Ciao
a
tutti! Prima (e mi auguro non ultima) storia in questo fandom.
Tuttavia, spero
che i livelli di idiozia in futuro si abbassino, perché
questa shot su una
scala da 1 a 10 è un 11 per via di demenzialità.
L’ispirazione mi è venuta da
TW3, nella parte in cui tre witcher di nostra conoscenza si ubriacano e
fanno
cose stupide. E niente, la mia immaginazione è
volata… forse troppo. Ho pensato
di ambientare la storia prima della saga principale dei libri,
più o meno
durante “Sword of Destiny”. Alcuni elementi (e
personaggi) qui presenti si
trovano solo sulla carta, altri solo nel videogioco, altri li ho
inventati. In
ogni caso, spero che la shot sia di vostro gradimento. Un grazie a bluemary per aver letto tutto, nonostante non sia nemmeno il suo fandom! Buona lettura a tutti!
Kitsune
(Eskel, The Witcher III:
Wild Hunt)
"Hm...?"
"Geralt!"
"...
Coën? Che fai?"
"Dillo
tu a me. Non sono io quello che è
svenuto nel bosco con il pisello al vento."
"Cosa?"
"Andiamo,
alzati. Qua fuori si gela.
Parleremo davanti al fuoco, con una bella birra-"
"Non
parlarmi d'alcol, o ti dovrò un paio
di stivali nuovi."
"D'accordo,
ma adesso ti devo riportare
alla fortezza. Forza Geralt, alzati, così..."
"Mi
gira la testa..."
"La
vecchiaia, sai com'è..."
"Fottiti,
Coën. Dove sono Lambert ed
Eskel?"
"Stanno
già rientrando. Vesemir è parecchio
arrabbiato, questa volta l'avete fatto preoccupare davvero. Si
può sapere cosa
vi è successo?"
"Non
ricordo tutto, solo l'inizio,
credo."
"Comunque
sia, raccontami quello che
ricordi mentre camminiamo. Ti distrarrai un po'. E poi ha tutta l'aria
di essere
una bella avventura."
"Dov'è
Coën?" chiese Geralt, quando si
fu sistemato e si sedette al tavolo.
"Il
villaggio a valle aveva bisogno di un
witcher," rispose Eskel, grattandosi la cicatrice sulla guancia.
"Coën
aveva voglia di sgranchirsi, noi no. Così eccoci qui."
"E Vesemir?"
"Sta
pulendo la lama. Tanto per
cambiare."
"E
dovresti farlo anche tu ogni tanto,
Lambert," rispose il vecchio witcher, avvicinandosi al tavolo.
"È la
spada che ci rende ciò che siamo. Se non ce ne prendiamo
cura, è come se trascurassimo
noi stessi."
"Io
mi prendo cura della mia spada", rispose Lambert, prima di assumere un'espressione confusa. "Aspetta, di quale spada stiamo parlando?"
Vesemir
ignorò la provocazione, invece si
rivolse a tutti e tre.
"Mi
ritiro nella mia stanza. Voi tre siete
uomini adulti e responsabili, perciò mi auguro che non
facciate più sciocchezze
del necessario."
"Certo,
papà Vesemir," rispose
Lambert, alzando il boccale di birra alla sua salute.
"Come
sempre," disse Eskel.
"Promesso,"
aggiunse Geralt.
Mezz'ora più tardi, avevano finito il
primo giro di pinte e avevano iniziato il secondo. Ne avrebbero fatto
un altro:
la tradizione voleva che ogni witcher versasse da bere a tutti almeno
una
volta, perciò tre giri erano il minimo.
Tutti
e tre erano ben lungi dall'essere
ubriachi. Eskel si stava vantando di essersi scopato una vampira
superiore, a
Vizima.
"Quello
a Vizima è un bordello, amico. Non
vale niente."
"Lambert
ha ragione," convenne Geralt,
"chiunque può scoparsi una vampira in quel posto, se sborsa
soldi."
Eskel
parve prenderla molto sul personale.
"Beh, allora ditemi voi se avete trovato qualcosa di meglio. Le maghe
non
valgono."
"Perché
non valgono?" chiese Geralt,
seccamente.
"Ti
sto facendo un favore. Se volessi
farmele ne avrei più di te in lista."
"Ci
crederò quando vedrò la tua cosiddetta
lista."
"Smettetela,"
sbottò Lambert, prima di
bere l'ultimo sorso. "Eskel, tocca a te. Versa, invece di blaterare.
Voglio bere."
Geralt
porse il boccale senza aggiungere nulla.
Altri minuti passarono. I witcher parlarono delle loro ultime
avventure,
amorose o violente che fossero non aveva importanza. Tra una
chiacchiera e
l'altra, presto il terzo boccale fu terminato.
