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Autore: 144kagome_alice144    07/10/2016    0 recensioni
Sasuke e Naruto sono dei semplici ragazzi di sedici anni, o almeno così credono. Una crudele verità aleggia sul loro passato e solo il loro fratello maggiore la conosce. Fra la scuola e i vari impegni, riusciranno a sopportare il peso del loro cognome? Riusciranno a vivere e ad amare?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hinata Hyuuga, Itachi, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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                                          Soko ni nikushimi



 
< Mamma mia, che confusione! - si lamentò Sakura, dopo essersi cambiata e diretta verso il moro. – Ma che cosa è successo? > chiese, più per fare conversazione che altro, visto che aveva intuito il motivo di tutto quel trambusto. Il ragazzo non rispose, concentrato nel pulire un tavolino. Sakura sospirò flebilmente, iniziando a pulire il bancone. Rimasero per un po’ in silenzio mentre la rosa guardava di sottecchi il ragazzo.

Quando si accorse che stava pulendo con un po’ troppo foga quel povero tavolino e che quest’ultimo si stava crepando, si avvicinò, fermandogli una mano. Sasuke, riportato alla realtà con quel gesto, osservò prima la mano della ragazza che gli stringeva saldamente il polso poi portò il suo sguardo carico di odio verso il suo viso, dove si scontrò con l’espressione contrariata dell’Haruno.

< Non vedi che continuando così rischi di rompere il tavolino e farti male!? > domandò alzando il tono. L’Uchiha, con un gesto brusco, liberò la mano, allontanandosi di un passo da lei e dal tavolino. Sakura gemette, quel gesto le aveva causato dolore al polso fasciato, già precedentemente indebolito da quello stupido di Sho. Nel sentire quel mugugnio Sasuke la guardò da sotto i capelli che gli ricoprivano gli occhi, notando che si teneva il polso con una mano; ancora una volta aveva fatto del male a una persona che voleva soltanto aiutarlo.

Strinse i pugni, lasciati cadere lungo il corpo, e, mordendosi il labbro inferiore, dal quale uscì una goccia di sangue scarlatto, venne trasportato in quei ricordi terribili del suo passato. Stava cedendo, nuovamente, a quell’oscurità, sentiva che il suo cuore stava sprofondando sempre di più e gli doleva tantissimo, così tanto che era diventato difficile perfino respirare. Strinse gli occhi, immergendosi nell’oblio dei suoi ricordi dal quale, evidentemente, non era mai uscito del tutto.

Si stava lasciando andare, magari questa volta lo avrebbe ucciso davvero, si ritrovò a pensare, mentre precipitava nel vuoto senza fondo. All’improvviso sentì un leggero calore propagarsi in tutto il suo corpo, poi, all’orizzonte, vide una luce bianca con qualche sfumatura rosa, provò ad avvicinarsi, ma non ci riusciva < Aiutami.. > sussurrò disperato.

< Sasuke.. > un flebile sussurro fuoriuscì dalla luce che cambiò colore, trasformandosi in un meraviglioso verde smeraldo. < Sasuke > lo chiamò ancora dolcemente Sakura, non riuscendo, però, a nascondere una nota di preoccupazione nella voce.



Il gesto brusco di poco prima, le aveva fatto male ma la realtà era che si era rispecchiata in degli occhi pieni di odio e rancore, occhi che bramavano morte, occhi che le avevano messo paura. Paura che lui le potesse fare veramente del male. A quel pensiero i ricordi della sua infanzia riemersero come attratti da una calamita e lei era incapace di ricacciarli tutti indietro, troppo debole, si sentiva schiacciata da tutto quel dolore.

Quando però, notò una piccola goccia rossa schiantarsi sul pavimento ancora sporco, d’istinto portò gli occhi sul volto, coperto dai capelli, del moro e, osservandolo attentamente, notò una piccola scia di sangue che partiva dal labro inferiore e scivolava, lentamente, sul mento. Si avvicinò lentamente, ancora un po’ impaurita e, con un piccolo fazzoletto rosa gli pulì il volto dal sangue scarlatto.

Il suo tocco fu talmente leggero e dolce che il giovane, ancora immerso nella sua oscurità con gli occhi serrati che lo esternavano dal mondo, non se ne accorse. All’improvviso una goccia salata scese lentamente dal suo occhio, scivolando sulla guancia per essere poi raccolta dal pollice della rosa che gli stava dolcemente accarezzando una guancia < Sasuke.. > susurrò talmente piano che nemmeno lei lo sentì.

