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Autore: La_Spynn    02/04/2005    3 recensioni
Il tempo passa, rapido come lo scorrere di un fiume, un fiume in piena che scorre verso il mare. Ormai la Compagnia dell’Anello, Sauron e la stessa Guerra dell’Anello erano solo un ricordo lontano, materia di favole per i cantastorie ed i bardi. (...) Ma nella Terra di Mezzo la pace non può durare per sempre, vero? E non sarebbero utili alcuni nuovi eroi...?
Genere: Avventura, Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nuovi eroi per la Terra di Mezzo

Nuovi eroi per la Terra di Mezzo

Capitolo Primo – Roh Weyner

 

Il tempo passa, rapido come lo scorrere di un fiume, un fiume in piena che scorre verso il mare. Ormai la Compagnia dell’Anello, Sauron e la stessa Guerra dell’Anello erano solo un ricordo lontano, materia di favole per i cantastorie ed i bardi. Di Re Elessar rimanevano solo alcune statue ricoperte d’edera, così come di suo figlio Eldarion. Legolas, Gimli, Gandalf, Frodo e Sam erano nelle Terre Immortali. Merry e Pipino semplici nomi in intricati alberi genealogici Hobbit. Ormai pochi Elfi rimanevano nella Terra di Mezzo, i Nani avevano ricominciato a vivere nelle loro amate miniere, dimentichi di ciò che accadeva nel mondo, gli Hobbit si stavano nuovamente rinchiudendo nella loro Contea cercando, forse, la tranquillità e gli Umani erano ormai i padroni delle vaste pianure, dei boschi, dei fiumi, delle montagne e delle città della Terra di Mezzo. La pace, forse troppa pace, regnava sovrana. Forse fu per questo che, appena l’oscurità ricominciò ad acquistare potere, nessuno se ne accorse. O forse preferirono credere di avere sbagliato ad interpretare i segni. E, quando finalmente tornò a mostrarsi in tutta la sua terribile potenza nessuno era pronto. E, questa volta, non sembravano esserci eroi o coraggiosi pronti a salvarla.

 

*°*

 

Viaggiare era diventato pericoloso, in quegli ultimi anni. Se Rohan, al contrario di Gondor, resisteva ancora alla pressante minaccia dell’oscurità, alle orde di Orchi e mostri delle profondità più remote della terra, luogo dove avrebbero dovuto ancora essere, i coraggiosi Cavalieri non potevano controllare anche le strade del nord, che erano tornate ancora più pericolose dei tempi in cui Re Aragorn non era ancora Re, ma solo Ramingo del Nord, e sul trono di Minas Tirth sedevano ancora i Sovrintendenti. Eppure un commerciante come lui non poteva fermarsi davanti a nulla. Non gli importava se gli Orchi, o gli Uomini si ammazzavano a vicenda, o distruggevano paesi per il puro gusto di vedere sangue e morte attorno a loro. Cioè gli dispiaceva, ma solo perché in quel modo perdeva dei potenziali clienti. Eppure era costretto a riconoscere che l’ambiente, soprattutto durante la notte, era spettrale. Cespugli secchi e morti che si protendevano come dita scheletriche alla ricerca di vita, alberi spogli e grigiastri, simili a fantasmi dei tempi passati ed erba secca, scricchiolante, che lo faceva voltare ad ogni passo. Il suo cavallo, le orecchie dritte e gli occhi roteanti, non era certo d’aiuto. Beh, cavallo era una parola grossa. Piccolo equino. Magari Pony sopra la media. Insomma, non uno di quegli animali da montare. E, se per caso avesse incontrato un Orco con famiglia, avrebbe tanto desiderato possedere uno dei tanto famosi destrieri di Rohan. Sogno vano, poiché con i tempi che correvano, ma soprattutto il prezzo dei suddetti, non avrebbe mai voluto, i potuto, possederne uno. “Avanti bello, è solo il vento” si disse, come sa il cavallo potesse leggere la sua mente. Probabilmente, rifletté, lo faceva inconsciamente per rassicurare stesso. Oppure stava completamente impazzendo. Avrebbe decisamente dovuto prendere un apprendista o almeno una guardia del corpo. Dopotutto aveva una certa età, aveva ormai doppiato i trenta… beh, da parecchio. Avrebbe fatto meglio a sposarsi bene ed in fretta, fare tanti figli e lasciare a loro la piccola fortuna guadagnata in tanti anni di sudore e cammino tra il Lontano Harad e la piccola Brea, comprese fermate intermedie. Si, si ripromise per la centesima volta, appena tornato a casa si sarebbe finalmente trovato una ragazza carina e avrebbe chiuso con questa vita. Basta nottate all’aperto, giornate di cammino otto la pioggia o sotto il sole cocente. Dimenticò volutamente che, ogni volta che si trovava a viaggiare da solo di notte, si faceva una promessa simile. Ma la colpa non era sua. Come poteva sapere che la carovana a cui avrebbe dovuto unirsi a Brea per raggiungere Tre Re, piccolo insediamento sul fiume Anduin, chiamato in quel modo perché in tutta la sua storia ricordava il passaggio di ben tre sovrani, ciò era accaduto in tempi così antichi, che nessuno ricordava ormai chi fossero. Ma gli abitanti della città difendevano strenuamente la loro storia. Forse sarebbe riuscito a raggiungerli, anche se erano partiti da ormai un giorno. O forse no. Poco importava, quello era un viaggio come un altro. Lui non commerciava neppure in gioielli o pietre preziose, quindi, se i briganti erano astuti come si diceva, lo avrebbero bene ignorato.

