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Autore: Alex217    06/10/2016    1 recensioni
Non so bene se sarà una one shot o se ci saranno capitoli successivi ma ho sempre avuto voglia di scrivere dei malandrini. Come affronteranno i quattro marauders la prima trasformazione di Lupin tutti insieme? Spero vi piaccia e sono cosciente della presenza di errori. Di solito non mi piace quando si consigliano canzoni per leggere una ff ma, se a qualcuno interessa, mentre la scrivevo ascoltavo "Way down we go" by Kaleo e credo ci stia piuttosto bene come colonna sonora. Sono bene accette recensioni :)
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James Potter/Sirius Black, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Arrivarono alla Stamberga Strillante che ormai era completamente buio. Mancava ancora qualche ora perché la luna fosse al suo apice ma Remus diventava sempre più nervoso, irrequieto, triste.

I quattro ragazzi iniziarono a pronunciare gli incantesimi che avrebbero reso, o almeno speravano, la stanza sicura. Disposero in un angolo protetto tutto ciò che sarebbe stato necessario alla fine della nottata: una coperta, un cambio, acqua, una tavoletta di cioccolata e un kit del proto soccorso. Certo erano maghi, ma spesso le ferite che Remus si infliggeva avevano bisogno di cure più tempestive. Era la prima volta che gli altri malandrini avevano deciso di accompagnarlo, per stargli vicini in un momento così difficile per lui. Era anche da poco che sapevano il suo segreto, e nonostante Silente si fosse raccomandato di lasciare Remus da solo in quelle circostanze, vista la pericolosità della situazione, i malandrini non ne avevano voluto sapere di abbandonare l’amico. Si misero tutti e quattro a sedere sul pavimento malandato iniziando a mangiare i panini che avevano rubato dal banchetto in sala grande. Erano silenziosi, nemmeno Sirius e James avevano voglia di scherzare. Non che non ci avessero provato a tirare su il morale con qualche battuta ma Remus era quasi assente e Peter, nonostante non volesse darlo a vedere, era terrorizzato. Iniziava a mancare veramente poco e Remus aveva fitte di dolore sempre più frequenti. James gli rimaneva vicino, accarezzandogli la schiena con movimenti circolari. Peter era in piedi. Ogni tanto faceva avanti e indietro per la stanza a causa dell’ansia, per poi tornare ad appoggiarsi allo stipite della porta, pronto a scappare se fosse successo qualcosa; perché sì, voleva bene al suo amico ma ci teneva alla sua pellaccia. Sirius era seduto su un cassone sotto l’unica minuscola finestra della stanza, non staccava gli occhi dalla luna. Sembrava terribilmente nervoso ma non ansioso. Sembrava terribilmente arrabbiato. Remus, quando non era piegato in due dalle fitte, lo osservava senza capire perché da tutta la sera non lo degnasse di uno sguardo. Capiva che forse passare un sabato sera nella stamberga ad accudirlo non era fra le attività predilette da Sirius ma non capiva come mai tutto quell’astio. Alla fine non lo aveva obbligato, anzi aveva provato in tutti i modi a dissuaderli tutti e tre. Continuavano a rimanere in silenzio, tranne James che ogni tanto sussurrava a Remus che sarebbe andato tutto bene, poi il vento mosse le nuvole e la luce della luna piena invase la stanza.

