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Autore: Tetide    07/05/2009    0 recensioni
E' la mia seconda fanfic su "Rosa Alpina", questa volta ambientata al giorno d'oggi. Jeudi ha una vita in apparenza perfetta, ma che in realtà nasconde dubbi e... qualcos'altro! Dunque, cosa succede quando un evento inaspettato scompagina il castello di carte dell'apparente perfezione? Leggete e lo scoprirete!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tutto in una notte CAPITOLO 10
TUTTO IN UNA NOTTE
Fu un nuovo giorno. Per entrambi.
Jeudi aveva capito: capito di essere forte, più forte dell’abbandono del marito, più forte delle medicine; perché era amata di un amore vero, che non era semplice amicizia o pietà, e che non era mai tramontato: Leòn l’amava ancora, l’amava come lei stessa lo amava; e, da adesso in poi, tutto sarebbe stato diverso per loro.
Ricominciare, ecco cosa avrebbero fatto! Ricominciare a vedersi, a sorridere insieme alla vita… anche se con due ore di aereo di mezzo! L’amore vero non conosce ostacoli.

Jeudi si alzò, ed uscì dalla cabina. Era molto allegra.
Entrò nella dinette, dove Françoise Tavernier stava facendo colazione.
“Buongiorno, cara! Vedo che hai un’ottima cera, stamattina!”,
“Sì, mi sento molto bene. Com’è andato il party?”,
“Come al solito: le solite chiacchere noiose, i soliti complimenti qua e là, il buffet… e a voi, com’è andata?”,
“Benissimo”, fece Jeudi allargando la bocca in un gran sorriso,
“Devo allora pensare che hai gradito il mio… regalo?”,
“Altroché! Anzi, devo proprio ringraziarti, sei stata un’amica!”,
“Ma figurati! E’ stato un piacere!”.
In quel momento entrò Gerard Tavernier, bagnato dalla testa ai piedi.
“L’acqua è favolosa, questa mattina!”,
“Già fatto il primo bagno della giornata?”, chiese Jeudi.
“Certo! Questa è l’ora migliore, lungo la costa!”,
“La costa? Ma dove siamo?”,
“Dalle parti di Saint-Tropez. Siamo partiti stamattina presto. Non ve ne siete accorti?”,
“Gerard! I ragazzi erano occupati in altre faccende!”, esclamò la contessa, imburrando una fetta di pane.
Jeudi arrossì, poi scoppiò a ridere.
“Buongiorno a tutti!”. I presenti si voltarono; Leòn si era alzato.
A Jeudi apparve bellissimo, a torso nudo, con indosso solo i jeans. Lo guardò, e le brillarono gli occhi.
“Allora” fece il conte “stasera si va a ballare in un famoso locale di Montecarlo. E per non far brutte figure, tutti e quattro, questo pomeriggio ci alleneremo a ballare tra di noi! O.K.?”.
“Va bene. Sarà divertente”, fu l’opinione di Leòn.
Lui e Jeudi uscirono sul ponte, respirando l’aria fresca di quel mattino di sole: il mattino che segnava l’inizio della loro nuova vita. Jeudi si strinse a lui, ed i suoi pensieri fecero un salto nel passato, ai tempi in cui quelle mattine erano la regola per loro; di quel tempo era rimasto in lei un ricordo sempre vivo, adesso se ne rendeva conto appieno.
Leòn guardava lontano, stringendo a sé il suo amore ritrovato: lontano, ancora di più, dove il cielo scendeva in fondo al mare: e si sentiva parte integrante di quel blu immenso, il colore della pace luminosa.

