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Autore: BillieJeanBJ    10/10/2016    16 recensioni
"Cosa farebbe una moglie arrabbiata/annoiata? Probabilmente righerebbe la macchina di suo marito, ma il mio di auto ne ha quattro e sono troppo belle per poterle sfregiare. Alla sola idea mi si stringe il cuore.
Forse potrei.. ma sì! Potrei cercare un nuovo lavoro! E so già dove andare."
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Missing Moment Cinquanta sfumature che amo di te
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Jack Hyde
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Essere sposata non è poi così male. Davvero!
Certo, ho mille faccende da fare rispetto a prima, tipo.. ahm.. vediamo.. della spesa si occupa Mrs Jones, della pulizia della casa, e quindi spazzare il pavimento, pulire i vetri, togliere la polvere dai soprammobili, e cambiare/lavare i panni sporchi pure, a fare la spesa è sempre lei.. Ah si! Tipo cucinare, ecco!
Condire colazione, pranzo e cena richiede una fatica e concentrazione assurda! Sale q.b., pepe q.b., zucchero q.b. Insomma, tutto è basato su questo q.b., che detto tra noi, mie care amiche, non ho ancora ben capito cosa significhi!
Ovviamente sto scherzando. So bene che queste due lettere corrispondo a quantità banali perché se io nel caffè voglio metterci quattro cucchiaini di zucchero invece del pignolo quanto basta, io nel caffè ci metto quattro dannati cucchiaini di zucchero! Anzi anche cinque!
-Mrs Grey, vuole le che le prepari un’altra tazzina di caffè?-
Lentamente alzo gli occhi dal tavolo per spostarli sulla protagonista dei miei pensieri mattutini che sta osservando, senza mostrare alcuna espressione critica, la mia mano che con un’eleganza da galateo continua a girare il cucchiaino nella bevanda. Chiaramente non dev’esserle sfuggito il mio eccessivo abuso di saccarosio. Sbattendo lentamente le ciglia, le rivolgo un sorriso sereno e pacato ma finto quanto la verginità di Rocco Siffredi.
-No, grazie.-
Rifiuto con voce altrettanto melliflua.
-Va bene. Come desidera.-
E dopo aver ricambiato quell’espressione affabile, Gail ritorna ad occuparsi delle mie faccende di casa!
La maggior parte di noi ragazze (e non osate negarlo!) crede che avere una donna delle pulizie sia una grande fortuna. Beh, fortuna sino a un certo punto perché quando ti ritrovi con le mani in mano senza poter fare niente poiché tutto è già perfettamente in ordine, ti rendi conto che forse la sorte ti sta solo prendendo in giro.
Voglio dire, vivo in questa villa ormai da un anno eppure non riesco a sentirla casa mia. Il perché penso l’abbiate già capito.
Anche se non sembrerebbe,  non sono arrabbiata con Mrs Jones, sono infuriata con quello stronzo di mio marito!
Perché? Perché se mi trovo in questa situazione è solo per colpa sua!
Non voglio privare Gail di un lavoro assicurato, ma dannazione anch’io ho diritto a godermi la  mia casa, il mio disordine e il mio dannato q.b.
Ho cercato un sacco di volte di trattare con Christian suggerendogli di far entrare in gioco Mrs Jones solo due giorni a settimana, ma lui si ostina a ripetermi che non ce la farei a fare tutto da sola e non vuole di certo vivere in un porcile!
Quanta fiducia nelle mie capacità, eh?! La sua mania per il controllo non è cambiata di una virgola, anzi forse è pure peggiorata.
Per evitare che la mia ira si scateni su questa povera disgraziata che sta già preparando un pranzo che, di regola, dovrebbe spettare a me, mi alzo dimenticando quel caffè ultra calorico.
Se vi state chiedendo perché non sono a lavoro, unico luogo dove potrei tenere la mente occupata, è perché sono stata licenziata. Sì, licenziata. Da chi? Ma da quello stronzo di mio marito, ovviamente!
Il perché è un po’ complicato da spiegare ma vi basta sapere che se adesso sono inattiva è perché ho perso una scommessa con lui. Sinceramente la faccenda non mi preoccupa più del necessario, Christian è il grande capo della Grey Enterprises e può fare quello che desidera e con chi preferisce. Con qualche insistenza ‘particolare’ il lunedì prossimo sarò già operativa, lo so.
Il problema è che siamo ancora a giovedì e non so come occupare il mio tempo. Kate è in viaggio per New York, Jane è a lavoro e quanto rincasa preferisce pomiciare con il suo nuovo ragazzo piuttosto che sorbirsi le lamentele di una moglie annoiata, e Jack e Christian sono in ufficio.
Direi che sono la sola a poter contare, con tutta calma, le mattonelle del bagno!
