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Autore: Menteconfusa    04/10/2016    2 recensioni
Helen O'Connell, un nuovo personaggio, una nuova identità nel mondo magico di Harry Potter. Tutto ha inizio a King's Cross il 1 settembre 1991. Ancora segreti dal passato di Harry? Forse..
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Famiglia Black, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Durante l'infanzia di Harry
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Mi è sempre piaciuto sedermi in senso contrario alla direzione del treno, perchè ho sempre voluto guardare ciò che stavo lasciando. Partire era sempre stato un misto di disperazione e felicità inaudita, quel tipo di felicità che si prova poche volte nella vita, quella disperazione che ti attanaglia lo stomaco e lo stringe in una morsa dolorosa, che ti toglie il respiro, che ti fa venire voglia di piangere ogni lacrima che hai in corpo. Lo sentivo subito il senso di vuoto nel lasciare la mia casa, la mia gente.

Non ho mai voluto sapere prima cosa mi sarei trovata davanti al mio arrivo, forse per paura, o forse per provare il mio coraggio. I miei viaggi erano sempre stati una lotta tra sensi di colpa e vergogna, allegria e gaiezza. Lo avevo nel sangue, il nomadismo, ma ogni volta che partivo, quando guardavo fuori dal finestrino mentre il treno fischiava, quando mi nascondevo dietro le pagine di un libro per non guardare ciò che mi stava intorno, o quando l'impazienza mi faceva battere il cuore così forte che mi sarebbe potuto saltare fuori dal petto con facilità, ognuna di quelle volte, io sapevo che sarei tornata, prima o poi.

Il 1 Settembre del 1991 mi stavo dirigendo a passo svelto verso la stazione di King's Cross. Il cielo era livido e minaccioso di pioggia, con cariche nuvole nere all'orizzonte pronte ad inondare Londra. Era curioso per me trovarmi in Inghilterra, dopo averla evitata per più di dieci anni. Non avevo avuto intenzione di tornarci, all'inizio. Poi un giorno, all'aeroporto di Dublino, la mia attenzione era stata catturata dal volo per Heathrow. Non ricordo come ci arrivai, ma mi ritrovai di fronte al banco informazioni. L'aereo sarebbe partito da li ad un'ora ed erano liberi ancora quattro posti nell'Economy Class. Mi sentii come se non agissi seguendo la mia testa, come se non fosse il mio braccio ad allungarsi verso il portafoglio, come se non fosse la mia voce a chiedere uno di quei biglietti…come per magia.

NO. Non per magia, non poteva essere (anche se, con il senno di poi, probabilmente fu proprio così che andò) erano anni che mi tenevo alla larga da quel mondo, anni che non pronunciavo un incantesimo, anni che non toccavo la mia bacchetta. Fatto sta, che alle 3.40 ero in volo verso Londra senza la più pallida idea di cosa avrei fatto una volta lì.

Ricordo di aver pensato che in dieci anni non era cambiato nulla della mia vecchia città. Ricordavo bene l'aria pesante di smog, i palazzi, le strade, come se non fossi mai andata via.

La verità è che mi sentivo piuttosto strana, e per quanto cercassi di negarlo a me stessa, c'era una vocina nella mia testa, un tarlo fastidioso, una lieve convinzione che si faceva largo dentro me come una candela accesa nel buio più oscuro…era tutto troppo magico. Ricordo anche di essermi detta che c'era decisamente qualcosa che non andava in me, un sentimento molto simile alla speranza, ad un'acuta fitta di nostalgia mi aveva invasa. Mi sentivo toccare l'anima , come se camminare tra quelle strade polverose e affollate fosse tutto quello che mi era mancato in questi anni, come se potessi di nuovo essere felice.

Quel 1 Settembre era terribilmente freddo e la stazione era, come al solito, piena di gente che correva a destra e a sinistra alla ricerca del proprio treno. Ripensandoci, non ricordavo come l'avessi raggiunta, sapevo solo che quella mattina mi ero svegliata consapevole di dovermi dirigere lì. Non ero una sciocca, sapevo che giorno fosse. Il giorno della partenza dell'espresso per Hogwarts, la scuola di magia e stregoneria. Per questo avevo deciso di tenermi alla larga dalla barriera tra binari nove e dieci, quella che portava al binario 9 e 34, dal quale sarebbe partito il treno carico di giovani maghi e streghe pronti ad iniziare un nuovo eccitante anno scolastico.