Ore 16,30: lezione di ballo!!
Ancorati in rada in una caletta, sul ponte superiore, i nostri quattro protagonisti avevano portato lo stereo a batterie sul tavolino, ed un mucchio di CD; in quel momento, nell’aria risuonava Sono un pirata, sono un signore, di Julio Iglesias.
“Nuovissima! Appena uscita!” rideva Leòn, ballando con Françoise Tavernier,
“E’ del 1978. Si vede che siamo due vecchietti, vero?”, rispose il conte, mentre faceva fare una giravolta a Jeudi.
Lei rise forte. Si stava divertendo. Il ritmo della canzone era allegro, e Gerard Tavernier era un ballerino provetto.
“Accidenti! Leòn è più bravo di te, Gerard! Mi sa che stasera cambio cavaliere!”, diceva Françoise; poi aggiunse “Me lo presti, Jeudi?”,
“Se non lo strapazzi troppo… stanotte mi serve intero!”. Tutti scoppiarono a ridere.
Il divertimento proseguì fino a sera, sulla barca nascosta alla vista.
Alle 10 in punto, dopo una cena leggera, i quattro scesero dalla barca e si incamminarono lungo il molo pieno di yacht: Jeudi era al braccio di Leòn, Françoise con il marito.
Ridevano allegramente. Ad un tratto, una voce: “Je…Jeudi?”.
L’interessata si voltò e rimase di sasso vedendo Lundi sul ponte di una delle barche.
“Lo conosci?”, le chiese la contessa,
“Sì, è un vecchio amico”, rispose lei. Non voleva fare sapere ai suoi nuovi amici che si trattava del marito che l’aveva abbandonata per un’altra.
“Ma… che fai tu qui?”, le chiese lui; lei si avvicinò per parlargli; Leòn la seguì.
“No, Leòn: è una faccenda tra me e lui. Stanne fuori!”.
Jeudi si appoggiò al parapetto della barca “Me la spasso, come te. Non ho diritto di rifarmi una vita anch’io?”,
“Jeudi, ascolta… è stato tutto un errore. Io ho ceduto ad un ricatto: Troncan mi ha coinvolto inconsapevolmente in uno dei suoi affari  poco puliti, poi mi ha dato una scelta: o facevo contenta sua figlia, o altrimenti mi avrebbe denunciato e fatto finire in galera al posto suo. Mi aveva usato come paravento! Quell’uomo non ha scrupoli! L’ho fatto per voi, capisci? Per te e Pierre!”,
“E tu, molto intelligentemente, ci sei cascato come un tordo! Certo, capisco benissimo”,
“Non sarà per sempre: Matilda ha sempre avuto una cotta per me, lo sai. Solo il tempo di farci vedere un po’ in giro… poi tornerò a casa, te lo prometto!”.
In quel momento si affacciò Matilda; Jeudi alzò il tono di voce “Nooo! Perché mai? Fate una così bella coppia, insieme! Te l’ho detto cara, tienilo pure, siete fatti l’uno per l’altra. E poi, come vedi, io mi sono già consolata”, indicò Leonhard voltandosi verso di lui.
Matilda era a bocca aperta “Conosci i conti Tavernier? Hanno la barca più bella del molo! Dove li hai conosciuti?”,
“Siamo buoni amici da tempo” mentì Jeudi “ed io e la contessa siamo in confidenza, sai?”.
La Troncan stava scoppiando di invidia. “Ora vi lascio, scusateci, ma dobbiamo proprio andare. I miei migliori auguri!”. Si allontanò e raggiunse Leonhard.
I quattro si rimisero in cammino; per tutto il tragitto per le vie del centro, Jeudi non smise di ridere.
“Che stupida! Me la sono presa per così poco! Se avessi capito che lui era così… profondo, non avrei perso neanche un minuto con i medicinali!”.
Entrarono in un rinomato night-club.
Era in programma una serata dedicata agli oldies.
I Tavernier avevano un tavolo riservato in quel locale, defilato dalla pista e dalla ressa, per potersi godere l’ambiente senza essere sempre sotto gli occhi di tutti; fu lì che si sedettero ed ordinarono da bere.
Il piccolo complesso dietro la pista da ballo attaccò Cry to me, di Solomon Burke.
Gerard disse alla moglie “Françoise vieni, balliamo!”, “Con piacere!”, rispose questa, e si alzarono, dirigendosi verso la pista.
Ballavano in un modo molto spinto; ben presto, catalizzarono tutta l’attenzione della pista.
Dal tavolo, Leòn e Jeudi li osservavano.
“Non credi che stiano esagerando un po’?” chiese lei “Sembrano quella coppia in “Dirty Dancing”: il modo di ballare è identico!”,
“Sì, in effetti devo ammettere che sono molto disinibiti”.
Jeudi scoppiò a ridere di nuovo. “Che c’è?” le chiese Leonhard,
“Sai… io non l’avrei mai fatto, ma… questa sera mi sento in vena di qualsiasi cosa!”,
“Ci buttiamo alla prossima?”,
“Certo, perché no?”.
Il pezzo finì. L’orchestrina attaccò You don’t own me; “E’ il momento!” si dissero Leòn e Jeudi.
Raggiunsero gli amici sulla pista, imitando il loro modo di ballare erotico.

