Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Yuki002    05/10/2016    0 recensioni
Di notte Levi sente un tocco leggero sulla gamba. Sicuramente qui c'è lo zampino di Eren ed è intento a scoprire cosa gli nasconde. In tutti i modi possibili. E Levi non si sarebbe mai aspettato di fare conoscenza con una delle paure di Eren.
Buona lettura^^
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER:
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hajime Isayama; questa storia è stata scritta per pura passione e senza alcuno scopo di lucro.
NOTA: ci tengo a dire che l’età di Levi e Eren non è precisata, in quanto ci possiamo trovare 5-6 anni avanti rispetto al manga o essere nella stessa linea temporale del suddetto(forse un pochino più avanti), sta a voi decidere. Anche l’ambientazione è vaga, personalmente credo si svolga tutto in un castello (come quello della Legione Esplorativa nell’ anime/manga, per intenderci), però ho preferito lasciare a vostra libera immaginazione.
Buona lettura ^^
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Ormai era diventata un’abitudine.
Ogni volta che si coricavano a letto, dopo quella che poteva sembrare un’ora circa, Levi sentiva un tocco leggere sulla gamba. Non gli dava fastidio né lo innervosiva.
Ma era curioso. Ormai era da più di una settimana che percepiva quello sfioramento e, sinceramente, lui era stufo di non sapere.
Lui odiava non sapere o non capire.
Appena si mosse la sensazione sparì e un fruscio accompagnò quell’insolita scomparsa.
Accanto a lui, Eren dormiva avvolto dalle lenzuola, ovviamente pulite, mostrando un viso sereno, quasi angelico. Nulla in quella stanza produceva rumore se non il lieve respiro che il moro emetteva lentamente. E con rammarico Levi si accorse che quel visto pacato lo assumeva solo quando dormiva. Durante la giornata, qualsiasi cosa succedesse, aveva dipinta sul viso un espressione perennemente terrorizzata.
Però lo capiva. Lui stesso aveva stampato in faccia una smorfia di terrore e disprezzo verso questo mondo che da anni non lasciava spazio alla libertà umana. Lui voleva solo sapere cosa ci fosse oltre quelle maledette mura e oltre quella maledetta foresta, che non era mai riuscito a varcare. Voleva dire una seconda volta “Non male” dal profondo del suo cuore e osservare un mondo libero. E in questo Eren le era simile. Quel desiderio così forte e rovente di uccidere i titani lo avevano inondato di speranza come se avesse trovato un suo simile. Come se lui e Eren fossero in sintonia. E da quella scintilla era nato un interesse reciproco che, colo tempo, era diventato amore.
Semplicemente amore. Un sentimento che da anni non aveva avuto niente a che fare con il suo modo di fare. Però se da una parte quella relazione alleggeriva il suo cuore, dall’altra parte era anche un continuo stress.
Dover continuamente nascondere la loro storia agli altri (anche se quella maledetta quattr’ occhi di Hange aveva capito qualcosa) era fonte di un continuo nervosismo.
Però, del resto, come poteva rifiutare Eren?
Quei momenti di notte erano l’unica scappatoia che Levi aveva per provare serenità.
“…ura…” una flebile voce fermò bruscamente il flusso di pensieri che Levi aveva per la testa.
“Ho pau…ra…” era Eren che, come ormai faceva sempre, parlava con quel tono così sofferente che faceva stringere il cuore di Levi, come quando aveva dovuto buttare il cadavere di Petra e gli altri in mezzo al campo di battaglia. Era doloroso sì, ma perche quel maledetto moccioso non si decideva a parlargli una buona volta ?!
La cosa lo fece imbestialire talmente tanto che prese con forza il colletto della maglietta del più piccolo e lo sbatté contro la testiera del letto.
Eren, da suo canto, non aveva capito niente fino a quando non percepì un forte dolore alla schiena. Con gli occhi ancora impastati nel sonno vide soltanto due lame grigie e fredde osservarlo con quel che poteva sembrare odio.
Dopo pochi secondi a continuare a fissarsi, Levi prese possesso delle labbra di Eren che, preso dal panico, non poté fare altro che schiuderle  e consentire l’accesso al corvino. Levi dischiuse gli occhi e prese con entrambi le mani il viso dell’altro portandoselo  il più vicino possibile. Non sapeva cosa di preciso l’avesse fatto arrabbiare, fatto sta che provò un grande senso di possessione nei confronti del castano. Voleva sentirlo suo.
