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Autore: tyene_sand    03/10/2016    2 recensioni
“… e per me… un bicchiere d’acqua frizzante, grazie.”
Molti anni dopo la fine del Progetto Mew, Ryou Shirogane incontra casualmente una sua vecchia conoscenza in un cocktail bar. E no, non si tratta di Ichigo.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ryo Shirogane/Ryan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Save tonight
And fight the break of dawn
[Eagle-Eye Cherry, Save tonight]
 
   Era un locale elegante, alla moda, in uno dei quartieri della movida di Tokyo. La folla del sabato sera si dislocava e al tempo stesso si ammassava attorno ai tavoli, attorno al bancone del bar. Alcuni ballavano, persi nel proprio paradiso mentale. L’aria, scaldata dalla presenza di così tanti avventori, trasportava echi di musica e di risate. Luci soffuse nascondevano e mostravano volti, espressioni, gesti.
   Ryou Shirogane non era tipo da locali alla moda, tantomeno da cocktail bar. Tuttavia, quella sera aveva deciso di concedersi uno strappo alla regola. Tenere la situazione mondiale sotto controllo stanca. Seduto ad uno sgabello di fronte al bancone, sorseggiava distrattamente il suo Black Russian. Indifferente agli sguardi interessati delle ragazze che gli passavano accanto e a quelli semplicemente curiosi di chi si chiedeva cosa ci facesse un ragazzo tanto affascinante da solo di sabato sera, rifletteva sui recenti risultati delle proprie ricerche.
“… e per me… un bicchiere d’acqua frizzante, grazie.”
“Acqua frizzante?!”
“Se possibile con uno spicchio di limone, grazie.”
   Lo scambio di battute tra il barman e la ragazza di fianco a lui lo aveva strappato dalle sue elucubrazioni. Perché non la vedeva da qualche anno, ma non poteva che essere lei. Primo, perché la sua voce – almeno per lui – era inconfondibile. Secondo, perché esisteva una sola persona al mondo capace di uscirsene con una richiesta del genere in quel tipo di locale. Una persona che lui stessoaveva contribuito a plasmare, almeno in parte.
Si voltò lentamente, per non attirare l’attenzione di lei. Come previsto, l’aveva riconosciuta all’istante, prima ancora che la pelle candida delle sue braccia e il verde brillante dei suoi capelli entrassero nel suo campo visivo. Lì, accanto a lui per chissà quale scherzo del destino, c’era proprio lei, con in mano un bicchiere d’acqua frizzante decorato da uno spicchio di limone e un ombrellino da cocktail. Retasu. Di nuovo preso dai propri pensieri, non aveva fatto in tempo a voltarsi di nuovo prima che lei si accorgesse del suo sguardo.
“Ryou? Sei proprio tu?”
“A quanto pare.”
A posteriori si sarebbe maledetto migliaia di volte per quella risposta imbecille. Ma Ryou non ci aveva proprio mai saputo fare, con l’interazione umana.
“È tanto che non ci si vede, Retasu.” Ok, sono definitivamente un imbecille, si disse, dandosi un facepalm mentale.
   Lei era impercettibilmente arrossita. È veramente cresciuta, in questi anni. Indossava un abito blu oltremare che si intonava perfettamente al colore dei suoi occhi. Pochissimi gioielli dallo stile essenziale e per nulla vistoso. Le onde dei capelli le incorniciavano il viso, le accarezzavano le spalle, fluivano morbide lungo la schiena. Sono più corti di come li ricordavo. La sorpresa maggiore, però, restavano sempre gli occhi. L’ultima volta che si erano visti, lei aveva abbandonato gli occhiali da poco. L’effetto che gli avevano fatto i suoi occhi privi di lenti gli era rimasto in mente per tutti gli anni successivi. Tuttavia, la profondità di quel blu lo catturò anche quella volta come se fosse la prima. Erano semplicemente occhi che esigevano di essere guardati, quelli di Retasu.
“Acqua frizzante anche stavolta, eh? Tu sì che sei una vera ribelle dei nostri tempi!”, la punzecchiò, per sfuggire al senso d’imbarazzo che si stava impossessando di lui. Si sentiva come un quindicenne alle prime armi, con l’aggravante di essere ormai un adulto fatto e finito.  Proprio come quando ci vedemmo l’ultima volta.
“Beh… Una delle mie colleghe festeggia il suo compleanno ed io mi sono offerta di guidare. E poi, sai… bere alcol mi fa sempre sentire… inquinata.”
“Interessante punto di vista. Dopotutto, tu e l’acqua avete ancora un legame molto stretto.”
“Ancora di più, da quando mi sono laureata.”
“Ti sei laureata? Quando? In cosa?” Si accorse di non sapere veramente più nulla di lei. Qualcosa dentro di lui si contrasse.
“Qualche mese fa. Ora sono ufficialmente una biologa marina.”
“Accidenti, devono essere successe veramente molte cose, negli ultimi anni.”
“Già, è incredibile come il tempo ci scivoli via tra le dita…”
   Una piccola bolla di silenzio in una sala rumorosa e affollata. Ryou notò che ora anche lei era in imbarazzo. Probabilmente anche lei stava pensando all’ultima volta. Riflettendoci, era incredibile che non fosse corsa via al vederlo, o che non avesse semplicemente distolto lo sguardo. Invece, era stata proprio lei a instaurare quella conversazione. Tuttavia, ora che i ricordi erano riaffiorati con tanta violenza, Ryou si sentì ancora più in imbarazzo. Non sapeva più cosa dire, anche se in realtà c’era una sola cosa di cui parlare.
   La ragazza aveva abbassato lo sguardo sul proprio bicchiere, probabilmente persa in pensieri simili a quelli di lui.
   Quando le prese dolcemente il mento con la mano destra, sollevandole il viso per poterla guardare negli occhi, il ragazzo si accorse di stare tremando. Lui non tremava mai. Con voce incerta, come spezzata da un pianto mai sfogato, le sussurrò:
“E senti… mi hai mai perdonato?”
Un’ombra di dolore le attraversò gli occhi e infranse la maschera di pace interiore che si era costretta ad indossare.
“Ti avevo perdonato già cinque anni fa.”
   Vide una lacrima attraversarle la guancia sinistra, ma subito dopo l’espressione di Retasu sembrò rasserenarsi. Aveva imparato a fare i conti con le proprie emozioni, lei.
“Sai che non potevo…”
“Lo so.”
“… ma avrei voluto, eccome se lo avrei voluto.”
Retasu aveva un’espressione stupita. Subito dopo, però, si riprese: “Non c’è bisogno che tu menta. Te l’ho detto, ti ho perdonato. Non avrei potuto fare altrimenti.”
   La conosceva abbastanza da sapere che in quel momento non avrebbe avuto senso cercare di convincerla del contrario. Che non le mentiva. Non lì, non con tutte quelle persone intorno.    Tuttavia, si rese conto che non voleva costringersi di nuovo a vederla andar via, sapendo che non l’avrebbe più rivista. Fece per aprire di nuovo bocca, ma fu interrotto da una delle amiche di Retasu, che la spronava ad andare a ballare.
“Arrivo subito! Ryou, mi dispiace salutarti così, ma devo andare, mi stanno aspettando.”
“Retasu, aspetta ancora un momento!”
 La ragazza gli rivolse nuovamente uno sguardo stupito.
“Tu… lo vuoi ancora?”
Incredulità. Di tutte le domande, di certo non si sarebbe mai aspettata quella.
La voce le si incrinò.
“C-credo… credo di non avere mai smesso di volerlo.”
“In realtà… nemmeno io.”
Prima ancora che lei potesse scuotersi dal proprio torpore per provare a replicare, si frugò le tasche dei pantaloni, finché non ebbe trovato un biglietto da visita.
“Ecco… qui c’è il mio numero. Sembra stupido, ma ne ho uno solo. Sai, la mia vita privata negli ultimi anni non è stata granché. Per cui se vuoi… se vorrai… rivedermi anche solo per una volta… puoi chiamare a qualsiasi ora.”
Per un momento sembrò che Retasu volesse esitare, ma poi  accettò il rettangolino di carta che lui le stava porgendo.
“Ryou, io… lo farò. È una promessa, disse sorridendo.”
“Allora… ci vediamo.”
“Ci vediamo, Ryou.”
   Ryou Shirogane si allontanò e uscì nell’aria fresca di aprile, dirgendosi verso casa sua.  I risultati delle ricerche sul livello globale di inquinamento erano al momento un ricordo lontano. Sapeva che non sarebbe stato in grado di lavorare nelle ore successive, così come sapeva che avrebbe dovuto costringersi a farlo per non trascorrere il tempo fissando il telefono, in attesa che lei chiamasse. Credo di non avere mai smesso di volerlo. In realtà, avrebbe anche potuto darsi che lei non chiamasse mai. Quanto accaduto anni prima sarebbe stata una giustificazione più che valida, in fin dei conti. Nonostante ciò, Ryou nutriva da sempre una profonda fiducia in lei. È una promessa.
Per cui, avrebbe atteso. Avrebbe fatto i conti con l’ansia e la tensione che l’attesa comportava. Forse, avrebbe perfino fatto pace con se stesso.  E questo lo fece improvvisamente sentire vivo.



