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Autore: BonnieBlake    05/10/2016    1 recensioni
Due anni dopo aver sconfitto la strega, Squall ha capito che Rinoa non era l'amore della sua vita. C'è qualcun altro che ha sempre occupato i suoi pensieri, anche se l'uso intensivo dei G.F. gli aveva fatto dimenticare quei sentimenti, che ritornano a galla insieme ad altri terribili ricordi, quando per caso, a una festa, rivede il suo rivale di sempre.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Seifer Almasy, Squall Leonheart, Zell Dincht
Note: Lemon | Avvertimenti: Threesome, Triangolo
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Anno II, dopo la guerra della strega

§ Capitolo 1 §

- Autunno –

Il Garden di Balamb era affollato come sempre. Selphie aveva organizzato una festa nel giardino della scuola. Aveva invitato qualche rock band e l’aveva chiamato “Concerto delle foglie gialle”. Gli studenti correvano entusiasti qua e là per preparare tutto per la serata.
Selphie era sul palco, con un taccuino in mano, scribacchiando e dando istruzioni a due ragazze su come appendere le tende in modo carino. Irvine amava le feste e aveva promesso di aiutarla, ma tutto quel correre e saltellare gli dava sui nervi. Era incaricato del bar, cosa che gli riusciva bene. Le studentesse passavano dall’attraente barista per fare due chiacchiere e scambiarsi pettegolezzi, di cui lui si mostrava molto interessato. Irvine ora sapeva che il pilota Bonnie della classe 3 usciva con l’esperto di gunblade della classe 2 John “Ifrid” McLean. Le sue amiche erano gelose, ma la sostenevano.
Irvine amava il gossip. Voleva sapere tutto di tutti. Sorrise strofinando uno strofinaccio sul bancone.
I capi del Garden sedevano a un tavolo del suo bar, ma lui non ci teneva a disturbarli per il momento e poi, parlavano sempre di noiosi argomenti di lavoro.
“Ci costerà troppo, Shu”, disse Quistis rivolta alla giovane amica.
“Ma dobbiamo farlo,” Rispose lei con fervore “dobbiamo allargare l’infermeria. C’è solo una dottoressa per tutti gli studenti e nessuna infermiera. Perché non abbiamo un’infermiera? Con tutti i nuovi studenti iscritti che abbiamo e le missioni di pace che abbiamo intrapreso intorno al mondo, i soldi basteranno. Cosa ne pensi, Comandante?”
“Non lo so, Shu. Sono stanco adesso, ma ci penserò, promesso. Adesso, se volete scusarmi, vado a fare una passeggiata in questo giardino che Selphie ha addobbato con tanta eleganza.” Squall Leonheart si alzò dal tavolo e si incamminò lungo il sentiero di pietra, fino al laghetto dei cigni. Una figura familiare stava in piedi davanti al laghetto, stringendosi nel suo impermeabile grigio. Sorrideva beffardo allo spettacolo di un raggiante Raijin che stava chinato sullo stagno e distribuiva pezzetti di pane ai cigni, entrambi totalmente incuranti del cartello intimidatorio scritto nella calligrafia di Selphie: “Non dategli da mangiare, mi raccomando!”
Squall aggrottò le sopracciglia e scosse la testa. Come poteva essere lì? Raijin notò la sua presenza e immediatamente si alzò in piedi, schiarendosi la gola, così che anche Seifer si girasse verso lo sbalordito Comandante.
“Felice di vederti, Squall.” Disse. Il suo sorriso beffardo si allargò.
“Sei qui.” Squall era più confuso che arrabbiato. In realtà non incolpava il ragazzo per la guerra. Era sotto l’influenza della strega, dopotutto e lui sapeva per esperienza quanto una strega potesse essere terrificante. In fondo, aveva convissuto con una di loro per qualche mese.
Seifer sembrava esattamente il solito idiota, ma in qualche strano modo, Squall si sentiva contento di vederlo dopo due anni, anche se sarebbe morto prima di lasciar trasparire un sorriso che potesse rivelarlielo.
“Così pare, Leonheart. Non hai niente da dire al tuo vecchio amico?” Squall lo guardò con la testa piegata da un lato, con sospetto.
