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Autore: nikita82roma    06/10/2016    6 recensioni
E’ passato poco più di un mese dalla nascita di Lily in quel giorno così importante per Kate. Cosa avranno fatto i nostri Caskett? Come si saranno adattati alla nuova vita con la piccola, ad essere genitori e coppia? E intanto si avvicina una data speciale che non vogliono trascurare...
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Il braccio rigido, proteso verso di lui, bloccato dalla sua stretta decisa divenne molle, così come si sentì lei, tanto che ebbe la necessità di sedersi di nuovo, un po’ più lontano da lui di prima e fu solo allora che Rick la lasciò.
- Scusami - La voce di Rick era  un sussurro e non solo perché Lily dormiva ignara di tutto solo dall’altra parte del letto. - Per quello che ho fatto e che non ho fatto. Hai ragione tu. Avrei dovuto dirtelo, avrei dovuto parlarti delle mie paure. Non l’ho fatto non perché non mi fidassi di te, ma solo per paura. Solo per questo.
Rick si voltò per guardarla ma non incrociò lo guardo di Kate che era fisso sul mobile davanti a lei, dove avevano messo alcune delle loro foto più belle e davanti a tutte la prima avevano fatto insieme con Lily al loft. Gliel’aveva scattata Alexis senza dirgli nulla, non era una di quelle foto in posa con i sorrisi tirati ed i vestiti in ordine. Erano loro tre sul divano con Rick che le abbracciava entrambe ed il suo volto appoggiato sulla testa di Kate mentre entrambi guardavano Lily che dormiva tra le braccia della madre. Una foto che avrebbero potuto scattare in un altro qualsiasi di quei giorni, perché quello era uno dei loro momenti preferiti, tutti racchiusi in un unico abbraccio.
C’era chi diceva che l’amore non è guardarsi negli occhi ma guardare insieme nella stessa direzione. Rick non c’aveva mai creduto fino in fondo, perché ogni volta che guardava negli occhi di Kate lui si perdeva nell’amore sconfinato che provava per lei e vedeva che lei faceva la stessa cosa nei suoi. Come poteva non essere amore quello? Lo era, nella sua forma più alta, quella che li faceva comunicare in silenzio. Castle seguì lo sguardo di Kate sulle loro foto. Ora guardavano insieme nella stessa direzione, con il cuore gonfio degli stessi sentimenti e forse quella frase aveva un po' più senso. Avrebbe pagato qualsiasi cifra per poter leggere i pensieri di Kate che non aveva detto una parola. Quante volte in passato Rick l’aveva accusata di non fidarsi di lui e quante volte aveva sentito sulla pelle la sua mancanza di fiducia bruciargli come una profonda ustione. Gli aveva fatto male e sapeva benissimo come si stava sentendo. Però non gli parlava e questo non era da lei. Perché Kate quando discutevano era sempre quella più irascibile, quella che anche quando aveva torto attaccava per difendersi ed ora che avrebbe avuto tutte le ragioni per farlo stava in silenzio. 
Rick non sapeva della sua battaglia interiore. Non sapeva cosa stava pensando. Quanto era difficile per lei quel momento e si imponeva di guardare avanti, perchè se si fosse voltata incrociando il suo sguardo non avrebbe più potuto ragionare in nessun modo. Non era quello che era accaduto con quella donna a farla star male, ma i suoi silenzi e non solo… 
- Perchè quella sera non mi hai detto nulla al telefono? Perchè non ti sei arrabbiato con me ed hai preferito vendicarti in altro modo?
Rick non sapeva cosa risponderle.
- Perché sono stato uno stupido. Perchè mi sono sentito trascinare indietro di anni e mi sono comportato come un’idiota, come facevo prima di te, prima di noi. Non funzionava allora e non ha funzionato con lei. Perchè nessuna è te, lo sai Kate. Non era facile parlarti in quel momento e nemmeno discutere con te, di cosa dovevo discutere, di quello che non sapevi? Mi sentivo così impotente e stupido e mi sono comportato da tale. Avrei dovuto dirtelo dopo, è vero. Ma non ho mai trovato il modo ed il coraggio di farlo è rimasto tra le tante cose non dette, tra quelle che ancora non abbiamo mai affrontato e chiarito.