Non sapeva che cosa le stava succedendo, ma appena aveva visto la lacrima, il suo corpo aveva reagito d’istinto. La paura era scomparsa completamente, lasciando solo il leggero dolore al polso, mentre lei si era avvicinata ancora di più e si era sollevata sulle punte dei piedi per poter essere alla sua altezza.

< Aiutami.. > sussurrò il ragazzo. Sakura sussultò interiormente. Sentire quel tono triste, pieno di dolore e paura, provenire da quel ragazzo le faceva male; più male di quello sguardo d’odio che, aveva intuito, non era rivolto a lei ma a se stesso. Poggiò la fronte sulla sua e, lasciando la mano sana sulla guancia del giovane, lo chiamò in modo che questa vola lui la potesse sentire < Sasuke.. >



L’Uchiha lentamente, quasi come se avesse paura di farlo, aprì gli occhi, abituandosi gradualmente alla luce esterna. Tornò a respirare regolarmente mentre iniziava a mettere a fuoco. Sentiva uno strano calore al petto, vicino al cuore e anche sulla sua guancia e sulla fronte. Quando aprì completamente gli occhi si rispecchiò in un verde puro e luminoso più del sole in estate.

La ragazza, rimasta vicino a lui con la mano sinistra, nella quale stringeva ancora il fazzoletto, appoggiata sul suo petto per sorreggersi sulle punte, la destra sulla guancia e la fronte attaccata alla sua, quando riuscì a rispecchiarsi nelle sue pozze nere sorrise dolcemente, contenta di non vedere più odio né rabbia ma soltanto dolore che, un secondo dopo, sparì tornando lo sguardo freddo di sempre.

La rosa si staccò immediatamente, allontanandosi di qualche passo, abbassando la testa, cercando di nascondere il volto rosso per l’imbarazzo e portandosi, istintivamente il polso al petto, raggiunto subito dalla mano destra che lo sorresse. Sasuke guardò la ragazza allontanarsi da lui, come se fosse un mostro, sorrise amaramente, tornando a pulire in silenzio.

< Scusa.. > disse flebilmente, riferendosi al polso. Sakura lo guardò, mentre sentì nuovamente quel dolore al cuore stringerlo come se lo volesse triturare. Non poteva lasciare le cose in quel modo. Lui aveva bisogno di aiuto e lei gliel’avrebbe offerto. Si sentiva in debito con lui, per quello che aveva fatto quella mattina ma non era solo quello; c’era una parte di lei, che mai era venuta fuori, che le diceva di aiutarlo, che la implorava di avvicinarsi a lui.

Era quella parte che l’aveva spinta ad agire come aveva fatto prima e che aveva scacciato la paura. Eppure in quella parte di lei, Sakura sentiva che c’era qualcosa di diverso, come se non fosse realmente sua: forse, in realtà, era la parte di Sasuke che, attraverso il suo sguardo doloroso, era entrata in lei e, adesso, le chiedeva di aiutarlo.


Si avvicinò al tavolo che il ragazzo stava pulendo e si sedette sulla sedia, invitandolo a fare lo stesso. Sasuke si sistemò, mantenendo sempre lo sguardo basso, aveva paura di incontrare di nuovo quello sguardo, di vedere, nuovamente, la paura negli occhi di chi gli era vicino, come quella volta. Al ricordo una fitta si espanse dal cuore in tutto il corpo, facendogli serrare i pugni appoggiati sul tavolino.

Sakura appoggiò le sue mani sulle sue, chiuse, carezzandogliele dolcemente. < Sasuke – iniziò, guardandogli la nuca, con il tono di voce più calmo e sicuro possibile – Io so che questi non sono affari miei, ma se vuoi io sono qui. Se hai bisogno di un consiglio o anche solo di parlare, io sono qui. > Si fermò nel preciso istante in cui il moro alzò, velocemente, la testa, fissandola con i suoi occhi che in quel momento trasparivano tristezza, dolore e una tacita richiesta di aiuto.

La rosa non aggiunse altro, incapace di parlare dato il nodo che le si era formato alla gola rispecchiandosi in quegli occhi disperati. Continuò a sorridergli e a carezzargli le mani che, lentamente, si stavano rilassando sotto il suo tocco.