"C'è
qualcos'altro oltre alla birra?"
chiese Geralt, desideroso di qualcosa di forte.
A
quel punto, Lambert sorrise.
"Io
ho qualcosa."
Si
assentò per un paio di minuti, forse, e
quando riapparve aveva in mano una bottiglia piena di liquido
cristallino.
"Spirito
di Mahakam invecchiato!"
annunciò, compiaciuto per il suo tesoro.
Eskel
lo guardò, e il volto deturpato si
contorse in uno sguardo misto fra adorazione e sorpresa.
"Quando
l'hai preso?"
"Qualche
mese fa, proprio a Mahakam, come
bonus per essermi liberato di qualche arpia."
Geralt
prese la bottiglia dalle mani del
compagno per esaminarne il contenuto. "Se
le arpie mi fruttassero sempre così
bene, caccerei solo quelle," disse, con una punta di invidia.
"Magari
fosse così facile," rispose
Lambert, tornando a sedersi. "È stata pura fortuna. Il
mandante era un
nano sbronzo, e ha commesso l'errore di farmi scegliere il premio.
Altrimenti
non me l'avrebbe mai dato, poco ma sicuro."
"Cazzo,
Geralt," s'intromise Eskel,
che non aveva smesso di fissare la bottiglia. "Non incitarlo a parlare,
altrimenti facciamo mattina. Versa da bere."
Lambert
fu rapido. Prese la bottiglia dalle mani
di Geralt e si allontanò dal tavolo, sotto lo sguardo
stupefatto di Eskel.
"Non
così in fretta, amici miei,"
disse, con l'aria da chi la sa lunga. "Questo liquore è
troppo prezioso
per essere bevuto al tavolo di una cucina squallida."
"Lambert..."
cominciò Geralt.
"Che
c'è? Non fare lo stronzetto impettito,
per una volta."
"No,
invece per una volta lo faccio. Ti
ricordi l'ultima volta che noi tre abbiamo bevuto insieme?"
"No."
"Appunto."
Lambert
sbuffò, infastidito. "E con
questo?"
Eskel,
che fino a quel momento era rimasto in
silenzio, d'improvviso si alzò in piedi, zittendoli entrambi.
"Votiamo.
Quale modo migliore di risolvere
una disputa?"
Geralt
gli scoccò un'occhiataccia. "Fai
prima a dire cosa vuoi fare tu."
"Usciamo."
Lambert
era raggiante. "Perfetto. Prendiamo
la mia barca. Berremo questa meraviglia sul lago al chiar di luna."
Geralt
non poté che seguirli. Tutto sommato,
pensò mentre camminava, non sarebbe stato male. Un'uscita in
barca, tutto qui.
Avrebbero bevuto un goccio e poi avrebbero fatto ritorno alla fortezza.
Sì,
ripeté a se stesso, solo un goccio.
"E
poi che è successo?" chiese Coën,
mentre salivano il pendio per avvicinarsi all'entrata della fortezza.
Geralt
rispose solo dopo che l'ennesima fitta
smise di perforargli il cervello.
"Sto
cercando di ricordare, non è
facile."
"Lo
so, lo so..."
"Brindiamo!"
esclamò Lambert, che
tentando di mettersi in piedi fece dondolare pericolosamente la barca,
"a
voi due bastardi. Cazzo se non vi sopporto, ma vi voglio bene lo
stesso."
Bevve
un generoso sorso dalla bottiglia, ormai
quasi finita, e la passò agli altri due.
"Maledizione.
Questo spirito è così forte
che vomiterò le budella, lo so."
"Eskel,
ci sono anche io," disse
Geralt, biascicando un po' le parole. Quando il compagno gli
passò il liquore,
bevve ciò che ne era rimasto, e posò la bottiglia
sul fondo della barca.
"E
ora?" chiese, guardandosi intorno.
Lambert
aveva l'aria di chi non aspettava altro
che gli fosse posta quella domanda.
"Ora
queste."
Cominciò
ad armeggiare con una cassa chiusa.
Eskel si sporse in avanti, curioso. Geralt pensò che non
aveva notato quella
cassa, prima, quando era salito in barca.
Lambert,
evidentemente alticcio, impiegò più di
un minuto e parecchie maledizioni per rivelare il contenuto.
Presto,
ognuno ebbe una bottiglia di vodka solo
per sé.
Geralt
bevve un lungo sorso. Il liquore bruciò
la gola e le viscere. "Riprendi il discorso, Eskel. Prima a tavola
parlavi
di un lupo mannaro."
