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Autore: nikita82roma    04/10/2016    2 recensioni
E’ passato poco più di un mese dalla nascita di Lily in quel giorno così importante per Kate. Cosa avranno fatto i nostri Caskett? Come si saranno adattati alla nuova vita con la piccola, ad essere genitori e coppia? E intanto si avvicina una data speciale che non vogliono trascurare...
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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- Espo? Cosa ci fai qui? 
Javier era seduto alla sua scrivania esaminando dei fascicoli con una tazza di caffè sbuffando di tanto in tanto. Appena si sentì chiamare alzò lo sguardo verso Castle e Beckett che erano appena usciti dall’ascensore e percorrevano il corridoio nella sua direzione.
- Yo Beckett! Hanno trovato un cadavere e Lanie è stata chiamata… - Spiegò l’ispanico visibilmente contraria
- Ma non aveva la serata libera? E Perlmutter?
- Si è ammalato… Ma voi cosa ci fate qui?
- La rapina al parco… - Disse Kate scuotendo la testa
- A te Beckett? Povero rapinatore…
- Già, ma è stato Castle a metterlo KO in una delle sue solite azioni insensate… - Kate fulminò ancora Rick con lo sguardo che fino a quel momento era rimasto stranamente silenzioso senza vantarsi della sua azione come Esposito si sarebbe aspettato e come lui avrebbe sempre fatto… - Scusatemi, vado a sistemare le scartoffie con gli agenti così poi ce ne possiamo andare…
Beckett si allontanò lasciando il taciturno Castle davanti ad Esposito che lo guardava in attesa che, senza Kate, gli raccontasse qualcosa in più di quello che aveva appena fatto.
- Allora Castle? Cosa è successo?
- Nulla di che, mi sono buttato addosso a lui per farlo cadere. Poi Kate lo ha ammanettato.
- Tutto qui?
- Già, tutto qui…
- Ehy avevate proprio grandi programmi per farti rimanere così cupo per la serata rovinata! - Disse il detective ridendo.
- Grandi programmi, sì…
- Dai, in fondo è solo una ricorrenza stupida! Quando volete, Lanie sarà ben felice di tenere Lily per una serata e lasciarvi la libera uscita! Non vede l’ora di fare la zia! - Così dicendo diede una pacca sulla spalla a Castle che non riuscì a trattenere una smorfia.
- Ehy amico tutto bene? 
- Sì, devo aver sbattuto la spalla cadendo
Esposito si guardò la mano ed era sporca di sangue. Poi guardò Castle con aria interrogativa.
- Castle cosa hai fatto? - Chiese brusco e nello stesso momento arrivò Kate che guardò la mano dell’amico e poi suo marito
- Che succede Espo? - Esclamò preoccupata guardano la sua mano
- Io niente… tuo marito…
Kate alzò la mano facendo segno al detective di stare zitto e guardò Castle
- Niente, un graffio credo… - Si giustificò lui
Beckett roteò gli occhi e invitò suo marito a seguirla in sala relax, qui lo aiutò a togliersi il cappotto e la giacca e potè vedere come non era un graffio ma un taglio anche piuttosto profondo. Stringeva i denti per la rabbia per il suo gesto così sconsiderato e non necessario e allo stesso tempo cercava di essere il più delicata possibile mentre lo esaminava. Lui in silenzio non muoveva un muscolo nè proferiva parola, solo la osservava accigliata in una di quelle espressioni che tante volte in passato gli aveva riservato quando lui faceva di testa sua contravvenendo ai suoi ordini e finendo per mettersi nei guai.
- Devi andare in ospedale a farti vedere questa ferita. - Disse alla fine
- Kate, non è necessario…
- Castle! Non discutere, per favore. Vai a farti medicare, credo che ci sarà bisogno di un paio di punti.
Avrebbe voluto ribattere, ma non era proprio il caso nè la serata. 
- Tu non…
- Finisco il rapporto, poi ti vengo a prendere.
- Non c’è bisogno, torno a casa con un taxi.
- Aspettami lì Castle. Passo a recuperare la tua macchina in hotel e ti vengo a prendere.
Rick fece un cenno di assenso con la testa, Kate lo aiutò a rimettersi la giacca ed il cappotto ed istintivamente lui si avvicinò per salutarla con un bacio, ma lei si voltò dalla parte opposta e Castle sospirando uscì dalla sala relax e si avviò lentamente agli ascensori.