Piano piano il dolore sembrò scemare, lenito dalle dolci e leggere carezze dell’Haruno e quel tocco caldo, dolce e leggero ebbe il potere di tranquillizzare il moro che, una volta resosi conto di ciò che era successo e, dopo che il suo orgoglio aveva ripreso il posto predominante nel suo cervello, cercò di ricomporsi, almeno all’apparenza; perché dentro di lui si sentiva distrutto, consumato da tutto quel dolore e da quell’odio, eppure riusciva a percepire una luce, tenue, chiara, che, in qualche modo a lui sconosciuto, gli permetteva un po’ di sollievo.

Dopo diversi minuti in cui si era concentrato su se stesso per cercare di reprimere le sue emozioni aveva guardato la ragazza di fronte a lui che, invece, continuava a guardare le loro mani unite, le sue sopra quelle di lui che le accarezzavano. Sasuke non distoglieva lo sguardo dalla sua chioma rosa, come incantato da quei fili lisci e dal colore così innaturale e, in quel momento, così bello e rilassante. La scrutò a fondo, soffermandosi sui lineamenti della fronte per poi passare a quelli del naso e della bocca. Le sembrava così perfetta.


Sakura continuava ad accarezzare le sue mani che, finalmente, avevano smesso di tremare. Non sapeva come poterlo aiutare, cosa potava dirgli e fargli per farlo stare meglio. Pensava che, per il momento andasse bene il silenzio e, anche se le era risultato difficile rimanere zitta, ci aveva provato. Poi, dopo svariati minuti, si era sentita il suo sguardo addosso, si sentiva scrutata da quegl’occhi così profondi, così scuri, così tristi e impauriti, immersi dal dolore. Alzò il volto, incatenando il suo sguardo con quello di lui.

Non sapeva che cosa dire, che cosa pensare, quello sguardo, non più tanto freddo, era così bello, così pieno. Arrossì d’istinto, quando, per evitare il contatto con i suoi occhi scuri aveva spostato lo sguardo sulle labbra perfette del moro, immaginando come sarebbe stato il contatto con esse. Al pensiero non potè evitare di arrossire notando che quelle labbra, prima chiuse in una linea sottile, adesso erano leggermente piegate in quello che sembrava un sorriso. Rialzò gli occhi, puntandoli nuovamente in quelli di lui, cercando un modo per aiutarlo.

Non sapeva perché si prodigasse così tanto per uno che aveva conosciuto da poco e che non era nemmeno il massimo della simpatia. Forse si sentiva semplicemente in debito per il polso ma, interiormente, sapeva che non era solo quello il motivo. Una parte di lei, quella rinchiusa sotto le macerie del suo cuore, sapeva che voleva aiutarlo perché aveva capito che quel ragazzo era solo, che aveva bisogno di aiuto, che aveva bisogno di lei, proprio di lei che non era mai stata utile  a nessuno in tutta la sua vita.


Sasuke, vedendo nei grandi occhi smeraldini il desiderio sincero di aiutarlo, senza pretendere niente in cambio, senza voler essere di troppo, decise che, forse, poteva anche lasciarsi un po’ andare. Non riusciva a capirne il motivo, non si spiegava perché si fidasse così tanto di quella ragazza che, all’inizio, non aveva fatto altro che offenderlo. Eppure lui aveva letto nei suoi occhi una grande sofferenza che, sapeva, non si limitava all’incidente che le aveva raccontato.

Prese un bel respiro e, a fatica, ruppe il contatto fra le loro mani, facendo sussultare la rosa. Quest’ultima, abbassando lo sguardo si ritirò immediatamente, pensando di aver sbagliato qualcosa, di essere stata troppo invadente ma lui, allungò una mano, appoggiandola delicatamente sulla sua guancia leggermente rossa per quel contatto così piacevole quanto inaspettato. Alzò gli occhi, incatenandoli a quelli del moro, proprio quello che voleva l’Uchiha. Rimasero a fissarsi per qualche istante che sembrò non terminare mai.

Sasuke si era perso in quella vastità verde che aveva iniziato ad apprezzare e ad ammirare mentre lei, un po’ in soggezione per quella mano che rimaneva appoggiata alla sua guancia, non riusciva a distogliere lo sguardo, incatenata dalla bellezza di quel nero così puro, così vivo che non faceva paura, non metteva i brividi, ma le permetteva di perdersi in un mondo nuovo e pieno di luce nera, scura ma così luminosa che, al confronto, il bianco era un colore insignificante.

Sasuke aprì titubante la bocca, intenzionato a parlarle, ma da questa non uscì alcun suono se non un leggero tremorio del labbro inferiore. Cacciò il magone che gli si era formato allo stomaco. Era mai possibile che provare ad esternare le sue emozioni fosse così difficile?