Quando entro nella nostra stanza da letto mi fermo al centro con le mani strette sui fianchi e, lanciando un’occhiata svogliata attorno, sbuffo seccata.
Cosa farebbe una moglie arrabbiata/annoiata? Probabilmente righerebbe la macchina di suo marito, ma il mio di auto ne ha quattro e sono troppo belle per poterle sfregiare. Alla sola idea mi si stringe il cuore.
Forse potrei.. ma sì! Potrei cercare un nuovo lavoro! E so già dove andare.

L’ascensore mi porta all’ultimo piano e quando le ante si aprono, attraverso decisa il lungo corridoio che mi conduce dinanzi alla porta bianca. Saluto la segretaria e la rassicuro informandola che il suo capo già mi sta aspettando, il ché non è vero ma la ragazza è un po’ ingenua per cui mi crede senza alcun problema.
Busso una sola volta e senza aspettare il consenso, apro ed entro.
-Ma porca-
-Posso entrare? Si? Grazie!-
Faccio tutto da sola, interrompendo qualsiasi volgarità la sua bocca stia per librare e, dopo aver chiuso l’uscio, sgambetto in direzione di una delle due poltrone poste dinanzi la scrivania.
Mi accomodo elegantemente, accavallando le gambe, e incrocio le mani in grembo.
-Che cazzo ci fai qui?-
Charme che a quanto pare è fuori luogo.
Non è un’accusa o un rimprovero, ma un’incredulità del tutto sincera. Non si aspettava la mia visita, né la mia entrata e né tantomeno il mio atteggiamento da persona professionale e posata.
-Salve anche a lei.-
I suoi occhi chiari si riducono in due fessure studiandomi e chiedendosi se sono diventata pazza.
-Mi chiamo Anastasia Grey e sono qui per un colloquio.-
-Cristo, principessa, ma che cazzo hai messo nel caffè stamattina?-
Cinque cucchiaini di zucchero, ma evito di dirglielo per non apparire ancora più squilibrata.
-Potresti smettere di ripetere quella parolaccia?-
-Solo se tu smetti di comportarti come una schizofrenica.-
Ah, bene! Tra pazzia e schizofrenia non so quale sia la migliore!
-Va bene, la smetto. Adesso posso fare questo colloquio, Mr Hyde?-
Jack mi osserva attentamente ancora per qualche secondo prima di abbandonare quell’aria di chi non ci sta capendo davvero nulla per dare spazio al solito ghigno che usa quando qualcosa lo stuzzica o lo diverte.
Si lascia cadere contro lo schienale della sua poltrona, poggia i gomiti sui braccioli, unisce la mani e le porta sotto il mento.
-Cos’ha fatto stavolta il nostro amato pantofolaio?-
Chiaramente ha già capito che il suo migliore amico ne ha combinata un’altra delle sue.
-Mi ha licenziata.-
Nei suoi occhi azzurri meravigliosi quanto bastardi passa un guizzo seriamente shoccato, reazione che non dura molto perché il sarcasmo ha la meglio, come sempre, e il sorrisetto sghembo che nasce sulle sue labbra mi rivela che sono appena diventata la sua distrazione giornaliera.
-Beh, forse non sei stata abbastanza soddisfacente!-
La mia bocca assume la forma di una O prima di serrarsi in un’espressione irritata. Mi sporgo verso la scrivania e afferro la prima cosa che mi capita per lanciargliela contro ma Jack riesce a schivarla.
-Principessa, non si fa!-
-Sei uno stronzo pure tu!-
D’altronde dovevo aspettarmelo, con Christian sono culo e camicia.
-Perdonami, principessa, ma mi risulta impossibile credere che Crissy ti abbia davvero licenziata.-
-Beh, lo ha fatto! Ma non sarà così ancora per molto, e fino al giorno in cui deciderà di riassumermi, voglio fargliela paga.. cioè, voglio trovare qualcosa da fare.-
Jack inizia a grattarsi il mento osservandomi assorto ma senza abbandonare quell’aria critica e divertita.
-E sei qui per..?-
-Per un colloquio, te l’ho detto.-
-Nel settore dell’editoria?-
-E perché no?!-
I suoi occhi continuano a valutarmi e impongo ai miei di non mollare mai quel contatto; Jack è uno degli uomini più astuti che conosco e riesce a leggerti dentro con una facilità impressionante.
-E credi che io ti assuma per raccomandazione?-
-Oh, no! Io sono qui per un vero colloquio. Ho provato ad essere professionale con te, ma tu mi hai definita schizofrenica quindi..-
-Puttanate, principessa. Indossi i jeans e tu non faresti mai un vero colloquio di lavoro in questo modo.-
Merda!