- Tutto bene Capitano? - Chiese Espo quando anche Kate uscì da lì
- Tutto bene Espo, solo un po’ di disappunto per la serata andata a monte - Rimase sul vago, ma in effetti era proprio così, anche se non per colpa di quel rapinatore. Anzi, in un altra situazione avrebbero trovato anche la cosa divertente e ci avrebbero riso su, tra una battuta e l’altra: cosa ci sarebbe stato di più romantico ed iconico per loro che passare San Valentino in un parco arrestando qualcuno. E poi lui sicuramente le avrebbe chiesto spiegazioni sul perchè avesse con se le manette in quell’occasione ed avrebbe finito per imbarazzarsi prima e stuzzicarlo poi, finendo la serata in camera da letto mostrandogli l’uso che ne avrebbe voluto fare fin dall’inizio.
- Beckett, cosa è successo a Castle?
- Non sembra nulla di grave, ma credo avrà bisogno di qualche punto…
- Era così silenzioso per essere Castle…
- Quindi era come una persona normale. - sospirò Kate sperando che l’amico troncasse lì quella conversazione che non aveva voglia di fare e fortunatamente Esposito si fece una risata e poi tornò ai suoi fascicoli.

Caste era seduto su una panchina nel parco fuori dall’ospedale. Quanto tempo aveva trascorso lì? Gli sembravano così lontani quei giorni fatti di paura e speranza. Quante volte aveva pregato un Dio del quale non era nemmeno certo della sua esistenza solo per aggrapparsi a qualcosa e non cadere quando nessuno sapeva dargli una speranza concreta. 
Da quella panchina nelle lunghe attese, quando non gli permettevano di stare con Kate, aveva fatto quello che sapeva fare meglio, aveva osservato la gente passare, aveva visto i cicli della vita sui volti delle persone, la gioia per una nascita, la disperazione per una morte. Aveva riconosciuto, nel tempo, chi come lui era in attesa. Alcuni non li aveva visti più, altri li aveva visti andare via felici, qualcuno disperato. Si chiedeva se qualcuno avrebbe notato come sarebbe andato via lui. Ma per Rick c’era solo un modo di andare via da lì, ed era con Kate. Non si chiedeva come, solo quando, perché non c’erano alternative che potesse prendere in considerazione. Vide più lontano le luci del negozio di fiori dove andava tutte le mattine ancora accese, quella era una serata di quelle in cui stare aperti tutta la notte, c’era sempre qualche ritardatario che avrebbe cercato una rosa in piena notte da portare alla sua donna.
Mise la mano sinistra in tasca e tirò fuori quella piastrina d’acciaio raccolta a terra, chissà se Kate si era accorta che non era più nella sua borsa, chissà se le interessava se ci fosse sempre oppure no. La faceva scorrere tra le dita, accarezzando l’incisione: due parole che leggeva e rileggeva, due parole che per chiunque non avrebbero avuto nessun significato, per lui volevano dire tutto. Pensò a quella notte, a Boston. Alla sua frustrazione, alle sue paure, alla rabbia ed al dolore di saperla tra le braccia di un altro, se pur inconsciamente. Ad altre labbra che si posavano su quelle di Kate che dovevano essere solo sue, in un pensiero estremo di possesso. Lei era sua moglie, era il suo tutto, non poteva essere di un altro. Solo pensarci ancora in quella sera lo faceva impazzire ed immaginava che lei potesse provare le stesse sensazioni, per colpa sua. 
La voleva ferire quella notte, l’aveva ferita a distanza mesi dopo, proprio quando era la cosa che temeva di più, proprio quando tutto quello che voleva, invece era amarla, come era certo che solo lui sapeva e poteva fare.
Per colpa sua, per la sua stupidità, tutti i suoi incubi si stavano materializzando.

Sentì Kate avvicinarsi.
Non aveva bisogno di voltarsi a guardarla. Era lei, lo sapeva. L’avrebbe riconosciuto tra mille il suo incedere deciso. Non aveva il coraggio di guardarla negli occhi per la paura di quello che poteva trovarci o non trovarci più.
Si sedette vicino a lui e lo guardava mentre Rick rimane a testa bassa, guardando qualcosa tra le sue scarpe che doveva essere estremamente interessante visto che non smetteva di fissarlo.
- Ti ho cercato dentro, hai fatto presto…
- Essere un generoso benefattore dell’ospedale da diritto a qualche agevolazione. - Provò ad abbozzare una risata che però morì sul nascere sulle sue labbra. Non riusciva nemmeno a fingere.
- Cosa ti hanno detto?
- Mi hanno messo qualche punto e dovrò farmi le medicazioni per qualche giorno. Nulla di che.
- Bene.
- Già, bene.