L’Haruno, vedendo la sua difficoltà, sussurrò, per non spezzare l’atmosfera che si era creata < Se non vuoi io.. > < Io voglio – la interruppe lui con un tono deciso e fermo, continuando a guardarla negli occhi e tenendo la mano immobile sulla sua guancia ormai scarlatta. Prese un bel respiro e decise di raccontare le cose per gradi – Ti ricordi la ragazza di ieri, quella dai capelli rossi con cui parlavo?

- Sakura fu sorpresa da quelle parole prima di tutto perché non comprendeva il legame fra quell’”oca” e il suo problema e poi perché questo voleva dire che, quando lei era andata a cercarlo e l’aveva visto con quella ragazza e se ne era tornata in cucina da sola, lui l’aveva vista. Annuì, ancora confusa – Lei si chiama Karin. E’ stata la mia prima amica, l’unica che avevo da piccolo. Non ero molto bravo a relazionarmi con gli altri, al contrario di mio fratello che aveva un sacco di amici

– spiegò con un sorrisetto che, Sakura lo sapeva, manteneva per orgoglio – Lei era la mia unica amica e, visto che per me era un gran risultato, mio fratello cercò in tutti i modi di andarci d’accordo e cercare di essere anche lui suo amico. Però Karin non aveva nessuna intenzione di “ dividermi “ con nessuno e non tollerava Naruto –

Adesso sul suo volto era comparsa un espressione di puro disgusto nel pensare alla rossa e questo, stranamente, rese felice la ragazza – Io non me ne accorgevo ma, ogni volta che poteva, Karin prendeva in giro Naruto e, certe volte, lo minacciava. – sospirò, abbassando per una frazione di secondo lo sguardo, facendo intuire a Sakura che quello che e stava per dire era molto importante così tanto che era difficile spiegarlo a parole – Io e Naruto siamo stati abbandonati da piccoli dai nostri genitori che ci hanno affidato a nostro fratello maggiore, così siamo cresciuti da soli, senza genitori e figure d’esempio.. >

Sakura sussultò, rendendosi improvvisamente conto delle parole malevole che aveva detto il primo giorno nei loro confronti. < Io.. > provò a dire, ma qualunque cosa non le sembrava opportuna < Non voglio la tua pietà > si difese subito lui, chiudendosi nuovamente in quella corazza dura e fredda che faceva più male a se stesso che agli altri.

La rosa scosse violentemente la testa < Non intendevo quello, mi dispiace di essermi comportata così, l’altra volta. Ho parlato a vanvera non soppesando quelle parole che, invece, avevano il loro peso > spiegò guardandolo. Sasuke rimase sorpreso. In pochi sapevano del loro passato e, quando Naruto lo raccontava, non erano mai mancati gli sguardi pieni di compassione, di tristezza o di pietà che rendevano il biondo sempre più triste e lui sempre più arrabbiato.

Odiava quello sguardo perché non era di certo colpa loro se li avevano abbandonati, non erano certo loro che l’avevano deciso e voluto. Eppure quella era la prima volta che una persona che sapeva del suo passato non lo guardava così, non gli mostrava compassione ma, diversamente, nello sguardo di Sakura, Sasuke potè leggere solamente una grande voglia di aiutarlo, di sapere di più non per curiosità, ma per alleviargli quel dolore, per aiutarlo a sorreggerlo.

Sorrise impercettibilmente, tornando a raccontare – Una volta, quando io ero malato, Naruto uscì a giocare con Karin e delle sue amiche. La sera, però, non era tornato e, preoccupato, mio fratello maggiore lo era andato a cercare e lo aveva trovato al parco, svenuto. All’ospedale ci dissero che doveva aver battuto forte la testa e che solo per miracolo non aveva portato gravi danni celebrali o, peggio..

– Inghiottì saliva al solo pensare a quell’opportunità che, fortunatamente, non si era presentata. Sakura sorrise, immaginava che i due, nonostante lo dessero poco a vedere, in realtà si volevano un gran bene. – Lui raccontò di essere caduto da solo dallo scivolo ma io non gli credevo. Lui è sempre stato bravo a mentire, a nascondere quello che prova, nonostante possa sembrare il ragazzo più sincero del mondo. Eppure io sentivo che c’era qualcosa che non andava e così lo costrinsi a rivelarmi la verità

– spiegò, ricostruendo quel sorrisetto. Sakura continuava ad ascoltarlo, attenta, cercando di non pensare alla sua mano ancora a contatto con la sua guancia ma provando ad immaginarsi le cose che lui le stava raccontando. Proprio non se lo immaginava, quel Naruto, a mentire. Aveva notato subito il suo sorriso sincero e allegro, molto contagioso e, fra i due, pensava che fosse lui il bugiardo della situazione ma, infondo, entrambi cercavano di nascondere il dolore e, ognuno lo faceva a modo suo, lei ne era un esempio.

