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Autore: Kitsune Blake    06/10/2016    2 recensioni
“The three of us get together, always ends like this..."
Personaggi principali: Geralt di Rivia, Lambert, Eskel, Coën, Vesemir.
Genere: Avventura, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Eskel, Geralt di Rivia, Lambert, Vesemir
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Prima (e mi auguro non ultima) storia in questo fandom. Tuttavia, spero che i livelli di idiozia in futuro si abbassino, perché questa shot su una scala da 1 a 10 è un 11 per via di demenzialità. L’ispirazione mi è venuta da TW3, nella parte in cui tre witcher di nostra conoscenza si ubriacano e fanno cose stupide. E niente, la mia immaginazione è volata… forse troppo. Ho pensato di ambientare la storia prima della saga principale dei libri, più o meno durante “Sword of Destiny”. Alcuni elementi (e personaggi) qui presenti si trovano solo sulla carta, altri solo nel videogioco, altri li ho inventati. In ogni caso, spero che la shot sia di vostro gradimento. Un grazie a bluemary per aver letto tutto, nonostante non sia nemmeno il suo fandom! Buona lettura a tutti!
Kitsune

 

 

 

 

 

“The three of us get together, always ends like this…”
(Eskel, The Witcher III: Wild Hunt)

 

 

 

 

 

Una notte da… lupi

 

 

 

 

 

"Geralt..."
"Hm...?"
"Geralt!"
"... Coën? Che fai?"
"Dillo tu a me. Non sono io quello che è svenuto nel bosco con il pisello al vento."
"Cosa?"
"Andiamo, alzati. Qua fuori si gela. Parleremo davanti al fuoco, con una bella birra-"
"Non parlarmi d'alcol, o ti dovrò un paio di stivali nuovi."
"D'accordo, ma adesso ti devo riportare alla fortezza. Forza Geralt, alzati, così..."
"Mi gira la testa..."
"La vecchiaia, sai com'è..."
"Fottiti, Coën. Dove sono Lambert ed Eskel?"
"Stanno già rientrando. Vesemir è parecchio arrabbiato, questa volta l'avete fatto preoccupare davvero. Si può sapere cosa vi è successo?"
"Non ricordo tutto, solo l'inizio, credo."
"Comunque sia, raccontami quello che ricordi mentre camminiamo. Ti distrarrai un po'. E poi ha tutta l'aria di essere una bella avventura."