C’era imbarazzo nel loro parlarsi senza guardarsi, loro che solitamente al contrario si parlavano senza parole, solo con gli sguardi e si capivano come se avessero fatto un lungo discorso, mentre lì avrebbero avuto tanto da doversi dire e non dicevano nulla.
Una folata di vento più forte fece alzare un mulinello di foglie abbandonate in un angolo poco lontano e Kate si strofinò le mani con forza, nascondendole poi nelle tasche del cappotto. Il gesto non passò inosservato a Castle che dovette combattere contro la voglia e la tentazione di abbracciarla per darle calore, ma probabilmente le avrebbe fatto l’effetto contrario. Però era lì, seduta vicino a lui, qualcosa forse di positivo doveva voler dire…
- Perché? - Gli chiese Kate. La sua voce era asciutta, nessun tremore, nessun accenno di rabbia.
- Ero arrabbiato. Per Vaughn.
- Vaughn non è mai stato niente, Rick. Mai. Nemmeno quella sera.
- Vaughn è stato quello che ti ha fatto venire dubbi su di noi una volta. Ho avuto paura.
- Perché non me l’hai detto?
- Non pensavo avresti capito. Non ricordavi di lui…
- Dopo Castle. Perché non me l’hai detto dopo? Ti avevo chiesto di dirmi tutto, di confidarmi le tue paure. Perché non ti sei fidato di me? - Ora sì, Rick poteva sentire la sua voce incrinata, ma non dalla rabbia.
- Non volevo farti soffrire per una cosa di nessun senso
- Lo stai facendo adesso. - Quella confessione rivolta al buio mentre lui non osava guardarla gli sembrò tagliare la sua carne in modo più netto ed in profondità del coltello sul braccio.
- Dopo la tua telefonata sono andato al bar sul tetto dell’hotel, c’era poca gente. Mi sono messo su un divanetto ed ho ordinato da bere. Volevo solo bere e non pensare. Quella donna al bar mi guardava e mi sorrideva. L’ho invitata a sedersi con me, lei forse ha equivocato o forse io le ho fatto veramente intendere altro perché… Perché sono stupido…
- Perché volevi ferirmi Castle… - Disse Kate completando quel pensiero che lui non aveva il coraggio di dire ad alta voce.
- Lei si è seduta sopra di me, mi ha baciato, l’ho baciata…
- Risparmiami i particolari ti prego - Glielo disse disgustata e quel tono fu il colpo di grazia per Rick che si decise ad alzare gli occhi da terra per guardarla. Piangeva in silenzio. Vedeva le lacrime scenderle dal viso senza che emettesse alcun rumore. 
- Non era te. Cazzo Kate, non era te! Nessuno è te. L’ho spostata di peso, gli ho lasciato non so quanti soldi sul tavolo per pagare i drink e me ne sono andato. Sono tornato in camera e mi sono ubriacato. Mi facevo schifo da solo. Volevo punire te ed ogni volta che toccavo le sue labbra stavo solo punendo me stesso.
Kate sentiva il suo sguardo addosso, la sua voce che tremava di rabbia e dolore. Conosceva quel tono, lo aveva sentito altre volte, era la sua paura che prendeva il sopravvento su di lui. Si asciugò le lacrime velocemente con il dorso della mano ma fu lei a non avere il coraggio di guardarlo adesso. Perché ancora una volta si stavano facendo del male per niente? Allora aveva ragione ad aver paura di essere felice, perché quella sera era veramente felicissima.
- Sai cos’è che mi fa male? Che tu non mi abbia detto niente. Io sono sicura che non c’è stato nulla - Si girò ora a guardarlo e lo fece fissando gli occhi nei suoi - so che non c’è stato nulla tra te e quella donna. - Gli ripetè
- Come fai ad essere così sicura? - Cosa stava facendo? Era lui stesso a volerle mettere dei dubbi?
- Perché credo e spero di conoscerti quel tanto che basta per sapere che non lo avresti fatto. Nemmeno in quella situazione. Perché io mi fido di te, Castle. E mi fidavo anche allora, nonostante tutto. 
- Anche io mi fido di te Kate!
- No, Castle, tu non ti fidi. Non ti fidi del fatto che se uno mi bacia per me non vuol dire nulla, ma questo lo capisco vista la situazione di quel momento, ma non ti fidi nemmeno a lasciarmi sola, delle mie capacità di sapermi difendere. Mi hai seguito Rick, e ti sei messo in mezzo in una situazione pericolosa non fidandoti di quello che stavo facendo.