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Era una vita che non scrivevo qualcosa, quindi questa one-shot è quello che è.  
Un paio di precisazioni:
1)Save tonight, la canzone, non ha moltissimo a che vedere con la storia, se non per il fatto che l'ho avuta in testa per tutto il tempo mentre la scrivevo, e che forse, ma solo forse, potrebbe avere a che fare con "quello che è successo cinque anni fa" tra i protagonisti. Cosa sia effettivamente successo, lo lascio alla vostra immaginazione (sarò ben felice di leggere le vostre teorie nelle recensioni, se qualcun* vorrà).
2) con il tempo ho maturato la personale teoria che Retasu, col passare degli anni, sia comunque rimasta in un rapporto particolare con il suo elemento. Per cui nella mia mente malata Retasu beve quasi solo acqua, ha imparato a nuotare e anche il suo aspetto fisico e le sue scelte di vestiario richiamano sempre di più il mare. Per cui non prendete l'affermazione secondo cui il bere la faccia sentire inquinata come una critica al bere alcol, per favore. Si tratta solo di una particolarità che secondo me potrebbe rientrare nell'evoluzione del personaggio. 
Spero  di essere riuscita a mantenere almeno un minimo di IC, considerando che i personaggi non sono più i bambini del manga/anime (perché diciamocelo, erano in tutto e per tutto dei bambini!) e che ho voluto mantenere apposta una certa ambiguità per quanto riguarda le loro età (siamo comunque entro il range dei 10 - 15 anni dopo la fine del progetto, diciamo). 
Enjoy e... chi vuole può lasciare una recensione :) 
Tyene
  
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