"Oh,
sì, certo. Dov'ero? Sì... stavamo
lottando. Il bastardo era veloce. Mi ha atterrato, le zampe mi
inchiodavano a
terra. Ero sicuro che mi avrebbe strappato la faccia-"
"Ci
avresti solo guadagnato, con la faccia
che ti ritrovi!" lo interruppe Lambert, ridendo.
"Ha
ha, molto divertente. Comunque, alla
fine ho vinto. L’ho infilzato da parte a parte prima che
potesse finirmi."
Calò
un breve silenzio, durante il quale tutti e
tre bevvero ancora.
"Quanti
lupi mannari avete ucciso,
voi?" chiese Eskel, dopo un po’.
Lambert
sbuffò. "E chi se li ricorda? Ho
perso il conto anni fa."
"Anch'io,"
rispose Geralt, guardando
la bottiglia fra le proprie mani senza in realtà vederla.
"E
il mostro più forte che avete ucciso?
Quello lo ricorderete di certo."
"Un
elementale parecchio grosso,"
rispose Lambert, guardando davanti a sé, perso nei ricordi.
"Ci ho quasi
rimesso la spada. Sembrava indistruttibile."
Geralt
rifletté in silenzio.
"Un
vampiro superiore," disse infine.
"Ho incontrato altri vampiri prima, ma mai nessuno come quello. Mi ha
quasi fregato, a prima vista non avrei mai detto che fosse un vampiro."
Eskel
tirò fuori un sorriso compiaciuto, che sul
suo volto risultò più come una smorfia distorta
dalle cicatrici.
"Vi
batto entrambi."
Geralt
si fece scettico. "Che intendi
dire?"
"Un
gigante."
Dapprima,
fu il silenzio ad accogliere quelle
parole. Poi la notte fu squarciata dalla risata strafottente di Lambert.
"Mi
prendi in giro? I giganti non esistono
più."
Geralt
fu d’accordo. "Lambert ha ragione.
Al massimo sarà stato un ciclope. Magari eri al buio e non
hai contato gli
occhi."
"Era
buio, ma li ho contati bene"
rispose Eskel, offeso, "e vi assicuro che erano due."
"Impossibile,"
ribatté Lambert,
"sarò più giovane di te, ma non sono stupido."
Eskel
saltò in piedi, facendo ondeggiare
nuovamente la barca. "Ti dico che è vero! Dammi un gigante
adesso e te lo
faccio a fette!"
Bevve
un lungo sorso di vodka, proprio mentre
Lambert saltava in piedi a sua volta, furioso. A differenza di Eskel,
lui la
bottiglia l'aveva finita. La barca fu quasi sul punto di rivoltarsi,
così come
lo stomaco di Geralt.
"Impossibile," esclamò ancora Lambert. "Non ti trovo nessun gigante,
perché sono crepati tutti. E non certo per mano tua."
"Sedetevi,
tutti e due," ringhiò Geralt, stringendo i bordi della barca fino a sbiancarsi le nocche. "Non ho voglia di vomitare su questa bagnarola. Non
mi
interessa se Eskel ha ucciso un gigante o meno." Non
aveva bisogno di ulteriori ondeggiamenti, e
tra l'altro aveva appena avuto un'idea geniale.
"Propongo
una sfida," disse poi,
quando entrambi i witcher si furono seduti. "Andiamo alla sponda nord.
Avete dei nastri o dello spago?"
"Io
ho dello spago," rispose Eskel,
scettico.
"Io
un laccio di cuoio," disse
Lambert, altrettanto incerto.
"Perfetto.
Una volta arrivati,
attraverseremo le caverne e arriveremo alla grotta in cima alla
montagna. Lì
troveremo il vecchio Punta di Lancia..."
Eskel
lo interruppe. "Sei uscito di testa?
Stai parlando proprio di quel Punta di Lancia?"
Geralt
sospirò, e lo guardò infastidito.
"Ne conosci altri? Sei tu quello che sostiene di aver ucciso un
gigante. I
ciclopi sono un po' più piccoli e più stupidi."
"Già,"
rincarò Lambert, con un ghigno
malevolo, "che c'è, Eskel? Te la fai sotto ora? I tuoi
traumi infantili
riaffiorano?"
"Fottiti."
Geralt
li ignorò.
"Quando
arriveremo, il vecchio starà
sicuramente dormendo. Il primo che riuscirà a legargli ad un
dito il proprio
laccio senza svegliarlo vincerà."
Le
sue parole vennero accolte dal silenzio.
Eskel bevve un ultimo lungo sorso della vodka, lasciando la bottiglia
vuota. "Sai cosa?" disse infine. "Ci sto. Avrò vinto prima
che voi due possiate avvicinarvi."