Kate sapeva che aveva ragione. Non era la prima volta che lo facevano, fare errori, perdonarsi, fare finta di niente e non parlarne. L’unica differenza era che questa volta lei non sapeva e per la prima volta, forse, stavano discutendo anche se non senza difficoltà di quello che era successo. Fino ad un anno prima, probabilmente non sarebbe andata così. Si sarebbero urlati contro di tutto al momento, poi si sarebbero perdonati a vicenda, avrebbero finito per fare l’amore con ancora più passione ed intensità del solito e poi si sarebbero addormentati solo quando sfiniti e ad risveglio non ne avrebbero più parlato. Quanti discorsi non fatti avevano soffocato in quel modo tra i gemiti dei loro amplessi, strozzati dalle spire della loro passione, affogati nel piacere reciproco che si sapevano donare, seppelliti da quell’amore che sembrava sempre in grado di coprire ogni mancanza? Tanti, troppi.
Ora però era diverso. Per questo Kate non lo guardava quando parlava, perché sapeva che lui avrebbe letto dentro di lei tutto il suo amore e la sua voglia di lui ed avrebbero finito per fare l’amore lì, incuranti della loro bambina. Non voleva quello, non più. Se c’era una cosa che aveva capito era che non potevano più fare finta di nulla, perché il non parlarsi, fidarsi e confidarsi alla lunga gli aveva solo portato altri problemi e non aveva mai risolto nulla. Non avevano mai parlato della sua paura di perderla dopo Vaughn, di quanto i suoi dubbi l’avessero fatto star male e lei non gli aveva mai detto di come si sentiva confusa non sapendo in che direzione stessero andando. Avevano fatto l’amore dopo quel caso, convinti che bastasse quello per stare bene e capirsi. Non era così. E non era stato così nemmeno dopo Washington quando lei aveva accettato la sua proposta di matrimonio cancellando così le discussioni dei giorni precedenti con un sì al parco e molti altri sì di altro tipo in quella stessa camera da letto: erano passati anni e quel non parlarsi e non chiarirsi aveva portato quei frutti spiacevoli. Non doveva più succedere.
Castle, però, sembrava veramente colpito da quel suo comportamento che gli sembrava così freddo e distaccato non sapendo in realtà il turbinio di emozioni che si agitavano in lei ed il nervoso che prima lo faceva rimanere in silenzio cominciò, invece, a fargli l’effetto contrario. Doveva parlare. Doveva spiegarsi. Doveva dirle tutto quello che pensava. 
- Quando ti sei risvegliata e non ti ricordavi di me è stato uno shock. Mi ero preparato tanti bei discorsi su come dirti che era incinta, da quelli più seri a quelli più divertenti e mi immaginavo la tua reazione felice, impaurita, preoccupata e invece dovevo fare tutt’altro. Poi con il mio solito ottimismo l’ho presa come una sfida anche divertente pensavo che dovevo solo farti innamorare di nuovo di me e modestamente sapevo di poterlo fare. Pensavo che i primi tempi sarebbero stati i più difficili, quelli della diffidenza e del conoscerci di nuovo ed invece mi sbagliavo. Il difficile è venuto dopo. Quando non sapevo più cosa volevo, anzi lo sapevo e volevo te, la mia te, e non c’eri. E tutto il mondo sembrava crollarmi addosso e mi imponevo di far finta di nulla di dirmi che sarebbe andato tutto bene ma era difficile e non riuscivo a starti accanto come volevo e nemmeno a starti lontana. E poi Vaughn e sono tornate le paure del passato. Di quando tu avevi preferito il tuo lavoro a noi ed io sentivo di non avere più quella forza di rincorrerti ancora. Sentivo la mia vita, la nostra vita, che mi sfuggiva via. Ed ho avuto paura che si è mescolata alla rabbia e al non poter fare nulla, non poter fare di più. Non chiedevo tanto. Rivolevo solo te.
