Nuovi
eroi per
Capitolo Primo – Roh Weyner
Il tempo
passa, rapido come lo scorrere di un fiume, un fiume in piena che scorre verso il mare. Ormai
*°*
Viaggiare
era diventato pericoloso, in quegli ultimi anni. Se Rohan, al contrario di
Gondor, resisteva ancora alla pressante minaccia dell’oscurità,
alle orde di Orchi e mostri
delle profondità più remote della terra, luogo dove avrebbero
dovuto ancora essere, i coraggiosi Cavalieri non potevano controllare anche le
strade del nord, che erano tornate ancora più pericolose dei tempi in
cui Re Aragorn non era ancora Re, ma solo Ramingo del Nord, e sul trono di
Minas Tirth sedevano ancora i Sovrintendenti. Eppure un commerciante come lui non poteva fermarsi
davanti a nulla. Non gli importava se gli Orchi, o gli Uomini si ammazzavano a
vicenda, o distruggevano paesi per il puro gusto di
vedere sangue e morte attorno a loro. Cioè
gli dispiaceva, ma solo perché in quel modo perdeva dei potenziali
clienti. Eppure era costretto
a riconoscere che l’ambiente, soprattutto durante la notte, era
spettrale. Cespugli secchi e morti che si
protendevano come dita scheletriche alla ricerca di vita, alberi spogli e
grigiastri, simili a fantasmi dei tempi passati ed erba secca, scricchiolante,
che lo faceva voltare ad ogni passo. Il suo cavallo, le orecchie
dritte e gli occhi roteanti, non era certo d’aiuto. Beh, cavallo era una
parola grossa. Piccolo equino. Magari Pony
sopra la media. Insomma, non uno di quegli animali da montare. E, se per caso avesse incontrato un
Orco con famiglia, avrebbe tanto desiderato possedere uno dei tanto famosi
destrieri di Rohan. Sogno vano, poiché con i tempi che correvano, ma
soprattutto il prezzo dei suddetti, non avrebbe mai voluto, i potuto, possederne uno. “Avanti bello, è solo il vento” si disse, come sa il
cavallo potesse leggere la
sua mente. Probabilmente, rifletté, lo faceva inconsciamente per
rassicurare sé stesso.
Oppure stava completamente
impazzendo. Avrebbe decisamente
dovuto prendere un apprendista o almeno una guardia del corpo. Dopotutto aveva una certa età, aveva
ormai doppiato i trenta… beh, da parecchio. Avrebbe fatto meglio a
sposarsi bene ed in fretta, fare tanti figli e lasciare a loro la piccola
fortuna guadagnata in tanti anni di sudore e cammino tra il Lontano Harad e la
piccola Brea, comprese fermate intermedie. Si,
si ripromise per la centesima volta, appena tornato a casa si sarebbe finalmente
trovato una ragazza carina e avrebbe chiuso con questa vita.
Basta nottate all’aperto, giornate
di cammino otto la pioggia o sotto il sole cocente. Dimenticò
volutamente che, ogni volta che si trovava a viaggiare da solo di notte, si
faceva una promessa simile. Ma
la colpa non era sua. Come poteva sapere che la carovana a cui avrebbe dovuto
unirsi a Brea per raggiungere
Tre Re, piccolo insediamento sul fiume Anduin, chiamato in quel modo
perché in tutta la sua storia ricordava il passaggio di ben tre sovrani,
ciò era accaduto in tempi così antichi, che nessuno ricordava
ormai chi fossero. Ma gli
abitanti della città difendevano strenuamente la loro storia. Forse sarebbe
riuscito a raggiungerli, anche se erano partiti da
ormai un giorno. O forse no.
Poco importava, quello era un viaggio come un altro. Lui non commerciava
neppure in gioielli o pietre preziose, quindi, se i briganti erano astuti come
si diceva, lo avrebbero bene ignorato.
Un
rumore più forte lo fece voltare di scatto. No, non era… non poteva essere nessuno. La luce
argentea della luna rischiarava il paesaggio, dandogli, se possibile, un
aspetto ancor più spettrale. Aguzzò la vista, con il pony che cominciava a scalpitare.
Probabilmente qualcosa c’era davvero o l’animale non si sarebbe messo a tirare in quel modo
per allontanarsi e fuggire. Pessima idea comunque.