- Ti ho seguita perché ti volevo parlare, volevo chiarire e poi… ho solo avuto paura ed ho agito d’istinto - provò a giustificarsi
- Come faremo quando tornerò a lavoro eh? Mi verrai dietro di nascosto per saltare fuori quando è meno opportuno?
- Starò a casa e starò in pensiero ogni volta che saprò che sei fuori dal distretto ed io non sarò con te, come sono stato sempre preoccupato in ogni occasione simile da quando ti conosco e questo non cambierà mai, Kate. Non per mancanza di fiducia, ma per paura che ti accada qualcosa e perché volerti proteggere è la cosa più naturale per me. Da sempre.
Kate si lasciò andare sullo schienale della panchina portandosi le mani sul volto. Di cosa stavano discutendo realmente? Qual era il problema? La sua mancanza di fiducia nei suoi confronti? Che si era baciato con un altra donna ed aveva pensato di tradirla durante la sua amnesia? Che non glielo aveva detto? Che anche lei, come lui, aveva solo paura? 
Vedendola ferma in quella posizione con i palmi delle mani a premere sugli occhi e le dita intrecciate tra i capelli, Rick si preoccupò che non stesse bene
- Kate, tutto ok?
- No, Castle… non è tutto ok. - Gli rispose tirandosi su
Beckett osservò la mano di suoi marito muoversi nervosamente stringendo qualcosa che preso riconobbe come la piastrina che aveva preso per lui e che quel ragazzo aveva gettato via. La doveva aver trovata quando aveva recuperato le sue cose. Non sapeva se anche per quello essere contenta o arrabbiata, ma le fece tenerezza vedere come la stringeva e in quel momento capì che quello che aveva detto il rapinatore, gettandola via, non aveva senso. Non era vero che non aveva alcun valore, lo vedeva da come Rick ci si stava aggrappando. Le fece tenerezza, quel pezzo di metallo nella sua mano sembrava ancora più piccolo. Avrebbe potuto chiuderla nel pugno e nessuno si sarebbe accorto della sua presenza. Poggiò la mano su quella di suo marito e lui interruppe ogni movimento.
- Scusami, io… non volevo prenderla di nascosto.
- È ok Rick, è tua.
- Grazie. È bellissima.
- È solo una piastrina d’acciaio
- No, è molto di più Kate. Per me è molto di più. 
Beckett ritrasse la mano, strusciandola sul dorso di quella di Castle in modo fin troppo lento, come se fosse una carezza.
- Andiamo a casa Rick? È tardi…
- Sì, certo…
Si alzarono dalla panchina ed in silenzio, senza sfiorarsi, percorsero il breve tragitto che li separava dal parcheggio dell’ospedale dove Kate aveva lasciato la Ferrari e sempre senza dire una parola arrivarono a casa, parlandosi solo in ascensore, concordando di non dire nulla a Martha di quanto accaduto a cena, limitandosi alla disavventura al parco.

Appena misero piede dentro casa, trovarono Martha davanti a loro che gli faceva chiaramente segno di fare silenzio, poi li abbracciò, prima Kate e poi suo figlio che però non riuscì a trattenere una smorfia ed un lamento.
- Richard! Cosa ti è successo? - Bisbigliò l’attrice
- Abbiamo avuto una disavventura al parco. - Tagliò corto lui
- Oh ragazzi miei, possibile che non riusciate ad uscire una sera senza mettervi nei guai? - Martha non aveva tutti i torti, la loro capacità di finire in mezzo a qualche situazione pericolosa, di proposito o casualmente, andava studiata perché credeva che non fosse umanamente possibile e che avrebbero distrutto ogni statistica mondiale.
- Un ragazzo ha provato a rapinarci e Rick non è riuscito a tenere a freno il suo istinto da cavaliere - le sorrise Kate, cercando di non farla preoccupare - Tra qualche giorno tornerà come nuovo.
Beckett si tolse il cappotto ed aiutò Rick a fare lo stesso, Martha poi li prese dalle mani di Kate che andò direttamente verso la culla di Lily che tenevano vicino al divano.