– Lui mi urlò che era stata Karin a spingerlo ed era scappata, lasciandolo solo, dopo che lui era svenuto a terra. Io gli chiesi il motivo per cui lui non lo avesse detto a nostro fratello e lui mi rispose che non l’aveva fatto perché lei era la mia unica amica e, se lui l’avesse saputo, io non avrei più avuto amici.. > Si era bloccato, non sapendo come andare avanti. La faccenda “ Karin “ era ormai una brutta esperienza che era rimasta indelebile nella sua mente, ma era riuscito a chiuderla definitivamente proprio il giorno prima o, almeno così credeva, non pensava che, ancora, ricordarla fosse così doloroso. 

< Per questo l’altra volta ci parlavi? Volevi mettere ben in chiaro le cose? > domandò Sakura, avendo percepito la sua difficoltà nel proseguire. Sasuke aveva annuito ma era rimasto ancora in silenzio, cercando di trovare le parole più adatte per continuare. La rosa aveva capito che c’era dell’altro, che le cose non erano finite e rimase in silenzio, attendendo di udire la sua voce. < Alla fine io mi allontanai da Karin, facendo in modo che lei non mi desse più noia né a me né a Naruto e riuscì anche a farmi due nuovi amici che andavano d’accordo perfino con lui. Tutto sembrava andare per il verso giusto, o quasi, fino almeno alle medie..

– prese un bel respiro per continuare subito, si era lanciato e aveva paura che, se si fosse fermato, non avrebbe più trovato la forza per continuare e, aveva compreso che, parlare con qualcuno, aprirsi con lei, gli stava facendo davvero bene – Nel rendimento scolastico io e Naruto siamo completamente diversi e lo siamo sempre stati. Io eccello sempre in tutte le materie mentre lui è già tanto che passa alla fine degli anni scolastici.. > < Sei modesto.. > Sakura non potè evitare di commentare, sarcastica.

Lui si interruppe, guardandola serio. Lei si maledisse: lui le stava raccontando una cosa importante, seria e dolorosa e lei ci trovava da scherzare. Stava per chiedergli scusa quando lui iniziò a ridere, spiazzandola completamente. Rideva veramente di gusto e la sua risata era così bella, così pura che trascinò anche la ragazza < Bhe, possiamo dire che io e lui siamo in tutto e per tutto gli opposti ma entrambi siamo carenti di modestia

– aveva risposto lui, sempre ridendo. Sakura aveva annuito e, vedendo che stava tornando serio e concentrato, riassunse anche lei un’espressione contenuta, pronta ad ascoltare il resto – A fisica avevamo un professore veramente bravo, si chiamava Orochimaru. Adoravo come spiegava e mi impegnavo particolarmente nella sua materia mentre a Naruto quell’uomo non è mai piaciuto ed era quella in cui andava peggio.

Mi potevo definire il pupillo del professore e questo mi rendeva abbastanza orgoglioso perché stimavo molto quell’uomo però avevo un compagno, si chiamava Kabuto Yakushi, che, invece, non sopportava il mio comportamento e faceva di tutto per attirare le attenzioni del professore anche se inutilmente. Posso benissimo dire che lui mi odiava e io, all’inizio ero indifferente, non mi importava un gran che, fino a quella volta..
 


Inizio Flash Back
 


< Hey Uchiha! Aspetta! >

Era ormai il tramonto, anche quella fredda giornata di gennaio si era conclusa e i due Uchiha stavano rincasando da scuola. Si girarono osservando un ragazzo albino che gli correva dietro. < Che vuoi Yakushi? > domandò freddo e tagliente Sasuke. Il ragazzo li raggiunse e, dopo aver ripreso fiato, si rivolse all’Uchiha maggiore, ignorando completamente il minore come sempre. < So che al professor Orochimaru servono delle erbe per il prossimo esperimento e so dove si possono trovare, vieni con me? >

Quella proposta sembrava tanto di inganno ma, pensare di poter essere utile al suo professore preferito, era una proposta veramente allettante alla quale difficilmente Sasuke avrebbe detto di no. < No, non ci interessa. Andiamo a casa Sasuke! > aveva esclamato freddo e lapidario, cosa insolita e rara, Naruto, prendendo per un braccio il moro e trascinandolo verso casa.

