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Autore: LadyMintLeaf    07/10/2016    0 recensioni
"Lei era bella e gentile a tal punto che nessun'altro fuorché un folle avrebbe potuto desiderare di farle del male.
Ma Loki le aveva fatto del male, molto male; troppo forse, ed in un istante ad esso tornarono in mente un antico poema runico norvegese che aveva letto una volta in un libro proveniente da Midgard.
"Þurs vældr kvinna kvillu, kátr værðr fár af illu", diceva e tradotto, significava "Il gigante causa dolore alle donne, pochi uomini gioiscono della sfortuna.".
E forse lui non era figlio di uno di quei giganti che tanto facevano tremare la gente al solo sentirli nominare?
Ma no.
Lui non voleva essere considerato un mostro..... Non voleva fare del male a nessuna donna.
Eppure a Sigyn aveva già fatto del male."
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn, Thor, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

 
 
Era mattino presto.
L’alba era sorta da poco sulla grande città dorata, sospesa nel cielo, sopra le acque impetuose che sgorgavano riversandosi in mille cascate luminose al di sotto dell’immenso ponte dell’Arcobaleno alla cui estremità, nel suo osservatorio, il guardiano dalla pelle scura chiamato Heimdall sorvegliava notte e giorno i nove regni e le creature che vi abitavano, facendo la guardia inoltre e soprattutto al mondo al quale lui stesso apparteneva.
Un mondo che a quell’ora del mattino si stava ancora svegliando in tutta la sua bellezza.
Molti dei suoi abitanti dormivano ancora, rinchiusi nelle loro comode stanze, assaporando gli ultimi piacevoli istanti del sonno; magari sognando o semplicemente riposando.
Chi non dormiva era invece uno di quelli che avrebbe potuto riposare quanto voleva, vista la sua condizione di principe ed unico erede al trono.
La luce del sole si rifletteva sulle superfici dorate della residenza reale ad Asgard, mentre Thor percorreva i lunghi corridoi con passo affrettato. Sul suo volto era disegnata un’espressione seria e decisa ed il suo passo era fermo e quasi marziale.
In altre occasioni il Dio del Tuono, si sarebbe fermato ad osservare il vasto paesaggio che si stendeva al di sotto delle ampie balconate della reggia di Odino, lasciando che il suo sguardo spaziasse su tutta la vastità della Città Eterna, ammirandone la sua indiscussa maestosità.
Avrebbe ascoltato il canto degli uccelli e si sarebbe lasciato sfiorare il viso dal vento tiepido che spirava dal mare, permettendo ai suoi pensieri di vagare lontani, calmi.
Non quel giorno, però.
Quel giorno Thor aveva ben altro per la mente e non poteva permettersi di perdere un solo istante, perché i suoi pensieri non erano affatto calmi.
Lo turbavano già da parecchi giorni, continuavano a turbinargli nella mente, fastidiosi, insinuanti e lui aveva deciso che era giunto il momento di dare a questi pensieri e a molte delle domande che non lo lasciavano riposare quietamente, una risposta.
Per fare ciò, sapeva che avrebbe dovuto rivolgersi a suo padre, ed era esattamente quello che Thor si stava accingendo a fare.
Continuando a percorrere i corridoi del palazzo, salutando con un semplice cenno del capo le poche guardie assonnate che incontrava al suo passaggio, Thor accelerò ancor più il passo, fin quando giunse dinnanzi alla massiccia porta dorata e riccamente lavorata che dava accesso alla sala del trono.
Qui, si fermò un breve istante, inspirando una profonda boccata d’aria; cercando di assumere un’aria molto più regale e composta, adatta al figlio di Odino; quindi, senza altri indugi, spalancò i pesanti battenti, spingendoli verso l’interno e riprese il cammino, attraversando a grandi falcate decise ma controllate, il lungo corridoio che lo separava ancora dal trono e dalla figura del Padre degli Dei, che vi stava comodamente ma imperiosamente seduto sopra.