Questo è stato un dettaglio che mi sono lasciata sfuggire e Jack mi conosce abbastanza bene da potermi sputtanare subito.
Sbuffo irritata più con me stessa che con l’uomo che adesso mi sta fissando con un sorriso schifosamente vittorioso, e appoggio le mani sulla scrivania per parlare a distanza ridotta.
-Voglio farlo incazzare.-
Confesso senza mezzi termini causandogli un’eccitazione che cerca di trattenere con tutte le forze. Lo aveva capito sin dall’inizio ch’era questo il mio intento, solo voleva riceverne conferma direttamente dalla sottoscritta.
-Ed io cosa dovrei fare?-
-Aiutarmi!-
-Oh, no principessa. Non conosci il detto ‘tra moglie e marito non mettere il dito’?-
Sollevo un sopracciglio pregandolo espressivamente di non dire cazzate e precisando che il ruolo di angioletto proprio non gli si addice, e infatti..
-Te la senti di fare un altro colloquio?-
Imito il suo sorriso bastardo e annuisco con la stessa aria complice.

*****

-Non male questo posto!-
Pierre e Luis Dupree si guardano intorno scrutando ogni angolo del locale, come se non ne avessero mai visto uno. Questi due pezzi di idioti, però, sono gli uomini più importanti della mia vita in questo momento. Padre e figlio, contribuiranno a rendere la GEH ancora più prosperosa permettendomi di allargare la società in uno degli stati più importanti d’Europa; la Francia.
Portarli in questo posto è stata un’idea di Jack e a giudicare dal modo in cui i due osservano, il consiglio di Jacky è stato decisamente competente.
-E le belle ragazze americane non mancano!-
Il figlio di paparino, Luis, passa in rassegna qualsiasi culo femminile presente leccandosi le labbra in una segreta pregustazione sessuale. Sono sicuro che prima di lasciare Seattle, conoscerà a fondo le belle ragazze americane. Del resto, è un tipo che potrebbe interessare alle donne; ricci capelli neri e occhi azzurri. Il classico principe azzurro.
-Beh, allora proporrei di concludere finalmente con il lavoro e dedicarci così ai piaceri che la vita ha da offrirci.-
Rivolgo loro un sorriso malizioso tenendo per me quello lupino; solo una semplice firma e il gioco è fatto.
-Sono d’accordo.-
Concorda Pierre infilando una mano all’interno della giacca per recuperare forse la sua penna. Eccitato come sempre quando assaporo la buona riuscita di un importante affare, allungo le carte verso di loro ma prima che Mr Dupree macchi il foglio con la sua firma, un categorico no lo interrompe.
Entrambi ci voltiamo verso il figlio e devo fare un enorme sforzo per non dargli un cazzotto su quella faccia da culo.
-Io preferisco l’inverso, Mr Grey. Prima il piacere e poi il dovere.-
Mi rivolge uno sguardo che lui ritiene complice e con un irritante movimento dell’indice, chiama l’attenzione dei camerieri. Ah, quanto mi piacerebbe infilargli quel fottuto dito laddove non batte il sole!
E’ chiaro che il ragazzino arrapato non ha notato la fede matrimoniale che porto all’anulare, o se lo ha fatto molto probabilmente è convinto che io sia uno di quegli uomini che infilano l’uccello ovunque capiti.
Stringo la mascella per impedirmi di urlare al vecchio per quale strafottutissima ragione ha deciso di portare quest’incompetente di suo figlio, e mi lascio cadere contro lo schienale della sedia strisciando le mani verso il petto per evitare di permettere loro un utilizzo migliore, ma disastroso per le mie tasche.
Anzi, siccome non riesco a star fermo decido di riporre il documento al sicuro prima che il ricciolino francese ci faccia cadere sopra qualsiasi cosa abbia in mente di ordinare.
Recupero il foglio e lo sistemo nella cartellina.
-Salve signori! Cosa prendete?-
Le dita si bloccano all’istante e nel secondo in cui la mia testa scatta all’insù, due occhi dispettosi e astuti si posano sui miei. Devo fare un enorme sforzo per distoglierli e squadrarla da capo a piedi. Indossa la divisa da cameriera, un semplice vestitino nero con il logo del locale, e tra le mani stringe un taccuino e una penna.
Questo dev’essere un fottuto scherzo!
-Ciao chérie!-
Chérie un cazzo!
Lancio un’occhiata al coglione francese sperando che si volti verso di me e veda quanto mi stia facendo impazzire il desiderio di prenderlo a calci nel culo, ma il figlio di puttana continua a sbavare su mia moglie!
Cristo Santo!
Le scelte sono dunque due: o mando a puttane l’affare e spacco la faccia a questo idiota francese, o cerco di mantenere la calma e fingere che chi adesso sta aspettando paziente per delle fottute ordinazioni, non sia mia moglie!