- Credo che tra poco si sveglierà per mangiare - Disse l’attrice controllando l’orario, Kate annuì e la prese in braccio, anticipando di fatto il suo risveglio. Non avrebbe dovuto, lo sapeva, ma non aveva resistito. Sentiva un bisogno fisico di farlo, di riappropriarsi di un contatto positivo. Lily si accoccolò sul petto di sua madre che si premurò di coprirla con la sua coperta preferita. Non sembrava avere in realtà molta intenzione di stare sveglia, sbadigliò più volte con la testa appoggiata sulla sua spalla mentre Kate seduta sul divano le accarezzava dolcemente la schiena. Sentì i muscoli del suo corpo, rigidi da quando era uscita dal ristorante rilassarsi mentre assecondava il respiro cadenzato di sua figlia. Quella sensazione la colpì profondamente perché per la prima volta, probabilmente, capì quanto tutto il resto diventasse relativo davanti a lei, come era in grado di mettere da parte le sue angosce e i suoi turbamenti per lei, che ora era il fulcro delle sue attenzioni. Fu quasi spaventata da questo ma al contempo gliene fu grata, perché avrebbe potuto ragionare su tutta quella situazione in maniera più lucida senza farsi cogliere dalla rabbia e dall’impulsività.

Martha e Rick la osservavano ancora vicini alla porta e quando l’attrice tornò a guardare suo figlio si accorse della camicia lacerata e della fasciatura che si vedeva sotto.
- La tua giacca Richard? 
- L’ho buttata e credo che quel cappotto e questa camicia la seguiranno presto… - disse scuro in volto, molto più di quanto la donna si aspettasse anche lei, come Esposito sorpresa dalla poca loquacità di suo figlio.
- Richard, sei sicuro che va tutto bene?
- Certo mamma. Siamo solo un po' dispiaciuti per l’esito della serata. - abbozzò un sorriso
Kate le chiese informazioni su quanto e quando Lily avesse mangiato, Martha le raccontò la loro serata strappandole anche qualche sorriso quando le disse di Jim che faceva mangiare Lily e della sua scelta della tutina da metterle e di come lei fosse stata per questa volta accondiscendente. Kate sbirciò sotto la copertina, non si era nemmeno accorta che l’avevano cambiata.
- E questa da dove è uscita? - chiese sorridendo a Martha vedendo sua figlia vestita con un tutina che riproduceva fedelmente la divisa degli Yankees.
- Secondo te cara da dove può essere uscita? Da tuo padre ovvio!
Kate sorrise pensando a suo padre che andava a comprare vestiti per neonati dopo aver visto la partita allo stadio. 
Poi Martha si congedò lasciandoli soli, in un imbarazzante silenzio. 
Rick si avvicinò a sua moglie e sua figlia, sedendosi vicino a loro. Lily si era di nuovo addormentata ed ora Kate la cullava dolcemente, dandole piccoli baci di tanto in tanto e lui si sentì morire dentro solo a guardarle. Rick appoggiò la sua mano su quella di Kate che teneva Lily, facendola voltare a guardarlo: era lui adesso ad avere gli occhi lucidi e a deglutire a fatica. Sentiva il dolore lui che veniva ad accarezzare il proprio e non riuscì a guardarlo ancora.
- La porto in camera. - glielo comunicò in modo distratto, lasciando che la mano di Rick scivolasse via mentre lei si alzava e lui non opponeva nessuna resistenza al fatto che si allontanassero.

Castle aprì la porta di camera, le aveva lasciato un po' di tempo per stare da sola. Si era cambiata ed aveva raccolto i capelli in una coda improvvisata. Era seduta sul bordo del letto appoggiata alla culla di Lily tenendo una mano all’interno. Si avvicinò e vide come sua figlia teneva stretto con la sua manina l’indice di Kate che sarebbe rimasta così tutta la notte se sua figlia avesse voluto. Percepiva Castle muoversi intorno a loro e sapeva che la stava osservando, sentiva il suo sguardo addosso, come sempre. Poi lo sentì allontanarsi, andare dalla sua parte di letto, sbottonarsi la camicia e gettarla via, in un gesto di rabbia, sfilarsi i pantaloni e frugare nel cassetto per cercare qualcosa da mettersi. Lo sentì armeggiare cercando di infilarsi la tshirt ma gli faceva male il braccio e buttò via anche quella.
Kate si alzò e liberò la sua mano dalla stretta di Lily, avvicinandole uno dei suoi pupazzetti preferiti, andò in fondo al letto a recuperare la maglietta di Castle e si sedette vicino a lui. Guardò la fasciatura che lasciava trasparire qualche macchia di sangue e la spalla con un livido viola in bella mostra. Sicuramente aveva sbattuto cadendo a terra. Fece scorrere la manica della tshirt sul braccio ferito e poi lo aiutò ad indossarla. Castle non disse nulla, si limitò ad assecondare i suoi gesti. Era più di quanto pensasse quello che lei aveva appena fatto, ma proprio mentre si stava alzando la bloccò prendendole la mano e facendola voltare.
- Kate, non voglio perderti.
   
 
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