Era arrabbiato perché non gli diceva mai niente.
Era arrabbiato perché non gli dava fiducia.
Era arrabbiato con se stesso perché tutte le volte che si presentavano queste situazioni, lui non faceva mai niente.
Ma adesso basta. Era stufo.
Però non aveva fatto i conti con Eren: nel mentre del suo ragionamento, quel moccioso aveva preso a giochicchiare con i bottoni della sua camicia.
‘Oho, vediamo fin dove arriva’ pensò divertito, mentre Eren, impacciato, aveva iniziato a sbottonare i primi due bottoni. Levi sapeva che Eren non era portato per fare il dominante e che non sarebbe andato molto lontano.  E infatti fu così.
Nel mentre stava togliendo il terzo bottone, si bloccò tremante. Levi si staccò da quelle labbra terribilmente attraenti , prese le mani insolitamente fredde dell’altro per dargli manforte e si riavvicinò al viso del ragazzo per poter apprezzare ancora una volta la sua totale bellezza. Che abbia il viso morbido e pulito, ricoperto di sangue o pieno di cicatrici l’uomo continuava ad amarlo: sapeva che sotto quella pelle, pulita o sporca che sia, c’era il suo Eren. Quello che aveva amato e quello che amerà in futuro.
“Shhhh” gli sussurrò con un sorrisetto malizioso che non gli si addiceva “Queste cose lasciale a me” e iniziò a slegare lentamente le cinghie della divisa. Per quanto possa essere strano andare a letto con la divisa da combattimento, questa era stata la prima regola che aveva impartito Levi alle reclute. Anche se stasera aveva fatto lui stesso uno strappo alla regola, permettendosi di rimanere in camicia e pantaloni neri. Nella nuova base della Legione Esplorativa il rischio di un attacco da parte dei giganti era basso. Però adesso tutto ciò non aveva importanza. Quando si scambiavano questi gesti d’affetto ogni cosa scompariva. C’erano solo loro due e un letto che li accompagnava nella dolce danza dell’amore. Però, stasera, quella danza era destinata a fermarsi prima del previsto.
Mentre Levi aveva quasi slacciato le cinghie e fatto sdraiare sul letto il più piccolo, questi capì finalmente che posizione stava ricoprendo. Non si stupì molto, ma una cosa lo spaventava: Levi lo avvisava sempre quando era intento a fare l’amore. E se non lo avvisava, voleva dire una sola cosa: qualcosa non andava.
Subito dopo aver realizzato scostò dolcemente con le mani il petto del proprio compagno via dal suo corpo, così vicino e così terribilmente caldo.
Eren fissò negli occhi il corvino, che ricambiò lo sguardo. Dio, se Levi detestava le occhiate che ogni tanto il moro gli rivolgeva. Sembrava che entrasse nei suoi pensieri e riuscisse a decifrarli. E poi anche i suoi occhi non lo aiutavano molto: grandi e verdi, come la distesa del prato che tanto bramava. Come Eren.
Per lui Eren non era solo il suo ragazzo, era il suo desiderio.
Il moro scosse la testa in segno di disappunto spaventato, mentre il suo respiro si faceva man mano irregolare, al punto da annebbiargli la vista. La cosa lo sorprese non poco, al punto da scostarsi malamente da Levi, ancora a cavalcioni sopra di lui. Si sederono entrambi sul bordo del letto: Eren in posizione fetale, Levi con io gomito appoggiato sul ginocchio, mentre con l’altra mano tormentava il tessuto delle lenzuola. Percepì lo sguardo del moro su di lui e sospirò scocciato.
“Cos’è, non posso?”rispose alla sua occhiata seccato.
“No, ma tu avverti sempre” gli rispose con altrettanta fermezza.
“Beh, stavolta avrei potuto fare un’eccezione”
“Nel tuo vocabolario non esiste la parola eccezione”
“E nel tuo vocabolario non esiste la parola fiducia” gli rimbeccò arrabbiato il corvino.
Eren lo squadrò dalla testa ai piedi, irritato.
Odiava essere accusato senza esserne al corrente.
Levi gli punzecchiò il braccio con il dito.
“Mi tocchi la gamba ogni notte, nel sonno continui a dire di avere paura, durante il giorno mi controlli di nascosto, ogni volta che ti chiedo delle tue occhiaie mi dici che non è niente. Pensi che tutto questo non mi desti dei sospetti? Credi forse che non mi preoccupi? O che mi arrabbi?”