"Dov'è Coën?" chiese Geralt, quando si fu sistemato e si sedette al tavolo.
"Il villaggio a valle aveva bisogno di un witcher," rispose Eskel, grattandosi la cicatrice sulla guancia. "Coën aveva voglia di sgranchirsi, noi no. Così eccoci qui."
"E Vesemir?"
"Sta pulendo la lama. Tanto per cambiare."
"E dovresti farlo anche tu ogni tanto, Lambert," rispose il vecchio witcher, avvicinandosi al tavolo. "È la spada che ci rende ciò che siamo. Se non ce ne prendiamo cura, è come se trascurassimo noi stessi."
"Io mi prendo cura della mia spada", rispose Lambert, prima di assumere un'espressione confusa. "Aspetta, di quale spada stiamo parlando?"
Vesemir ignorò la provocazione, invece si rivolse a tutti e tre.
"Mi ritiro nella mia stanza. Voi tre siete uomini adulti e responsabili, perciò mi auguro che non facciate più sciocchezze del necessario."
"Certo, papà Vesemir," rispose Lambert, alzando il boccale di birra alla sua salute.
"Come sempre," disse Eskel.
"Promesso," aggiunse Geralt.
Mezz'ora più tardi, avevano finito il primo giro di pinte e avevano iniziato il secondo. Ne avrebbero fatto un altro: la tradizione voleva che ogni witcher versasse da bere a tutti almeno una volta, perciò tre giri erano il minimo.
Tutti e tre erano ben lungi dall'essere ubriachi. Eskel si stava vantando di essersi scopato una vampira superiore, a Vizima.
"Quello a Vizima è un bordello, amico. Non vale niente."
"Lambert ha ragione," convenne Geralt, "chiunque può scoparsi una vampira in quel posto, se sborsa soldi."
Eskel parve prenderla molto sul personale. "Beh, allora ditemi voi se avete trovato qualcosa di meglio. Le maghe non valgono."
"Perché non valgono?" chiese Geralt, seccamente.
"Ti sto facendo un favore. Se volessi farmele ne avrei più di te in lista."
"Ci crederò quando vedrò la tua cosiddetta lista."
"Smettetela," sbottò Lambert, prima di bere l'ultimo sorso. "Eskel, tocca a te. Versa, invece di blaterare. Voglio bere."
Geralt porse il boccale senza aggiungere nulla. Altri minuti passarono. I witcher parlarono delle loro ultime avventure, amorose o violente che fossero non aveva importanza. Tra una chiacchiera e l'altra, presto il terzo boccale fu terminato.
"C'è qualcos'altro oltre alla birra?" chiese Geralt, desideroso di qualcosa di forte.
A quel punto, Lambert sorrise.
"Io ho qualcosa."
Si assentò per un paio di minuti, forse, e quando riapparve aveva in mano una bottiglia piena di liquido cristallino.
"Spirito di Mahakam invecchiato!" annunciò, compiaciuto per il suo tesoro.
Eskel lo guardò, e il volto deturpato si contorse in uno sguardo misto fra adorazione e sorpresa.
"Quando l'hai preso?"
"Qualche mese fa, proprio a Mahakam, come bonus per essermi liberato di qualche arpia."
Geralt prese la bottiglia dalle mani del compagno per esaminarne il contenuto. "Se le arpie mi fruttassero sempre così bene, caccerei solo quelle," disse, con una punta di invidia.
"Magari fosse così facile," rispose Lambert, tornando a sedersi. "È stata pura fortuna. Il mandante era un nano sbronzo, e ha commesso l'errore di farmi scegliere il premio. Altrimenti non me l'avrebbe mai dato, poco ma sicuro."
"Cazzo, Geralt," s'intromise Eskel, che non aveva smesso di fissare la bottiglia. "Non incitarlo a parlare, altrimenti facciamo mattina. Versa da bere."
Lambert fu rapido. Prese la bottiglia dalle mani di Geralt e si allontanò dal tavolo, sotto lo sguardo stupefatto di Eskel.
"Non così in fretta, amici miei," disse, con l'aria da chi la sa lunga. "Questo liquore è troppo prezioso per essere bevuto al tavolo di una cucina squallida."
"Lambert..." cominciò Geralt.
"Che c'è? Non fare lo stronzetto impettito, per una volta."
"No, invece per una volta lo faccio. Ti ricordi l'ultima volta che noi tre abbiamo bevuto insieme?"
"No."
"Appunto."
Lambert sbuffò, infastidito. "E con questo?"
Eskel, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, d'improvviso si alzò in piedi, zittendoli entrambi.
"Votiamo. Quale modo migliore di risolvere una disputa?"
Geralt gli scoccò un'occhiataccia. "Fai prima a dire cosa vuoi fare tu."
"Usciamo."
Lambert era raggiante. "Perfetto. Prendiamo la mia barca. Berremo questa meraviglia sul lago al chiar di luna."
Geralt non poté che seguirli. Tutto sommato, pensò mentre camminava, non sarebbe stato male. Un'uscita in barca, tutto qui. Avrebbero bevuto un goccio e poi avrebbero fatto ritorno alla fortezza.

Sì, ripeté a se stesso, solo un goccio.

"E poi che è successo?" chiese Coën, mentre salivano il pendio per avvicinarsi all'entrata della fortezza.
Geralt rispose solo dopo che l'ennesima fitta smise di perforargli il cervello.
"Sto cercando di ricordare, non è facile."
"Lo so, lo so..."

