Puniti
La spada, il drago, l’indovino, il pagano: tutti loro saranno puniti. La
spada, il drago, l’indovino, il pagano: tutti loro saranno puniti.
Assassini!
La spada, il drago, l’indovino, il pagano: tutti loro saranno puniti!
Sayu
LA SPADA, IL DRAGO…
Sayu
L’INDOVINO, IL PAGANO…
Sayu
TUTTI LORO
Sayu!
SARANNO
Svegliati
PUNITI!
Gli occhi si spalancano, il respiro fugge dalla gola e
dalle labbra, affannato, il respiro di una bestia ferita, morente che uggiola.
Sulla nuca prima calore, poi freddo. Sono sudata, alcune
piccole ciocche di capelli sono attaccate al collo, si aprono come rami, le
sento attorno alla gola. Mi sento. Soffocare.
“Incubi” sentii la voce di Light che spiava il mondo
dalla stretta apertura della finestra socchiusa.
“Accadeva anche a me, i primi tempi. Passerà. È nella
norma”
Nella norma? C’è almeno qualcosa di normale in tutto quello che sta
accadendo, fratello?
Il pigiama è sbottonato per metà: devo essermi agitata
nel sonno.
La pelle che vedo è bianca, lucida di sudore.
Mi ammalerò, è il mio pensiero, non sono mai stata così
spossata fisicamente.
Non mi abbottonai nemmeno il pigiama a quadri. Celeste e
bianco.
Mi piaceva il celeste quando era ancora tutto normale,
quando la mia vita era quasi perfetta e non concepivo l’esistenza di altre
realtà. C’era gente che non poteva permettersi quello che compravo io? C’erano
ragazze emarginate che non avevano le mie amiche? Avevo davvero compagne di
classe poco attraenti consapevoli che non sarebbero state desiderate, strette,
amate? C’erano.
Non riuscivo a immedesimarmi in loro. Non comprendevo il
dolore.
Ora invece. Ora sì.
Ora mi sentivo una veterana del dolore. Presunzione? Non
lo so.
Respirai: a scuola ci avevano insegnato durante le
lezioni di musica quella respirazione che faceva gonfiare la pancia e non
alzare le spalle.
Inspira. Espira.
Non va meglio. Decisi di lasciar perdere e mi alzai in
piedi.
Le dita di Light aperte come un ventaglio sul bordo della
finestra la spinsero appena, aprendola un po’ di più, il volto gli si illumina.
Luce. E aria: sotto la maglietta del pigiama. Sul collo
sudato, il freddo.
Sembra tutto immobile, ovattato, poi la consapevolezza:
non ero stata io a uccidere dieci criminali? Elimina, elimina, elimina!
Chiudo gli occhi. La paura la disperazione vibra su tutto
il corpo e sulle palpebre.
“Fa molta attenzione…” la mia voce sembra quella di una
bambina: bassa, acuta. Quella filastrocca. Quando ero piccola.
“Perché Dio ti sta osservando, non lascia…”
“Sayu, smettila di fare così!” mi rimprovera.
Io aprii gli occhi, lo vidi avvicinarsi, poi mi
abbracciò.
Appoggiò la testa sulla mia con fare affettuoso, poi
sentii lo schiocco leggerissimo della sua bocca che si apriva per parlare.
“Non lasciare che ti faccia impazzire”
Alzai il viso per guardarlo in faccia.
“Fingi ancora! Fingi guardandomi negli occhi!” lo sfidai.
Lui aprì la bocca per lo stupore.
Qualcuno suona alla porta.
Allontanai Light con un braccio, scesi le scale e aprii.
Era Matsuda.
“Ehm… ciao Sayu”
“Ciao”
Mi fissava imbarazzato: avevo ancora il pigiama
semiaperto che mostrava il fascio di pelle tra i seni e metà pancia.
Anche se non sapeva che ero un’assassina perché non
poteva vedermi per come ero davvero? Un derelitto. Squallida, sfacciata.
“Dimmi pure” dissi, senza vergognarmi.
“Sayu, ma che fai? Stupida, almeno copriti!”
Era Light. Lui. Non aveva il diritto. Di comandarmi.
“Forse non è un buon orario per fare un’improvvisata”
rise Matsuda imbarazzato.
“Già” sbuffò Light dietro di me.
“No, mi fa piacere” gli dissi.
Lui esitò, poi parlò.
“Senti, ho pensato che forse ti andava di distrarti ecco.
