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Autore: Amrlide    08/05/2009    4 recensioni
“Pensi di prenderti le tue responsabilità?”
Minato sorrise alla voce che rimbombava nella sua mente, forte e orgogliosa, come la persona a cui apparteneva.


[FF partecipante al primo turno del Piramidy Contest indetto da ShiIta]
Coppia: Minato/Kushina
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Yondaime
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Attrazione irresistibile


Questa piccola storia ha partecipato al contest "Piramidy Contest" indetto da ShiIta.
Io avevo scelto il numero 9 che corrispondeva a questa immagine:

fan art OrochimaruXKabuto

Note: è in assoluto la prima storia che scrivo e penso su questa coppia… purtroppo, sono due personaggi che ancora faccio fatica a conoscere.

Avvertimenti: immagino che qualcuno di puntiglioso potrebbe vedere in questa storia una sorta di Spoiler del capitolo 440 del manga, tuttavia ho fatto il possibile per evitare ogni riferimento esplicito proprio per evitare di dover mettere l'Avvertimento Spoiler!


Un grazie gigante a ShiIta per aver indotto questo contest e per il prezioso giudizio che mi ha lasciato ^^
E complimenti a tutte le altre concorrenti!





Pensi di prenderti le tue responsabilità?



“Pensi di prenderti le tue responsabilità?”

Minato sorrise alla voce che rimbombava nella sua mente, forte e orgogliosa, come la persona a cui apparteneva.
Lei gli avrebbe ripetuto quella frase anche in quell’occasione, ne era sicuro.
Con tono canzonatorio come usava a volte, o falsamente arrabbiato come faceva molto più spesso.
Ma forse stavolta avrebbe usato un tono apprensivo, anche se raramente l’aveva sentita usarlo: non era nel suo carattere disperarsi.
Sorrise ancora, amaro, alzando gli occhi verso il suo avversario, a terra ma non era ancora sconfitto.

“Pensi di prenderti le tue responsabilità?”

Nella sua testa la domanda di sua moglie risuonò ancora più forte; stavolta poté scorgerle il volto tra i suoi ricordi.
L’espressione corrucciata china su di lui, i capelli rossi che le incorniciavano il viso.
Se la ricordava perfettamente in quella posa da maschiaccio, pronta a fare a pugni se la risposta non le fosse piaciuta; d'altronde era così che l’aveva vista la prima volta.

“Pensi di prenderti le tue responsabilità, ragazzino? Mi sei venuto addosso! Come minimo devi risarcirmi il vestito che mi hai sporcato!”

Una mano sul fianco, l’altra stretta a serrargli il colletto della maglia, i piedi ben impiantati; poco importava che fosse lui quello per terra e che fosse stata lei ad avercelo scaraventato mentre correva. Poco valevano le obiezioni su quanto quell’abito fosse sporco e ben poco femminile anche prima del loro scontro.
Lei era così, era sempre stata così: chiassosa e cocciuta, in battaglia come nella vita di tutti i giorni. Sempre con quella frase sulle labbra, pronunciata come una sfida ad ogni occasione.

“Pensi di prenderti le tue responsabilità, Minato? È già la terza volta che ci incrociamo oggi, alla prossima mi devi offrire il pranzo!”

E pretendeva di avere ragione, anche quando era palese che lei lo avesse seguito apposta.
E come si arrabbiava quando lui le rispondeva che certe assurde incombenze non se le prendeva.

“Devi di prenderti le tue responsabilità, Minato! Quelle giuste, però! Non puoi lasciare che io ti baci se hai intenzione di allontanarmi perché hai già altre responsabilità per la testa!”

E come si divertiva lui a tenerla sulle spine, ad osservare il suo viso alterarsi e sentire ancora la sua mano sottile stringersi aggressiva attorno al suo colletto. Vederla confusa mentre allungava le braccia per stringerla a sé e ridere tra i suoi lunghissimi capelli rossi, mentre lei si ribellava e cercava di scostarsi dal suo abbraccio.
Il corpo del suo avversario tremò: stava per riprendersi, era questione di attimi.
Se ci fosse stata lei al suo fianco in quel momento sicuramente lui avrebbe dovuto faticare per impedirle di lanciarsi all’attacco contro quel mostro. Lei non si sarebbe spaventata dal corpo gigantesco della Volpe, né dalle sue nove code fiammeggianti che continuavano indomite a sferzare minacciose l’aria nonostante i sigilli di chakra che la imprigionavano. Avrebbe attaccato con la forza e l’imprevedibilità dei turbini che caratterizzavano il suo paese di origine; avrebbe lottato e dato la vita per quanto aveva di più caro.
E lo stesso avrebbe fatto lui.
- Hokage sama… - uno shinobi gli porse il bambino avvolto solo in uno panno; dormiva tranquillo. Minato lo prese in braccio con attenzione, non voleva svegliarlo prima del necessario. Presto ci avrebbe pensato il clamore della battaglia ripresa a farlo piangere. Sorrise a suo figlio accarezzandogli le gote rotonde, e le manine ancora troppo piccole per stringergli più di due dita.
Di nuovo il viso di Kushina invase con decisione la sua mente, le guance infiammate e le labbra tese, una mano sul fianco mentre l’altra gli sventolava un foglio sotto il naso.

“Questa è la lista di cose che un futuro papà dovrebbe fare mentre la moglie è in dolce attesa! Pensi di prenderti le tue responsabilità?”

Così gli aveva detto di essere incinta di loro figlio; nemmeno in quell’occasione si era mostrata più dolce del solito, anche se gli occhi le luccicavano spaventati da un’eventuale risposta negativa. Come se lui fosse mai stato in grado di darle una risposta negativa.
Minato chinò il viso e sfregò il naso sulla fronte di suo figlio.
- Tua madre non sarà affatto felice di vedermi raggiungerla così presto. - lo strinse un’ultima volta prima di riporlo nella cesta che aveva preparato - Ma sarà contenta di sapere che mi sono preso di persona ogni responsabilità per proteggerti.
Con un ultimo sorriso accarezzò il viso ancora addormentato di Naruto e avviò il rito per il Sigillo del Diavolo.



  
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