Voleva provocarlo, voleva schiacciarlo nella tensione che si era levata in aria e fargli confessare tutto. Basta. Non ne voleva più sapere di questo interrogativo  che ogni notte gli arrovellava la mente. Non era il modo più gentile per mostrare la sua preoccupazione, ma del resto Eren doveva sapere con chi si era messo.
Schiacciato da quelle parole, Eren si lasciò sfuggire una calda e amara lacrima che scivolò dagli occhi solcando quel viso che da anni vedeva solo la guerra. Si abbandonò a Levi che, prontamente gli avvolse le spalle, tirate per la tensione, in un caldo e impacciato abbraccio. Eren rise, sciogliendo le spalle, facendole diventare più larghe di quanto Levi si ricordasse.
“Non sei mai stato bravo negli abbracci!”
“Sta zitto, stupido moccioso! Non mi hai ancora risposto” gli rimbeccò per la seconda volta una fredda risposta. Però, in cuor suo, Eren sapeva che Levi era felice.
Di colpo ritornò serio in un freddo mutismo, come incantato  Eren non muoveva un muscolo, anche se, inconsciamente, le spalle si stavano di nuovo irrigidendo. Quando Levi, preoccupato di questo improvviso silenzio, fece per prendere fiato per svegliarlo dai suoi pensieri, il ragazzo gli rivolse la parola:
“Ho fatto un sogno.”
Silenzio.
 “Anzi, per meglio dire, un incubo”
Possibile che Eren fosse così spaventato da un semplice incubo?
“Tutti.. tutti erano morti”

“È stato un massacro. Armin, Mikasa, Connie, Sasha, Hange e, sì, anche quella faccia da cavallo di Jean. Non era rimasto più nessuno. Ero da solo.”
Più che il sogno in sé (che era abbastanza comune tra i soldati) si stupì di una cosa.
“E io? Dove ero?
Perché non ero lì a proteggerti?
Eren sgranò gli occhi, come se non si aspettasse questa affermazione. La cosa offese parecchio Levi. Perché Eren non lo aveva considerato?
Lentamente il moro prese le guance del compagno per portarlo più vicino possibile, cossiche le loro fronti si toccassero.
“Levi…” e iniziò a singhiozzare “Levi, Levi, Levi, Levi…” continuò a ripetere inclinando la testa per far strofinare la fronte contro quella del compagno.
“Tu non esistevi”
Il cuore di Levi perse un battito e pensò che, se avesse potuto, avrebbe pianto. Ma non ci era mai riuscito.
“È stato più doloroso che vedere morire tutti quanti. Prima che morisse ho chiesto a Hange di te e lei non ha saputo dirmi niente. Ha detto che non ti conosceva. Ti ho cercato dappertutto ogni volta, ogni notte e come ogni maledetta volta non ti trovavo. Capisci poi perché ti tocco sempre? Voglio sentirti, voglio sentire che sei qui, voglio sentire il tuo calore…”
Il viso di Levi si addolcì a insaputa di Eren, che fece ciondolare la testa per poggiarla sul suo petto e vi si aggrappò con le mani.
Tu-tum, tu-tum, tu-tum.
Eren sorrise, sentendo il tamburellante cuore del compagno, che lo accolse in un altro abbraccio, più dolce e piacevole.
“Lo senti? Io sono qua. Sono vivo.”
E le sue parole vennero suggellate da un bacio sulla fronte di Eren, che gradì con un piccolo sorriso disegnato perfettamente sul suo viso già perfetto.
“Comunque…” iniziò cingendo completamente la schiena del soldato per sollevarlo leggermente “… non abbiamo ancora finito” concluse ributtandolo a letto.
“Ehi, ehi, ehi! Fermo, ma che f-“
“Hai detto tu stesso che potevo se ti avvisavo”
“Ma-ma non intendevo questo…” mormorò sconfitto.
Il corvino gli tappò la bocca con la sua mano, con un piccolo sorriso sulle labbra.
“Però è quello che hai detto” gli soffiò nell’orecchio.
E le sue proteste vennero soffocate con un bacio profondo e sincero, in cui Eren percepì tutta la tristezza e preoccupazione che Levi si portava dietro da anni. Improvvisamente si sentì uno stupido per essersi confidato riguardo a un semplice incubo. Come se Levi non avesse già abbastanza problemi, adesso si doveva pure preoccupare di uno come lui.
“A cosa sta pensando, Eren?”