Forse è troppo presto, ma…”
Mi sforzai di non sbuffare.
“Mi vuoi invitare a uscire?” lo anticipai.
Lui parve sorpreso.
“Be’… wow mi ero preparato un discorso convincente,
davvero molto convincente, sai? E…”
“Ci uscirei con te” tagliai corto.
“Sayu te lo puoi scordare!” mi gridò Light.
Matsuda sorrise.
“Ah”
Rimasi zitta.
“Ah, ok, perfetto allora…”
“A stasera” lo salutai.
Lui sorrise e io chiusi la porta.
“Prima gli dai appuntamento e poi gli chiudi la porta in
faccia. Per non parlare del fatto che sei uscita… così! Sei impazzita?”
Lo guardai sprezzante.
“Ti preoccupi per le mie tette, Light? Che bravo
fratellino” Lo superai abbottonandomi il pigiama.
“Alla fine non mi hai spiegato con chi stavi parlando in
macchina. Che dolce non vuoi sovraccaricarmi, bene… “ andai in cucina e tirai indietro
la sedia facendola sbattere forte contro il mobile.
BAM
Mi sedetti accavallando le gambe.
“Parlamene adesso che sono calma” sibilai.
***
“Sono calma” si disse sorridendo.
“Aaah stronzate sono euforica!” Lene scorse con la
rotellina del mouse la pagina del suo sito in cui troneggiava una grandissima
L, poi gli articoli: le indagini, i dati organizzati in grafici, le
segnalazioni degli utenti. Ok la maggior parte erano cazzate, ma adesso Lene
poteva considerare dati che le inviava un sacco di gente: sì perché il suo sito
aveva già un bel po’ di visitatori che commentavano le sue indagini.
Ok c’era stato anche quel tipo quel “Chris89” che aveva
parlato della vendetta di Dio, di Kira verso “quel bastardo, o quella puttana
che ha creato questo sito” diceva il messaggio.
Alcuni gli avevano dato addosso, ma lui non aveva
risposto più.
A Lene non importava. Lo sapeva che c’era gente che
sosteneva Kira, alcuni che lo avevano dimenticato, altri, come lei, che
l’avrebbero ucciso con le loro mani.
“Come va, Lene?” Jim si era appoggiato con la mano alla
spalliera della sedia di Lene.
“Benissimo” rispose lei.
“Grazie ancora” aggiunse. Aveva passato la notte a
preparare un altro articolo alla luce delle segnalazioni.
Le date ecco: erano curiose. Concentrate nel periodo in
cui era morto anche Nate, dopo suddivise con un’organizzazione maggiore,
attiravano meno l’attenzione, e poi ecco che ritornano a morire criminali.
Un’organizzazione, ecco, almeno due persone.
Ok magari all’inizio non hanno ucciso criminali per non
destare sospetti, ora avevano ripreso, ma Lene dubitava che le morti fossero
indipendenti: le persone erano due, ma il flusso e l’intenzione seguiva un
unico filone.
Lene controlla il numero all’angolo destro dell’articolo
che segnala i commenti.
“Ce n’è uno in più” Lene clicca col mouse, la pagina si
carica e scorre all’ultimo.
“ShadeMark scrive: Ti ammazziamo! Ti bruciamo la casa,
fottuto stronzo”
Jim dietro di lei sobbalza.
“Lene!”
Lei gira la testa.
“Cosa cavolo vuoi, non l’ho mica scritto io!”
“Lene è pericolosa questa cosa! Almeno potevi tenerti
questa roba per te, perché un sito internet?”
“Senti Jim non rompere, tu sei solo il mio avvocato e NON
mio marito, ok? E comunque se le cose vanno come ho pianificato sarà lo stesso
Kira a farsi avanti, ecco perché ho deciso di essere ben visibile”
Lene sente la sedia che si gira, Jim l’ha afferrata e
voltata e si è chinato su di lei.
“A te non servirebbe davvero fare luce su questa
faccenda! La verità è che tu vuoi farti uccidere! Questo è… è un maledetto tentato
suicidio! Ammettilo!” le urla contro, poi respira.
“Jim questa cosa ti sta spaventando, vorrei che tornassi
a Londra, temo che tu stia trascurando il mio divorzio” dice lei, acida. Poi
deglutisce. Jim non riesce più a reggere la situazione, lo sa.
“Stupida egoista, io ci torno a Londra, ma tu vieni con
me”
“NO! Jim, porca miseria, no! Questa cosa…” Lene si alza
in piedi spingendo Jim con la mano.
