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Autore: Drago Rosso Sangue    06/10/2016    1 recensioni
Queste Cronache sono due storie sulla Morte, perché lei sa essere sia buona e magnanima, sia spietata e irrispettosa: due storie sulla Morte che non fa poi così paura.
Buona lettura
Drago :3
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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...Seconda Cronaca...

Quella sera pioveva, il cielo scuro era carico di nubi pesanti, che riversavano la loro anima sui tetti da poco assopiti delle case grigie di fuliggine.
Nelle silenziose vie deserte, solo una solitaria figura, come avvolta dalla luce, affrontava la pioggia senza temerla.
A passo spedito, pareva fosse di fretta per un appuntamento a lui soltanto noto, arrancava nel freddo e nell'acqua in quella triste strada che nelle ore diurne tanto appariva diversa, sempre una festa, tra moltissime genti e tende di mercanzia multicolore.
Le nuvole si prendevano beffa di lui, ridendo delle sue vesti bagnate e degli stivali fradici, continuando a gettare su quella figura solitaria e triste le loro lacrime gioiose.
Affrettava sempre di più il passo, raggiungendo ad ampie falcate il cancello arrugginito del cimitero, splendeva rosso come il sangue sotto la pioggia battente.
Fermo immobile davanti alle grate rosse, gli stivali immersi in una profonda pozzanghera, ad alimentere il gelo e il bagnato che penetrava nelle ossa dello sconosciuto, osservava assorto ogni piega di ruggine, gocce di sangue fresco nel nero della notte.
Un corvo volava gracchiando sopra la testa dell'uomo incappucciato, perdendo le sue nere piume come fiocchi di fuliggine, come delle maledizioni, e andando poi a posarsi proprio in cima al cancello arrugginito, ancorando le sue zampe al ferro debole, picchiettando il becco e gli artigli per invitare il visitatore ad entrare nel cimitero, tra le lapidi che gli davano il benvenuto.
Mentre la figura oltrepassava lentamente il cancello, il corvo gracchiò allegro, sbattendo le ali oscure come la notte, prima di accingersi a seguire l'uomo.
Il mantello frusciava sotto l'acqua tra le lapidi bagnate, le quali salutavano gioiose l'uomo che passava loro accanto; era un amico, quella figura nell'ombra, per molti anni aveva percorso quella strada sconnessa tra le tombe, tracciando un solco di dolore e sofferenza molto profondo.
La pioggia faceva rilucere al chiaro di luna le pietre bianche, i tristi nomi incisi sopra e le pallide figure dai volti sbiaditi, come ormai lo era il loro antico ricordo, come le fiaccole sulla via della morte.
Ma l'uomo era lì in quel cimitero, come un'anima in pena tra le lapidi, solamente una tomba in particolare: ogni notte andava da lei, le portava fiori freschi, accudiva la sua bianca lapide come fosse ancora al suo fianco, tra le sue braccia di nero avvolte, un gracile corpo di luce ormai spenta.
Luce come quella che aveva nelle tasche, tante piccole cere candide in altrettanto candidi contenitori di vetro, si bagnavano del pianto delle anime, che dal cielo portavano il loro tremendo tormento sulla terra, a ricordare ai morti che non ci sarebbe stata più pace, nè redenzione.
Le disponeva con cura circondando quella pietra tombale, lottando contro la pioggia per accenderle con il fuoco dell'amore che ancora serbava dentro il suo cuore.
Attorno a quell'unica lapide, decine di candele accese, tremolanti sotto la pioggia scrosciante, effimeri fuochi fatui in una notte di tempesta, la dolce sinfonia ticchettante e il coro soave delle voci dei corvi, unite a quelle delle anime che, con la protezione delle ombre, si radunavano attorno a quella pietra per osservare l'imminente, dolceamara tragedia.
L'uomo si era levato il cappuccio, le lacrime si mescolavano indistintamente con le gocce di pioggia grigia, i capelli appena striati di bianco gli cadevano sulle spalle, appiccicandosi come colla alla stoffa nera del mantello zuppo.
Riversava su quella tomba, su quelle candele, tutto il dolore insopportabile che lo stava consumando, ormai da troppi anni, dal giorno in cui lei era morta, in quel letto che avevano condiviso con tanta gioia, in una notte piovosa, uguale in tutto e per tutto a quella, triste e fredda.
Una lama, improvvisamente, si mise a brillare nel buio alla luce delle candele sul punto di morte, sotto lo sguardo attento e curioso delle anime che si erano radunate lì intorno, le quali quell'uomo tormenteto non poteva scorgere.
Lui piangeva, mentre la sua ora si avvicinava, era lui a volerlo, e in un impeto di follia, troppo amore per doversi separare dalla donna che per molti anni aveva illuminato i suoi giorni come una meravigliosa stella, il coltello gli si conficcò dritto nel petto, un rumore secco di carne trafitta, sangue rosso che colava sulla terra per nutrirla.
E fu allora che tutti gli spiriti si dissiparono nelle ombre per lasciare spazio a un'altra figura di nero ammantata.
La Clessidra immobile nella sua mano scheletrica testimoniava quella tormentata vita appena scivolata nel buio, era fredda e liscia come una lama dentro l'abbraccio indissolubile della morte.
Lunghi capelli grigi, a incorniciare un bianco teschio, si posarono leggeri sul corpo ormai inerme e pallido dell'uomo per un ultimo, lieve saluto, prima di abbandonare quel cimitero dolente, nero e solo sotto la pioggia, in quella notte del 3 di Novembre 1873, la stessa notte di quando, quindici anni prima, lei morì di una grave malattia, e lui, ormai privo dell'amore, cessò di vivere.

...FINE...

~ o ~

Angolino del Drago N.2

Eccomi ancora!
Dato che avevo tutti e due i capitoli scritti ho deciso di pubblicarli entrambi...
Comunque, questa è la fine delle Cronache.
Spero siano piaciute e che abbiate gradito.
Buona serata ancora!

Drago :3
  
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