Lui proprio non sopportava quel ragazzino con gli occhiali che, ogni volta cercava di far cadere dal piedistallo suo fratello anche se inutilmente dato che Sasuke era perfetto ma, nel sentire quel tono malizioso e quella proposta troppo allettante, troppo buona, aveva subito pensato che poteva essere una trappola ed era meglio finirla subito. Se quel maledetto Kabuto non avesse aggiunto quella frase: < Peccato Uchiha, non pensavo che ti saresti tirato indietro così. Non immaginavo che fossi talmente codardo da nasconderti dietro le spalle del tuo fratellino >

Nel sentire quelle parole Sasuke strattonò il braccio, facendo lasciare a Naruto la presa. < Io vado con lui > aveva asserito subito, voltandosi in direzione dell’albino che sorrideva sotto i baffi. Naruto sbuffò, guardando con astio l’occhialuto e prendendo per un braccio il fratello < No, tu non ci vai. Torniamo a casa. Adesso > aveva detto, deciso a fare così.

Ma il maggiore aveva, nuovamente, fatto di testa sua e continuava, convinto a voler seguire il ragazzo. Naruto provò a trattenerlo, utilizzando maggiore forza nella presa ma, all’improvviso, Sasuke si girò di scatto, spingendolo malamente e con forza, facendolo cadere all’indietro e facendogli battere la testa sul freddo marciapiede.

Il tempo si era improvvisamente fermato, Kabuto non c’era più. Erano solo loro due: Sasuke in piedi, girato a mezzo busto e Naruto sdraiato sul marciapiede, con una mano dietro alla testa dolorante. Si guardavano con astio, con rabbia. Naruto era deluso dal comportamento del fratello e si sentiva ferito per quel gesto così aggressivo.

Sasuke era preoccupato, non si era minimamente reso conto di aver messo tutta quella forza nella spinta e aveva paura che il biondino si potesse essere fatto veramente male. Però aveva sempre un orgoglio e lì c’era Kabuto, doveva sembrare deciso e indifferente.
Il biondino si era alzato, continuando a guardarlo male e, dopo aver rivolto lo stesso sguardo, se non più feroce, all’albino si diresse, da solo, verso casa. Sasuke rimase immobile, indeciso su chi seguire ma quando Kabuto lo esortò a seguirlo non potè fare a meno di seguirlo, voltando le spalle a suo fratello.

Kabuto lo condusse fino al fiume appena fuori città e gli indicò la sporgenza dove cresceva l’erba. Questa era fiorita a due metri sotto di loro, quasi a contatto con l’acqua che, in quel periodo dell’anno, era alta, fredda e molto agitata. Sasuke si sporse meglio per guardare e per cercare un modo per arrivare a prenderla ma, appena si avvicinò ai margini del fiume Kabuto, dietro di lui, lo spinse, facendolo precipitare.

Non sapeva dire che cosa successe perché, improvvisamente si sentì mancare al terra sotto i piedi, sentì il cuore arrivargli fino in gola e strozzargli un urlo che premeva di uscire. Poi sentì un dolore forte al braccio che veniva strattonato verso l’alto e, dopo, si sentì oscillare. Non si era nemmeno reso conto di aver chiuso gli occhi e, quando gli riaprì, vide sotto di sé, a pochi centimetri dai suoi piedi, l’acqua minacciosa che scorreva velocemente e tramortiva tutto quello che incontrava.

Azò lo sguardo, sgranando gli occhi per la sorpresa < N-Naruto > sussurrò.

Suo fratello si reggeva con una mano al bordo roccioso del margine e con l’alta mano teneva saldamente ancorata la sua. Il biondino, sentendosi chiamare, lo guardò con rabbia < Adesso ti tiro fuori di qui e poi ti prendo a calci fino a casa! > aveva esclamato arrabbiato, molto arrabbiato ma anche spaventato per la posizione precaria in cui erano. Sasuke non ebbe tempo di dire niente che un rumore sinistro li riscosse. Entrambi notarono che la roccia a cui era appigliato Naruto si stava sgretolando: questione di tempo e sarebbero precipitati nelle acque scure del fiume.

