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Autore: Bad Devil    03/10/2016    0 recensioni
Scarecrow li aveva visti, ma aveva negato tutto. Ci aveva riso sopra, si era ubriacato e aveva provato a dimenticare, perché non era possibile che ammettesse di essere un pessimo bugiardo.
Crane sapeva e aveva fatto del proprio meglio per riuscire nello stesso intento. Aveva provato ad ignorare la morsa rabbiosa e di cieca gelosia che aveva provato su qualcosa, che era certo, non volesse possedere.
“Ma lui è mio.”
[Scriddler / RiddleCrow]
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: L'Enigmista, Scarecrow
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Titolo: “Blood painted walls for a Cheater”
Autore: Cadaveria Ragnarsson
Fandom: Batman
Personaggi: Jonathan "Scarecrow" Crane; Edward "Riddler" Nygma
Pairing: Scriddler / RiddleCrow
Genere: Angst; Introspettivo; Drammatico
Rating: R
Avvertimenti: Tematiche delicate; Violenza; Relazione abusiva; Slash
Disclaimer: I personaggi presenti in questa storia non sono reali, né di mia proprietà. Inoltre sono maggiorenni. Non ho nessun diritto legale su di loro a differenza degli autori e, dalla pubblicazione di questo scritto, non vi ricavo un benché minimo centesimo.

Note: Storia scritta su richiesta prompt su Tumblr. "Scriddler - Things you said when you were scared"



Blood painted walls for a Cheater


Non avrebbe dovuto trovarsi lì quella notte, nemmeno lontanamente, eppure era successo.
Non avrebbe dovuto scoprirlo, non a quel modo o in quel momento, ma era successo.

Scarecrow li aveva visti, ma aveva negato tutto. Ci aveva riso sopra, si era ubriacato e aveva provato a dimenticare, perché non era possibile che ammettesse di essere un pessimo bugiardo.
Crane sapeva e aveva fatto del proprio meglio per riuscire nello stesso intento. Aveva provato ad ignorare la morsa rabbiosa e di cieca gelosia che aveva provato su qualcosa, che era certo, non volesse possedere.

“Ma lui è mio.” Continuava a ripetersi, impossibilitato a cancellare dalla propria mente il suo sorriso.


Nostro, Johnny boi, ma non mi dispiace dividerlo con te.



Non può farci questo.

Edward gli aveva chiesto di passare a casa sua, quella notte, per riportargli le chiavi.
Certo, perché le aveva lasciate sul tavolo affinché Jonathan le trovasse.

Edward sorrise euforico alla sua vista, peccaminoso.
La sua voce era rotta in bassi gemiti, le sue braccia strette al collo di qualcun altro.

"Ah~ Crane, ti ringrazio."
Gli disse, continuando a muoversi sull’altro in cerca di piacere, senza nemmeno preoccuparsi di provare a nascondere cosa stesse facendo.

"Lasciale sul tavolo." Le mani dell’altro uomo erano sul suo corpo, gli toccavano i fianchi, le cosce, i capelli.

Toccavano ciò che gli apparteneva.

Il dottore ricambiò il sorriso sussurrando “certo”, ma nella sua testa Scarecrow stava gridando.


Voleva che lo vedessimo!



Voleva infastidirlo, niente di più, impossibilitato a ricevere l’attenzione che disperatamente cercava da parte del dottore.
Voleva che sapesse a cosa avesse rinunciato ancora una volta.


Siamo solo una scopata facile, per lui!



Il ringhiare di Scarecrow , smarrito nella sua rabbia, crebbe di intensità, ma Jonathan provò a lenirlo con fredde parole e pietà nello sguardo.

“E’ reciprovo... Deve esserlo." Gli ricordò, dopo aver lasciato l’appartamento di Riddler.
"Era questo che volevamo. Niente di più."


Questa è tutta colpa tua!



Scarecrow aveva ragione, perché sebbene Edward avesse provato disperatamente di ottenere qualcosa di più da parte sua, lui l’aveva sempre trattato come immondizia. Vi era una sorta di affetto nel dirgli di levarsi dal cazzo dal proprio letto, il giorno dopo, o nell’ignorare le sue telefonate.
Vi era piacere nel vederlo così smarrito e bisognoso sotto le sue carezze, mentre cercava di fargli credere che il suo atteggiamento gli andasse bene.
Tuttavia, Crane avrebbe preferito morire, anziché ammetterlo.

La sola idea di averlo tutto per sé, alla disperata ricerca della sua attenzione e delle sue carezze, lo mandava fuori di testa, ma Jonathan era un uomo intelligente, sapeva che non avrebbe potuto continuare a lungo a quel modo. Provava un forte desiderio per lui, per il suo corpo, per le loro conversazioni e la sensazione di potere illimitato che il ragazzo gli faceva provare.