"Brindiamo!" esclamò Lambert, che tentando di mettersi in piedi fece dondolare pericolosamente la barca, "a voi due bastardi. Cazzo se non vi sopporto, ma vi voglio bene lo stesso."
Bevve un generoso sorso dalla bottiglia, ormai quasi finita, e la passò agli altri due.
"Maledizione. Questo spirito è così forte che vomiterò le budella, lo so."
"Eskel, ci sono anche io," disse Geralt, biascicando un po' le parole. Quando il compagno gli passò il liquore, bevve ciò che ne era rimasto, e posò la bottiglia sul fondo della barca.
"E ora?" chiese, guardandosi intorno.
Lambert aveva l'aria di chi non aspettava altro che gli fosse posta quella domanda.
"Ora queste."
Cominciò ad armeggiare con una cassa chiusa. Eskel si sporse in avanti, curioso. Geralt pensò che non aveva notato quella cassa, prima, quando era salito in barca.
Lambert, evidentemente alticcio, impiegò più di un minuto e parecchie maledizioni per rivelare il contenuto.
Presto, ognuno ebbe una bottiglia di vodka solo per sé.
Geralt bevve un lungo sorso. Il liquore bruciò la gola e le viscere. "Riprendi il discorso, Eskel. Prima a tavola parlavi di un lupo mannaro."
"Oh, sì, certo. Dov'ero? Sì... stavamo lottando. Il bastardo era veloce. Mi ha atterrato, le zampe mi inchiodavano a terra. Ero sicuro che mi avrebbe strappato la faccia-"
"Ci avresti solo guadagnato, con la faccia che ti ritrovi!" lo interruppe Lambert, ridendo.
"Ha ha, molto divertente. Comunque, alla fine ho vinto. L’ho infilzato da parte a parte prima che potesse finirmi."
Calò un breve silenzio, durante il quale tutti e tre bevvero ancora.
"Quanti lupi mannari avete ucciso, voi?" chiese Eskel, dopo un po’.
Lambert sbuffò. "E chi se li ricorda? Ho perso il conto anni fa."
"Anch'io," rispose Geralt, guardando la bottiglia fra le proprie mani senza in realtà vederla.
"E il mostro più forte che avete ucciso? Quello lo ricorderete di certo."
"Un elementale parecchio grosso," rispose Lambert, guardando davanti a sé, perso nei ricordi. "Ci ho quasi rimesso la spada. Sembrava indistruttibile."
Geralt rifletté in silenzio.
"Un vampiro superiore," disse infine. "Ho incontrato altri vampiri prima, ma mai nessuno come quello. Mi ha quasi fregato, a prima vista non avrei mai detto che fosse un vampiro."
Eskel tirò fuori un sorriso compiaciuto, che sul suo volto risultò più come una smorfia distorta dalle cicatrici.
"Vi batto entrambi."
Geralt si fece scettico. "Che intendi dire?"
"Un gigante."
Dapprima, fu il silenzio ad accogliere quelle parole. Poi la notte fu squarciata dalla risata strafottente di Lambert.
"Mi prendi in giro? I giganti non esistono più."
Geralt fu d’accordo. "Lambert ha ragione. Al massimo sarà stato un ciclope. Magari eri al buio e non hai contato gli occhi."
"Era buio, ma li ho contati bene" rispose Eskel, offeso, "e vi assicuro che erano due."
"Impossibile," ribatté Lambert, "sarò più giovane di te, ma non sono stupido."
Eskel saltò in piedi, facendo ondeggiare nuovamente la barca. "Ti dico che è vero! Dammi un gigante adesso e te lo faccio a fette!"
Bevve un lungo sorso di vodka, proprio mentre Lambert saltava in piedi a sua volta, furioso. A differenza di Eskel, lui la bottiglia l'aveva finita. La barca fu quasi sul punto di rivoltarsi, così come lo stomaco di Geralt.
"Impossibile," esclamò ancora Lambert. "Non ti trovo nessun gigante, perché sono crepati tutti. E non certo per mano tua."
"Sedetevi, tutti e due," ringhiò Geralt, stringendo i bordi della barca fino a sbiancarsi le nocche. "Non ho voglia di vomitare su questa bagnarola. Non mi interessa se Eskel ha ucciso un gigante o meno." Non aveva bisogno di ulteriori ondeggiamenti, e tra l'altro aveva appena avuto un'idea geniale.
"Propongo una sfida," disse poi, quando entrambi i witcher si furono seduti. "Andiamo alla sponda nord. Avete dei nastri o dello spago?"
"Io ho dello spago," rispose Eskel, scettico.
"Io un laccio di cuoio," disse Lambert, altrettanto incerto.
"Perfetto. Una volta arrivati, attraverseremo le caverne e arriveremo alla grotta in cima alla montagna. Lì troveremo il vecchio Punta di Lancia..."
Eskel lo interruppe. "Sei uscito di testa? Stai parlando proprio di quel Punta di Lancia?"
Geralt sospirò, e lo guardò infastidito. "Ne conosci altri? Sei tu quello che sostiene di aver ucciso un gigante. I ciclopi sono un po' più piccoli e più stupidi."
"Già," rincarò Lambert, con un ghigno malevolo, "che c'è, Eskel? Te la fai sotto ora? I tuoi traumi infantili riaffiorano?"
"Fottiti."
Geralt li ignorò.
"Quando arriveremo, il vecchio starà sicuramente dormendo. Il primo che riuscirà a legargli ad un dito il proprio laccio senza svegliarlo vincerà."
Le sue parole vennero accolte dal silenzio. Eskel bevve un ultimo lungo sorso della vodka, lasciando la bottiglia vuota. "Sai cosa?" disse infine. "Ci sto. Avrò vinto prima che voi due possiate avvicinarvi."
"Non contarci" rise Lambert, che sputò nel lago prima di prendere un'altra bottiglia per tutti. "Forza, beviamo. Ci servono forze prima di affrontare il vecchio Punta di Lancia".