“Hai un invito?” Raijin, a quel punto, si girò e si incamminò verso il bar, di fatto dileguandosi. Senza interrompere il contatto visivo con lui, Seifer si frugò in una tasca dell’impermeabile e tirò fuori un foglio di carta ripiegato. Lo porse a Squall, che continuava a fissarlo, incredulo. Cominciò a spiegare:
“Irvine ha scoperto che vivo a Dollet, tipo due mesi fa. Ci siamo incontrati, siamo usciti a bere e abbiamo parlato un po’. È un bravo ragazzo, mi ha mandato questo. Speravo di rivedere la gang.” Squall si massaggiò le tempie con le dita.
“Eri curioso?”
“Non hai bisogno di fare lo stronzo, Squall. Ce ne andiamo dopo la festa.”
“No! Voglio dire, non è che dovete per forza.” Squall non si sentiva per niente a suo agio, tuttavia si ricordò dei vari ammonimenti di Selphie, che gli ricordava spesso che doveva imparare ad essere più gentile, meno scontroso, eccetera. Avrebbe voluto veramente sapere come se la passava Seifer, solo che il disagio non passava, era una sorta di eccitazione mista a un’ansia pazzesca. Si sentiva di nuovo come il bambino che sfidava continuamente Seifer perché così, almeno doveva guardarlo e accorgersi di lui. Di nuovo, nonostante tutto si ricordò che doveva fare l’adulto. Era il Comandante e aveva delle responsabilità, adesso.
Scosse la testa e provò a sorridere.
“Abbiamo ancora il tuo dormitorio. Non lo vuole nessuno. Gli studenti dicono che è maledetto.”
Da Seifer venne un grugnito che rassomigliava a “speravo in un’offerta migliore”, ma Squall era troppo concentrato sui suoi pensieri per cogliere le parole.
“Senti, volevo vedere quel vecchio centro di addestramento dove ci allenavamo. Dato che non combatto da un sacco di tempo, mi servirà un partner.”
Squall tornò in sé e annuì una volta. “Andiamo.”
Camminarono fino al centro di addestramento fianco a fianco, senza dire nulla. Seifer lanciava occhiate intorno a sé per vedere se il Garden era ancora come se lo ricordava e alla fine decise che lo era. Ma non sapeva più di casa, ormai. Non riusciva più a sopportare la confusione, gli studenti urlanti che si rincorrevano. Ogni volta che lasciava Dollet, dopo un po’ cominciava a mancargli la pacifica spiaggia, specialmente in inverno, sulla quale passeggiava quasi ogni sera, in compagnia di Raijin o da solo. A Fujin non piaceva gironzolare senza uno scopo, invece. Lei aveva bisogno di un motivo per fare e cose. Ciondolare qua e là la innervosiva tanto che preferiva stare a casa a pulire, piuttosto, o ameno fare ‘qualcosa’. Seifer e Raijin si mantenevano facendo la guardia alla città. Erano gli sceriffi. Dato che l’esercito di Dollet era stato smantellato come condizione di pace alla fine della guerra, il loro servizio era molto apprezzato.
Gli avevano assegnato un ufficio nella piazza dell’Hotel e da lì partivano tutti i giorni per pattugliare le strade insieme. Le persone erano state accoglienti. Avevano smesso di incolpare Seifer molto tempo prima. Gli piaceva stare al bar fino a notte fonda, a giocare a Triple Triad con i vecchi della città. Baravano sempre e poi si prendevano a parolacce, ma la cosa lo divertiva e se erano dell’umore giusto, a volte si mettevano a raccontagli delle storie.
Seifer apprezzava i racconti delle loro vite. Tuttavia, a volte si ritrovava a chiedersi che fine avessero fatto i ragazzi del Garden di Balamb. Specialmente Squall, il suo antico rivale, che aveva appena rotto il silenzio, facendolo trasalire.
“Anche io non combatto da un sacco di tempo. Non ho ancora trovato nessuno che fosse abbastanza forte e non avessi paura di ferire in battaglia.” E aggiunse, quasi impercettibilmente: “eccetto Zell, forse.”
“Leonheart, è un modo carino per dire che ti sono mancato?”
Le guance di Squall avvamparono di rosso mentre cercava di assemblare una risposta. Seifer sorrise tra sé.
“È imbarazzante. Ti odiavo così tanto all’epoca. Pensavo che fossi un idiota fastidioso. Ma tu ci sei sempre stato e ora non ci sei più.”