Te l’avevo detto!
Ti avevo detto che sarebbe stata una pessima idea!



Per ogni piacevole momento avessero mai condiviso...

Lo voleva perché una volta assaggiato, non gli bastava.

Anche se sapeva che avrebbe dovuto farla finita, non era possibile che smettesse di provare dipendenza verso il loro legame, soprattutto non dopo averlo visto insieme ad un altro uomo nel suo letto.

Come ha potuto?

Voleva cancellargli quel sorrisetto incurante dal volto, soffocarlo con le sue parole, vederlo bruciare d’ira e gelosia come lui stesso aveva osato farlo sentire.


Ma tu l’hai a mala pena toccato, nell’ultimo mese.



Anche nei momenti in cui certe necessita divenivano urgenti, Jonathan non si era concesso di averlo.
Voleva punirlo, negandogli ciò che avrebbe davvero voluto.
Non come se Edward meritasse davvero la sua attenzione, comunque.
Era stato lui in primo luogo a donare a Jonathan tutto quel potere su di lui.

Lo faceva perché poteva, perché era in controllo, perché forzare Edward alle proprie regole gli regalava un piacere più forte di quello che trovava tra le sue gambe.

E lui l’ha ricercato altrove.



Doveva mostrargli ancora una volta chi fosse al comando.

Decidere di lasciare il suo appartamento in silenzio, quella notte, era stato difficile.
Aspettare fuori dalla sua porta indossando il suo guanto con gli aghi, non così tanto.

Non riusciva a pensare, nemmeno a respirare, l’unico pensiero coerente nella sua mente era quello di Edward che gemeva un nome che non era il suo, trovando piacere in qualcosa che, lui credeva, avrebbe dovuto essere soltanto per i suoi occhi.

Deve pagare.


Sporco traditore!



Perché fa così male?

Ha lasciato il segno su di noi per l’ultima volta.



E’ un dolore così piacevole...

Le mani di Edward artigliarono i propri capelli, tirandoli come era solito fare quando era nervoso.

E’ stata colpa mia?

Ti ha reso debole, miserabile smidollato!



Deve pagare.

Per averti fatto innamorare di lui.



"Taci.

Fagli male, come lui ne ha fatto a te!
Lascia che ci pensi io, lo farò per entrambi!
Sai che posso farlo, sappiamo che cosa lo terrorizza.
Spezzalo! Lascia che lo spezzi, lasciando a brandelli!
Nemmeno tu saprai aggiustarlo, dopo che avrò finito con lui.
Lasciamelo fare, Johnny boi, lasciamelo fare...
Ti prego, per noi.
Ti prego...



Non rispose alle pietose suppliche di Scarecrow.

Far del male a Edward era più semplice che guardarlo in quei meravigliosi occhi di smeraldo e pugnalargli il petto con quattro aghi. Non poteva mentire, adorava ferirlo, vedere come il dolore lasciasse segni sulla sua pelle o gli stravolgesse il bel volto.

Non era puro e innocente, ben lontano da quello, ma vi era un certo piacere perverso, per Jonathan, nel rovinarlo e portarlo al limite.
Voleva spezzarlo, distruggendo psicologicamente ogni parte di lui per averla tutta per sé.

Edward stava gridando e piangendo, ormai in ginocchio, cercando di sfuggire ai propri incubi; le braccia inutilmente strette alla testa, in cerca di riparo.

Terrorizzato.


Delizioso



Jonathan chiuse gli occhi e assaporò ogni lamento e grido, trovando piacere anche solo al suono delle sue unghie che graffiavano il parquet.


Afferralo, spezzalo, fagliela pagare!



“Papà, ti prego, non questa volta...”

Il dottore si leccò le labbra mentre un sorriso malvagio si apriva sul suo volto.


Poni fine a questa insensatezza.
Non hai bisogno di lui.
Mai avuto, mai avrai.
Siamo di nuovo soli, noi due.
Ci sono solo io.
Io non ti tradirò come ha fatto lui.
Io non ti farò del male.



Edward ansimò e alzò il volto verso quello di Jonathan per incontrare il suo sguardo, ma la vista gli era offuscata dalla paura e, invece dei suoi occhi azzurri, incrociò quelli del padre.
Il ragazzo chiuse gli occhi un’altra volta, ma invece di un colpo al viso ricevette una carezza sulla guancia.


Colpiscilo.



La sua mano tremava contro la soffice e umida pelle del suo viso.

Avrebbe voluto affondare le dita nella sua carne, strappala via e lavarle nel suo sangue.


Fallo.
Se lo è meritato.



Se lo merita.

