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Autore: Hiroshi84    08/10/2016    3 recensioni
Episodio autobiografico avvenuto in discoteca quasi quindici anni fa.
La storia ruota principalmente su una misera bottiglietta d'acqua di 2 euro.
Pardon, per la precisione 2 euro e 50 centesimi.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo diciannove anni quando iniziai a conoscere il magico mondo della discoteca, età in cui normalmente si ha la mente curiosa per nuove esperienze e per nuove emozioni.
Nonostante le svariate volte in cui vi misi piede, in verità non è che mi allettasse molto, ma ci andavo poiché ne ero trascinato da Ennio, il mio migliore amico dell'epoca, (nonché compagno di scuola e di banco) unica persona con la quale avevo instaurato un solido rapporto di amicizia di cui purtroppo finì dopo la maturità, poiché intraprendendo strade totalmente diverse, ci perdemmo di vista. 
Non andavamo nelle discoteche tradizionali, ma nelle cosiddette “disco giovani”, ovvero locali per ballare frequentato prevalentemente da ragazzini e ragazzi non più grandi di venticinque anni e con un orario di chiusura al pubblico che osservava l'una di notte. 
Ennio tra le tante disco giovani della città, mi propinava di andare sempre al Juvenile che a detta sua oltre ad essere la migliore, era quella in cui ci si rimorchiava di più e ci si spendeva di meno. Rimorchiare e spendere di meno diceva? 
Come scoprimmo in seguito non fu esattamente così.
Non nascondo che la scelta di una discoteca mi era indifferente, e poi cosa non poco importante, discutere con Ennio risultava inutile a causa del suo atteggiamento testardo e dominante, praticamente decideva, stabiliva, agiva anche per me o sarebbe meglio dire solo con me. Con gli altri non disponeva di questo potere, ma aveva il difetto di avere la lingua maledettamente lunga, dimostrandosi spesso e volentieri un autentico gallinaccio. 
Non era una testa calda, però a volte si rendeva protagonista di situazioni insolite e preoccupanti che rischiavano di compromettere anche il sottoscritto, difatti cercavo nel migliore dei modi di controllarlo onde evitare il peggio.
Fu proprio una sera al Juvenile che per uno screzio con il barista, ci mancò poco che venimmo fatti accomodare fuori, anche se dire 'accomodare' risultava un eufemismo, poiché i buttafuori non andavano tanto per il sottile e i loro metodi poco ortodossi erano sempre garantiti. Assolutamente poco importava che buona parte dei frequentatori erano minorenni.
Tutto questo per una semplice bottiglietta d'acqua e per il modo di contestare animatamente da parte del mio amico.
Un sabato sera, dopo che io e Ennio ci scatenammo in pista e bevuto svariati drink (determinati alcolici e soprattutto superalcolici erano banditi), verso quasi le 23 fummo colti entrambi da una sete pazzesca.
Guardammo nelle nostre tasche e ci accorgemmo con rammarico che avevamo speso quasi tutto. Con delle misere monetine messe assieme non arrivavamo a più di due euro.
La serata si sarebbe protratta ancora per un bel pò, la sete non ci diede assolutamente tregua e con pochissimi soldi non ci restava altro che comprare una bottiglietta d'acqua da dividere in due. 
In disco si sa, tutto costa un botto e per ovvi motivi questo spiega di come buona parte dei guadagni dei gestori derivano proprio dalla vendita dei drink o comunque di bevande in generale.
La situazione creatasi inoltre aveva un qualcosa di paradossale; il sabato precedente si era verificata la stessa cosa, ovvero rimanere a tarda serata con soli due euro e di accontentarci di semplice acqua naturale. Ridemmo di gusto della cosa e ci dirigemmo al bar ove la musica non giungeva troppo invadente.


Arrivammo al bancone, a servirci ci fu Manuel, il barista, un gigante dallo sguardo torvo, pelato, strapieno di tatuaggi e con poca voglia di scherzare.
Fui io il primo a parlare:
«Una bottiglietta d’acqua per favore.»
Misi le due euro di monetine sul bancone e il bieco barista ci squadrò dalla testa ai piedi.
«L’acqua viene due euro e cinquanta!» ci disse con freddezza.