"Non
contarci" rise Lambert, che sputò
nel lago prima di prendere un'altra bottiglia per tutti. "Forza,
beviamo.
Ci servono forze prima di affrontare il vecchio Punta di Lancia".
"Forze?
La vodka? Davvero?"
"Taci,
Coën."
Il
sole stava pian piano illuminando la valle.
Geralt aveva già ricordato troppo. Tre pinte di birra e una
bottiglia di vodka
avevano spento la sua memoria. In ogni caso, erano arrivati alla
fortezza.
Almeno per un po' non avrebbe dovuto sforzarsi di ricordare.
Lambert
ed Eskel erano seduti al tavolo, avvolti
in coperte di lana. Il primo aveva i gomiti appoggiati al tavolo, la
testa fra
le mani, quasi potesse vederla cadere da un momento all'altro. Il
secondo era
apatico e ciondolava un po'.
"Dove
vi siete svegliati?" chiese Geralt,
sedendosi pesantemente al tavolo. Fece una smorfia, perché
il dolore alla testa
si acuì per diversi secondi.
La
risposta di Lambert fu un grugnito. Eskel non
rispose e basta.
Fu
Coën a rispondere. Sorrideva, come se tutta
la faccenda fosse assai divertente. "Eskel era nella pentola di un paio
di
troll, e Lambert…"
"Cos-"
"Sì,
mi pare dicessero 'noi ora mangia
Witcha imbroglione', o qualcosa del genere."
Il
penoso dialogo fu interrotto da Vesemir, che
era entrato nel salone. Portava con sé sei spade. Le loro
spade.
"Troll
che avrebbero più diritto di voi a
possedere queste lame, adesso."
"Vesemir..."
"Non
dire niente, Lupo. Non ce n'è bisogno.
Credo che l'esperienza da sola sia stata una lezione più che
sufficiente.
Tieni, prendi questo."
Gli
porse una fiala di vetro opaco, e lo stesso
fece con Lambert ed Eskel. Geralt la aprì per annusarne il
contenuto. Miele
Bianco. Ma aveva qualcosa di diverso dal solito.
"Ho
aggiunto un ingrediente che accelera la
rimozione delle tossine e aiuta il cervello a lavorare,"
spiegò Vesemir,
senza aspettare la domanda.
Qualunque
cosa fosse, non c'era motivo di non
fidarsi. Tutti e tre bevvero la fiala in un sol sorso. Dopo la notte
trascorsa,
lo stomaco di Geralt tentò subito di ribellarsi. Era chiaro
che lo stesso stava
succedendo agli altri due, ma tutti riuscirono a resistere.
Nel
frattempo, Vesemir e Coën si erano seduti al
tavolo.
"Ora
che vi state schiarendo le idee, che
ne dite di riunire i pezzi e raccontarci che è successo?"
Non
fu facile. Ma man mano che il Miele Bianco
faceva effetto, le idee si schiarivano. Adesso Geralt ricordava
un'altra
bottiglia di vodka. E più o meno tutte le avventure che
l'avevano accompagnata.
Decisamente
non avrebbe voluto ricordare.
La
barca colpì la spiaggia terrosa con un tonfo
sinistro. Troppo forte.
"Lambert,"
biascicò Eskel, "se
distruggi la barca dovremo tornare a nuoto."
Il
compagno lo ignorò, e saltò giù dalla
barca
con assai poca grazia, incespicando.
"Siamo
arrivati!" annunciò, con una
voce che produsse un'eco in tutta la valle. Tale eco fu seguita da un
rumore
sinistro, uno sciabordio.
"Bravo
idiota," sibilò Geralt,
estraendo goffamente la spada d'argento dal fodero. Un gruppo di una
decina di
drowner li stava circondando.
Anche
Lambert estrasse la spada. "Smettetela
di fare le mammolette. Siamo witcher, ci libereremo di queste mezze
tacche in
un attimo."
Eskel
fu il primo ad attaccare. Dopo qualche
passo rischiò di cadere. Addio alla sua decantata
agilità.
Il
combattimento si risolse in ben più di un
attimo. Lambert piroettava e menava fendenti ovunque, e
riuscì ad uccidere in
fretta almeno tre drowner. Per Eskel fu lo stesso, ma se non altro ebbe
il
minimo di intelligenza necessaria a stare più in difesa che
in attacco, ridotto
com'era. Anche Geralt non se la passava bene. Non riusciva a dilatare
le
pupille come voleva, e a causa della scarsissima luce non vedeva bene.
Se
la cavarono dopo alcuni minuti, e per qualche
fortuito motivo, a parte qualche graffio, erano illesi.