Quando infine raggiunse quest’ultimo, il Dio del Tuono si fermò a pochi passi dai primi massicci scalini che si innalzavano verso lo scranno dorato, depositando con cura Mjolnir al suolo, chinando il capo ed inginocchiandosi con reverenza dinnanzi a Odino che, in silenzio, aveva osservato la sua venuta con calma piatta, quasi con ostentata indifferenza.
<< Padre, devo conferire con voi. >> esordì il Dio del Tuono, fissando solo per un istante il massiccio martello che gli donava il potere, dal quale non si separava quasi mai, prima di sollevare il proprio sguardo sul Padre degli Dei.
Odino continuò a guardare il figlio per qualche altro attimo, con l’unico occhio buono che scintillava.
Quindi, con solennità e quasi con le stesse cerimoniose parole che avrebbe potuto usare accogliendo qualsiasi altro suddito al suo cospetto, rispose lentamente: << Bene, Thor. Parla pure se vuoi. >>. Fece una pausa, prima di aggiungere: << Ti ascolto. >>.
Annuendo leggermente, Thor lasciò che il proprio sguardo spaziasse per tutta l’immensa sala del trono, osservandone il prezioso arredamento, i massicci bracieri nei quali ardevano lingue di fuoco color cremisi che s’innalzavano verso le ampie volte soprastanti; le colonne ai due lati della lunga stanza.
Si prese qualche attimo per ripensare a ciò che desiderava esporre al Padre, quindi iniziò a parlare con voce ferma: << Da quando i nove regni sono in pace, Asgard sta vivendo un periodo di tranquillità che da lungo tempo era stato negato a tutti noi. Il popolo è allegro e nessuno più desidera pensare alla guerra e alle pene che essa ha condotto con sé in passato….. >>.
Odino alzò improvvisamente la mano verso di lui, in un imperioso gesto che voleva significare silenzio e Thor, quasi costernato fece come esso gli ordinava.
<< Tutti questi sono fatti dei quali conosco già l’esistenza, figlio mio. >> gli fece notare Odino, senza scomporsi, parlando con voce stentorea e continuando a tenere il suo unico occhio puntato sul volto del principe dai capelli biondi: <<  Se sei venuto da me solo per parlare di Asgard e della felicità del mio popolo, ti informo che so già tutto. Ne sono al corrente da molto tempo e questa è la conferma che tutto sta andando come dovrebbe. >>.
S’interruppe, spostando leggermente il proprio corpo sul trono d’oro lavorato che occupava; poi domandò con tono sbrigativo: << Devi dirmi altro, Thor, oppure devo dedurre che sei qui solo per vantarti delle tue imprese in guerra che hanno condotto il nostro mondo alla pace? >>.
Ricacciando un improvviso moto d’orgoglio,nel notare che il Padre quella mattina pareva più di malumore del solito, Thor rispose quasi di fretta: << No, padre. Non sono qui solo per….. Vantarmi. >>, scosse il capo, ripensando a quando, solo pochi anni prima, si sarebbe realmente recato dal padre solo per parlare delle sue gesta in battaglia, esaltando la sua bravura con le armi a beneficio solo ed esclusivamente suo e della sua indole fiera e combattiva.
<< Ho imparato da tempo e a mie spese che la troppa sicurezza in se stessi non sempre conduce alla giusta soluzione delle cose. >> ammise quindi, chinando leggermente il capo: << Non cerco il vostro compiacimento, ma sono qui perché desidero mettervi a parte di alcuni fatti che stanno accadendo nella Città Eterna. >>.
Smise di parlare solo il tempo necessario a dare il tempo a Odino di concentrare meglio le proprie attenzioni su ciò che lui stava per rivelargli: << Fatti che riguardano appunto i vostri sudditi. Essi sono felici per la nuova pace ritrovata, questo è vero, tuttavia negli ultimi tempi hanno iniziato a circolare delle voci per Asgard. >>.
Esitò, prima di aggiungere quasi fosse una sorta di monito: << Voci che parlano di voi e del vostro modo di governare. >>.
Aggrottando la fronte, il Padre degli dei si mosse adesso leggermente a disagio sulla sedia dorata, domandando poco convinto: << Il mio modo di governare? >>.