"Forze? La vodka? Davvero?"
"Taci, Coën."
Il sole stava pian piano illuminando la valle. Geralt aveva già ricordato troppo. Tre pinte di birra e una bottiglia di vodka avevano spento la sua memoria. In ogni caso, erano arrivati alla fortezza. Almeno per un po' non avrebbe dovuto sforzarsi di ricordare.
Lambert ed Eskel erano seduti al tavolo, avvolti in coperte di lana. Il primo aveva i gomiti appoggiati al tavolo, la testa fra le mani, quasi potesse vederla cadere da un momento all'altro. Il secondo era apatico e ciondolava un po'.
"Dove vi siete svegliati?" chiese Geralt, sedendosi pesantemente al tavolo. Fece una smorfia, perché il dolore alla testa si acuì per diversi secondi.
La risposta di Lambert fu un grugnito. Eskel non rispose e basta.
Fu Coën a rispondere. Sorrideva, come se tutta la faccenda fosse assai divertente. "Eskel era nella pentola di un paio di troll, e Lambert…"
"Cos-"
"Sì, mi pare dicessero 'noi ora mangia Witcha imbroglione', o qualcosa del genere."
Il penoso dialogo fu interrotto da Vesemir, che era entrato nel salone. Portava con sé sei spade. Le loro spade.
"Troll che avrebbero più diritto di voi a possedere queste lame, adesso."
"Vesemir..."
"Non dire niente, Lupo. Non ce n'è bisogno. Credo che l'esperienza da sola sia stata una lezione più che sufficiente. Tieni, prendi questo."
Gli porse una fiala di vetro opaco, e lo stesso fece con Lambert ed Eskel. Geralt la aprì per annusarne il contenuto. Miele Bianco. Ma aveva qualcosa di diverso dal solito.
"Ho aggiunto un ingrediente che accelera la rimozione delle tossine e aiuta il cervello a lavorare," spiegò Vesemir, senza aspettare la domanda.
Qualunque cosa fosse, non c'era motivo di non fidarsi. Tutti e tre bevvero la fiala in un sol sorso. Dopo la notte trascorsa, lo stomaco di Geralt tentò subito di ribellarsi. Era chiaro che lo stesso stava succedendo agli altri due, ma tutti riuscirono a resistere.
Nel frattempo, Vesemir e Coën si erano seduti al tavolo.
"Ora che vi state schiarendo le idee, che ne dite di riunire i pezzi e raccontarci che è successo?"
Non fu facile. Ma man mano che il Miele Bianco faceva effetto, le idee si schiarivano. Adesso Geralt ricordava un'altra bottiglia di vodka. E più o meno tutte le avventure che l'avevano accompagnata.
Decisamente non avrebbe voluto ricordare.