"La
vodka," disse Lambert, andando
alla barca, "non dimentichiamoci la vodka."
Non
se la dimenticarono.
Il
viaggio vero e proprio finalmente iniziò.
Salire il pendio non fu un compito troppo arduo. Si fermarono per
liberare la
vescica, bevvero un goccio, persero la strada un paio di volte, bevvero
un
altro goccio, ma in qualche modo giunsero alla prima grotta.
"Maledizione,"
mormorò Geralt,
fermandosi all'entrata.
Eskel
gli si affiancò. "I troll."
"Già."
Si
erano completamente dimenticati che per
arrivare alla grotta del vecchio Punta di Lancia avrebbero dovuto
superare la
grotta dei troll.
Anche
Lambert lo raggiunse, la bottiglia di
vodka stretta in mano. "Qual è il problema? I troll sono stupidi,
troveremo il modo di superarli." Era
chiaro che non si sarebbe discusso niente,
perché il witcher entrò nella grotta senza aspettare altre
opinioni. Gli altri due lo seguirono.
"Non
avevi una torcia nella barca,
Lambert?" chiese Geralt, dopo un po'.
"Sì.
E allora?"
"L'hai
presa?"
"No.
Non credi sia meglio evitare di
accendere torce, con i troll nelle vicinanze?"
"Lo
so bene."
Il
compagno per tutta risposta proruppe in una
risatina. "Ora
ho capito. I tuoi occhi da felino sono
buoni solo a portarsi a letto le donne, vedo."
"Taci."
Ma
Lambert aveva ragione, almeno sulla prima
parte, e Geralt non ebbe altra scelta se non quella di bere una pozione
Gatto.
L'alcol della pozione, mischiato alla vodka e alla birra, mise a dura
prova il
suo stomaco, ma almeno l'effetto non tardò ad arrivare, e
gli occhi tornarono a
funzionare a dovere. Più o meno.
Appena
in tempo, perché svoltato l'ultimo angolo
della grotta si imbatterono nei troll. Erano due, svegli e vicini al
loro
pentolone sul fuoco. Anche volendo, non avrebbero potuto evitarli.
"Guarda,
Tork. Witcha in territorio
troll," disse il primo, voltandosi verso di loro.
"Io
vede, Gurm. Witcha venuti per
cena?"
Lambert
alzò le mani, in segno di pace, e
strizzò l’occhio ai compagni, prima di barcollare
verso i troll.
"Vogliamo
solo attraversare la vostra
grotta. Non toccheremo niente."
"No,"
disse il troll chiamato Tork,
"Witcha in territorio troll. Witcha va via o troll cucina loro per
cena."
Lambert
fu sul punto di attaccare. Geralt era troppo impegnato a ritrovare
l’equilibrio
per poterlo fermare, ma Eskel fu assai più rapido.
“Propongo
un gioco,” disse quest’ultimo, avvicinandosi ai due
mostri. “Se vinciamo noi,
ci lascerete passare.”
I
troll si guardarono e grugnirono qualcosa, prima di rivolgersi ancora a
loro.
“Troll
vuole giocare. Witcha propone gioco?”
Ottimo,
pensò Geralt, se Eskel avesse scelto un gioco di logica o
indovinelli non
avrebbero potuto perdere, anche ridotti così.
“Giochiamo
a morra,” propose Eskel.
Avrebbero
fatto prima a gettarsi nel pentolone da soli.
Lambert
non si limitò a pensare il suo disappunto.
“Cosa?
Ma sei impazzito, Eskel? Non potevi scegliere un gioco più
idiota, già che
c’eri potevi proporre di prenderci a testate per scoprire chi
ha la testa più
dura.”
Eskel
gli rivolse uno sguardo offeso. "Io sono fortunato, cosa
credete?
Vinceremo di sicuro.”
“A
troll piace morra!” esclamò Gurm, “io
vuole Witcha bianco.”
Geralt
si fece avanti con un sospiro. Magari un po’ di fortuna
l’avrebbe avuta.
“Sasso
carta forbice!” recitò il troll, felice.
Geralt
guardò le mani di entrambi. Lui aveva scelto il sasso. Il
suo avversario la
carta.
“Gurm
ha vinto! Witcha ora va in pentolone, Gurm ha fame.”
“Cosa?!”
esclamò Lambert, facendosi avanti. “Non se ne
parla. Siamo in tre, anche io ed
Eskel dobbiamo giocare.”
“Ma
noi è due,” rispose Tork, guardando anche
l’altro, come per essere certo di aver
contato giusto.
“Il
tuo amico rigiocherà il terzo turno con Eskel. Tu adesso
giochi con me.”
Gurm
sembrò riflettere un attimo.
“Bene.