Successe tutto molto velocemente ma i ragazzi lo vissero a rallentatore. La spina dorsale di Remus si spezzo sotto il palmo di James che scattò indietro con gli occhi spalancati e una mano alla bocca in un misto di orrore e terribile paura per la sofferenza dell’amico. Lo schiocco delle ossa di Remus aveva attirato l’attenzione degli altri due ed era stato seguito da un atroce urlo del ragazzo. Peter era uscito dalla stanza e da dietro la porta osservava la scena tappandosi gli orecchi e con gli occhi già pieni di lacrime. James si era alzato, adesso era con le spalle al muro, sempre con la mano sulla bocca e anche lui con gli occhi lucidi. Sirius corse in contro a Remus, inginocchiandosi di fronte a lui. “Vi prego, andatevene. Tornate a scuola” disse Remus ansimante, con le guance rigate da lacrime di dolore e continuando a non alzare gli occhi dal pavimento per non vedere le facce sconvolte degli amici. Sirius gli prese il viso fra le mani in modo da guardarlo negli occhi. Remus cerco di distogliere lo sguardo ma Sirius continuava a riportarlo sul suo. “Ei! Ei! Cazzo guardami! Non ce ne andremo capito? Seguiremo il piano! Ti staremo accanto fino a che sarà possibile poi aspetteremo qua fuori finché non tornerai te stesso, ok?” “Vi prego!” disse Remus in un gemito. Il suo viso ormai era completamente bagnato da lacrime e sudore. Era terrorizzato, dalla trasformazione, dal poter fare del male ai suoi amici e che questi potessero iniziare a vederlo come un mostro. “Remus smettila, noi rimaniamo. Giusto ragazzi?” disse James che aveva riacquistato il coraggio tipico dei Grifondoro, creduto perso quando la schiena del suo amico gli si era spezzata sotto la mano. Peter disse un incerto “Ovvio”, mentre Sirius annuì continuando a guardare negli occhi dell’amico nei quali la pupilla stava diventando sempre più grossa. Remus era ormai completamente scosso da spasmi e le ossa iniziarono a spezzarsi una dopo l’altra. Le urla di dolore riempirono la stanza facendo scappare completamente Peter e accapponare la pelle agli altri due. “Vi prego andate via!” disse il ragazzo in tono disperato, con voce gutturale. Gli urli successivi iniziarono ad assomigliare sempre più a dei latrati. “VIAA!” urlò così forte che sentì le corde vocali bruciare. James raggiunse svelto Peter fuori dalla porta senza staccare gli occhi ormai pieni di lacrime dall’amico. Sirius continuava a rimanere lì per terra, a guardarlo con il volto pieno di dolore e solcato da lacrime che non sembravano voler smettere. “Sirius, via, ti prego, vattene” disse Remus implorante in un attimo di lucidità per poi lanciare un ululato terribilmente inquietante. Il suo viso iniziò ad allungarsi e i ragazzi sentirono chiaramente la mascella rompersi. “Mi dispiace” continuava a sussurrare Sirius “Mi dispiace così tanto!”. Remus lo guardò. Quelli non erano più gli occhi ambrati che il ragazzo conosceva, erano ferini, rabbiosi. Dalla gola di quello che fino a pochi secondi prima era Remus iniziò a scaturire un lento ringhio. A quel punto James non resse più. Si lanciò su Sirius prendendolo per un braccio “Cazzo alzati! Muoviti! Ora!”. Sirius non sembrava volerne sapere di alzarsi. James guardò implorante Peter che corse ad aiutarlo tirando Sirius per l’altro braccio e trascinandolo fuori dalla stanza. Nel momento in cui chiusero la porta sentirono un forte tonfo come se il lupo nella stanza ci si fosse lanciato contro.