“Questo è quello che devo fare, capisci?” continua
esasperata.
“Siamo amici, ma non vuol dire che devi interferire nella
mia vita come se ne facessi così tanto parte. Non è così e non ho bisogno di
padroni”
Jim rise.
“Tu non hai bisogno di nessuno, vero Lene?” la
schernisce.
“Io basto a me stessa”
***
Per salvare la vita a Light avrei dovuto rinunciare a metà
della mia durata vitale. Se non l’avessi fatto la mia morte sarebbe arrivata
prima comunque e questo avrebbe comportato anche la morte di Light.
Così mi aveva detto.
“Nessuno Shinigami conosce il mio nome?” chiesi.
“Soltanto Ryuk, quello che mi ha consegnato il quaderno,
lui però…”
“Cosa?” incalzai.
“Lui non parteciperà a questa guerra, credo. L’ultima
volta che l’ho visto era completamente disinteressato al suo mondo e credo che
lo sarà ancora. E poi il re degli Shinigami se ci fosse una condizione di disparità
la livellerebbe. Mi ha fatto capire che la situazione tra me e loro è di
assoluta parità” disse.
“Tu vuoi che lo faccia, vero? Vuoi che io ti chieda di
farmi vivere la metà?”
Lui sospirò, come a imporsi pazienza.
“Naturalmente non voglio che tu viva meno, ma cerca di
capire: se tu non facessi lo scambio finiresti per morire sicuramente prima. E
questo, è vero, ucciderebbe anche me. Siamo sulla stessa barca”
Ecco che ricomincia a mentire: è falso. A te non importa
se vivo di meno, a te interessa salvarti. Anzi vincere.
“Light” gli dissi.
Mi alzai in piedi, gli presi il viso e lo avvicinai
affinché mi guardasse bene.
“Non insultarmi: la verità”
“La verità?” sibila lui arrabbiato.
“La verità è che tengo alla vita più di quanto ci tenga
tu”
Incassai. Almeno era sincero.
“Ti importa di me?”
“Sì, ma ho altre priorità”
“È un pezzo che hai altre priorità”
“Così sembra”
Gli lasciai la faccia e mi girai, misi la sedia apposto.
Il mobile ha una piccola ammaccatura. Fa niente, non si vede.
“Al cimitero ieri mi sono preoccupata per te e non potevo
neanche muovermi per aiutarti” dissi, facendo finta di nulla.
“Che è successo?” chiesi.
“Spettri. Vecchie conoscenze” rispose laconico.
Spettri. Un giorno anche tu…
“Affinché tu viva occorre che io scriva ancora molto sul
quaderno della morte, vero?”
“Credo di sì, Sayu”
***
Kuraji alza gli occhi al cielo. Ci sono le stelle, non le
vede quando è nel bel mezzo della città: vedrebbe solo la luce dei lampioni che
diventa man mano rossastra, poi viola, poi buio. E niente stelle naturalmente.
Ora Kuraji è lontano dal centro, a dire il vero i palazzi non si vedono più,
alla strada asfaltata si accostano quadrati di terra e alberi.
Il maglione prude, pensa. Anche quella volta si era
vestito a strati: maglione, camicia, altro maglione, giubbotto, affinché
nessuno potesse accorgersi del fatto che era così mingherlino, o non avrebbe
funzionato, si ripete.
Sentirebbe solo lo stridere delle bestioline tutt’intorno
–grilli, pensa- però c’è la donna. La prostituta straniera che ha fatto
inginocchiare a terra e che – questo non lo può sopportare- piagnucola.
Dice qualcosa con un accento che a Kuraji sembra russo.
Si guarda intorno per quello che permette il buio, se non ha visto male quando
è passato con l’auto alla sua sinistra c’era un cumulo di legname. Cercando di
non far rumore si abbassa e raccoglie un ramo spesso, ma non troppo: non deve
essere pesante, o non ci riuscirà, la settimana precedente ha rischiato grosso,
una era quasi scappata.
La donna piagnucola ancora. Non era colpa sua, pensava
Kuraji mentre sollevava il bastone. Era colpa della società, della scuola e di
tutte quelle stronzate. Chiuso in schemi, pensava. Ingabbiato come una bestia.
Fai questo, fai quello, osserva quelle consegne e quelle scadenze e cerca di
superare tutti.
Scavalca gli altri.
Così va bene? Pensa mentre colpisce la prostituta sulla
nuca, quella cade in avanti e lui la tiene giù premendole un piede sulla
schiena.