Ma Gurm vinto. Gurm vuole premio. Vuole vestiti Witcha. Vestiti Witcha
sono
belli.”
Lambert
fu di nuovo sul punto di attaccare, ma Eskel lo fermò.
“Lasciami
parlare coi miei amici, poi giochiamo.”
Il
troll non parve convinto, ma rimase in silenzio.
I
tre witcher si riunirono poco lontano.
“Eskel,
tu e le tue maledette idee!” bisbigliò Lambert,
furioso.
“Andiamo,
Geralt è un gufo ambulante, non avrebbe mai vinto. Io e te
vinceremo di
sicuro.”
Geralt,
che dopo la sconfitta era rimasto in silenzio, decise di parlare. “E
se perdessimo?”
“Parlando
di gufi… comunque combatteremo,” rispose Lambert.
“Io
non combatto,” ribatté Eskel, “un'altra
piroetta e vomito la vodka, le birre,
la cena e pure i resti del pranzo.”
“Anche
io," convennero gli altri due all'unisono.
Rimasero
in silenzio un istante. Poi Eskel prese la parola. “Sentite,
diamogli i vestiti. Di certo li terranno bene, come maledetti trofei.
Torneremo
a prenderli quando saremo sobri.”
Geralt
non era convinto, ma non c’erano molte scelte. “D’accordo,”
disse quindi, cominciando a togliersi i guanti di cuoio. “Lambert, anche tu.”
“Ma
che-“
“Lambert…” lo avvertì.
Il
witcher posò la bottiglia mezza vuota a terra. Poi
cominciò a spogliarsi. “Vi
ammazzo, tutti e due. Vi ammazzo.”
Tornarono
poco dopo dai troll, e i vestiti furono consegnati. A parte i
medaglioni, le
spade e i lacci che avrebbero usato per la sfida, rimasero tutti e tre
completamente nudi.
“Belli
vestiti witcha!” disse Gurm, guardando il bottino.
Tork
si fece avanti. “Me
tocca ora. Chi gioca?”
Fu
il turno di Lambert, che per essere nudo camminava con gran
dignità, nonostante
la sbronza.
“Sasso
carta forbice!”
Lambert
aveva scelto la forbice. Il troll… la carta.
“Ho
vinto, bastardi!” esclamò il witcher,
“adesso ci ridate i vestiti e ce ne
andiamo.”
“No,”
disse Gurm, chiaramente irritato, “Troll vinto una, Witcha
una. Noi vince
terza, noi mangia Witcha. Se Witcha vince noi dà vestiti e
lascia passare.”
“Ci
penso io,” disse Eskel, facendosi avanti, altezzoso, neanche
stesse entrando in
un bordello d’alto bordo con le tasche colme di monete sonanti. Sarebbe
andata male. Molto male.
“Lambert,”
disse Geralt all’ultimo momento, avvicinandosi al compagno e
rischiando di perdere
l’equilibrio, “se Eskel perde lo prendiamo e
scappiamo. Questi due ci mangiano
davvero per cena.”
Proprio
quando ebbe finito di parlare, nella caverna si sentì un
rauco grido di
trionfo. “Gurm
vince! Gurm vince! Mangia bene stasera! Invita amici e mangia
Witcha!”
Con
tutto l’alcol che avevano in corpo, fu un miracolo che
Lambert e Geralt reagissero tanto prontamente. Forse i riflessi non li avevano
abbandonati
del tutto. Presero
Eskel per le braccia e scattarono verso l’uscita. O meglio,
incespicarono.
Sassi volarono sopra le loro teste, e le urla dei troll sembravano non
estinguersi mai. Tuttavia riuscirono a seminarli, non voltandosi
indietro
nemmeno un istante.
Si
fermarono nella piccola radura antistante la caverna del vecchio Punta
di
Lancia. Eskel, che più che correre era stato trascinato di
peso e sballottato
su per il pendio, dovette sedersi terra per riprendersi e non vomitare.
“Potevate
dirmelo,” commentò con voce rauca, quando ebbe
ripreso colore.
“E
impedirti di portare a compimento la tua gloriosa
vittoria contro il troll?” rispose Lambert,
sarcastico.
Geralt
parlò dopo qualche secondo di silenzio. “Perché
non l’abbiamo fatto prima?”
“Cosa?” rispose Lambert.
“Scappare.”
“Non
lo so.”
Ancora
silenzio, durante il quale Eskel si sciacquò la bocca con la
vodka che gli era
rimasta.
“Forse
dovremmo tornare,” disse Geralt. “Forse abbiamo
davvero esagerato questa
volta.”
“No,”
rispose Lambert, categorico, “andiamo dal vecchio e facciamo
la sfida.”