Rientrarono alle quattro del mattino.
La prima cosa che Jeudi fece fu di andare in cabina, prendere il suo beauty-case ed aprirlo.
“Che vuoi fare?” le chiese Leòn,
“Aspetta e vedrai!”, disse lei; poi afferrò la scatola del Prozac e si diresse fuori dalla cabina e sul ponte, dove gettò la scatola in mare.
“Non ne ho più bisogno!”, gridò. Leòn era felice.
La prese in braccio “Adesso c’è la seconda parte del piano!”, le sussurrò. Ritornarono in cabina.
Il mattino successivo fu Leonhard a svegliarsi per primo e ad uscire sul ponte, seguito poco dopo dal conte.
“Allora amico, com’è andata stanotte, eh?”,
“Benissimo: non avrebbe potuto andare meglio!”,
“Si vede: potevi anche usare un po’ di decenza, sai?”, disse il conte, indicando i segni di rossetto che Leòn aveva sul collo e sul petto. Lui abbassò lo sguardo per vedere cosa l’amico gli stesse indicando, poi scoppiò a ridere.
“Ad ogni modo, le cose tra te e Jeudi si sono sistemate: ne sono felice!”,
“Non riesco ancora a crederci”.
Il conte si accese una sigaretta “Quello con cui parlava ieri sera è l’ex-marito, vero?”,
“Sì, ma… come hai fatto a capirlo?”,
“Leòn, era troppo evidente! Non hai visto come si è comportata per tutta la sera, con quell’atteggiamento di sollievo? Era evidente che aveva fatto la sua scelta fra voi due senza pentirsene”.
Sì, era così: Jeudi aveva scelto; e lui sperò che fosse per sempre, stavolta.


I giorni passarono in fretta. Venne il momento del ritorno a casa.
Gerard e Françoise li accompagnarono all’aeroporto, in una bella giornata di fine Agosto.
“Allora, ci rivediamo a Natale, eh?”,
“Gerard! Ma come corri, amore!”,
“Volentieri, Gerard. Io e Jeudi ne saremo felici!”,
“Proprio così!”.
Erano arrivati come un gruppo di amici; si lasciarono come due coppie.

Avevano deciso di andare a Ginevra, per spiegare insieme tutto a Pierre; poi avrebbero stabilito il da farsi.
Sull’aereo, facce da fine estate; solo loro erano sorridenti. Jeudi, aggrappata al braccio di Leòn, ascoltava la canzone che la radio dell’aereo suonava, Zingaro, di Umberto Tozzi.

Zingaro voglio vivere come te,
andare dove mi pare, non come me!

“Mi piacerebbe essere libera come una zingara! Ed andare dappertutto assieme a te, senza pensieri!”, disse rivolta a Leòn. Lui sorrise. Lei gli strinse più forte il braccio.

All’arrivo, come al solito, c’era Martha: Jeudi l’aveva avvisata per telefono di ogni cosa, sicché non si stupì di vederla con Leòn.
“Ciao cara! Ti sei divertita?”, l’accolse Martha,
“Molto, grazie. Ma Pierre non c’è?”,
“Ecco, è a casa con Hans. Vedi… l’altro ieri è venuto Lundi, e gli ha spiegato ogni cosa”,
“Ogni cosa????”,
“Di quello che si può dire ad un bambino, ovviamente. Ma con me è stato più chiaro. Ha lasciato quella, ha capito che era caduto troppo in basso e che stava commettendo una sciocchezza”,
“E Troncan?”,
“Ha fatto fuoco e fiamme, naturalmente. Ma Lundi non si è arreso: ha dato le dimissioni, poi è andato a denunciare il suo ex-capo, accusandolo anche di averlo trascinato in affari poco puliti a sua insaputa”,
“Ed ora che farà?”,
“Lui e Jean vogliono aprire un piccolo studio di consulenza; con la loro abilità, diventerà presto un grande studio!”.
Nel frattempo, erano saliti in macchina, e si dirigevano verso casa di Jeudi, dove trovarono Hans ed il bambino ad aspettarli.

