Lost Boy

Ed ecco qui. Avanti a me un foglio bianco perché mi sembra l’unico modo per poter esprimere quel qualcosa che sembra bloccato nella mia mente.

Penso.

Penso.

Con la punta della penna sfioro il foglio bianco e continuo a pensare.

Sono passati giorni ormai dal mio risveglio eppure non riesco a ricordare nulla.

Non ricordo chi sono. Non ricordo dove si trova la mia casa, la mia famiglia, se ne possiedo una o i miei amici, se anche loro esistono. Anche se ho qualcosa dentro di me, una sensazione, la sensazione di appartenere a qualcuno, ad una ragazza.

Una ragazza che ormai già da due notti riempie i miei sogni. Non la vedo mai in viso, solo di spalle, ma avverto che è importante per me. Mi chiama, continua a chiamarmi e io cerco di avvicinarmi a lei, ma non ci riesco…

Poi,al mio risveglio, è come se avvertissi un dolore, un forte senso di inadeguatezza e di non appartenenza. Non appartengo a questo mondo, a questo che mi ha accolto. Mi sento come un bimbo sperduto che cerca di capire, di ritornare a casa, perché sente di avere qualcuno dall’altro lato del mondo che lo sta aspettando, ma che per arrivare al traguardo deve percorrere un tragitto troppo lungo e faticoso e non ha le forze per farlo. È stanco e vorrebbe solo chiudere gli occhi e dormire.

Perché avverte qualcosa di sbagliato il lui, qualcosa che non quadra, qualcosa che lo rende fuori luogo.

Riguardo quel foglio, prima immacolato, ora non più.

Una parola lo sporca o forse meglio dire un nome, sento che è importante perché, anche solo pensarlo, mi provoca un senso di calore interno.

Decido allora di lasciare quel foglio e quella penna qui sulla scrivania della mia camera e andare fuori. Uscito fuori, inizio a camminare e in pochi minuti mi trovo vicino al lago, mentre un senso di calore mi stringe il cuore.

Percepisco un legame particolare con quel liquido così limpido e fresco. Decido di immergere la mano e all’improvviso un’onda di pura energia mi passa attraverso le dita, impaurito l’allontano.

La guardo e poi la riemergo, questa volta lascio correre l’energia che avverto salire e nello stesso momento delle immagini iniziano a riaffiorare nella mia mente.

Ci sono persone… c’è Annabeth. Ecco il suo nome e questa volta riesco persino a pronunciarlo ad alta voce, mentre il senso di nostalgia mi assale.

Ora ricordo. Ora finalmente ricordo chi sono.

Mia madre, il mio migliore amico Grover, la mia famiglia… mio Padre, un dio, il dio del mare, Poseidone… e lei, la ragazza che credo di amare, Annabeth.

Quello he però non riesco a capire è come mi sono ritrovato lì. Cosa è successo? Cosa mi ha portato lontano da casa?!

A queste domande ancora non riesco a trovare una risposta adeguata e, quindi, decido che quella sarà la mia prossima missione. Capire cosa mi è successo.

Poi rivolgo di nuovo lo sguardo verso quella piccola distesa di acqua dolce.

- Grazie Papà - dico ad alta voce, mentre mi dico che però la prima cosa da fare è tornare a casa, tornare da loro!