La mano di Rick scivolò sul materasso verso quella di lei che stava stringendo con forza la stoffa delle lenzuola. Le sfiorò il dorso con l’indice insistentemente fino a quando non sentì che la sua presa cedette. Solo allora portò la mano sopra la sua e fu un attimo e le loro dita si incrociarono e le mani si strinsero insieme. A Rick sembrò di tornare a respirare dopo ore.
- Scusami Kate… scusami…
Si voltò a guardarlo e in quel momento capì che aveva fatto bene a non farlo prima. I loro sguardi si incrociarono tra le luci basse della camera ma non gli impedivano di vedersi abbagliati da quelle lacrime che li facevano vibrare. Non lasciò la stretta della sua mano ma si avvicinò quel tanto per potergli accarezzare il volto con l’altra mano e lui si appoggiò a questa chiudendo gli occhi assaporando le sensazioni di quel tocco rigenerante.
- Non mi perderai mai Rick. - gli disse prima di avvicinarsi un po' di più e baciarlo come desiderava fare da quando erano arrivati al ristorante. In fondo quella notte non era ancora finita, pensò Kate prima che il pianto di Lily impose forzatamente alle loro labbra di separarsi.
- Questo lo ha preso tutto da mia madre! - Sbuffò Castle mentre Kate si lasciò andare ad un sorriso sincero prendendo sua figlia che reclamava la sua poppata.


- Ehy chi era che ti ha tenuto tutto questo tempo al telefono? 
- Mia cugina Sophia.
- Ah… problemi?
- No… no… non direi anzi… - Kate gironzolava per il loft con il cellulare in mano mentre Rick seduto sul divano intratteneva Lily distesa sulle sue ginocchia. Era passata una settimana da quel movimentato giorno di San Valentino e la vita nel loft sembrava essere tornata quella di sempre. 
- Anzi? - Chiese Rick curioso
- Si trasferisce da John il suo fidanzato. Glielo ha chiesto la sera di San Valentino e poi nella confusione del trasloco si era dimenticata di dirmelo.
- Ah! - esclamò Castle sorpreso - quindi dovrai cercare qualche altro inquilino per il tuo appartamento! 
- Beh sì… credo di sì… non ho altre cugine a cui affittarlo.
- Quando si trasferirà? - le chiese mentre Lily ricambiava le sue smorfie con generosi sorrisi
- Credo che abbia già fatto tutto, ha detto che mi viene a portare le chiavi oggi pomeriggio.
- Allora in famiglia non sono tutti come che che ci hai messo mesi per lasciare il tuo appartamento e venire qui! 
- Castle!
Rick sghignazzò mentre Kate lo raggiungeva e si sedeva vicino a lui. Guardò prima sua moglie poi sua figlia e poi di nuovo Kate.
- Beckett più passano i giorni più ti assomiglia! È fantastico! - esclamò Rick genuinamente entusiasta di questo. Trovava tutto di Kate in Lily. Il suo profilo, la linea della bocca, gli occhi il colore dei capelli. Era veramente una Beckett in miniatura, splendida come sua madre. Sarebbe impazzito quando sarebbe cresciuta e lei avrebbe fatto impazzire tutti i ragazzi. Non poteva pensarci, stava correndo troppo.
- Scrittore, su cosa stai fantasticando con quello sguardo perso all’infinito?
- Uhm? - guardò Kate che lo aveva riportato al presente - Pensavo a lei e a te. Quando sarà grande farà impazzire qualsiasi ragazzo ed io impazzirò con loro. Sarà splendida come te ed io sarò un padre disperato. - disse enfaticamente.
- Non ti sembra di correre troppo considerando che nostra figlia ha sei settimane?
- Che diventeranno presto sei mesi, se anni, poi sedici e non ce ne accorgeremo nemmeno e sarà un’adolescente che ci chiederà di dormire fuori dalle amiche con i ragazzi che suoneranno al citofono chiedendole di scendere e lei che ci pregherà perchè vuole una moto…
- La moto se la può scordare - Rispose Beckett seria
- Vedi? È un attimo! Ma poi scusami, tu avevi una moto alla sua età!