Thor rispose ancora una volta con un cenno del capo appena percettibile e non parlò.
Sembrava inquieto più del Padre nel rivelargli questi fatti, seppur si fosse imposto da solo di adempire a questo scomodo compito di portavoce.
<< La gente di Asgard sta forse iniziando a pensare che io sia troppo vecchio per continuare a governare su questo mondo con la dignità necessaria? >> domandò Odino, squadrando Thor da capo a piedi come se fosse la prima volta che lo vedeva e stentasse a riconoscere in lui il proprio figlio.
Sospirò scuotendo il capo.
Quindi fissando uno dei bracieri alla base della scalinata, replicò, alzando la voce a mano a mano che procedeva nel proprio discorso: << È vero, Thor, non sono più giovane come un tempo, ma la forza che scorre nelle mie vene è immutata e la mia capacità di giudizio invariata. Qualunque cosa il popolo stia temendo, non ha ragione di esistere. Sono sempre il loro re e lo resterò per molto tempo ancora. >>.
Queste ultime parole del Padre degli dei, risuonarono molto simili ad una sfida alle orecchie di Thor, che si accorse del cambiamento nella voce del padre.
Un cambiamento sottile, ma pur sempre percettibile.
Pareva quasi che Odino gioisse nello specificare che per il momento lui era e restava Re di Asgard e Thor avrebbe dovuto attendere ancora prima di poter prendere il suo posto.
Avrebbe dovuto attendere fino a quando fosse stato lui a deciderlo.
<< In realtà…. >> farfugliò il Dio del Tuono: << Non è questo a turbare la gente, Padre. In molti vi vedono…. Cambiato. >>.
<< Cambiato? >> Odino parve sorpreso da quell’affermazione, ed un tenue sorriso gli stirò le labbra seminascoste dalla barba e dai baffi grigi.
Sembrava quasi trovare le parole del proprio successore impossibili e ridicole.
Thor annuì leggermente alla domanda dubbiosa che il Padre degli Dei gli aveva appena rivolto.
<< Il popolo non è il solo a pensarlo. >> Rivelò cercando di mantenere un tono neutro: << Dopo la battaglia con gli Elfi Oscuri e il loro capo Malekit; dopo la morte di…..>>.
S’interruppe un solo istante, distogliendo lo sguardo dal volto solenne di Odino, che continuava a fissarlo impassibile dall’alto del suo trono dorato.
Deglutì a vuoto per ricacciare il ricordo di quei momenti orribili, poi riprese: << Dopo la morte di mia madre Frigga, anche chi vi è più vicino inizia a credere che qualcosa in voi sia mutato. I soldati, Lady Sif e i guerrieri, tutti vi vedono in qualche modo diverso. >>.
Dopo che l’eco di queste ultime parole si fu spento, padre e figlio restarono in silenzio per un istante, l’uno riflettendo sulla gravità di quel messaggio, l’altro augurandosi di non irritare o turbare troppo il Re di Asgard con quei suoi dubbi.
Tolto lo sfrigolio delle fiamme che ardevano nei bracieri, non si udiva alcun rumore nella sala del trono.
Quell’attimo di silenzio parve durare un eternità; poi Odino domandò con un tono di voce che pareva un’accusa: << Anche tu, Thor? >>.
<< Io…. >>, Thor tentennò.
Non sembrava aspettarsi dal Padre una domanda come quella, quasi pensasse che la risposta fosse ovvia e scontata: << Non so bene cosa pensare, Padre. >>.
Traendo un profondo sospiro quasi rassegnato, Odino scosse il capo, restando ancora per un attimo in silenzio.
Il suo sguardo si era fatto remoto e intriso di una profonda tristezza e quando parlò la sua voce si fece udire meno stentorea ma più debole di prima e rotta da emozioni intense seppur difficili da identificare: << Ho sofferto per la morte di Frigga, questo non posso negarlo. Era mia moglie e l’amavo come non ho mai amato nessun altra donna. Tu questo dovresti saperlo bene quanto me, Thor. >>.
Smise di parlare, facendosi rigirare pensosamente nel pungo il lungo bastone d’oro che era il simbolo del proprio potere, come se questo avesse potuto infondergli nuova forza per continuare a parlare.