“Anche
io voglio farla,” biascicò Eskel, tornando da
loro, “Geralt, amico mio, non sai
di che parli. Bevi un goccio ed entriamo.”
Quando
si decisero ad entrare, tutti e tre avevano finito le loro bottiglie.
“Aspettate”
disse Geralt, fermandosi sulla soglia con passo incerto,
“lasciamo qua le
spade. Altrimenti non è una vera sf-sf-”
“Sfida,”
finì Eskel.
“Geralt,”
rispose Lambert, appoggiandosi alla parete per rimanere in piedi,
“sei un cazzo
di genio.”
Nascosero
le spade fra i cespugli, 'in caso i troll arrivassero e ce le
portassero via',
ed entrarono nella grotta.
Eskel
incespicò diverse volte, così pure Geralt, che fu
costretto a prendere un’altra
pozione Gatto per vedere il minimo che bastava a non cadere steso a
terra.
Lambert era più o meno nella stessa situazione, ma la sua
testardaggine era
tale che pur barcollando riuscì a superare anche i gradini
più alti. Tutti,
comunque, erano sulla stessa barca e, quando giunsero nella zona della
grotta
in cui riposava il vecchio Punta di Lancia, erano praticamente
l’uno aggrappato
all’altro.
“Ci
siamo,” mormorò Geralt, con voce più
rauca del solito, “avete il vostro
laccio?”
Gli
altri due annuirono.
“Dividiamoci.
Ognuno scelga la posizione che preferisce. Ma dobbiamo essere alla
stessa
dis-hic-distanza.”
“Pure
il singhiozzo, Geralt? Non è il momento.”
“Tu
pensa a non vomitarti sui piedi.”
Punta
di Lancia ormai era vicino. Dormiva supino, una gran fortuna visto il
loro
obiettivo. Come d’accordo, i tre witcher si posizionarono
intorno a lui.
Lambert scelse una mano, Geralt ed Eskel un piede ciascuno.
“Ricordatevi
di legare il laccio come si deve,” disse, sciogliendo la
striscia di cuoio che
gli legava i capelli, “non-non imbrogliate.”
Fu
così che la sfida iniziò.
Ma
non durò molto.
“R-ragazzi,”
disse all’improvviso Lambert, con voce incerta.
“Cosa
vuoi?” sussurrò Eskel, che sembrava parecchio
concentrato nel suo compito.
“Questo piede del cazzo puzza da morire. Devo
vomitare.”
“Cos... Non ora, maledizione.”
Troppo
tardi.
Trascorsero
pochi secondi, ma sembrarono minuti interi. Lambert si piegò
su se stesso e
vomitò, mentre Eskel era già a metà
strada per tappargli la bocca. Intanto Geralt
osservava la scena con gli occhi sbarrati. Il vecchio Punta di Lancia
si
svegliò e si accorse di loro. Urlò di rabbia e
cercò di colpire con una manata
Geralt, che era il più vicino. Il witcher fortunatamente lo
evitò, ma cadde a
terra e per un pelo non sbatté la testa. Rialzarsi fu dura,
ma fu ancora più difficile raggiungere gli altri due, che si sostenevano a vicenda.
“Tutti
fuori!” urlò Eskel, con una presenza di spirito
che un minuto prima era parsa
essere svanita nel nulla.
Geralt
a quell’urlo sussultò, ed evitando un altro colpo
del vecchio ciclope raggiunse
il compagno. Insieme sostennero Lambert e si allontanarono il
più possibile
verso l’uscita. La loro unica fortuna fu che Punta di Lancia
fosse troppo
intontito dal sonno per essere preciso nei suoi colpi.
Mai
respirare aria fresca fu così confortante. I tre witcher
impiegarono minuti
interi a riprendersi, sdraiati a terra in mezzo all’erba.
Nessuno disse una
parola sulla fallita missione, sul fatto che non fossero riusciti a
legare un filo
al dito di un ciclope addormentato.
“Devo
pisciare,” biascicò Eskel ad un certo punto, e si
alzò. Né Geralt né Lambert
avevano voglia di seguirlo. I minuti passavano.
“Geralt,”
disse Lambert dopo un po’.
“Che
c’è?”
“Ho
un freddo cane.”
“Siamo
nudi.”
“A
proposito, ti ho osservato. Cos’è che le donne
trovano eccitante di te?”
“Io
non vomito senza controllo.”
“Certo,
divertente. Comunque lasciatelo dire, pensavo avessi
il cazzo più grosso.”
Geralt
decise di lasciar perdere il discorso, anche perché sentiva
un gran sonno e
aveva bisogno di alzarsi. “Dov’è
Eskel?” chiese infine, mettendosi in piedi.