- Appunto per questo lei se la può scordare, Castle! 
- Ti amo Kate… anche quando fai la mamma severa in anticipo. - Si sporse per baciarla - ed amo questa piccolina qui! - disse sollevando in aria Lily per poi appoggiarla sul suo petto proprio vicino a dove si era già messa Kate. Era questo che adorava di Castle, le accoglieva entrambe senza sforzo.
- Ah Kate… mi ha chiamato Alexis mentre eri al telefono con tua cugina. Verrà con Dustin questo week end.


- Kate dove stiamo andando?
- Fidati di me Castle e non fare domande.
Era sabato pomeriggio e Rick e Kate erano nell’auto di lei che stava guidando per le vie di New York apparentemente senza una meta precisa. 
Aveva aspettato che Alexis e Dustin erano tornati a casa dal loro pranzo fuori, poi aveva costretto Castle a prepararsi ed uscire, lasciando Lily alle cure di sua sorella. Per Rick ogni volta che le vedeva insieme era un colpo al cuore. Pensare che quella giovane donna e quella piccolina erano entrambe le sue bambine gli riempiva il cuore e vedere come Alexis se ne occupava amorevolmente ogni volta che tornava a casa aveva cancellato tutte le preoccupazioni che aveva avuto nei mesi precedenti alla sua nascita e le discussioni con Alexis. Lily conquistava chiunque la conoscesse e sua sorella non era stata da meno. Rick era convinto che avesse qualcosa di speciale che rendeva impossibile non amarla: forse era semplicemente il fatto che chiunque li conoscesse vedeva in lei il coronamento del loro amore ed il miracolo della vita che era più forte di qualsiasi avversità. Era anche molto felice del rapporto che Alexis aveva recuperato con Kate: dopo la nascita di Lily le aveva ritrovate molto più complici, si sentivano spesso al telefono quando Alexis era a Philadelphia e aveva saputo che più di qualche volta si era anche confidata con lei. Kate non aveva nessuna intenzione di sostituire la figura materna che Alexis non trovava in Meredith, però era ben felice se poteva offrire alla figlia di Castle un aiuto quando sentiva il bisogno di confidarsi con qualcuno. Anche in quei due giorni, da quando Alexis era tornata a New York le aveva viste spesso chiacchierare tra loro per poi interrompersi quando lo vedevano arrivare. “Cosa tra donne” gli ripetevano e a lui, in fondo andava bene così, sapeva che se fosse stato qualcosa di importante Kate glielo avrebbe detto, perché ora che era madre capiva le sue preoccupazioni per la figlia che alcune volte in passato aveva giudicato eccessive.
Perso nei suoi pensieri Rick non si accorse che Beckett aveva parcheggiato la macchina e ci mise qualche momento a capire dove fossero.
- Allora Castle? Non mi dici nulla? Ti sei già dimenticato?
- Ma, Beckett…
- Dai Castle, andiamo!
Kate scese dalla macchina e Rick fece lo stesso, ma, preso alla sprovvista riuscì a litigare per un po’ con la cintura di sicurezza senza riuscire a slacciarla mentre lei lo aspettava impaziente sul marciapiede, mani sui fianchi e piede dentro che picchiettava sull’asfalto.
- Pensavo ci avessi ripensato! - Gli disse quando finalmente fu fuori dall’abitacolo. 
Kate aprì il portone e poi prese per mano un fin troppo spaurito Castle che si lasciò condurre in quel percorso che conosceva fin troppo bene.

L’appartamento era pressoché vuoto. Quando Kate accese la luce, Rick potè vedere ancora meglio che non c’era poi molto: riconobbe, però, i tratti distintivi, quelle scale di pietra, dietro la piccola cucina con quei mobili così diversi tra loro, erano le stesse e per la prima volta le vedeva libere da libri e scatole. Quante volte ci aveva visto Kate seduta sopra leggere un libro mentre lui preparava la cena, nei primi tempi che stavano insieme. 