Rimasero in quelle posizioni per ore, o anni, non avrebbero saputo dirlo. James, seduto per terra a un lato della porta continuava a mordicchiarsi il pollice, con sguardo distante e perso. Peter continuava a tenere la testa fra le ginocchia, a volte dondolandosi, cercando di tapparsi le orecchie ma con poco successo visto che scattava ogni volta che sentivano un tonfo, un ululato o qualsiasi altro rumore proveniente dalla stanza. Sirius era rimasto nella stessa posizione in cui era caduto dopo che i suoi amici lo avevano trascinato fuori dalla porta. Continuava ad osservarla quella dannata porta, con rabbia e rancore, con il viso su cui non smettevano di scendere lacrime solitarie. Perché era toccato a Remus? Non se lo meritava, non lui! E la cosa più brutta era che subiva questa tortura da quando era un bambino. Le urla, i latrati, i tonfi, i rumori di oggetti rotti o peggio dilaniati continuarono per tutta la notte. Peter probabilmente si addormentò con la testa sulle ginocchia perché smise di sobbalzare ad ogni rumore. James cercava di non cedere al sonno, lo sentiva un tradimento verso l’amico, ma dopo ore non resse più. Sirius si addormentò per ultimo, continuando a guardare quella stramaledetta porta. Non si era accorto di essersi addormentato. La cosa assurda fu che si svegliò per la mancanza di rumore.
Spalancò gli occhi e intuì che doveva essere quasi giorno vista la luce che filtrava dalle assi di legno. Silenzio. Niente urla, tonfi e rumori agghiaccianti. Solo silenzio e una terribile aria gelata. Si alzò lentamente in piedi, sentendo tutti gli arti intorpiditi. Rimase fermo qualche secondo poi, scansando e scavalcando gli altri due, aprì cautamente la porta. Infilò lentamente la testa nello spiraglio che si era aperto. Niente. Non c’era niente, nessuno che si muovesse. Ma la stanza era un disastro. Le mura erano piene di graffi e in alcuni punti c’erano macchie di sangue e pezzi di unghie, o artigli. Lo stesso valeva sul pavimento. Il cassone su cui era seduto la sera prima era stato dilaniato in centinaia di pezzi. I vestiti di Lupin erano sparsi ovunque in brandelli come se fossero scoppiati. Al centro della stanza, esattamente dove lo aveva lasciato, c’era Remus. Era accasciato a terra, in posizione fetale, nudo, umano. Sirius spalancò la porta e corse a prendere la coperta. Prima di stenderla completamente sull’amico si accorse che la schiena era cosparsa di graffi, alcuni superficiali, altri più profondi. Copri la parte inferiore del copro dell’amico e andò a prendere il kit del pronto soccorso. Stava disinfettando le ferite quando James si affacciò alla porta stropicciandosi gli occhi. “Cazzo…” si mise a terra accanto agli amici e si passo una mano fra i capelli come faceva ogni volta che era stanco, triste o frustrato. “Respira vero?” “No è morto! Però mi pareva comunque carino pulirlo dal sangue!” disse ironicamente Sirius. I due si guardarono e finalmente sorrisero, smorzando la tensione che li attanagliava dalla sera prima. “Quindi sarà così tutti i mesi?” “Già..” rispose James. “Beh possiamo dire di avere un amico con il ciclo! Anche se credo che non diventino così pericolose le ragazze in quel periodo del mese!” proseguì sghignazzando. “No te lo assicuro, sono altrettanto pericolose” rispose Sirius scoppiando a ridere. Risero entrambi fin quando non udirono un gemito da parte dell’amico. Si zittirono e si sporsero verso di lui. “Ei amico! Hai detto qualcosa?” chiese James. “Sie…siete…due..stronzi..” disse Remus accennando un sorriso. Gli altri due scoppiarono a ridere ed aiutarono l’amico a mettersi a sedere che, anche se privo di forze, si mise a ridere anche lui. Forse stavano ridendo troppo forte perché un assonnato Peter si affacciò alla porta. Quando vide l’amico seduto e in sé corse ad abbracciarlo urlando. “Sei vivo!”. “Dio Pettigrew! Così lo ammazzi!” esclamò Sirius mentre Peter stritolava un Remus gemente. Quando Peter si allontanò scusandosi scoppiarono tutti e quattro a ridere rotolandosi per terra e tenendosi la pancia, chi più chi meno. Sempre ridendo Sirius si alzo andando a prendere la tavoletta di cioccolata che porse a Remus. “Mangia, ti sentirai meglio!” disse sorridendo. L’amico accettò volentieri il consiglio e la divise con gli altri.

Finito di mangiare Remus si cambiò dolorante e lo aiutarono a tornare a scuola, James sotto una spalla e Sirius sotto l’altra. “Quindi sarà così tutti i mesi? Siete sicuri?” chiese il ragazzo lupo. Gli altri tre si guardarono e, quasi tutti convinti, annuirono. “Fatto il misfatto. Non ci si tira indietro no?” disse Siruis facendo l’occhiolino all’amico.
   
 
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