“Non
ne ho idea.”
“È
sparito da diversi minuti ormai,” disse, prima di chiamarlo
con tutta la voce
che gli era rimasta. “Eskel!”
Nessuna
risposta.
Anche
Lambert si unì alla ricerca, dopo un po’. Ma
dell’altro witcher non c’era
traccia. Seguirono la sua scia finché poterono, ma si
fermava sull’orlo di un
pendio scosceso.
“Merda,”
sibilò Lambert, “dobbiamo trovarlo, o Vesemir ci
farà a pezzi.”
Geralt
lo fermò appena in tempo, perché Lambert stava
rientrando nella grotta dei
troll. "Non
andrei lì, fossi in te."
"Ma
Eskel..."
"Eskel
è sbronzo, ma non un idiota.
Non tornerebbe lì. Dev'essersi addormentato da qualche
parte."
Rifletté
qualche istante, poi lasciò andare il
braccio del compagno. "Dividiamoci.
Io resto qui e cerco Eskel.
Tu prendi la barca e torna alla fortezza a cercare aiuto. Da qui
è facile
scendere, senza passare dalla grotta."
Lambert
scosse la testa.
"No,
scordatelo. Io cerco Eskel e tu vai a
farti ammazzare da Vesemir."
"La
barca è tua, sai governarla tu,» rispose Geralt.
"Non dire cazzate."
"Sono
più vecchio di te."
"E
allora?"
"Ti
presento una maga che conosco."
"Bastardo. È un'amica di Yennefer?"
"No."
"Andata."
Quando
Lambert si fu allontanato, Geralt cercò ancora
Eskel, ma invano: l'amico sembrava davvero sparito nella foresta. La
foresta,
con l'erba così morbida e il fruscio delle foglie
così rilassante... Eskel
stava benissimo, Geralt ne era certo.
Giusto una dormita di cinque minuti, che problema c'era?
Chiuse
gli occhi, lasciandosi cullare dal suono
del bosco. C'era freddo. Se solo Yen fosse stata lì con
lui... Yen, così calda
e morbida... così profumata. Lillà e uva spina.
Trasportato
da questi pensieri, per il witcher
troppo presto arrivò l'oblio del sonno.
Coën si stava asciugando le lacrime. "Scusa, ma non posso. Devo ancora decidere quale sia la parte
migliore, se tu che ti vomiti sui piedi o Eskel che stava per diventare
spezzatino."
Geralt si fece pensieroso. "A proposito, Eskel, come diavolo sei finito nella pentola dei
troll?" chiese.
Il compagno, che sembrava essere uscito dallo stato catatonico, si
volse a
guardarlo. "Se avessi sceso il pendio, invece di addormentarti come una
principessa, ti saresti accorto che ero lì, tra i cespugli.
Vicino alla tana
dei troll."
"Senti un po' chi parla di principesse addormentate nel bosco,"
rispose Geralt, irritato. "E Lambert non ti ha visto?"
"No, sono sceso dall'altro lato."
"Un momento," disse Eskel, guardando Lambert, "sei stato tu
a portare Vesemir e Coën?"
"No," s'intromise Coën, "eravamo preoccupati e siamo venuti
da soli."
"Quindi Lambert..."
"Si è addormentato in barca," concluse Vesemir, che ormai
pareva
rassegnato, "dopo aver bevuto un'altra mezza bottiglia."
"Evidentemente aveva bisogno di forze per
venirci a
chiamare," disse Coën, ridendo di gusto.
"Fottiti," grugnì Lambert.
Vesemir interruppe il dialogo alzandosi in piedi. "Basta chiacchiere. Siete in punizione. Ora vestitevi e mettetevi al
lavoro."
"Cosa?" risposero i tre witcher, all'unisono.
"Avete capito bene. Prima di coricarmi vi chiuderò nelle
vostre stanze
fino a mattina, tutte le sere per tutta la settimana. Durante il giorno
niente
contratti o lavori da witcher. Vi occuperete della fortezza, la
pulirete da
cima a fondo, vi occuperete a turno dei pasti e dei cavalli, senza
chiedere
aiuto a me o a Coën. Noi due dobbiamo riposare, non avete idea
di quanta fatica
costi convincere un troll a ridarti un premio che si è
giustamente
meritato."
Se ne stava andando, ma si voltò giusto un attimo verso di
loro. "E niente alcol."
Detto questo, li lasciò lì. Coën si
alzò poco dopo. "Sarà una settimana divertente," disse, sorridendo, prima di
uscire a sua volta, sotto gli sguardi inorriditi di tutti.
No, sarebbe stata una settimana lunga. Molto lunga.