La barca colpì la spiaggia terrosa con un tonfo sinistro. Troppo forte.
"Lambert," biascicò Eskel, "se distruggi la barca dovremo tornare a nuoto."
Il compagno lo ignorò, e saltò giù dalla barca con assai poca grazia, incespicando.
"Siamo arrivati!" annunciò, con una voce che produsse un'eco in tutta la valle. Tale eco fu seguita da un rumore sinistro, uno sciabordio.
"Bravo idiota," sibilò Geralt, estraendo goffamente la spada d'argento dal fodero. Un gruppo di una decina di drowner li stava circondando.
Anche Lambert estrasse la spada. "Smettetela di fare le mammolette. Siamo witcher, ci libereremo di queste mezze tacche in un attimo."
Eskel fu il primo ad attaccare. Dopo qualche passo rischiò di cadere. Addio alla sua decantata agilità.
Il combattimento si risolse in ben più di un attimo. Lambert piroettava e menava fendenti ovunque, e riuscì ad uccidere in fretta almeno tre drowner. Per Eskel fu lo stesso, ma se non altro ebbe il minimo di intelligenza necessaria a stare più in difesa che in attacco, ridotto com'era. Anche Geralt non se la passava bene. Non riusciva a dilatare le pupille come voleva, e a causa della scarsissima luce non vedeva bene.
Se la cavarono dopo alcuni minuti, e per qualche fortuito motivo, a parte qualche graffio, erano illesi.
"La vodka," disse Lambert, andando alla barca, "non dimentichiamoci la vodka."
Non se la dimenticarono.
Il viaggio vero e proprio finalmente iniziò. Salire il pendio non fu un compito troppo arduo. Si fermarono per liberare la vescica, bevvero un goccio, persero la strada un paio di volte, bevvero un altro goccio, ma in qualche modo giunsero alla prima grotta.
"Maledizione," mormorò Geralt, fermandosi all'entrata.
Eskel gli si affiancò. "I troll."
"Già."
Si erano completamente dimenticati che per arrivare alla grotta del vecchio Punta di Lancia avrebbero dovuto superare la grotta dei troll.
Anche Lambert lo raggiunse, la bottiglia di vodka stretta in mano. "Qual è il problema? I troll sono stupidi, troveremo il modo di superarli." Era chiaro che non si sarebbe discusso niente, perché il witcher entrò nella grotta senza aspettare altre opinioni. Gli altri due lo seguirono.
"Non avevi una torcia nella barca, Lambert?" chiese Geralt, dopo un po'.
"Sì. E allora?"
"L'hai presa?"
"No. Non credi sia meglio evitare di accendere torce, con i troll nelle vicinanze?"
"Lo so bene."
Il compagno per tutta risposta proruppe in una risatina. "Ora ho capito. I tuoi occhi da felino sono buoni solo a portarsi a letto le donne, vedo."
"Taci."
Ma Lambert aveva ragione, almeno sulla prima parte, e Geralt non ebbe altra scelta se non quella di bere una pozione Gatto. L'alcol della pozione, mischiato alla vodka e alla birra, mise a dura prova il suo stomaco, ma almeno l'effetto non tardò ad arrivare, e gli occhi tornarono a funzionare a dovere. Più o meno.
Appena in tempo, perché svoltato l'ultimo angolo della grotta si imbatterono nei troll. Erano due, svegli e vicini al loro pentolone sul fuoco. Anche volendo, non avrebbero potuto evitarli.
"Guarda, Tork. Witcha in territorio troll," disse il primo, voltandosi verso di loro.
"Io vede, Gurm. Witcha venuti per cena?"
Lambert alzò le mani, in segno di pace, e strizzò l’occhio ai compagni, prima di barcollare verso i troll.
"Vogliamo solo attraversare la vostra grotta. Non toccheremo niente."
"No," disse il troll chiamato Tork, "Witcha in territorio troll. Witcha va via o troll cucina loro per cena."