Va bene se mi creo il vuoto attorno e ammazzo la gente?
Mi distinguo, mi vedete?
Mi vedeva il professore di letteratura che ignorava la
mano alzata durante le lezioni? Gli avrebbe volentieri spaccato la testa così.
Così. Così. E così.
Crak, crak, crak, fanno le ossa.
Kuraji si ferma. È tutto sudato, sente acqua calda sulla
piega della pancia, quando si è chinato, ora si raddrizza, una goccia si gonfia
come una bolla e scivola fin dentro l’ombelico.
I suoi non si erano neanche accorti che c’era qualcosa
che non va, riflette Kuraji annusando il profumo dei ciliegi, sua madre all’inizio
l’aveva mandato da una psicologa, poi suo padre l’aveva scoperto e non aveva
approvato.
Era la quarta prostituta che ammazzava. Le portava
lontano, le uccideva e le seppelliva. Aveva rubato la pala un mese prima dalla
campagna di un suo amico e la teneva sempre nel cofano, spostava il cadavere
con i piedi per non lasciare impronte.
Kuraji si girò per aprire il cofano, quando sentì un
rumore. Qualcosa che cadeva.
Era ancora viva? La stronza, la puttana!
Apre il cofano, cerca tra le buste di plastica con le
scarpe da ginnastica, tasta la pala e prende la torcia. Accende.
No. La donna è ancora a terra e non può essere viva.
Che ci sia qualcuno? Si guarda attorno puntando la
torcia, poi vede un oggetto a terra, si china e lo raccoglie.
Un quaderno. Da dove è caduto, poi Kuraji alza gli occhi
e grida.
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Questo capitolo mi ha messo ansia, pensavo: “Reggerò il
confronto con quello precedente? Annoierà l’inserimento di un nuovo
personaggio? Il capitolo sarà statico?”
Gente, vada come vada, questo capitolo mi serviva.
Naturalmente se c’è qualcosa che non va potete comunicarmelo se avete voglia.
Passo ai ringraziamenti:
Darseey: abbiamo la stessa opinione su Light e il suo carattere.
La tua recensione mi ha fatto molto piacere… caspita quanti complimenti, ti
ringrazio davvero, per me conta molto sapere di essere così apprezzato. Per
quanto riguarda l’incontro coi defunti: ho cercato di realizzare quella che
secondo me è la paura più grande di Light, proprio lui che pensava di poter
uccidere i problemi piuttosto che risolverli. Spero vivamente che questo
capitolo, forse meno intenso, non ti abbia delusa. Ultima cosa allo scopo di
non creare equivoci: Jim e Lene non sono marito e moglie, ma lui è l’avvocato
che cura il divorzio di lei e sono amici da anni. Ti ringrazio ancora per il
sostegno!
Bleus De Methylene: mi sa che abbiamo un paio di
gusti in comune… Arancia meccanica, Baudelaire (non preoccuparti di come lo
scrivi, il fatto che tu legga le sue poesie è sufficiente a farti onore), ci
manca che ti piaccia anche Victoria Francés XD Sono felicissimo di averti tra
le mie lettrici: scrivi poco ma afferri al volo e questo mi piace :D grazie
ancora.
Reus: le tue riflessioni… mi piacciono così tanto anche se hai
il vizio di avere la mente in perpetua confusione XD Aaah l’umanità di Light!
Spero solo di non essere incappato nell’OOC. Sei dolcissima a scrivermi certi
bei commenti e a sostenermi. A parole non mi fai capire ciò che pensi come
quando me lo scrivi ecco perché poi divento ansioso. Colpa tua! Colpa tua!
Grazie mille per sostenermi così!
Francy91: Arte, arte, arte. Mi è rimasto in testa tutto il tempo. Ma
come mai le tue recensioni sono artistiche? Non so come fai! Ora: io non sono
un adulatore, perciò mi fermo qui. Come ho già detto a Darseey ho voluto realizzare
l’incubo del caro Light… finché li puoi uccidere è un conto, ma se sono già
morti come ti salvi? Eh eh non ti salvi. La Bibbia ha il difetto (ma se
strumentalizzato può diventare pregio) di conferire grandezza colossale, quanto
vuota alle cose. E poi è sempre letteratura. Come De Sade. Brrr De Sade… O_O
Con questo ringrazio i lettori che non recensiscono e
coloro che hanno inserito la storia tra i preferiti. Grazie gente!