“Mi sei mancato anche tu, Squall.” Il Comandante alzò gli occhi in quelli di Seifer.
Anche lui sembrava emozionato, Squall pensò che la sua espressione era carina. Cosa? Respinse quel pensiero scuotendo la testa e allungò il passo. Avevano raggiunto l’area pericolosa. Dei cartelli avvisavano di fare attenzione ai mostri e raccomandavano di fare junction prima di entrare nel centro d’addestramento. Comunque Seifer e Squall non ne avevano bisogno. Avevano raggiunto il livello 100 e potevano tirare giù un T-Rex con un colpo di spada. Squall fece junction a Diablos e mise “Incontri 0”, così poterono passeggiare fino all’area segreta senza finire in battaglia. Seifer notò che nell’antro buio non c’era nessuno. Gli studenti erano troppo impegnati con i preparativi della festa perché qualche coppietta decidesse di incontrarsi lì.
“Pare che siamo soli.” Disse Seifer. Si appoggiò alla ringhiera con i gomiti e sospirò.
“Hai ragione.” Squall invece si appoggiò con la schiena, poco lontano da lui.
“Allora, come vanno le cose?”
“Bene.”
“…”
“E a te?”
“La vita è ok. Da quando quella stronza è stata scacciata dalla mia mente sono stato bene. Non ti ho neanche ringraziato. Ero troppo orgoglioso, due anni fa, comunque.” Squall si sforzava di pensare a come rispondere. La conversazione non era mai stata il suo forte. Gli interessava troppo di sapere come se la passava il suo rivale per rovinare quel momento, perciò ci provò lo stesso. Nel frattempo, Seifer si accese una sigaretta e sbuffò una nuvoletta di fumo.
“Allora… cosa fai nella vita?”
Stupido, stupido. Potevo fare una domanda più banale? Penserà che sono un idiota.
“Sono uno sceriffo. Non succede mai niente a Dollet. Mai. Però, le passeggiate in città, un tetto sulla testa. Non è tanto male.”
“Non lo è” Squall tentò un’espressione facciale che poteva essere percepita come preoccupata o scontrosa, almeno per i suoi standard. Seifer scoppiò in una risatina e inalò altro fumol.
“Nah, la verità è che passo la vita a giocare d’azzardo con gli anziani del posto. Sono fottutamente inutile. Sto invecchiando precocemente.”
Quel commento strappò una risata genuina da Squall, qualcosa che Seifer non aveva creduto possibile per il ragazzo di ghiaccio. Rise con lui, si sentiva contento di quel cambiamento. Squall gli aveva fatto un’ottima impressione da quando l’aveva rivisto. I suoi occhi erano diversi da due anni prima e sembrava più abituato a ridere. Non che il suo look dark e i suoi modi scontrosi non lo attraessero prima. Lo desiderava da sempre. Adesso era solo diverso. Era malinconia per non essere stato lì a vedere il suo cambiamento.
“Hyne, ho fatto tanti di quegli errori nella mia vita, ma Squall, tu sei…”
Il ragazzo bruno aggrottò le sopracciglia: “Io sono… cosa?”
“Niente, stavo pensando ad alta voce.”
“Sono stato sempre qui a Balamb dopo la guerra. Dopo tre mesi di ‘oh, sono così felice’, Rinoa mi ha lasciato per andare a rinchiudersi nel palazzo della strega a Esthar. Se Artemisia tornasse in vita, di sicuro prenderebbe il controllo del suo corpo. Dice che le dispiace, ma si sente più sicura lì, e anche io credo che sia stata la cosa migliore. Però, fa male. Un pochino.”
“Hey, è la frase più lunga che abbia mai sentito da te.” Seifer gli toccò la spalla.
“Mi dispiace, amico.”
“Non fa niente. Mi stavo stancando di lei comunque. Non l’ho mai considerata l’altra parte del cielo.”
“Ma l’amavi?”
“Non mi sento triste. Troverò qualcuno perfetto per me, un giorno.” Squall rivolse lo sguardo al cielo. C’era un tramonto stupendo, quella sera, con nubi rosse che aleggiavano sul mare, che brillava in lontananza mentre il sole ci annegava dentro. Seifer inspirò profondamente l’aria salmastra, come a riempirsi i polmoni di tanta bellezza. Era tutto così perfetto, che forse avrebbe potuto anche condividere il suo piccolo segreto. Quello che aveva tenuto nascosto dentro per anni, contro il quale aveva combattuto una battaglia interiore con tutte le sue forze, e continuava a perdere contro se stesso. Forse, invece, non era una grande idea, anche se era dura continuare a ignorare quei sentimenti.