“Eh? Ah…niente”
“E tu pensi che io ti creda” lo minacciò maliziosamente, mentre riprese a slacciare le cinghie dove si era fermato poco prima.
“Ehi, no aspetta! Levi, io… eddai, ti prego! Lev-“ le parole gli morirono in gola quando la mano del Caporale lo zittì. Gemette sconfitto, capendo che non c’era scampo.
“Ti lascerò parlare liberamente , solo quando ti deciderai a rilassarti e spiegarmi per bene cose ti è appena frullato per la testa”
Subito Eren non obbedì cercando di svincolarsi, ma, quando capì che la prese ferrea di Levi non  si sarebbe allentata, fece come gli era stato richiesto.
Rilassò le spalle, abbassò il bacino (che involontariamente aveva sollevato) e distese gambe e braccia. Come promesso Levi gli liberò la bocca, non senza aver volontariamente  toccato le labbra di Eren con l’indice.
“Bene, bravo. Adesso mi vuoi dire cosa avevi per la mente poco prima?” disse, mentre lentamente stava iniziando a stuzzicare il lembo della maglia intento a sfilargiela.
“Ehi, ehi! Mi avevi detto che mi avresti liberato!”
“Ho detto che ti avrei lasciato parlare liberamente, non che liberassi il tuo corpo”
“Sei un maledetto”
“Mmmm, eppure qua mi sembra che qualcuno stia gradendo” obiettò puntando col dito un rigonfiamento tra le gambe, che man mano andava ad ingrandirsi,
Eren distolse lo sguardo rosso come un peperone.
“Mi sembrava stupido” dichiarò, con la faccia che osservava il dispositivo per la manovra tridimensionale, trovando più confortevole pensare di essere a d uccidere giganti, che essere in quella situazione.
“Cosa?”
“Chiederti aiuto per un incubo. Del resto è qualcosa di immateriale. Non esiste. Eppure sono stato codardo e ho chiesto aiuto all’unica persona che non volevo far preoccupare”
Levi si impressionò nel vedere Eren ammettere un suo errore e, se non fosse stato per l’atmosfera pesante che aleggiava in aria, lo avrebbe preso in giro con le sue solite battute di cattivo gusto. Il Caporale prese dolcemente la mano del compagno e se la portò verso le labbra, come farebbe un principe ad una principessa in una favola.
“Eren, non dimenticare che sono un soldato. E il compito di ogni soldato è quello di aiutare le persone. Di salvarle e proteggerle. Se non riuscissi a provvedere a problemi come i tuoi, con che coraggio mi faccio chiamare –Soldato più forte dell’umanità-? Sarò pure forte fisicamente, ma ogni frammento del mio spirito morirebbe insieme a ogni titano che uccido, perché non sono stato in grado di aiutare psicologicamente un mio soldato. Questo per me è essere forti. Aiutarti in queste situazioni è la mia priorità e il mio dovere come Caporale e tuo ragazzo!”
Eren guardò Levi on tutta la sua bellezza. Perché erano in molti, in troppi a non conoscerlo nel suo intero. Questo era Levi, un uomo tanto forte quanto irrimediabilmente sensibile e premuroso. E quella parola? Il suo “ragazzo”? Non poteva considerarsi più felice di così. Preso dalla gioia gli avvolse il collo con le braccia portandoselo sul petto, facendo così Levi sentì il suo battito accelerato che pompava continuamente il sangue che teneva in vita quel ragazzo che gli aveva fatto perdere la testa più di chiunque altro.
“Ehi, Eren?”
“Mh?” gli rivolse uno sguardo sereno che fece sorridere internamente anche lui.
“Posso farlo?”
“Cosa?”
“Posso farti mio? Adesso?”
Era tutto ciò che Eren stava aspettando.
“Sì”
“Sicuro?”
“Sicuro!”
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Eren si svegliò grondante di sudore affannato. Di nuovo. Due incubi in una notte.
Però la visione di un viso familiare al suo fianco lo tranquillizzò, anche se per poco. L’istinto di toccarlo si fece sentire pulsante sulla mano e sul braccio. Non poteva cedere. Lui era lì, accanto ad Eren. Non c’era niente di cui avere paura.
Si girò su un lato e guardò il muro, cercando di schiacciare quella sensazione che da sere soddisfava sempre. Ma adesso era il momento di smetterla.
