Un lampo di dolore attraversò gli occhi di Merlin.
L’aveva sentita.
Quella lava rovente che l’aveva pugnalato al cuore, ai polmoni, allo stomaco.
Non era riuscito a rimanere indifferente: i suoi occhi si erano spalancati in una muta sorpresa e il respiro si era per un attimo spezzato.
La mente di Merlin si era come annebbiata... Quella frase di Arthur aveva spazzato via tutto.

Perché stava così male?
Non era quello che voleva? Creare un distacco con Arthur? Allontanarlo il più possibile?
Non era esattamente quello che stava cercando di fare?

-I... Io... – Balbettò per un attimo, non sicuro di ciò che doveva dire. –Io... sono... contento per te. Per voi...- disse alla fine.
E senza aspettare una risposta gli voltò di nuovo le spalle per salire le scale di furia e allontanarsi il più possibile da lui.

-SEI UN IDIOTA, MERLIN!- Questa volta aveva urlato Arthur. Non ne poteva più: era stato il colmo sentirsi dire quella cosa. -Sei un idiota che non ha mai capito niente!-
-Cosa c’è da capire? Cosa vuoi ancora???- gli urlò di rimando il moro ancora sulle scale.
-C’è che io sono innamorato di te, razza di stupido egoista!!!-



Il silenzio dentro casa Emrys/Pendragon era quasi surreale.
Sembrava di essere in un film, in una scena in slow motion, quando il tempo sembra non esistere più e i suoni diventano ovattati.
Il ronzio del frigorifero, il ticchettio del televisore, la spia lampeggiante dell’antifurto... Niente.
Non si sentiva più niente.

-Cos’hai detto?-
I suoi occhi blu si venarono d’ansia. 
Le parole dell’altro lo colpirono all’improvviso come uno schiaffo e la consapevolezza di quella verità arrivò ad azzannargli la gola come un serpente infido e maligno.

-Possibile che non hai mai capito niente?- la voce di Arthur tremava. –Non me ne frega un accidente di Gwen. È di te che sono innamorato, Dio Santo! Avrei potuto urlartelo giorno e notte ma non avresti mai capito niente!!!-

E poi tacque.
Ci fu di nuovo silenzio.


Merlin corse su per le scale e si chiuse la porta della camera dietro le spalle, senza guardarsi indietro, lasciando Arthur solo, in soggiorno, con il peso di una confessione che ancora alleggiava nell’aria.


E quella notte, fra i due, non fu più detto altro.










Angolino Autrice:
Ehm.. Si.
Salve a tutti.
Non uccidetemi, per carità.
Lo so, LO SO.
“Che razza di finale è?” Starete urlando voi?
Ebbene, non riuscivo a concepire altro.
C’è da dire che questa shot era nata e partorita il 14 Febbraio e si concludeva tutta in un altro modo, ben più felice di questo. Ma poi il mio IPad ha deciso che era meglio cancellare tutto il lavoro e quindi... TADÀ! 
È uscito ciò, a distanza di otto mesi.
BTW, c’è la possibilità che la mia mente partorisca una shot- sequel, una degna conclusione a questo finale... Ma questo dipende da quello che mi dite voi. 😎
Per adesso io vi lascio, sperando in un commentino e ringraziando anticipatamente tutti per aver letto e dedicato un pochino di tempo a tutto ciò.
Tanta pace, gioia e amore. 😘
Maar*
  
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