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Autore: CrisParisienne    04/10/2016    0 recensioni
Beatrice, l'ennesima delusione e la sua nuova vita.
Si può davvero scomparire senza rimpianti?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Urla, tante, troppe urla, in quel che sembrava un caldo e tranquillo pomeriggio di Luglio come tanti altri.
“Io.. me ne vado… da questa casa….” parole ripetute tante e tante volte, suonavano soffocate, accompagnate da continui singhiozzi e dalle lacrime che cadevano senza sosta dai miei occhi castani pieni di sofferenza e di rabbia, la rabbia di una ragazza che in quella casa, in quella città, in quella parte del mondo, non si sentiva accettata.
Il rapporto con mia madre non è mai stato facile, avendo lo stesso carattere autoritario tendevamo sempre a voler avere ragione su tutto, il che portava spesso a contrasti che si concludevano sempre nello stesso modo, in questo modo. Insomma per me non era una novità, ma mai mi sarei aspettata che quella volta sarebbe stato diverso, che qualcosa in me sarebbe scattato.
Ero insoddisfatta da tutta la mia vita. Erano passati anni ormai dalla fine del liceo ed io non avevo più contatti con nessuno, avevo lasciato l’università, che non faceva per me, e non avevo un lavoro. Ero una ragazza sbandata la cui unica preoccupazione era cosa fare il sabato sera. Me ne rendevo pienamente conto, ma non sapevo come dare un senso alla mia vita.
L’unica persona che mi era rimasta accanto dopo il liceo era il mio fidanzato, Nico. Eravamo una coppia che tutti definivano “storica” dal momento che la nostra storia è iniziata tra i banchi di scuola. Un giorno, eravamo al primo anno, notai per la prima volta l’intensità del suo sguardo e la bellezza dei suoi occhi marroni, e mi innamorai all’improvviso, senza neanche pensarci capì immediatamente che lui era il ragazzo giusto per me. Da quel giorno sono passati 8 anni ormai, 8 anni pieni di emozioni, d’amore e di sostegno, ma purtroppo ultimamente pieni di liti. Ero cambiata parecchio in questi 8 anni, ero cresciuta, com’è giusto che sia, ma lui invece era sempre lo stesso bambino di sempre. 8 anni insieme, e nessuno futuro davanti. Attorno a me vedevo gente sposarsi e avere figli, e poi vedevo lui, il ragazzino di cui mi sono innamorata al liceo, e niente di più. Avevo pensato più volte di lasciarlo, ma non ci avevo mai riflettuto così tanto come in quel momento. Era da tempo ormai che volevo cambiare città, fare i bagagli e trasferirmi da un'altra parte, lontano da tutte le persone che hanno reso gli ultimi anni della mia vita una vera schifezza. L'unica cosa che mi tenevano ancora a Catania era la paura di fallire.
Ma quel giorno, decisi che la mia vita doveva cambiare, quell’ennesima lite mi spinse a fare il passo avanti che tanto bramavo. Ne avevo abbastanza.
Accesi il mio computer in cerca di voli last minute e fortunatamente ne trovai uno per la sera stessa, allora presi una borsa abbastanza capiente ed iniziai a girare per la stanza in maniera frenetica cominciando a riempirla con i miei vestiti migliori, volevo cominciare al meglio la mia nuova vita.
Finite le valige mi sedetti sul letto, pensando alle parole giuste da dire a Nico.
“Non sei tu, sono io…” fu la prima ipotesi.
“Non ti merito..” fu la seconda.
“Forse è meglio che rimaniamo amici..” alla terza mi prese il panico, sapevo di non potergli dire queste cose dopo 8 anni perché, dopotutto, io lo amavo ancora, o almeno così credevo.
Quindi lo chiamai, spiegandogli tutto ciò che provavo, la frustrazione di non avere uno scopo e la consapevolezza di un futuro che non ci sarebbe mai stato. Non gli diedi neanche il tempo di rispondere, chiusi il telefono, lo spensi e lo posai in borsa. Ero una vigliacca, sapevo di averlo deluso ma soprattutto sapevo che sarebbe morto dentro. Avrei dovuto parlargli molto prima di questa situazione, ma soprattutto avrei dovuto parlargli di presenza, ma sapevo che se l’avessi fatto non avrei più avuto il coraggio di partire.  
Un’ora dopo ero ancora lì, seduta su quello che per più di 20 anni era stato il mio letto, con mille pensieri per la testa, tanti dubbi, molte speranze. Presi il borsone e uscì di corsa prima dalla stanza, poi dalla porta di casa. Mia madre era in soggiorno, non ebbe neanche il tempo di fermarmi. Il suo sguardo era  interrogativo, ma se mi fossi fermata a spiegare non mi avrebbe mai permesso di partire.
Due ore dopo mi ritrovai su un aereo, diretta a Parigi.
Da qui sarebbe iniziata la mia avventura.
  
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