<< Tuttavia, il dolore per la sua perdita non mi ha cambiato in alcun modo. >> puntualizzò quindi, tornando a indirizzare lo sguardo su Thor che, sempre inginocchiato ai piedi del trono, aveva chinato a sua volta il capo, ripensando alla madre: << Anzi; posso dire di vedere le cose ancor più chiaramente, ora. >>.
Thor assentì leggermente e, come se questo suo gesto avesse rotto una sorta di incantesimo, facendo tornarne immediatamente il Padre degli Dei deciso e sicuro di sé, questo si alzò velocemente dal trono lavorato e poggiando l’estremità inferiore dello scettro a terra, fece riecheggiare il tonfo sordo del metallo contro il metallo per tutta l’immensa sala circostante.
Questo suo gesto ovviamente significava che per lui quella riunione era terminata.
Infatti, quando l’eco si fu spento fra le alte colonne intarsiate, il Re di Asgard riprese la parola, esclamando con un tono che non lasciava spazio alle repliche: << Adesso va, Thor. Lasciami ai miei compiti di sovrano. >>.
Mosse la mano, verso il figlio, quasi ad accentuare le proprie parole, poi gli volse le spalle, facendo allargare dietro di sé l’ampio mantello rosso, assai simile a quello indossato dallo stesso Thor.
Questo rimase in ginocchio ancora per un istante, sperando dentro di sé che il Padre avrebbe aggiunto qualcosa.
Invece, Odino continuò a dargli le spalle, come se Thor non fosse già più presente in quella stanza. Allora, comprendendo che quel colloquio era effettivamente terminato e che lui non sarebbe riuscito a conversare oltre con il Padre, il Dio del Tuono raccolse in fretta Mjolnir da terra e  sollevandosi, tornò ad annuire lentamente, pur sapendo che Odino non avrebbe potuto vederlo.
Quindi, volse a sua volta le spalle al sovrano di Asgard, iniziando a percorrere a ritroso la lunga sala del trono, pronto a lasciare suo Padre alle incombenze reali.
Aveva quasi raggiunto la porta che conduceva all’esterno, quando improvvisamente e ormai inaspettatamente, la voce di odino tornò a farsi sentire alle sue spalle, decretando con
enfasi: << Comunque hai fatto la cosa più saggia nel venire a rivelarmi i dubbi del popolo, figlio mio. Conoscere e tenere in considerazione il parere della gente è assai importante per un buon re. >>.
Nell’udire quelle parole, un nuovo barlume di speranza si fece strada nel cuore di Thor che, dopo essere tornato a guardare il Padre, si affrettò a domandargli: <>.
Odino assentì solennemente, rispondendo: << Lo farò. >>.
In parte rincuorato da quell’affermazione, sicuro che le sue parole non erano state vane, Thor sorrise leggermente e tornò a voltare le spalle al padre, accingendosi una volta ancora  a lasciare la sala del trono.
Mentre procedeva a passo spedito, con l’ampio mantello che svolazzava dietro di lui, non sentì le ultime parole che uscirono dalle labbra di Odino.
Non riuscì a percepire il cambiamento vibrante nel tono della sua voce, fattasi più sottile ed insidiosa, simile al sibilo di un serpente pronto a mordere la propria inconsapevole vittima.
<< Non temere Thor….. Lo farò senz’altro. >> mormorò colui che avrebbe dovuto essere Odino, ma che adesso non pareva più tanto simile al padre degli Dei.
Una lieve smorfia di disappunto si fece largo sulla sua bocca.
L’unico occhio buono si chiuse per un istante e quando si riaprì, non era più quello di Odino.
Non era più azzurro e limpido come il cielo sopra la città eterna, ma verde come uno smeraldo dalle mille sfaccettature, luminoso ed indagatore. 


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Primo capitolo della mia Loki x Sigyn fan fiction. 
è da tanto che non scrivo più qualcosa, ma spero che questa nuova storia vi piaccia; e spero di non aver fatto troppi errori nello scrivere.
  
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