Dall’altra parte della stanza c’era solo un grande divano, rosso, con sopra molti cuscini e delle coperte, diverso da quello che aveva prima Kate, ma sembrava più spazioso e comodo, ed un tavolo basso davanti di legno anche questo era qualcosa di nuovo così come era nuovo il grande tappeto che prendeva quasi tutto l’ambiente. Gli scaffali alle pareti erano vuoti, senza tutti i libri che li avevano sempre riempiti e l’assenza di quadri alle pareti faceva sì che ogni loro passo ed ogni rumore veniva amplificato.
Si guardò intorno fino a quando non vide, come appoggiata casualmente, una cornice con una foto di loro due insieme, di qualche anno prima. Rick la prese in mano e sorrise.
- L’avevi lasciata per ricordo a tua cugina?
- No, l’ho portata ieri.
Castle la guardò con aria interrogativa. Lei gli si avvicinò, prese la cornice dalle sue mani e l’appoggiò su uno dei ripiani.
- Non ho intenzione di affittare di nuovo questo appartamento.
- No?
- No.
- Perché?
- So che a te non piace e non è mai piaciuto, ma per me è un posto importante. - Disse camminando nervosamente per la stanza ed il rumore dei suoi tacchi echeggiava rendendolo ancora più autorevole. - Non voglio che ci venga a stare qualcuno che non conosco, che non so chi sia, che giri tra quelli che sono stati i miei spazi.
- Ok… Non è un problema. - Rispose Rick scuotendo le spalle
- Perché dovrebbe essere un problema Castle?
- Kate! Ho appena detto che non è un problema! - La voce di Rick rimbombò tra le pareti vuote
- Perché non hai mai capito che per me questo è un posto importante e non solo un’appartamento con il pavimento che cigola ed i muri che fanno sentire tutto? - Chiese lei esasperata
- Beckett ma cosa c’è? Ho detto questo di casa tua? - Fece qualche passo verso di lei - Beh sì, i pavimenti cigolano ed i muri non sono proprio insonorizzati però…
- Però Castle questa è stata casa mia per tanto tempo ma non è solo una casa. Io sono cresciuta qui, e non parlo di età, parlo di me come persona. Ti ricordi quando a quelle finestre c’erano tutti gli schemi sul caso di mia madre? È qui che lo abbiamo risolto insieme. - Gli si avvicinò e gli accarezzò il viso - E’ qui che mi sono innamorata di te, dove ho passato tante notti chiedendomi cosa fare, lasciandomi consumare dai dubbi e dalla consapevolezza che non eri sono un partner ma non riuscendo ad ammetterlo a me stessa.
- Il pavimento lo possiamo cambiare ed i muri li facciamo insonorizzare, se vuoi, che ne dici Kate? - Rick gli portò le mani intorno alla vita abbracciandola e lei sorrise appoggiando la testa sulla sua spalla.
- Non ti ho portato qui per litigare, Rick.
- Beh, meno male, perché non ho nessuna voglia di litigare con te. Come mai siamo qui allora?
- Tua figlia grande ha detto che è ben felice di occuparsi di tua figlia piccola questa sera. - Gli sussurrò tra un bacio e l’altro sul collo
- Avete complottato tutto alle mie spalle vedo… - si lasciò scappare un sospiro quando i baci di Kate divennero più insistenti e la sua mano aveva cominciato ad accarezzargli la base della nuca
- Proprio così… Da quando Sophia mi ha riportato le chiavi sto pensando a questo… Ho portato qui il minimo indispensabile che ci può servire… 
- Capitano, stai aggravando la tua situazione, questa è premeditazione
- Sì, lo so Castle - disse mordendosi il labbro facendogli perdere il controllo mantenuto fino a quel momento. Lo andò a prendere lui con le sue labbra, stringendolo e succhiandolo per poi baciarla con quella passione che mai si era sopita nei suoi confronti. Appena riuscirono a separarsi Kate si sciolse anche dal suo abbraccio, lo prese per mano e lo condusse verso la camera da letto dove non c’era altro che il letto con i due comodini ed il vecchio comò di Kate. Rick si guardò intorno per un attimo e poi chiuse gli occhi, quel posto, in fondo, era mancato anche a lui. Era stato il loro rifugio di tante sere quando ancora la loro relazione era segreta.