Lambert fu sul punto di attaccare. Geralt era troppo impegnato a ritrovare l’equilibrio per poterlo fermare, ma Eskel fu assai più rapido.
“Propongo un gioco,” disse quest’ultimo, avvicinandosi ai due mostri. “Se vinciamo noi, ci lascerete passare.”
I troll si guardarono e grugnirono qualcosa, prima di rivolgersi ancora a loro.
“Troll vuole giocare. Witcha propone gioco?”
Ottimo, pensò Geralt, se Eskel avesse scelto un gioco di logica o indovinelli non avrebbero potuto perdere, anche ridotti così.
“Giochiamo a morra,” propose Eskel.
Avrebbero fatto prima a gettarsi nel pentolone da soli.
Lambert non si limitò a pensare il suo disappunto.
“Cosa? Ma sei impazzito, Eskel? Non potevi scegliere un gioco più idiota, già che c’eri potevi proporre di prenderci a testate per scoprire chi ha la testa più dura.”
Eskel gli rivolse uno sguardo offeso. "Io sono fortunato, cosa credete? Vinceremo di sicuro.”
“A troll piace morra!” esclamò Gurm, “io vuole Witcha bianco.”
Geralt si fece avanti con un sospiro. Magari un po’ di fortuna l’avrebbe avuta.
“Sasso carta forbice!” recitò il troll, felice.
Geralt guardò le mani di entrambi. Lui aveva scelto il sasso. Il suo avversario la carta.
“Gurm ha vinto! Witcha ora va in pentolone, Gurm ha fame.”
“Cosa?!” esclamò Lambert, facendosi avanti. “Non se ne parla. Siamo in tre, anche io ed Eskel dobbiamo giocare.”
“Ma noi è due,” rispose Tork, guardando anche l’altro, come per essere certo di aver contato giusto.
“Il tuo amico rigiocherà il terzo turno con Eskel. Tu adesso giochi con me.”
Gurm sembrò riflettere un attimo.
“Bene. Ma Gurm vinto. Gurm vuole premio. Vuole vestiti Witcha. Vestiti Witcha sono belli.”
Lambert fu di nuovo sul punto di attaccare, ma Eskel lo fermò. “Lasciami parlare coi miei amici, poi giochiamo.”
Il troll non parve convinto, ma rimase in silenzio.
I tre witcher si riunirono poco lontano.
“Eskel, tu e le tue maledette idee!” bisbigliò Lambert, furioso.
“Andiamo, Geralt è un gufo ambulante, non avrebbe mai vinto. Io e te vinceremo di sicuro.”
Geralt, che dopo la sconfitta era rimasto in silenzio, decise di parlare. “E se perdessimo?”
“Parlando di gufi… comunque combatteremo,” rispose Lambert.
“Io non combatto,” ribatté Eskel, “un'altra piroetta e vomito la vodka, le birre, la cena e pure i resti del pranzo.”
“Anche io," convennero gli altri due all'unisono.
Rimasero in silenzio un istante. Poi Eskel prese la parola. “Sentite, diamogli i vestiti. Di certo li terranno bene, come maledetti trofei. Torneremo a prenderli quando saremo sobri.”
Geralt non era convinto, ma non c’erano molte scelte. “D’accordo,” disse quindi, cominciando a togliersi i guanti di cuoio. “Lambert, anche tu.”
“Ma che-“
“Lambert…” lo avvertì.
Il witcher posò la bottiglia mezza vuota a terra. Poi cominciò a spogliarsi. “Vi ammazzo, tutti e due. Vi ammazzo.”
Tornarono poco dopo dai troll, e i vestiti furono consegnati. A parte i medaglioni, le spade e i lacci che avrebbero usato per la sfida, rimasero tutti e tre completamente nudi.
“Belli vestiti witcha!” disse Gurm, guardando il bottino.
Tork si fece avanti. “Me tocca ora. Chi gioca?”
Fu il turno di Lambert, che per essere nudo camminava con gran dignità, nonostante la sbronza.
“Sasso carta forbice!”
Lambert aveva scelto la forbice. Il troll… la carta.
“Ho vinto, bastardi!” esclamò il witcher, “adesso ci ridate i vestiti e ce ne andiamo.”
“No,” disse Gurm, chiaramente irritato, “Troll vinto una, Witcha una. Noi vince terza, noi mangia Witcha. Se Witcha vince noi dà vestiti e lascia passare.”
“Ci penso io,” disse Eskel, facendosi avanti, altezzoso, neanche stesse entrando in un bordello d’alto bordo con le tasche colme di monete sonanti. Sarebbe andata male. Molto male.
“Lambert,” disse Geralt all’ultimo momento, avvicinandosi al compagno e rischiando di perdere l’equilibrio, “se Eskel perde lo prendiamo e scappiamo. Questi due ci mangiano davvero per cena.”
Proprio quando ebbe finito di parlare, nella caverna si sentì un rauco grido di trionfo. “Gurm vince! Gurm vince! Mangia bene stasera! Invita amici e mangia Witcha!”
Con tutto l’alcol che avevano in corpo, fu un miracolo che Lambert e Geralt reagissero tanto prontamente. Forse i riflessi non li avevano abbandonati del tutto. Presero Eskel per le braccia e scattarono verso l’uscita. O meglio, incespicarono. Sassi volarono sopra le loro teste, e le urla dei troll sembravano non estinguersi mai. Tuttavia riuscirono a seminarli, non voltandosi indietro nemmeno un istante.
Si fermarono nella piccola radura antistante la caverna del vecchio Punta di Lancia. Eskel, che più che correre era stato trascinato di peso e sballottato su per il pendio, dovette sedersi terra per riprendersi e non vomitare.
“Potevate dirmelo,” commentò con voce rauca, quando ebbe ripreso colore.
