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È stata dura.

Dico uccidermi.

Più che altro inscenare la mia morte, ma dettagli, perché un po' mi sono ucciso. Ho ucciso la vita che possedevo, seppur piccola e insignificante.

Mi è mancato risolvere crimini. Più o meno l'unica cosa che faccio correttamene. Ma questo non è il momento per essere melodrammatici, non è vero? O forse sì. Ho aspettato tanto per rivedere il suo viso. È perfetto, lo adoro quando fa queste facce buffe che lo contraddistinguono. Ne sta facendo una proprio ora, ma dura poco. Tutti vorrebbero uno John personale, almeno per le sue facce. Ma dettagli. Il portatore di tutto ciò è spettacolare. Nell'insieme di tutto. Gli è lo mai detto? Probabilmente no, magari non è il momento. Sbagliato. Voglio solo non dirglielo, voglio tenermelo per me. Non capirebbe, me lo rinfaccerebbe. Sono molto timido, già. Dopotutto, sì.

"A cosa... A cosa stai pensando?" mi chiede. Il suo viso, quando alzo nuovamente lo sguardo su di lui - dopo che l'ho abbassato perché lo ha alzato lui su di me, è curioso, corrucciato.

"Non lo so. A un po' tutto." Mi alzo, prendo velocemente il mio violino.

"A un po' tutto?" sento lui dirmi da dietro le spalle. Lo vorrei più vicino, in questo momento. Mi fermo un attimo sconcertato e ora comincio a suonare. Non rispondo.

"Odio. Odio profondo che nutro su di te quando non rispondi."

Lo dice perché gli ho detto io di farlo. Quel gioco delle quindici cose che odio di te. Si dice così? Esiste? Abbiamo visto il film per colpa della Hudson. Imbarazzante a dir poco.

"Lo avevi già visto?" gli chiedo, nel frattempo spero senta il dolore nelle note alte e irte di risentimento nel mio violino. Suono quello che probabilmente ha provato John in mia assenza, ma lui ovviamente non lo sa. Mi piace sentirmi a contatto con lui, così, anche se so che non sono mai strettamente a contatto con lui mai.

"Sì, con Mary."

Un groppo in gola che non riesco a trattenere. Ma perché, poi? Mary è perfetta. Ed anche se non lo fosse, l'imperfezione la rende perfetta. Non annuisco, non faccio niente.

"Ti vedo pensieroso. Mi rendi nervoso, così. Altra cosa da aggiungere alla lista. E siamo a quota undici. Altre quattro e ho vinto."

Io mi sono rifiutato di fare questo stupido gioco - che però ho offerto gentilmente a lui. Per esempio, io non odio niente di John. Soltanto... Amo e odio. Tutt'edue. E credo che più che odiarlo lo amo fraternamente di più, a confronto. Nelle cose che fa, intendo. Per esempio, quando fa queste facce, delle volte le odio, ma il sentimento di amore prevale. Ma ovviamente deve essere così.

"Ingannevole un silenzio, non è vero?" dico io, smettendo di suonare. La finestra si allontana dalla mia visuale, lo scuro di fuori mi fa accendere la lampada.

"Perché sei venuto qui?"

Lui fa un verso strano, un sorriso interiore di quelli che sembra si trattengano. "Ora non posso più venire a vederti, Sherlock? Non sono gradito?" Sbuffa ancora in questo modo, guardando a terra, poi rialza lo sguardo su di me.

Lo guardo. "No."

"Non hai fatto la faccia corrucciata. Vuol dire qualcosa?" continua lui, indicando il mio viso.

"Smettila."

E così la smette. Rimaniamo in silenzio.

"Dovresti andare a cenare" lo interrompo io.

"Già." Lui si alza pesantemente. "Io... Scusami. Scusami tanto." Corruccia la fronte, passa il suo sguardo da terra a me. Sorride. "Lo sai perché ho detto se eri pensieroso? Perché pensavo mi leggessi... Io... Ah, è meglio che vada. Ho bevuto troppo."

Lo lascio andare, ancora senza dire una parola. Bocca sigillata, mente offuscata dalla sue parole. Non capisco.

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Welcome. Prossima volta vedremo i pensieri di John uscito dal 221 di Baker Street. Curiosi? Spero. Spero vi piaccia, l'ho scritta per sfogarmi sulla Johnlock, sui pensieri, su come questa si potrebbe sviluppare se si sviluppasse. Non voglio vincere nessun premio, ho solo scritto. By :)