D’improvviso sentì un dito scorrere lungo la colonna vertebrale e un’altra mano poggiarsi sulla sua schiena nuda. Lentamente il movimento si spostò sul fianco per poi cingerlo verso un altro corpo (altrettanto nudo). Ebbe i brividi e ciò lo portò a sussultare.
“Cosa c’è?” gli chiese una voce calda.
“Niente, solo che non me l’aspettavo”
“Dopotutto ciò che abbiamo fatto stanotte, ti stupisci di una cosa simile?”
“Ma che-! Non è il gesto, cioè… Ahhh, lascia perdere!” esclamò arruffandosi i capelli.
Levi si avvicinò al collo e ci soffiò sopra. Sapeva che era il suo punto debole.
“Dimmi tutto, Eren”
Il moro socchiuse gli occhi godendosi quella sensazione: raramente Levi gli soffiava sul collo.
“È che sei arrivato al momento giusto”
“Mh? Cosa vuol dire?”
“Avevo fatto di nuovo quell’incubo e quando mi sono svegliato avevo bisogno di te. E sei arrivato come se avessi letto i miei pensieri”
Levi lo strinse ancora di più a sé.
“Dormi Eren, ci sono io qui. Se ti svegli ci penserò io a tranquillizzarti”
Eren sorrise anche se il compagno non lo poteva vedere. Tutte la paura sparì e la tensione lasciò spazio ad un senso di sonno fortissimo. Gli occhi lentamente scesero e l’ultima cosa che vide fu una mano che gentilmente gli scostava i capelli.
Capendo che ormai era nel mondo dei sogni, Levi smise di accarezzare quella massa marrone per dedicarsi a qualcos’ altro di più interessante. Del resto doveva pur rimanere sveglio in qualche modo. Piano piano azzerò completamente la distanza tra i loro corpi e iniziò a fare scendere un dito lungo il petto del compagno, per poi scendere sul ventre scolpito, ma mai quanto era quello di Levi.
“Tsk” schioccò la lingua stizzito “Domani ti faccio fare una serie di allenamenti intensivi. Hai battuto la fiacca solo perché hai il potere del titano”
Però la sua mano continuava a stuzzicare ed esplorare quel corpo quasi perfetto. Passò 20 minuti buoni a “divertirsi” pensando a quanto fosse stata strana, ma incredibilmente bella, questa nottata. Finché una mano prese la sua, schiacciandola sul ventre, facendo capire che forse questi addominali non erano proprio così poco sviluppati.
“Cosa faaaaai?”
Eren si girò verso Levi sorridendo vittorioso, quest’ultimo gli rivolse un’occhiata agghiacciante.
“Hai fatto di nuovo un incubo?” cambiò discorso nervoso. Era raro che qualcuno lo cogliesse in flagrante e la cosa lo imbarazzava parecchio.
“No!” esclamò divertito.
“Ben-” fu zittito da Eren che gli prese il fianco e se lo portò il più vicino possibile. Oltre al corpo anche la distanza tra i loro visi era minima.
“Ho fatto un sogno” e lo baciò “un segno in cui i titani sono morti e…” per il gran finale gli concesse un bacio più evasivo, più provocante “…andavamo a vivere insieme!”
“Pfff” si lasciò sfuggire un sorriso storto, alla fine di quel contatto che gradì appieno “Te lo prometto”
“Cosa?”
“Un giorno andremo a vivere insieme veramente, quando tutto sarà finito”
“Lo giuri sul tuo onore di Caporale?”
“Lo giuro”
“Grazie. Levi, ti am-”
Eren crollò di nuovo, stanco ma soddisfatto. Il compagno prese un po’ di distanza e riprese ad accarezzargli i capelli.
“Sì, sì, anche io ti amo”
Stanotte Eren farà un sogno. Un bellissimo sogno. E nessun incubo rovinerà più il suo sonno.
Sogni d’oro, Eren.
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Note dell’autrice.
E finalmente, con un po’ di ritardo, ho finito questa fic!! Chiedo umilmente scusa per il ritardo di 5 giorni rispetto alla data prevista >////<  Spero almeno possiate gradirla^^ Ok, ufficialmente non ho più grandi idee per questa coppia, quindi se volete darmi una vostra idea o spunto ne sarei felice (con i dovuti ringraziamenti, ovviamente) Mi scuso per eventuali errori >_<  Ringrazio chiunque recensisca e metta la storia tra i preferiti/seguiti/da ricordare. Spero ci rivedremo in una mia prossima fic^^
Yuki.
 
 
   
 
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