Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Monyca Desgranges    07/10/2016    4 recensioni
Questa storia partecipe al contest A Box Ful of Prompts del gruppo fb EFP Famiglia, recensioni, consigli e discussioni.
Prompt: immagine da visualizzare all'interno della storia.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
__aris__

Originale o fandom (se è adatta)

Genere: Introspettivo

Coppia: Indifferente

Prompt:


Parole: 670



~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~


Non avrei mai immaginato che le cose si evolvessero così.
Era partito tutto da una semplice chat, eppure mi sono ritrovata così affezionata a lui che avevo letteralmente perso la testa.
Non capivo cosa c’era di così magnetico in lui che sarei diventata così gelosa anche di chi lo guardava.
Era mio e tale doveva rimanere.
Gli sguardi delle persone incuriosite dal suo stile decisamente estroso mi portavano al nervosismo, un nervosismo talmente forte che non avrei avuto alcun tipo di rimorso ad accoltellare la trachea di chi avesse solo posato gli occhi su di lui.
Mi stava pian piano facendo impazzire.
Avevo affrontato viaggi in treno lunghi ore pur di vederlo; avevo speso la maggior parte dei miei soldi in Bed & Breakfast, ristorantini, bakery per stare in sua compagnia.
Sarei arrivata al punto di vendere persino me stessa se non avessi trovato soldi sufficienti per vederlo.
Spesso mi ritrovavo a riflettere quanto quest’uomo mi stesse facendo perdere il senno. Ci pensavo quando ero sola, tra un pausa e l’altra a lavoro, o di notte quando dopo aver finito di parlare con lui non riuscivo a pensare ad altro.
Spendevo soldi, viaggiavo, mi spostavo di città in città osservando i paesaggi scorrermi sotto gli occhi e, alle fermate, contavo i chilometri che mi distanziavano da lui: ormai li avevo imparati a memoria e sapevo perfettamente quanto tempo ci avrebbe messo il treno per farmi giungere nella sua città, i passi dalla stazione a casa sua.
Tutto ciò aveva un prezzo, ma ne valeva sempre la pena: vederlo dopo tempo mi riscaldava, i suoi occhi riaccendevano il mio animo ed il suo sorriso mi premeva il cuore.
I nostri incontri erano sempre intensi, seppur brevi.

“Quanto hai speso questa volta per venire qui, stupida?” diceva sorridendo mentre io abbassavo lo sguardo e morivo dentro, arrossendo.

“Un po’.”

Aveva questa maledetta abitudine di canzonarmi ogni volta, eppure…

“Dai…”

...poco dopo veniva incontro ad abbracciarmi.
Tutto cominciò con quel bacio che ci demmo per caso, in un pomeriggio noioso la seconda volta che ci vedemmo. Riesco ancora a  ricordare quel momento.


Mi stava abbracciando e d’un tratto il mio corpo e la mia testa si stavano abbandonando a quel calore.
Mi accarezzava il viso col pollice toccandomi le mandibole, facendo scorrere le dita sino al collo.
Trattenni il respiro.
Si avvicinò all’orecchio e iniziò a sussurrarmi qualcosa che il mio cervello si rifiutava di comprendere, ormai sconnesso, e sentii sfiorarmi il lobo con le sue labbra.
“Gabriél, ti prego, parliamo. Come stai?”
Tentai di allontanarlo ma lui mi bloccò il polso e ci guardammo intensamente.
Quanti minuti erano passati?
*Accorciamo le distanze, ti prego!*
Fu lui a spezzare il momento avvicinandosi alle mie labbra sfiorandole delicatamente.
Oh, quanto avevo desiderato quel contatto!
Le sue labbra grandi e morbide toccavano le mie mentre mi teneva il mento.
Sfiorava e sfregava delicatamente ed io gli ansimavo su. Ne leccò appena il contorno, poi si avvicinò ed il suo sguardo scivolò dai miei occhi alla mia bocca, finché non li chiuse quando entrambe si congiunsero in un caldo e dolce bacio.
Non capivo più nulla: da un momento all’altro mi ero ritrovata a sospirare a gambe strette aspirando quel bacio, succhiando le sue labbra. Lui morse le mie ed io gemetti.
Mi sentivo totalmente imprigionata a lui, legata emotivamente, bendata.

“T-ti prego…”

Si staccò da me e tornò a guardarmi.

“Sono ormai tre giorni che sei qui. ll tuo treno parte tra mezz’ora. E’ meglio che tu vada.”

 
Spezzò così quel momento. Ricordo che rimasi a guardarlo con le labbra semichiuse che ancora fremevano per il bacio di poco prima.
Rincasare per me era sempre più faticoso e pesante perché mi stavo distaccando da lui e la lontananza ne era la prova tangente.
Ogni volta, in treno, tutto scorreva nuovamente sotto ai miei occhi ma al contrario. La playlist suonava le nostre canzoni ed il cuore si spezzava sempre un po’ di più.

Però... pregustavo già il momento in cui lo avrei rivisto.

Di nuovo. Ancora
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Monyca Desgranges