Davanti a loro si ergeva fiero Kabuto che li guardava con sufficienza dall’alto al basso, con un sorrisetto divertito. < Ti prego, aiutaci.. > aveva mormorato Naruto a denti stretti mentre iniziava a sentire il dolore alle braccia e la testa iniziava a girargli vertiginosamente, proprio adesso si dovevano verificare le conseguenze di quella caduta?!

L’albino ghignò e se ne andò, lasciandoli soli. La terra sotto il palmo di Naruto stava iniziando a franare per il troppo peso e fra poco sarebbe ceduta del tutto < Naruto, lasciami andare. In due siamo troppo pesanti > < Sta zitto! – aveva urlato Naruto, non guardandolo ma mettendoci così tanta rabbia da avere veramente il potere di zittirlo – Questo è tutta colpa tua. Perché non mi vuoi mai dare retta?! Ti da così fastidio essere tu a seguirmi, per una volta?! E pensare che io sono tanto orgoglioso del mio fratello perfetto e guarda in che situazione ti sei cacciato. >

Sasuke stava per replicare, anche se lui stesso non sapeva bene cosa dire, ma una goccia, seguita da un’altra e un’altra ancora lo fecero tacere. Naruto stava piangendo; se non fosse arrivato in quel momento, se avesse ritardato anche solo di un secondo Sasuke sarebbe morto e ora, quello stupido, gli chiedeva perfino di lasciarlo cadere.

Strinse più forte la terra sotto la sua mano, mentre i piccoli detriti gli si conficcavano nella carne facendogli sanguinare il palmo. < Naruto.. > sussurrò Sasuke ma non potè aggiungere altro che la zolla di terra da cui dipendeva la loro vita franò, facendoli scivolare nel nulla. Sasuke chiuse gli occhi, pronto all’impatto con l’acqua ma si sentì nuovamente tirare e poi, sentì di nuovo la terra sotto i piedi e l’erba fresca e già umidiccia solleticargli le mani.

Aprì gli occhi, vedendo Itachi con in grembo suo fratello e dietro di lui Jugo e Suigetsu. Non capiva che cosa stava succedendo ma tutte le domande gli si mozzarono in gola quando notò che Naruto era inerme fra e braccia di Itachi. < Naruto! > esclamò, avvicinandosi. < Sta bene – disse il maggiore degli Uchiha guardando il biondino con apprensione, costatando che era svenuto per la paura.

Poi indurì lo sguardo e lo posò su Sasuke – Ti rendi conto di quello che stava per succedere? Se non fossi arrivato in tempo tu e Naruto sareste sul fondo del fiume! - disse duro e rigido. Non voleva veramente sgridare Sasuke ma la paura che aveva provato era stata tale che adesso gli era rimasta soltanto rabbia in corpo e doveva sfogarla su qualcuno.

Lo guardò ancora minacciosamente, furioso come non lo era mai stato e, vedendo che suo fratello aveva abbassato lo sguardo veramente pentito e soprattutto conscio di quello che sarebbe potuto succedere, si rabbonì – Dai, adesso andiamo a casa > disse, dandogli un leggero colpetto sulla fronte con due dita, prendendo poi in spalla il biondino e dirigendosi verso casa seguito da Suigetsu, Jugo e, infine, lui.

Solo più tardi aveva appreso che suo fratello, ritornando a casa, aveva incrociato i due amici e, torturato da un presentimento, gli aveva chiesto di andare a chiamare Itachi e di raggiungerli nella direzione che aveva visto prendere ai due così, senza pensarci troppo, con ancora la testa che gli doleva, si era messo a correre arrivando fino al fiume e soccorrendolo in tempo.
 


Fine Flash Back
 


.. Non ho mai parlato di quella volta con Naruto. Lui non vi ha mai fatto accenno e io ho preferito sempre sorvolare sulla questione. Ma rimane il fatto che, per colpa mia, lui stava per morire. Sarebbe potuto precipitare insieme a me. L’avrei ucciso con le mie mani. E’ colpa mia.. - sussurrò alla fine, più a se stesso che alla ragazza, mentre nuovamente le sensazioni di prima lo assalivano, torturandolo e il dolore si faceva nuovamente spazio nei suoi occhi.

Sakura appoggiò a sua mano su quella ancora ancorata alla sua guancia e ci si appoggiò, chiudendo gli occhi, godendosi quel contatto e sperando di passargli un po’ di calma. Adesso comprendeva che cosa l’aveva spaventata tanto di quello sguardo: lui, come lei, pensava di non valere niente e di dover vivere chiuso in se stesso.

