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Autore: Ilia in Wonderland    03/10/2016    0 recensioni
-Sei inquietante certe volte!- disse Chelsea con un'espressione di disgusto.
-Ma Chelsea, non reagire così! Guarda questa bottiglia, cosa vedi?
-Niente mi sento vuota!
-Io invece vedo la verità, non pensi a volte che la verità sia trasparente come questa bottiglia?-
-Sarebbe bello pensarla come te, ma no. Non è come dici tu... Mi spiace! Devi essere realista. Le meduse sono velenose e le bottiglie di vetro possono rompersi...-
-Come le promesse....
-Si, esatto! vedo che stai capendo come funziona questo mondo.-
-Io non voglio che funzioni così...- disse imbronciandosi, ma cos'era un bambino? Chelsea gli rubò la sciarpa che aveva arrotolato al collo e gli disse -Sono sicura che un giorno la verità e le promesse si possano contenere dentro una bottiglia! Ah, e sai una cosa? Un giorno le meduse si potranno toccare!- Clear fece un sorriso a 32 denti. -Allora promettiamo a questa bottiglia che ci aiuteremo qualsiasi cosa succeda!-
-Te lo prometto Clear...-
-Te lo prometto Chelsea-.
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clear
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina Chelsea non voleva proprio stare a letto, quindi indossò dei jeans stretti e una maglietta nera e si preparò per uscire. Raccolse i lunghi capelli blu da un lato e camminò per le strade di Midorijima come una vippona quale era. Forse i suoi occhiali da sole erano troppo appariscenti. Ad ogni modo aveva visto che la donna della reception aveva con sé un gatto, le era sembrato uno scherzo ma poi la donna le spiegò che non era vero, era tipo elettronico. Insomma Chelsea non ci aveva capito una mazza. Però lo voleva. Ed era uscita comprarselo. Entrò nel negozio di COIL, così si chiamavano. Chelsea vide uno a forma di panda e se ne innamorò, quindi provò a farglielo capire alla tipa che lo vendeva. Fu difficile. Possibile che parlavano solo giapponese? Ad ogni modo Chelsea lo comprò, doveva passargli anche questo attimo di shopping. Come diavolo si usava e adesso chi glielo spiegava? Se lo sarebbe venuto a sapere Toby …. Dai, alla prima panchina si sarebbe seduta e …. Qualcosa cadde dal cielo, qualcosa di talmente pesante che fece chiudere gli occhi a Chelsea per lo spavento. Li aprì e si ritrovò un tipo con una maschera antigas di fronte. –AAAH!- urlò Chelsea, il tipo urlò pure lui. –MA CHI SEI?- gli urlò lei e lui rimase sconvolto poi Chelsea guardò il suo nuovo coil a terra. –Oh cazzo! Ma hai rotto il mio coil ….- -No …. Io ….- -Ma si, cazzo è rotto!!!- -Sono spiacente ….- disse piagnucolando. –Non ci faccio niente con le tue scuse! GUARDA IL COIL!- lui disse piagnucolando –Mi dispiace …. Non l’ho fatto apposta!- -Invece si! Sei cascato dal ….- no ok, avevo perso le staffe, non poteva essere caduto dal cielo, forse era un muratore, per forza. Ma non c’erano palazzi in costruzione nei dintorni. –Scusa non ho calcolato bene le distanze ….- Chelsea lo prese dal camice bianco e lungo che aveva. –Le distanze? LE DISTANZE?- -Non si arrabbi con me …. La prego!- Chelsea lo lasciò, che strano tipo! Da dove usciva? Da un reality? Patetico. Forse era un cosplayer. Ma si certo. Come aveva fatto a non pensarci? Che poi fermi un attimo, parlava la sua lingua? –Tu …. Parli la mia lingua?- la maschera nera annuì –Quindi beh …. Potresti verificare se hai rotto il mio coil?- -Si certo anche se io …. Vedi ….- -Penso che tu me lo debba in fondo, cioè voglio dire, mi hai quasi investita ….- il tipo con i capelli bianchi come la neve decise poi di aiutare Chelsea, in fondo anche se l’aveva appena conosciuta la temeva un po’, come tutti insomma. La maschera aveva premuto solo un bottone e il coil si era attivato. –Signorina il suo animale stava dormendo!- che figura penosa, e adesso che faceva? –Ah davvero?- non doveva sembrare scema, ecco tutto. –Cioè ma poi io come faccio per vedere, cioè cosa fa questo oggetto?- -Guardi, io non lo so, però c’è questo foglietto con le istruzioni ….- doppia figura di merda. –Oh beh si! Grazie!- il tipo si alzò dalla panchina, Chelsea si sentì un po’ sola. Ma più che altro lui le dava l’impressione di un’anima persa. –Senti, non che mi importi se sei un pervertito o cosa ma, cosa ci fai in giro con quella maschera?- -Non posso dirtelo!- rispose pronto lui, Chelsea si preoccupò, era stato proprio diretto, forse le puzzava l’alito o le ascelle …. Oddio. –Ma per causa mia?- lui gesticolò con le mani –Ma no assolutamente!- però che voce dolce che aveva quel tipo. –Senti dato che mi hai aiutata, ti va di dirmi il tuo nome?- -Il mio nome è Clear!- ma certo, non poteva esistere un nome più adatto ad un tipo come lui. Scarponi bianchi fino al ginocchio, jeans tenuti su con una cinta sempre bianca, camicia e camice dello stesso color neve dei suoi capelli, solo una sciarpa verde acido che lo rendeva meno trasparente di quanto fosse già. Un nome adatto, malinconico e chiaramente studiato per lui. –Il mio è Chelsea!- -Vedi? Iniziamo entrambi con la C, adesso vado! Scusa se ti ho fatto male!- in quello stesso momento aprì l’ombrello. –Ma sei una specie di mago?- la maschera nera scosse la testa ma Chelsea sentì come un sorriso sotto quell’armatura, il tipo se ne andò lasciando nel cuore di Chelsea una nostalgia che per la prima volta aveva sentito dopo tanto tempo.
  
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