Camminai per un po', senza una destinazione precisa, ma con la snervante sensazione di essere osservata. Giravo e rigiravo per la stazione con le mani in tasca e cercavo di capire chi mi stesse guardando così insistentemente.

Da anni ormai mi comportavo come una comunissima babbana, e non mi fu affatto difficile entrare in un bar e ordinare un normalissimo caffè ed una normalissima brioches. Feci colazione nervosamente ed in fretta, ma per una qualche strana ragione, non riuscivo ad andarmene. Eccomi di nuovo a camminare per i binari senza meta.

Erano le 10.30.

Fu in quel momento che sentii una voce di donna, che senza esitazione e senza farsi alcun problema sbraitava verso i figli "dobbiamo passare la barriera del binario nove e trequarti. George smettila di dar fastidio a tuo fratello! Ron sbrigati o faremo tardi" voltandomi nella loro direzione vidi che mi stavano venendo incontro a passo spedito, la donna, piccola e rotondetta accompagnata da quattro ragazzini, due dei quali evidentemente gemelli e una bambina che gli trotterellava dietro tentando di rimanere al passo. In quel momento mi resi conto che se stavano venendo verso di me e che se la loro intenzione era raggiungere l'espresso per Hogwarts, era evidente che anche io mi trovassi tra i binari nove e dieci. "Come accidenti ci sono arrivata qui?" mi dissi voltandomi di nuovo verso la famigliola che oramai era a pochi passi di distanza da me. Aspettai che mi superassero e poi mi fermai ad osservarli. Mi era capitato di incontrare e riconoscere tanti maghi durante i miei viaggi, ogni volta che ne avevo avvistato uno era stato per me il chiaro segno che ora mai era tempo di andarsene. Quel giorno però restai a guardare: tre dei quattro ragazzi avevano ormai attraversato la barriera, mentre l'ultimo, il più piccolo, si era fermato a conversare con un altro bambino, un bambino dai capelli neri. Ero troppo lontana per vederlo bene in faccia, ma qualcosa nella sua figura mi sembrava stranamente familiare.

"Sono passati ben dodici anni, Helen. Era proprio ora che tornassi" disse all'improvviso una voce sorridente alle mie spalle. Mi voltai di scatto e trattenni il respiro. "Professor Silente" dissi più a me stessa che a lui.

"Ebbene, non pensavo che il mio incantesimo avrebbe funzionato, sei sempre stata brava a far perdere le tue tracce quando era necessario. Ho sempre ammirato questa tua curiosa capacità" disse sorridendo e avvicinandosi di qualche passo "e invece, eccoti qui".

"Ma come.. quando.." balbettai in un groviglio sconnesso di parole.

"Sono anni che ti cerco Helen. Era ora che tornassi a casa".

A quel punto capii. Era sempre stato lui. Ogni mago, ogni strega, ogni piccolo gesto o oggetto che richiamasse il mondo della magia, era sempre stato Silente.

"Sa che non sono qui per mia volontà. L'Inghilterra non è la mia casa, non più" dissi riprendendomi in parte dallo shock.

"Non mi riferisco a Londra, lo sai bene" disse l'anziano professore.

Sembrava che il tempo si fosse fermato sulla sua persona, era rimasto esattamente come lo ricordavo: barba lunga e bianca, occhialetti a mezza luna e viso sorridente.

"Hogwartz potrebbe essere un posto sicuro, un posto dove poter ricominciare"

"Ho giurato a me stessa che non ci avrei mai più rimesso piede. Mai". Lo guardai stringendo gli occhi. Non mi piaceva quella situazione, non mi piaceva sentirmi vulnerabile.

"Harry è un bel bambino" disse Silente.

Harry…Harry… dieci anni cercando di non pensare a quel ragazzino, dieci anni passati a costruire una barriera che mi separasse da tutto quello, da tutti loro. Dieci anni, e un solo nome poteva ridurre in briciole tutte le mie convinzioni e la fatica fatta.

"Somiglia molto a James, ma ha gli occhi di Lily."

"Che cosa vuole da me?" dissi interrompendolo bruscamente. Non volevo pensare ne a James ne a Lily, volevo continuare a fingere di non averli mai conosciuti, di non essere mai stata loro amica, volevo fingere che quegli anni non fossero mai passati. Volevo continuare ad illudermi.

"Voglio solo che ascolti la mia proposta" disse l'uomo sorridendo "E che accetti".



Ciao a tutti! Cosa ne pensate?? L'idea per contiuare la storia è ancora vaga, ma ci sto lavorando! A presto!

   
 
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