- Il mio cassetto… - disse aprendo l’ultimo cassetto in fondo a destra del mobile
- Già…
- Uno dei regali più belli che abbia mai ricevuto…
- Dici sul serio?
- Serissimo. Ed anche uno dei più importanti. Grazie per avermi fatto entrare nella tua vita Katherine Beckett.
- Grazie a te per aver sconvolto la mia Richard Castle.
Si baciarono ancora e fu solo l’inizio dei baci per quella serata dove tutto il resto che non era loro due poteva aspettare. Non era il giorno di San Valentino, non erano in una lussuosa suite di un hotel di Manhattan, non avevano in programma una cena di gala e non erano vestiti a festa, ed era tutto speciale proprio per questo. 
Era speciale per i jeans e le magliette che volavano via, sparsi sul pavimento vicino alle sneakers ed agli stivali, per essere un giorno qualsiasi perché non gli serviva una festa per ricordarsi del loro amore, per un appartamento semivuoto con i pavimenti che cigolavano ed i muri troppo indiscreti. Era speciale perché non era il luogo o l’occasione a rendere qualcosa speciale, ma erano loro, tutto quello che c’era lì e tutto quello di cui avevano bisogno.
 Il desiderio che avevano uno dell’altra non gli fece mai passare in secondo piano la cura e le attenzioni che si riservavano in ogni occasione. Ancora seduti sul letto Kate accarezzava il braccio ancora fasciato di Rick.
- Promettimi che non farai più qualcosa di stupido - lo pregò stringendosi a lui. - Quando ti ho visto a terra ho avuto paura.
Era una confessione che non si aspettava in quel momento ma valse ancor di più. La abbracciò stringendola più che poteva ed ora sì, era libero di farlo, senza la paura di farle male. Pelle contro pelle senza nessuna barriera tra di loro, di nessun tipo, solo loro due, liberi di amarsi di nuovo. Castle non rispose mai a quella richiesta, ma Beckett sapeva che non lo avrebbe fatto, non si aspettava che lo facesse, voleva solo fargli capire che non era solo lui ad aver paura per lei e che le paure di lui, che tante volte le aveva raccontato, erano le stesse che risiedevano dentro di lei. I loro cuori martellavano contro i loro petti, sembrava che battessero all’unisono e rimbombassero nel vuoto della stanza.
Si amavano. Questo era tutto. Non c’era altro che potevano dire per spiegare quello che c’era tra loro. Era così e basta. Nella dolcezza dei gesti, nell’urgenza delle bocche che si cercavano, nella tenerezza dei movimenti c’era tutto il loro amore ed il loro bisogno di ritrovarsi, di riassaporarsi come coppia, marito e moglie, svestire i panni dei genitori ed indossare solo quelli degli amanti, anche se in realtà non avevano più nulla addosso. E non si sentivano in colpa per quello, non più, nemmeno Kate. Lily era a casa con Alexis e Dustin e sapeva che stava bene e si fidava di loro. Avevano diritto lei e Rick ad un po’ di tempo per loro, solo per loro.

Il peso del suo corpo abbandonato e rilassato su di lei era una sensazione che le era mancata terribilmente. Accarezzare i suoi capelli spettinati ed umidi mentre le sue labbra lambivano ancora la sua pelle ed il suo respiro era veloce e sentire ancora dentro di se l’eco del piacere e la beatitudine dell’appagamento la facevano sorridere con la bocca e con gli occhi. Lo strinse a se appena si mosse, per non farlo allontanare nemmeno di un millimetro e godersi ancora il calore della sua pelle. Aveva letto che dopo il parto il desiderio sarebbe scomparso anche per alcuni mesi, per lei non era così, aveva desiderato e desiderava suo marito con tutta se stessa ed averlo finalmente tutto per se, sotto tutti i punti di vista, le trasmetteva un benessere rigenerante. Pensò che se tutte le donne avessero un marito come Castle nessuna correrebbe il rischio di sentirsi non amata, le sue attenzioni e la sua dolcezza nei suoi confronti erano addirittura aumentate e quella sera gliene diede dimostrazione ancora una volta con le parole e con i gesti. E poi dopo la dolcezza, quando i corpi di erano ritrovati e riconosciuti, le mani divennero più audaci sulla pelle umida, le bocce più avide nell’esplorasi, i gesti più espliciti e i movimenti più impetuosi e tutto di lei amava tutto di lui.