Un rumore più forte lo fece voltare di scatto. No, non era… non poteva essere nessuno. La luce argentea della luna rischiarava il paesaggio, dandogli, se possibile, un aspetto ancor più spettrale. Aguzzò la vista, con il pony che cominciava a scalpitare. Probabilmente qualcosa c’era davvero o l’animale non si sarebbe messo a tirare in quel modo per allontanarsi e fuggire. Pessima idea comunque. Se era qualcosa di veramente pericoloso fuggire non sarebbe servito. Se però era tutto un malinteso, fermarsi non avrebbe cambiato nulla. Un silenzio irreale regnava. Non era possibile essere all’aperto e non sentire nulla in quel modo. Batté le palpebre, incerto. Poi qualcosa notò. Una figura, un solo movimento, quasi come se stesse tremando. La luna si rifletteva in quegli occhi gialli, simili a due piccole lucciole nascoste in mezzo ad un cespuglio. La pelliccia disordinata e cespugliosa si confondeva alla perfezione con l’erba alta e il cespuglio morto. Un leggero ringhio nacque nella gola dell’animale.

Ecco, lo sapeva. Solo a lui poteva capitare di incontrare un cane selvatico a più di tre ore di marcia dal primo villaggio. Sperò che almeno non fosse pericoloso.

- Ehi… cagnolino! – chiamò, stando attento ai movimenti dell’animale, che aveva drizzato la testa, cominciando a ciondolarla, simile ad un serpente ipnotizzato da un incantatore.

Con uno sbuffo fece per girarsi, ma il cane si alzò in piedi, correndo con piccoli passi incerti verso di lui.

- Ecco, bravo, vai via. Non ho bisogno di un cane, grazie – raccolse una pietra da terra e mimò il gesto di tirarla all’animale. Quello non fece una piega, continuando a trottare verso di lui, con il cavallo sempre più spaventato e un mercante sempre più incerto. Guaì sonoramente.

- Via! – lanciò la pietra, con il cane che continuava ad ignorarlo allegramente. Non voleva ucciderlo. Solo scacciarlo. E poi non portava altre armi che un vecchio coltello da cacciatore.

- Arf! – abbaiò quello.

- Oh, fa come ti pare, per tutti i Valar! – ringhiò, voltandosi di scatto e ricominciando a camminare. Flemmatico il cane gli zampettava dietro, fedele e silenzioso come un’ombra.

Incredibile. Incredibile come lui, Roh Weyner, Mercante dell’Harad, avesse facilmente perso la pazienza. Assurdo, lui, sempre così flemmatico, attento, perdere la pazienza in quel modo… per un cane, oltretutto… neppure un bel cane, con quelle orecchie storte e mezzo- mangiate, troppo grosse rispetto alla piccola testa in cui gli occhi gialli brillavano. Zampe grandi, poco adatte a scattare, ma utili per le lunghe marce e un colore a metà tra il grigio nebbia ed il marrone nocciola. Decisamente il tipo di cane che non si regalerebbe al proprio figlio. Anzi, generalmente il tipo di cane che si sopprime appena nato.

- Non puoi trovare qualcun altro da infastidire? – esclamò, lanciando un’occhiata di fuoco al cane, che imperterrito lo tormentava. Che qualcuno gli avesse scagliato una maledizione del tipo essere seguito da quel coso rognoso per tutta l’eternità? Aveva sentito di cose simili. Anche se personalmente non ci credeva molto. Insomma, che esistessero maghi non lo metteva in dubbio. Di quelli che si vedevano nelle locande e che spillavano denaro ai clienti. Magari in passato ce ne era stato qualcuno vero… un vero mago… ma adesso erano una razza estinta. Però qual cane aveva tanto l’aria di un qualcosa di maledetto… Oh Valar, stava impazzendo del tutto, per caso? Lui che ammetteva che qualcosa di maledetto gli stava camminando dietro? Aveva per caso preso una botta in testa? No, impossibile. Un colpo di sole era più probabile. E quel coso che continuava a venirgli dietro…

Il cielo si chiariva, la luna stava impallidendo. Un nuovo giorno nasceva, colorato di rosa, giallo, viola come l’alba e nero, come le ultime zone di cielo, a ovest, che ancora la luce dell’astro dorato non illuminava. E voleva cominciare quella giornata bene. Adesso si sarebbe accampato, avrebbe dormito un po’, andassero al rogo quelli della carovana e la sua stupida idea di raggiungerli a qualunque costo. Però se quel cane avesse continuato a seguirlo si sarebbe innervosito davvero. Si voltò nuovamente, deciso a scacciarlo una volta per tutte. Non vide però ciò che si aspettava.

 

  
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