“Troverai la tua donna ideale, Squall. È solo questione di tempo.”
Squall sorrise debolmente e piantò gli occhi grigi in quelli di Seifer. Il ragazzo bruno era sempre stato invidioso del colore degli occhi del rivale. Verdeacqua, con qualcosa di dorato in mezzo. Anni fa, avrebbe sfidato quegli occhi per il motivo più stupido e insignificante, come se la sua vita dipendesse da quello. E probabilmente era così. Aveva bisogno di quei combattimenti più di ogni altra cosa, per sentirsi vivo.
In effetti, quando Seifer l’aveva abbandonato per unirsi alle forze della strega, il suo tradimento lo aveva lasciato talmente stordito, che era stato come se qualcuno gli scavasse un buco nel petto.
Non riusciva a spiegarsi l’ondata di sentimenti che lo travolse in quel momento. Era troppo per un asociale freddo e distante come lui. Era quasi come se… No, non poteva essere. E poi, non era il momento per lasciarsi trascinare via dai pensieri. Doveva rispondere qualcosa alle parole di Seifer, ma cosa?
“Non mi piacciono le donne. Rinoa era tipo… l’eccezione.”
I due ragazzi si guardavano intensamente negli occhi, il battito dei loro cuori accellerava, anticipando il momento in cui uno dei due si sarebbe avvicinato, mettendo fine per primo al suo dissidio interiore.
Seifer interruppe il contatto visivo e guardò dall’altra parte. Non posso, pensò. Devo sapere delle cose, prima.
“Quindi, hai detto che lei se n’è andata.”
“Sì.”
“E tu sei libero?”
“Molto.”
“Hyne, sei cambiato.” Squall sorrise abbassando gli occhi.
“…”
Seifer sospirò, arrossendo.
“Squall, potresti… considerare di… uscire con uno come me?”
“Mi stai offrendo la tua amicizia? Non sono – così - disperato!” Squall scherzò per alleggerire l’atmosfera, finché non sia accorse dell’espressione seria di Seifer e il suo sorriso si spense.
“Tutt’altro, Leonheart.”
Seifer approfittò del suo smarrimento per spingerlo contro la ringhiera e appoggiarsi contro di lui. Il cuore di Squall aveva preso a pompargli nelle orecchie, tanto che non sentiva più nulla. Sapeva cosa stava per succedere e non era preparato. Strizzò gli occhi, in attesa, ma non arrivava. Sentì il tocco leggero di una mano che gli accarezzava la guancia, invece. Le dita si intrecciarono ai capelli sulla sua nuca e il respiro caldo di Seifer gli faceva il solletico. Aprì gli occhi lentamente, lui sorrideva. Hyne, se era affascinante.
“Non voglio forzarti. Non voglio impormi su di te. Non so nemmeno cosa sto facendo. So che penserai che sono un idiota e probabilmente mi picchierai per questo ma devo confessarti- “
Squall lo zittì posandogli un dito sulle labbra. Con gli occhi luccicanti per l’emozione si sporse in avanti e lo baciò con passione. Seifer era sorpreso, ma non perse tempo a riflettere. Lo baciò a sua volta, prendendo il controllo; succhiando, mordicchiando e accarezzando con la lingua la bocca di uno dei suoi sogni proibiti. Squall Leonheart. Non riusciva a crederci. Si separarono per respirare dopo un tempo infinito. Squall, che stava ancora sorridendo, parlò per primo.
“Volevo farlo da quando ti ho visto vicino al laghetto.”
Seifer lo abbracciò stretto, per inalare il profumo dei suoi capelli.
“Io ho aspettato per anni che lo facessi.”
All’improvviso, entrambi sentivano il bisogno di più privacy. Raggiunsero i dormitori camminando mano nella mano.

Nota dell'autrice: Ho già la trama in mente ma veramente non so se continuare questa storia, per favore fatemi sapere cosa ne pensate, se secondo voi ne vale la pena la continuerò >.<
   
 
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