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Autore: gufostorm    03/10/2016    0 recensioni
Qualcosa stava cambiando.
Non chiedetemi come faccia a saperlo; lo so e basta.
Lo percepisco nell’aria sempre più tormentata, nella luce sempre più flebile; lo percepisco in me, in questo mio tremore incontrollato, in questa mia pelle sempre più raggrinzita e secca...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualcosa stava cambiando.
Non chiedetemi come faccia a saperlo; lo so e basta.
Lo percepisco nell’aria sempre più tormentata, nella luce sempre più flebile; lo percepisco in me, in questo mio tremore incontrollato, in questa mia pelle sempre più raggrinzita e secca.
Il tempo ormai per me è quasi finito, ed è per questo che ora riesco a sentire il cambiamento.
Un’improvvisa brezza fredda mi travolge, per poi passarmi attraverso e lasciarmi piena di brividi, di paure. Sento il cambiamento sempre più vicino, mentre i miei giorni lentamente volgono alla fine. Avrei voluto fare di più, vivere di più, ma non c’è fermo alla morte.
Ed ecco un’altra brezza, questa volta leggera, gentile.
Mi lascio cullare, trasportare da questo tiepido calore, e i ricordi iniziano a riaffiorare; il susseguirsi lento dei giorni, delle stagioni…ricordo ancora la mia prima primavera; amavo la primavera. Il sole tiepido, i fiori che nascevano, il canto degli uccelli…amavo la loro musica.
Ora, invece, tutto stava cambiando.
I fiori avevano lasciato il loro posto ai frutti; i frutti avevano lasciato il loro posto al nulla.
Gli uccelli se ne andavano, cantando canzoni d’addio, mentre tutto intorno moriva lentamente.
Eravamo rimasti solo noi: io e l’unico motivo per cui ancora vivevo, per cui non mi ero lasciata abbandonare al dolce cullare della morte.
Capitemi, non potevo lasciarlo solo. Mi aveva dato alla luce, mi aveva protetta, custodita, ed ora che aveva bisogno di me non potevo abbandonarlo, anche se non ero più quella di prima, anche se non potevo aiutarlo come prima.
Lo guardai malinconicamente.
Come sempre se ne stava lì, lo sguardo perso nel vuoto, i pensieri che correvano chissà dove, mentre un dolce sorriso amaro lentamente appariva su quella sua pelle scura.
Poi quel sorriso scomparve, sostituito dalla paura.
Mi guardò, come se lo facesse per l’ultima volta, come se mi stesse per dire addio, come se fosse la cosa più dolorosa ed inevitabile del mondo.
Lo guardai anche io; avevo capito. Era finita.
Cercai di sorridergli, di fargli coraggio, di dirgli che ci sarei stata sempre per lui, anche se non poteva più vedermi.
Un vento freddo mi colpì in pieno, strappandomi via tutto, strappandomi da lui.
Mi sentii portare in alto, verso quel cielo plumbeo pieno di tristezza, poi lentamente caddi al suolo.
*
Qualcosa era cambiato.
Una dolce musica dai toni caldi e freddi che si rincorrevano senza sosta mi destò, mentre un lieve vento mi accarezzava.
Qualcosa era cambiato.
Circondata da mille altre foglie ingiallite, imbrunite dall’autunno, mi sentii sollevare sempre di più, mi sentii trascinare in un’antica danza fatta di malinconia, di tristezza, di nuova vita. Poi lo vidi.
Era ancora lì, accanto a me, lo sguardo sempre perso nel vuoto, mentre i pensieri lo portavano chissà dove.
Quella dolce brezza leggera mi portò sempre più verso lui, poi finalmente i nostri sguardi si incrociarono.
Mi guardò dolcemente, amorevolmente, come un genitore guarda il proprio figlio ormai cresciuto.
Lui sapeva.
Ed io capii.
Non sarebbe mai rimasto solo, io non sarei mai morta.
Lui era parte di me, ed io di lui. Questa era la nostra vita.
Allora iniziai a danzare, presi parte a quell’antica danza dettata dal vento, fiera della mia pelle secca e grinzosa, del mio colore ingiallito, fiera del fatto di essere una semplice foglia morta ma ancora viva, fiera di far dare vita all’autunno.
   
 
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