“E impedirti di portare a compimento la tua gloriosa vittoria contro il troll?” rispose Lambert, sarcastico.
Geralt parlò dopo qualche secondo di silenzio. “Perché non l’abbiamo fatto prima?”
“Cosa?” rispose Lambert.
“Scappare.”
“Non lo so.”
Ancora silenzio, durante il quale Eskel si sciacquò la bocca con la vodka che gli era rimasta.
“Forse dovremmo tornare,” disse Geralt. “Forse abbiamo davvero esagerato questa volta.”
“No,” rispose Lambert, categorico, “andiamo dal vecchio e facciamo la sfida.”
“Anche io voglio farla,” biascicò Eskel, tornando da loro, “Geralt, amico mio, non sai di che parli. Bevi un goccio ed entriamo.”
Quando si decisero ad entrare, tutti e tre avevano finito le loro bottiglie.
“Aspettate” disse Geralt, fermandosi sulla soglia con passo incerto, “lasciamo qua le spade. Altrimenti non è una vera sf-sf-”
“Sfida,” finì Eskel.
“Geralt,” rispose Lambert, appoggiandosi alla parete per rimanere in piedi, “sei un cazzo di genio.”
Nascosero le spade fra i cespugli, 'in caso i troll arrivassero e ce le portassero via', ed entrarono nella grotta.
Eskel incespicò diverse volte, così pure Geralt, che fu costretto a prendere un’altra pozione Gatto per vedere il minimo che bastava a non cadere steso a terra. Lambert era più o meno nella stessa situazione, ma la sua testardaggine era tale che pur barcollando riuscì a superare anche i gradini più alti. Tutti, comunque, erano sulla stessa barca e, quando giunsero nella zona della grotta in cui riposava il vecchio Punta di Lancia, erano praticamente l’uno aggrappato all’altro.
“Ci siamo,” mormorò Geralt, con voce più rauca del solito, “avete il vostro laccio?”
Gli altri due annuirono.
“Dividiamoci. Ognuno scelga la posizione che preferisce. Ma dobbiamo essere alla stessa dis-hic-distanza.”
“Pure il singhiozzo, Geralt? Non è il momento.”
“Tu pensa a non vomitarti sui piedi.”
Punta di Lancia ormai era vicino. Dormiva supino, una gran fortuna visto il loro obiettivo. Come d’accordo, i tre witcher si posizionarono intorno a lui. Lambert scelse una mano, Geralt ed Eskel un piede ciascuno.
“Ricordatevi di legare il laccio come si deve,” disse, sciogliendo la striscia di cuoio che gli legava i capelli, “non-non imbrogliate.”
Fu così che la sfida iniziò.
Ma non durò molto.
“R-ragazzi,” disse all’improvviso Lambert, con voce incerta.
“Cosa vuoi?” sussurrò Eskel, che sembrava parecchio concentrato nel suo compito.
“Questo piede del cazzo puzza da morire. Devo vomitare.”
“Cos... Non ora, maledizione.”
Troppo tardi.
Trascorsero pochi secondi, ma sembrarono minuti interi. Lambert si piegò su se stesso e vomitò, mentre Eskel era già a metà strada per tappargli la bocca. Intanto Geralt osservava la scena con gli occhi sbarrati. Il vecchio Punta di Lancia si svegliò e si accorse di loro. Urlò di rabbia e cercò di colpire con una manata Geralt, che era il più vicino. Il witcher fortunatamente lo evitò, ma cadde a terra e per un pelo non sbatté la testa. Rialzarsi fu dura, ma fu ancora più difficile raggiungere gli altri due, che si sostenevano a vicenda.
“Tutti fuori!” urlò Eskel, con una presenza di spirito che un minuto prima era parsa essere svanita nel nulla.
Geralt a quell’urlo sussultò, ed evitando un altro colpo del vecchio ciclope raggiunse il compagno. Insieme sostennero Lambert e si allontanarono il più possibile verso l’uscita. La loro unica fortuna fu che Punta di Lancia fosse troppo intontito dal sonno per essere preciso nei suoi colpi.
Mai respirare aria fresca fu così confortante. I tre witcher impiegarono minuti interi a riprendersi, sdraiati a terra in mezzo all’erba. Nessuno disse una parola sulla fallita missione, sul fatto che non fossero riusciti a legare un filo al dito di un ciclope addormentato.
“Devo pisciare,” biascicò Eskel ad un certo punto, e si alzò. Né Geralt né Lambert avevano voglia di seguirlo. I minuti passavano.
“Geralt,” disse Lambert dopo un po’.
“Che c’è?”
“Ho un freddo cane.”
“Siamo nudi.”
“A proposito, ti ho osservato. Cos’è che le donne trovano eccitante di te?”
“Io non vomito senza controllo.”
“Certo, divertente. Comunque lasciatelo dire, pensavo avessi il cazzo più grosso.”
Geralt decise di lasciar perdere il discorso, anche perché sentiva un gran sonno e aveva bisogno di alzarsi. “Dov’è Eskel?” chiese infine, mettendosi in piedi.
“Non ne ho idea.”
“È sparito da diversi minuti ormai,” disse, prima di chiamarlo con tutta la voce che gli era rimasta. “Eskel!”
Nessuna risposta.
Anche Lambert si unì alla ricerca, dopo un po’. Ma dell’altro witcher non c’era traccia. Seguirono la sua scia finché poterono, ma si fermava sull’orlo di un pendio scosceso.
“Merda,” sibilò Lambert, “dobbiamo trovarlo, o Vesemir ci farà a pezzi.”
Geralt lo fermò appena in tempo, perché Lambert stava rientrando nella grotta dei troll. "Non andrei lì, fossi in te."

