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Autore: giuxbouvier    07/05/2009    4 recensioni
Non sono bravo in queste cose, non sono mai stato capace a fare colpo, sono uno come un altro, niente di speciale, una delle tante facce nella folla e nessuno mi nota mai, non sono bello, né alto e ho degli occhi normalissimi, una persona comune. Ma mi sento centomila volte più inferiore degli altri in questo momento, non so come sia per te, ma quella risata inappropriata mi ha lasciato un sapore amaro in bocca.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Una casa in collina, ci abitano persone ricche, che questa sera non sono in casa, saranno di sicuro in un costoso ristorante a consumare la loro cena, avendo affidato la casa al figlio e ai suoi amici per una festa.

Già, una festa, non so neanche chi sia il padrone di casa, mi ci hanno trascinato i miei amici qui, c’è così tanta gente che non si distinguono neanche le facce, così tanti ragazzi carini e alcool e fumo, sembra una di quelle serate normali da adolescenti che terminano piuttosto tranquillamente.

Ma non tutto ciò che inizia bene finisce altrettanto bene.

 

Ho bevuto, ma non troppo, non supero mai i limiti e non voglio del tutto perdere il controllo di me stesso, e poi ho un obbiettivo questa sera e bevendo troppo sono sicuro che me lo scorderei e non risolverei nulla.

La mia timidezza è quasi solo un pallido ricordo e ho allentato i freni, quelli che mi impediscono di parlarti o di esprimermi liberamente, di mostrare ciò che sono dentro.

Tu sei qui, ovviamente ci sei sempre quando si tratta di divertirsi, non mi sono mai dimenticato di te, andiamo a scuola insieme e hai solo qualche anno di più di me, quando eravamo piccoli abitavamo poco lontani e scambiavamo qualche parola ogni tanto.

Ah, dimenticavo un particolare, sei bellissimo.

 

Mi avvicino al tuo gruppo di amici e faccio finta di interessarmi alla conversazione, anche se è di scarsissimo interesse, mi intrometto nel discorso e bevo qualche sorso dalla stessa bottiglia su cui tu hai posato le tue labbra qualche minuto fa, dentro la festa continua in un crescendo di rumore, ma i tuoi occhi verdi sono come calamite che mi tengono bloccato qui fuori con te.

 

Dopo aver aspettato questo momento già da un po’, rimaniamo soli, ci sto provando con te, anche se sono un po’ goffo e ancora influenzato dalla timidezza.

Lo sapevo, ero perfettamente consapevole del fatto che tu fossi etero, ma non so cosa mi è saltato in testa, le persone possono cambiare idea, oppure possono semplicemente mentire. Io ci speravo davvero.

 

Le vane speranze di un diciassettenne stupido, gay e un po’ ubriaco, innamorato della persona sbagliata.

Ma sai, per farmi capire che non ti interesso ci sono tanti modo, puoi dirlo o mostrarmelo, ma non puoi ridere.

Ridere è da stronzi, è da pieni di sé, da egoisti e sadici. Forse tu sei tutte e quattro le cose messe insieme, non so. Quello che so è che ti sei voltato dall’altra parte ridendo dopo aver capito che ci provavo, e io non avrò più il coraggio neanche di guardarti in faccia e ti odio per questo.

Quegli occhi verdi così belli e profondi appartengono ad una persona troppo superficiale e forse non li vedrò mai più da vicino per la troppa vergogna.

 

Non sono bravo in queste cose, non sono mai stato capace a fare colpo, sono uno come un altro, niente di speciale, una delle tante facce nella folla e nessuno mi nota mai, non sono bello, né alto e ho degli occhi normalissimi, una persona comune.

Ma mi sento centomila volte più inferiore degli altri in questo momento, non so come sia per te, ma quella risata inappropriata mi ha lasciato un sapore amaro in bocca.

 

Tutti dovrebbero avere una persona a cui poter raccontare la rabbia in momenti simili, con cui potersi sfogare. Io pensavo di avercela, fra poco capirai perché parlo al passato.

Questa persona era un mio amico, non il mio migliore amico, uno dei tanti, di cui forse un po’ mi fidavo.

Sono scappato da lui, non stavo piangendo, ero troppo stupito per farlo, ancora stordito dalla risata che mi rimbombava dentro, gli ho raccontato tutto, ho sputato fuori le cose peggiori che potevo dire su di te,  Gerard, ho giurato vendetta.

Volevo solo qualche parola di consolazione, una pacca sulla spalla e forse una bottiglia di birra, piena.

Non ho ricevuto nulla di tutto questo, mi sono ritrovato a fissare la schiena del mio amico, che si allontanava in mezzo al caos della festa, chissà dove stava andando, forse non aveva solo voglia di ascoltarmi mentre mi piango addosso, forse era solo troppo stanco e ubriaco per starmi dietro, intanto mi sono tolto il peso della rabbia

 

C’è anche una mia amica a questa festa, una persona a cui voglio bene, un sacco di bene, si chiama semplicemente V., e l’ho persa di vista quando sono entrato in questo casino di festa in una casa da ricchi su una cazzo di collina.

Ma ora la ritrovo in mezzo alla folla, cammina verso di me, sembra un uccello del malaugurio, non perché sia brutta, ma semplicemente non sembra portarmi notizie felici.

Mi prende in disparte e mi chiede che succede, perché ha sentito dire in giro che mi piacesse Gerard, lei non lo sapeva.

Oh cazzo. Altre persone passano, volti quasi sconosciuti che fanno domande indiscrete.

Ma davvero sei gay?

Ma ti piace Gerard?

E’ vero? Lui lo sa?