Pensava di non meritare niente se non la morte e quella verità, che faceva male, l’aveva spaventata perché, fino ad adesso lei era vissuta nella menzogna creata dal suo inconscio. – Sakura.. Grazie.. > sussurrò lui, una volta che si era calmato. Anche solo parlare con lei gli era stato di grande aiuto e, nonostante non fosse riuscito a proseguire, non avesse descritto precisamente come si sentiva, sapeva che lei aveva capito e lo aveva compreso.

Era realmente grato alla rosa che, solo pochi minuti prima lo aveva fatto ridere, cosa rara, rarissima per lui. Eppure, quella, era una vera risata, che gli veniva dal cuore. Lei era stata così spontanea e vera, ma allo stesso tempo impacciata e preoccupata per lui. Aveva messo lui al primo posto per quel tempo e lui si era sentito diverso, si era sentito che, per qualcuno, valeva davvero.

Lei gli sorrise, felice che gli fosse stata d’aiuto ma poi si avvicinò, appoggiandogli una mano sulla guancia e strofinarla su di essa < Forse non sono la persona adatta per dirti questo, ma credo che tu dovresti parlare di queste cose con Naruto. Io sono convinta che anche lui soffra per quello che vi è accaduto e sono sicura che ti vuole più bene di quello che immagini. Io penso che i fratelli siano, prima di tutto degli amici con i quali si possono dividere sì le belle esperienze, le risate e le cose felici ma bisogna dividersi anche il peso del dolore, della tristezza e dell’odio. >


Sasuke ascoltò ogni singola parola, scolpendola nella sua mente, mentre quella voce così dolce, così delicata lo cullava e gli risanava l’anima. Sorrise sinceramente, sapendo che le parole, in quel momento, sarebbero state superflue. Si alzò da dov’era seduto e si avvicinò al suo volto, posando le sue labbra fredde sulla sua fronte scottante.

L’Haruno arrossì, incapace di muovere un muscolo o di dire qualunque cosa. Purtroppo quel contatto fu breve, ma intenso, e quando Sasuke si staccò, notò il volto rosso come un peperone della ragazza: sembrava proprio una fragola. Sorrise al pensiero mentre si gustava il suo sapore rimastogli incollato alle labbra poi si girò a guardare il locale < Sarà meglio darsi una mossa.. > disse mentre riprendeva a pulire.

Sakura si riscosse e cercò di darsi un contegno. Annuì, iniziando a lavorare con lui in silenzio ma, quello, non era un silenzio di parole non dette, un silenzio di tensioni o di attimi persi. Quello era un silenzio bellissimo, calmo, sereno. Un silenzio di cui entrambi avevano bisogno. Un silenzio nel quale entrambi stavano bene e, in quel silenzio, le parole sarebbero solo state superflue, inutili: lo avrebbero rovinato come il bianco avrebbe rovinato quegli occhi.

Continuarono a pulire, tirando a lucido il bar, ognuno immerso nel suo silenzio che si fondeva con quello del’altro ma, entrambi, con un sorriso. Sasuke piccolo e appena accennato ma ugualmente bellissimo e puro, Sakura con uno solare, pieno, vero.






Spazio Autrice:

Salve!!!
Avrei tanto voluto aggiornare ieri, ma non ho trovato nemmeno un secondo per accendere il computer.
Allora, che dire, questo è uno dei capitoli che, fino ad ora, mi piace di più, insieme a quello dopo. Non sono una grandissima fan SasuSaku, preferisco NaruHina, comunque in questo capitolo mi sono impegnata veramente per cercare di descrivere nel modo migliore possiblile le emozioni di entrambi, immergendomi completamente perima nell'uno e poi nell'altra. Il capitolo si intitola: Al di là dell'odio.

Ho qualche precisazione da fare a proposito: Orochimaru qui ha una parte neutra, ma vi do un indizio: per me lui è un grande personaggio e mi piace molto; un pò meo Kabuto al quale gli ho dedicato una parte un pò da " cattivo ". Non vorrei che i personaggi vi sembrassero OOC; come già dissi tempo fa, questi personaggi hanno alle spalle una storia, un'infanzia diversa da quella dell'anime, per cui credo si normale che, adesso, cresciuti, agiscano, pensino e provino in modo diverso rispetto al manga.

In definitiva credo che questa sia la settimana del " facciamo parlare Sasuke " ( mi riferisco all'episodio che è uscito ieri, il più bello, secondo me, di tutto Naruto ).
Mi sono dilungata anche troppo. 



Alla prossima.                                                                                             144kagome_alice144

 
  
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