"Ma Eskel..."
"Eskel è sbronzo, ma non un idiota. Non tornerebbe lì. Dev'essersi addormentato da qualche parte."
Rifletté qualche istante, poi lasciò andare il braccio del compagno. "Dividiamoci. Io resto qui e cerco Eskel. Tu prendi la barca e torna alla fortezza a cercare aiuto. Da qui è facile scendere, senza passare dalla grotta."
Lambert scosse la testa.
"No, scordatelo. Io cerco Eskel e tu vai a farti ammazzare da Vesemir."
"La barca è tua, sai governarla tu,» rispose Geralt.
"Non dire cazzate."
"Sono più vecchio di te."
"E allora?"
"Ti presento una maga che conosco."
"Bastardo. È un'amica di Yennefer?"
"No."
"Andata."

Quando Lambert si fu allontanato, Geralt cercò ancora Eskel, ma invano: l'amico sembrava davvero sparito nella foresta. La foresta, con l'erba così morbida e il fruscio delle foglie così rilassante... Eskel stava benissimo, Geralt ne era certo. Giusto una dormita di cinque minuti, che problema c'era?
Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal suono del bosco. C'era freddo. Se solo Yen fosse stata lì con lui... Yen, così calda e morbida... così profumata. Lillà e uva spina.
Trasportato da questi pensieri, per il witcher troppo presto arrivò l'oblio del sonno.

"Smetti di ridere, Coën," sbottò Lambert, con una voce rauca che non sembrava nemmeno appartenergli, "abbiamo rischiato di morire, tutti e tre."
Coën si stava asciugando le lacrime. "Scusa, ma non posso. Devo ancora decidere quale sia la parte migliore, se tu che ti vomiti sui piedi o Eskel che stava per diventare spezzatino."
Geralt si fece pensieroso. "A proposito, Eskel, come diavolo sei finito nella pentola dei troll?" chiese.
Il compagno, che sembrava essere uscito dallo stato catatonico, si volse a guardarlo. "Se avessi sceso il pendio, invece di addormentarti come una principessa, ti saresti accorto che ero lì, tra i cespugli. Vicino alla tana dei troll."
"Senti un po' chi parla di principesse addormentate nel bosco," rispose Geralt, irritato. "E Lambert non ti ha visto?"
"No, sono sceso dall'altro lato."
"Un momento," disse Eskel, guardando Lambert, "sei stato tu a portare Vesemir e Coën?"
"No," s'intromise Coën, "eravamo preoccupati e siamo venuti da soli."
"Quindi Lambert..."
"Si è addormentato in barca," concluse Vesemir, che ormai pareva rassegnato, "dopo aver bevuto un'altra mezza bottiglia."
"Evidentemente aveva bisogno di forze per venirci a chiamare," disse Coën, ridendo di gusto.
"Fottiti," grugnì Lambert.
Vesemir interruppe il dialogo alzandosi in piedi. "Basta chiacchiere. Siete in punizione. Ora vestitevi e mettetevi al lavoro."
"Cosa?" risposero i tre witcher, all'unisono.
"Avete capito bene. Prima di coricarmi vi chiuderò nelle vostre stanze fino a mattina, tutte le sere per tutta la settimana. Durante il giorno niente contratti o lavori da witcher. Vi occuperete della fortezza, la pulirete da cima a fondo, vi occuperete a turno dei pasti e dei cavalli, senza chiedere aiuto a me o a Coën. Noi due dobbiamo riposare, non avete idea di quanta fatica costi convincere un troll a ridarti un premio che si è giustamente meritato."
Se ne stava andando, ma si voltò giusto un attimo verso di loro. "E niente alcol."
Detto questo, li lasciò lì. Coën si alzò poco dopo. "Sarà una settimana divertente," disse, sorridendo, prima di uscire a sua volta, sotto gli sguardi inorriditi di tutti.
No, sarebbe stata una settimana lunga. Molto lunga.

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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