- Credo che i tuoi vicini non abbiano gradito il nostro ritorno - Disse Castle ancora ansimando buttandosi dalla sua parte di letto
- Francamente non mi interessa molto - rise Kate cercando il lenzuolo per coprirsi, ma Rick non era della stessa idea, le bloccò le braccia e riprese a baciarla sul collo, scendendo sulle clavicole e risalendo sulla sua bocca.
- Capitano, ci arresteranno per disturbo della quiete pubblica e sarà solo colpa tua
- Non pensare di essere più discreto tu! E comunque metterò una buona parola per noi.
- Al massimo chiedi se ci possono dare una cella matrimoniale…
- Castle! - La baciò ancora e poi recuperò in fondo al letto le lenzuola e la coprì. La casa non era molto calda, se si escludevano loro due. Rick si alzò senza preoccuparsi di riverstirsi e Kate non poté fare a meno di indugiare con lo sguardo sul suo corpo mentre usciva dalla stanza per andare ad accendere il riscaldamento del quale si erano completamente dimenticati.
- Immagino che non ci sia nulla da mangiare in questa casa, come sempre… - Constatò tornando in camera con le coperte prese dal divano, intanto che la casa si scaldava ne avrebbero avuto bisogno 
- Solo per la colazione di domattina - gli disse lei ammiccando.
- Vuoi passare la notte qui? - chiese stupito e Kate annuì - Ne sei sicura?
- Sì… 
- Cinese?
- Cinese!
Rick ordinò la cena e poi Kate chiamò Alexis: Lily stava bene e non dovevano preoccuparsi di nulla lo disse prima a lei e poi anche a suo padre. Gli mandò mandò alcune foto che avevano fatto insieme e Rick si intenerì a guardare le sue figlie. Era bello, pensò, che per Lily ci sarebbe sempre stata anche Alexis su cui contare. Il suono del campanello interruppe i suoi pensieri, ma Kate fu più veloce di lui, si infilò un paio di shorts ed un’ampia tshirt ed andò a prendere la loro cena. Il pensiero di lei così poco vestita e senza biancheria sotto gli fece tornare un altro tipo di fame e sorrise. Era veramente fortunato: aveva due figlie che adorava ed una moglie splendida che amava alla follia e che lo faceva sentire come un ragazzino innamorato per la prima volta.

Mangiarono cinese a letto nudi sotto le coperte, chiacchierarono di cose stupide, risero tanto e di baciarono di più. Poi si amarono ancora senza preoccuparsi del tempo e di nulla altro che loro, fino a quando furono esausti e si addormentarono abbracciati.

- Sai Kate - le disse Castle dopo uno dei loro round, in quei momenti dedicati solo ai baci e alle coccole - tu sei il luogo dove i miei sogni e la mia realtà si sono incontrati.
- Vorrei poter dire la stessa cosa Rick ma… - gli rispose Kate ancora con un nodo alla gola per quello che lui le aveva appena detto, appoggiata con la testa sul suo petto, mentre lui le accarezzava i capelli
- Ma? - chiese preoccupato
- Ma non ho mai sognato niente di tutto questo. Nessun mio sogno era così bello. Hai creato i miei sogni e li hai resi reali. Hai creato noi.
Si strinse di più a lui e chiuse gli occhi. Rick fece lo stesso con il sorriso sulle labbra.
Per una sera ed una notte furono semplicemente loro, Rick e Kate, Castle e Beckett, lasciando per un po’ tutto il resto del mondo fuori da quell’appartamento, come tante volte avevano fatto quando si dovevano rifugiare da occhi indiscreti anche per un semplice abbraccio.
Semplicemente loro, sempre loro.
   
 
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