Se era qualcosa di veramente
pericoloso fuggire non sarebbe servito. Se però era tutto un malinteso, fermarsi non avrebbe cambiato
nulla. Un silenzio irreale regnava. Non era possibile essere all’aperto e
non sentire nulla in quel modo. Batté le palpebre, incerto. Poi qualcosa
notò. Una figura, un solo movimento,
quasi come se stesse tremando. La luna si rifletteva in quegli
occhi gialli, simili a due piccole lucciole nascoste in mezzo ad un cespuglio.
La pelliccia disordinata e cespugliosa si confondeva alla perfezione con
l’erba alta e il cespuglio morto. Un leggero ringhio nacque nella gola
dell’animale.
Ecco, lo
sapeva. Solo a lui poteva capitare di incontrare un cane selvatico a più
di tre ore di marcia dal primo villaggio. Sperò che almeno non fosse
pericoloso.
-
Ehi… cagnolino! – chiamò, stando attento ai movimenti
dell’animale, che aveva drizzato la testa, cominciando a ciondolarla,
simile ad un serpente ipnotizzato da un incantatore.
Con uno
sbuffo fece per girarsi, ma il cane si alzò in piedi, correndo con
piccoli passi incerti verso di lui.
- Ecco,
bravo, vai via. Non ho bisogno di un cane, grazie – raccolse una pietra da terra e mimò il gesto
di tirarla all’animale. Quello non fece una piega, continuando a trottare
verso di lui, con il cavallo sempre più spaventato e un mercante sempre
più incerto. Guaì sonoramente.
- Via!
– lanciò la pietra, con il cane che continuava ad ignorarlo
allegramente. Non voleva ucciderlo. Solo scacciarlo. E poi non portava altre armi che un vecchio coltello
da cacciatore.
- Arf!
– abbaiò quello.
- Oh, fa
come ti pare, per tutti i Valar! – ringhiò, voltandosi di scatto e
ricominciando a camminare. Flemmatico il cane gli zampettava dietro, fedele e
silenzioso come un’ombra.
Incredibile.
Incredibile come lui, Roh Weyner, Mercante dell’Harad, avesse facilmente
perso la pazienza. Assurdo, lui, sempre così flemmatico, attento,
perdere la pazienza in quel modo… per un cane, oltretutto… neppure
un bel cane, con quelle orecchie storte e mezzo-
mangiate, troppo grosse rispetto alla piccola testa in cui gli
occhi gialli brillavano. Zampe grandi, poco adatte a scattare, ma utili per le
lunghe marce e un colore a metà tra il
grigio nebbia ed il marrone nocciola. Decisamente il tipo di cane che non si regalerebbe al
proprio figlio. Anzi, generalmente il tipo di cane che si sopprime appena nato.
- Non
puoi trovare qualcun altro da infastidire? – esclamò, lanciando
un’occhiata di fuoco al cane, che imperterrito lo tormentava. Che qualcuno gli avesse scagliato
una maledizione del tipo essere seguito da quel coso rognoso per tutta
l’eternità? Aveva sentito di cose simili. Anche se personalmente non ci credeva molto. Insomma,
che esistessero maghi non lo
metteva in dubbio. Di quelli che si
vedevano nelle locande e che spillavano denaro ai clienti. Magari
in passato ce ne era stato
qualcuno vero… un vero
mago… ma adesso erano una razza estinta. Però qual cane aveva tanto l’aria di un
qualcosa di maledetto… Oh Valar, stava impazzendo del tutto, per caso?
Lui che ammetteva che qualcosa di maledetto gli stava camminando dietro? Aveva
per caso preso una botta in testa? No, impossibile. Un colpo di sole era
più probabile. E quel
coso che continuava a venirgli dietro…
Il cielo
si chiariva, la luna stava
impallidendo. Un nuovo giorno nasceva, colorato di rosa, giallo, viola come
l’alba e nero, come le ultime zone di cielo, a ovest, che ancora la luce dell’astro dorato
non illuminava. E voleva
cominciare quella giornata bene. Adesso si sarebbe accampato, avrebbe dormito
un po’, andassero al rogo quelli della carovana e la sua stupida idea di raggiungerli a qualunque
costo. Però se quel cane avesse continuato a seguirlo si sarebbe innervosito davvero. Si
voltò nuovamente, deciso a scacciarlo una volta per tutte. Non vide però ciò che si aspettava.