Io e Ennio ci guardammo con aria interrogativa, la volta precedente la stessa acqua ci costò due euro.
Restai interdetto, mi feci un’idea approssimativa (e non del tutto da scartare), ovvero che le bevande di qualsiasi genere fossero, erano semplicemente soggette ad aumenti improvvisi e che non ci si poteva sindacare.
«Due euro e cinquanta? Ma come? Una settimana fa costava due euro, identica bottiglietta, identica marca... ma perché cinquanta centesimi in più?» contestò a gran voce il mio amico in quanto la cosa non gli andò assolutamente giù.
Ma non vi bastano tutti i soldi che vi fregate?» soggiunse con un tono ancora più lamentevole
Il barista inarcò dapprima un sopracciglio, per poi assumere un atteggiamento particolarmente trucido e secca fu la sua risposta.
«Sentite qua: l’acqua viene due euro e cinquanta, DUE EURO E CINQUANTA, se non vi sta bene, vi potete dissetare gratuitamente con l’acqua dei cessi.» 
Ennio non si lasciò impressionare e si mise a controbattere.
«Qua ci sono due euro, dacci quella dannata acqua e cerca di rilassarti! E tu pezzo di bifolco saresti un barista?»
La reazione di Manuel non tardò a venire.
«Ehi merdina, con chi credi di parlare? Ho fatto il barman per vent’anni anni a Stoccolma, quando ancora tu eri nelle palle di tuo padre!» fece una pausa e continuò bofonchiando  «Porca vacca, ma chi me lo doveva dire che un giorno sarei finito a lavorare qui in mezzo a voi stronzetti?»
«Si si Stoccolma e sto cavolo!» incalzò Ennio.
Cominciai ad inquietarmi e soprattutto a preoccuparmi, temevo che il barista tramite radio avvertisse i buttafuori…per buttarci fuori!
Situazioni del genere non erano affatto rare lì al Juvenile, specie al bancone del bar, tra gente che alzava il gomito oppure gente che si irritava a causa del carattere repellente del barista e come è facile immaginare gli “uomini in nero” entravano inevitabilmente in azione.
Cercai in qualche modo di contenere Ennio, con occhiate, con colpetti sulla caviglia o sull’avambraccio, e a dirgli a denti stretti: “bbbbstaaaa!” “Ddddaiiii!” “Ennnioooooooooooo!”
Niente, non ci fu nulla da fare.
«È una questione di principio, qua fanno quello che cazzo vogliono, facci caso che molto spesso non fanno neanche gli scontrini, quindi ADESSO il barista della malora si prende i due euro e chiude il becco!» si impuntò con molta convinzione il mio amico.
Il ragionamento di Ennio non era sbagliato, ma ciò a mio avviso non sarebbe bastato a cambiare le cose, semmai a peggiorarle, rassegnandomi al pensiero che la situazione degenerasse e che il barista avrebbe chiamato in men che non si dica i buttafuori.
Invece da parte di Manuel avvenne un gesto del tutto inaspettato.
Il barista con aria di sfida, innanzitutto si abbassò da sotto il banco per prendere una bottiglietta d’acqua, allentò e tolse il tappo, bevendo un quarto del contenuto poggiando direttamente le labbra.
Infine si asciugò la bocca con una mano per poi riprendere il tappo e richiudere energeticamente la bottiglietta sbattendola con violenza sul bancone.
«Eccovi l’acqua…DUE EURO!» ci disse con tono sprezzante.
«G-grazie!!! Oh fi-nalmen-te, ora si che r-ragioniamo!» balbettò il mio amico prendendo la bottiglietta un pò tremando.
Il barista acchiappò le due euro di monetine e le lanciò rabbiosamente dentro la cassa, imprecando come uno scaricatore di porto.
Ennio ed io ci allontanammo dal bancone per andarci sederci in uno dei tanti divanetti rossi del locale.
Con una certa ripugnanza nonchè con un certo disgusto, bevemmo a turno dove poco prima Manuel aveva poggiato le sue luride labbra, e per giunta l’acqua si rilevò temperatura ambiente, per non dire calda.
Uscimmo circa mezz’ora dopo dalla discoteca, entrambi visibilmente sconcertati e di comune accordo decidemmo di non mettere mai più piede al Juvenile.
   
 
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