Il pollice accarezzò delicatamente il labbro inferiore del ragazzo, trovando accesso alla sua bocca.
Questi non glielo impedì, né provò a morderlo, capace solo di ricambiare il suo sguardo con occhi vacui.


Fallo a pezzi.



Se lo merita.

Jonathan, comunque, restava un pessimo bugiardo.
Persino in quel momento, con mani tremanti e astio nel cuore, non riusciva a fargli del male.


Non in questo modo?



Mai in questo modo.

“Papà...”

Il ragazzo supplicò senza vergogna, dischiudendo le labbra e accarezzando il dito di Jonathan con la lingua, guardandolo senza poterlo vedere per chi realmente fosse.

Jonathan infine ritirò la propria mano, ergendosi nuovamente in piedi, alto e minaccioso su di lui.


Fallo.



Le lacrime di Edward erano come oro fuso, gli toglievano il respiro, bellissime; le sue grida spezzate erano come una perfetta sinfonia, ma anche se Jonathan desiderava averne di più, mai sarebbe stato capace di picchiarlo.


Come faceva suo padre.



Non come faceva suo padre.

Accanto a Edward, l’altro uomo era già morto, dosato di così tanta Fear Toxin da fargli perdere la ragione in muta angoscia dopo i primi minuti.

Non aveva importanza, lui non aveva valore.
Non vi era tempo per occuparsi di lui, ora.

Anche se il rosso aveva condiviso con lui tempo e intimità (“il suo corpo”, gridò Crow), il dottore sapeva che era tutto a causa sua e per avergli negato la propria attenzione.

“Mi hai tradito, Eddie.”
Il ragazzo tremò e pianse ancora, mentre i ricordi venivano innescati dal suono di quelle parole.

“Io non-”


Sì, lo hai fatto, troia indegna.



“Sì. Sì, lo hai fatto...”
Il ragazzo si morse le labbra, rifiutando ciascuna delle parole che aveva appena sentito.

“Mi sono fidato di te e tu mi hai tradito.”


Per l’ultima volta!



“Io...” la sua voce era rotta dai singhiozzi; le mani di Jonathan strette intorno al suo collo.

Bugiardo.


*


La mattina seguente, Edward si risvegliò sul divano, con un forte mal di testa e un terribile sapore in bocca.

I suoi vestiti erano sporchi e macchiati di sangue, la sua gola era dolorante e la pelle del suo collo marchiata da lividi evidenti.
Vi erano ferite di ago sul suo petto, poteva capirlo dai tagli sulla stoffa della propria camicia.
Ricordava qualcosa della notte precedente: voleva che Jonathan venisse a casa sua, e poi suo padre.
Persino il sapore che aveva in bocca era troppo familiare.

Il ragazzo quasì inciampò nei propri passi, nel difficile tentativo di alzarsi in piedi e raggiungere il bicchiere d’acqua che il dottore gli aveva lasciato sul tavolo.

Vi era un cadavere sul pavimento, follemente abusato, sporcato, dissacrato, ridotto a una patetica pozza di sangue e ossa. Riuscì a scorgere delle ciocche di capelli biondi incrostati di cremisi, ma anche se il volto era stato reso irriconoscibile, lui sapeva perfettamente chi fosse.

Sulla parete verde chiaro alle sue spalle vi erano state scritte delle parole. Molte parole.

La calligrafia era stentata, storta, in alcuni punti svanita là dove il sangue non era stato sufficiente per rendere le lettere comprensibili, ma tutto sommato era leggibile. La maggior parte, almeno.

“lA prOssiMa voLta iO saRò in coNtroLlo”
“lUi noN Ti sAlvErà dI nUovO” “tRoia” “miO” “tU sEi miO” “mAi Più”

“tU sEi miO”

Vi erano segni d’artigli sul muro, molto sangue sul pavimento e l’odore del corpo in putrefazione aveva iniziato ad essere insopportabile, ma lui era vivo.

Non aveva dubbi che la scritta sul muro fosse opera di Scarecrow; Jonathan non sarebbe mai stato così emotivo riguardo qualcosa del genere.

Lui era suo.

Poteva mascherare la sua gelosia con offese e parole dure, con minacce di morte e scritte folli. Poteva rifiutarsi di toccarlo per giorni o settimane, poteva scoparlo a proprio piacimento e negargli l’orgasmo. Poteva persino giocare con la sua mente e lasciarlo emotivamente a pezzi, se questo significava avere la sua attenzione.

Edward voleva ogni cosa da lui.

I suoi sguardi, le sue mani sul corpo, l’amarezza delle sue parole, la crudeltà che usava nel giudicare la sua psiche.

Non aveva importanza.

Jonathan voleva che lui fosse suo.


“ti uCcidErò”


Edward non poteva farci niente.

Lo era.




End
Cadaveria†Ragnarsson


  
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