Pierre era triste. “Perché papà non torna?”, continuava a chiedere.
Jeudi lo prese in braccio “Ascolta, Pierre: papà ha passato un brutto momento, ed io anche. Ti ricordi quando litigavamo, e tu te ne dispiacevi? Beh, era perché io e papà abbiamo capito di non riuscire ad andare d’accordo come una volta, perché abbiamo dei problemi”.
Il bambino teneva gli occhi bassi “Mi ha detto di averti fatto molto male, e di essersene pentito”,
“E’ vero. Ed anche io ho sofferto molto. Tu non vuoi che mamma e papà stiano male, vero?”,
“No”,
“Allora, forse è meglio che papà se ne sia andato. Ma tu potrai rivederlo comunque. Te lo ha detto?”,
“Sì. Mi ha detto che starò con lui tre volte alla settimana”,
“Allora perché sei triste?”,
“Perché non starà più con te, e tu sarai sola!”,
“No, Pierre! Io non sarò sola! Ci sono sempre gli zii, ed i miei amici. Ti piacciono Caterina, Robert e gli altri, vero?”,
“Sì, ma loro tornano tutti a casa, poi. Qui con te ci sarò solo io!”.
Jeudi guardò in faccia il figlio “Pierre, tu saresti contento se qui in casa ci fosse qualcuno con me?”,
“Non voglio che tu stia da sola e pianga, come ti ho visto prima di partire!”.
Jeudi abbracciò il figlio e rifletté. E se fosse un segno del Cielo?, pensò.
In quel momento, entrò Leòn. Jeudi depose a terra il figlio e gli sorrise.
Lui si accovacciò davanti al bambino “Che ne dici se andassimo a fare un giro tutti insieme?”,
“Sììì!”, rispose il piccolo, entusiasta.

Passarono il pomeriggio fuori, tutti e quattro con il bambino; andarono al luna park, poi in gelateria; Leonhard regalò a Pierre un pappagallino, che lui chiamò Printemps.
“Si vede che gli piaci”, disse Jeudi a Leonhard, quando furono tornati a casa, mentre riassettava le valigie ancora sfatte.
“E a te, piaccio?”, rispose lui abbracciandola alle spalle e stampandole un bacio sul collo. Lei rise “E’ il caso di chiederlo?” rispose.
Quella notte, Leonhard la passò a casa di Jeudi; ma preferirono far l’amore in salotto, sul divano, per non svegliare Pierre che dormiva al piano di sopra.
“Credo che abbiamo cancellato tutti i cattivi ricordi che avevo riguardo a questo divano!”, gli disse lei, dopo,
“Ti riferisci a Lundi?”,
“Esattamente”,
“Ma allora dobbiamo sdoganare anche il letto!” fece Leòn, ridendo.

La sera dopo, Leonhard ripartiva; Jeudi lo aveva accompagnato in aeroporto.
“Stai già pensando alla tua vita di Vienna, scommetto!”, gli diceva lei, “Ti dimenticherai un’altra volta di me”,
“Non dire sciocchezze”, lui la baciò “Ora è tutto diverso”.
Perché non mi chiede di restare?, pensava Leonhard, Solo un minuto per noi, poi dovrò partire: quanto cielo fra noi!(1).
“Quando tornerai?”, chiese lei con gli occhi bassi,
“Al più presto possibile”.
Perché non gli chiedo di restare?, pensava lei. Adesso lui non è più mio, lui è già via da qui! Non ha nemmeno un sorriso per me! (1). Ho paura, paura di sbagliare ancora, come tanto tempo fa con lui, come con Lundi: ho paura di soffrire! Ed è per questo che non gli ho chiesto di restare!
Erano già in ritardo per l’imbarco, eppure non riuscivano a separarsi, ma nemmeno a parlarsi. Jeudi continuava a tenere gli occhi bassi, mentre Leonhard tormentava il suo biglietto.
“Il signor Aschenbach è pregato di presentarsi al gate per l’imbarco immediato!”
La fredda voce dello speaker all’altoparlante li distolse dai loro pensieri.
“Devi andare: sull’aereo sei desiderato”;
lui sorrise “Probabilmente, a bordo avranno la lista dei passeggeri”.
La abbracciò “Dài, non fare così! dopo tutto, una storia a distanza non è poi così male: ne ho viste tante, e funzionano!”,
“Mi ami?”,
“Sempre!”. Si baciarono un’ultima volta, poi Leòn si avviò all’imbarco.
“Questa scena l’ho già vista”, pensava Jeudi mentre lo guardava allontanarsi.




   




 




 (1)”Cinque minuti e poi…”, di Maurizio dei New Dada.
  
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