Oddio, vorrei eclissarmi, seppellirmi nel pavimento sporco di questa villa, affogare e non riemergere mai più, mai più.

 

Ho il pianto facile, è da quando sono piccolo che sono così, scoppio a piangere appena succede qualcosa e poi inizio a respirare affannosamente, mi dispero, finché qualcuno non riesce a calmarmi.

Per questo la mia reazione a quelle domande indiscrete e a quello che mi dice V. è una crisi di pianto disperato. Faccio paura, lo so, non riesco a smettere di piangere, non vedo più nulla ed emetto suoni sconnessi, dovrebbero essere parole.

Vedo la preoccupazione sul volto di V. e le chiedo come, come possono saperlo tutti?

E lei risponde mentre mi accarezza il volto piano, è stato quel tuo amico, è andato da Gerard, gli ha detto che ti ha fatto stare male, che tu sei innamorato di lui, che non si trattano così le persone, che tu ci sei rimasto malissimo. E lui lo ha detto in giro.

 

Come, scusa?

 

Dovrebbero scrivere un libro su come fa star male le persone e fargli venir voglia di urlare fino a che la gola non sanguina, ci sono persone che sarebbero perfette come autori, anche se non se ne rendono mai conto.

Io piango, piango e piango e piango e poi ancora piango. Sto esaurendo le mie energie e qualcuno mi offre una sigaretta. Grazie. Era proprio ciò che mi serviva, qualcosa per farmi sentire così prossimo alla morte che mi sento vivo.

Continuo a piangere, ormai è solo più abitudine, non so se ne ho ancora bisogno, ma adesso tu sai tutto, non potrò più guardarti in faccia o provare a parlarti.

 

Ho sentito che ridevi di me con i tuoi amici, questo mi ha procurato una dolorosa fitta al cuore, due persone mi hanno deluso questa notte, mi sembra abbastanza, forse anche troppo rispetto a quello che posso sopportare. Forse domani mi sveglierò e non mi ricorderò nulla, però spero che la mia testa smetta di girare e i miei occhi non siano più così rossi e gonfi e stanchi. Non voglio che la gente veda la delusione sul mio volto, l’amarezza, la disperazione di chi per una volta ha tentato la sorte e non è stato fortunato.

 

E’ difficile vedere fra gli amici quali sono quelli che veramente valgono, ho visto tante persone scegliere gli amici sbagliati e ritrovarsi con un vuoto nel cuore e il sorriso cancellato, ma per fortuna ci sono ancora persone che ti restano vicino, anche quando piangi disperatamente e ti senti soffocare dalla rabbia.

Quelli sono i veri amici.

 

E’ ora di tornare a casa, non ti ho più visto, forse ti stai fumando una sigaretta in un angolo buio mentre ridi di me. Vorrei soltanto vedere il tuo viso adesso, so che comunque vada mi farà sempre sentire bene.

E tu sei lì, splendente come la luna sopra di te, ma sei solo, seduto su un gradino, sei strano, non ti stai divertendo, ma non sei neanche triste, forse stai solo pensando.

Il mio sguardo dev’ essere così profondo da sfondarti il cranio ed entrare direttamente nel cervello, perché alzi la testa e guardi verso di me

 

Dio solo sa quanto ci sia in quello sguardo. Adesso non stai più ridendo di me, quello sguardo è vuoto, afflitto, è uno sguardo pieno di pietà per te stesso.

Ma in quello sguardo c’è una cosa che non pensavo di poterci vedere mai, c’è una scusa silenziosa e anestetizzata, tu non la senti, ma io si.

Nei miei occhi si riflettono i tuoi, fissi, e capisco una cosa di te, che certe emozioni sono così forti che non le vuoi mostrare a nessuno, hai paura di sentirti vuoto senza. Che alla nostra età la verità quasi non esiste, ci fa troppa paura, i segreti vivono dentro di noi e crescono come boccioli di rosa che un giorno saranno pronti a sbocciare. Tu hai un segreto, Gerard, ma capisco perché non lo vuoi mostrare al mondo, fa troppa paura essere diversi.

 

E capisco una cosa, che forse in un altro momento, fra qualche tempo, la mia serata sarebbe andata per il verso giusto, ma adesso non è il tempo giusto, le rose non sono ancora sbocciate.

E capisco che probabilmente non scorderò mai la rabbia e il panico di questa sera, il bisogno impellente di tirare un cazzotto in faccia a qualcuno, di dirgli che mi ha rovinato la serata, che poteva stare zitto, che me lo ricorderò per sempre.

Capisco che nonostante tutto questo ho ancora una speranza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa storia è realmente accaduta (anche se non esattamente in questo modo). Ho avuto bisogno di scriverla, perché quella persona che non si è fatta i cazzi suoi è stata perdonata, ma la rabbia continua a divorarmi. Ne avevo davvero bisogno.

 

Mi sento anche in dovere di dedicarla a qualcuno:

Virginia, che mi hai offerto la tua sigaretta e hai cercato di mettere a posto tutto, che mi hai asciugato le lacrime e mi hai abbracciato,che ancora oggi mi ascolti parlarne e tramare vendetta, quando ormai è troppo tardi, che ci sei stata nel momento del bisogno, tutto questo è soprattutto per te.

Veronica, che mi ha ascoltato parlarne giorni dopo, anche potevi benissimo goderti gli Champs-Elysées senza sentire i miei problemi, perché in quel momenti tu c’eri e anche tu hai cercato di mettere a posto la questione, perché la parte sugli amici che a volte non sono quelli che sembrano è per te.

Martina, perché tu non hai detto quasi nulla, ma il tuo silenzio valeva molto.

 

Nella "versione originale" non c’era questo accennato lieto fine.

 

Ju

   
 
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