-Tre caffè, grazie.-
E prima che potessi mettere in atto la mia scelta, e cioè afferrare Anastasia per il polso e trascinarla via (senza privarmi del piacere di stendere con un destro il coglione francese, ovvio), questa si defila rivolgendomi un sorrisetto che conosco fin troppo bene: incassa, Grey.
-Queste ragazze americane sono-
-Sono tutte già sposate.-
Aggredisco verbalmente monsieur Luis dei miei coglioni e me ne sbatto se adesso padre e figlio mi stanno rivolgendo un’occhiata guardinga.
-Si sente bene, Mr Grey?-
Ignoro la domanda di Pierre e mi sbottono i primi tre bottoni della camicia. Adesso vorrei solo prendere Anastasia e mostrarle com’è suo marito quand’è veramente incazzato!
Che cazzo ci fa qui? La risposta arriva immediata e chiara come l’acqua: vuole farmela pagare per averla licenziata.
Stringo i denti per evitare di imprecare come un fottuto squilibrato e lascio uscire un pesante sbuffo dal naso.
Io ho sposato una ragazzina, non una donna! Una ragazzina!
-Eccola che arriva.-
Stavolta il cazzotto glielo tiro sul serio, quant’è vero Iddio!
-I vostri caffè.-
La mia collerica fantasia viene interrotta da Anastasia che appoggia il vassoio sul tavolo e distribuisce le tazzine dinanzi ad ognuno. L’ultimo ad essere servito sono io, ovviamente!
-Zucchero?-
Mi domanda sollevando le sue lunga ciglia scura e rivolgendomi un sorriso radioso.
-No.-
Ringhio tra i denti trasmettendole con la sola forza dello sguardo che stasera farebbe meglio a nascondersi se non vuole passare dei guai davvero molto seri.
-Si?-
Finge di non capire la mia risposta e inizia a dolcificare quel maledetto caffè con cinque cucchiaini di zucchero!
-I signori desiderano altro?-
-Il suo numero di cellulare.-
-Senti, francese dei miei cogl-
-Non posso, sono felicemente sposata!-
Gli occhi dei due francesi si alternano da me alla piccola peste, perché nell’istante in cui decido di porre fine a quella farsa mandando a puttane l’affare per sfigurare la faccia di Luis, Anastasia rivela la sua situazione sentimentale sollevando la mano sinistra per mettere orgogliosamente in mostra le due fedine.
-Oh.-
Mrs Grey rivolge un sorriso affettuoso al figlio di puttana visibilmente dispiaciuto e cogliendo tutti di sorpresa, me compreso, si china per stringermi la mandibola con quella stessa mano e stamparmi un bacio. Le mie labbra sono secche e si attaccano alla pelle delle sue separandosi a fatica quando Ana si rialza.
-Ci vediamo a casa, piccolo.-
Un sussurro carico di promesse che mi provoca un’erezione neanche me l’avesse impugnato.
-Mr Grey, io non sapevo.. beh, non sapevo fosse sua moglie! Non credevo lavorasse qui.-
-Nemmeno io.-
Mormoro continuando a fissare il punto da cui Anastasia è sparita.

****

Vedere la reazione di Christian è stata la mia più grande soddisfazione!
Non riusciva a credere ai propri occhi! Posso immaginare cos’abbia potuto pensare. Che cazzo ci fa qui?
Mentre mi dirigo verso l’uscita secondaria del locale, non posso trattenere un sorrisetto appagato. Potrei anche abituarmi alla noia mattutina se comprende pause di questo genere. Certo, mi sono scavata la fossa da sola e Dio solo sa quali guai passerò stasera, ma almeno mi sono presa la mia piccola rivincita.
Appoggio il vassoio sul bancone del bar ed entro nel camerino riservato ai dipendenti. Cerco di chiudermi la porta alle spalle ma qualcuno la blocca e non ho bisogno di voltarmi per sapere di chi si tratta.
Riesco a percepire la sua ira anche a debita distanza.
Fingendo una calma che adesso non provo più, e senza voltarmi, mi fermo al centro dello stanzino chiudendo gli occhi quando sento la serratura scattare. Decisamente un brutto segno.
Chino appena la testa guardando con la coda dell’occhio l’ombra di Christian avanzare, il rumore dei passi m’informa sulla movenza lenza ma decisa.
Prima delle mani, sento il suo respiro soffiarmi sull’orecchio provocandomi brividi in tutto il corpo; sa che questa è una zona erogena e non perde occasione di stuzzicarmi, ovviamente.
-Che cosa ho appena visto, Anastasia?-
Ed eccolo. Quel tono basso e fintamente docile che usa sempre quando cerca di contenere l’ira, il ché -sinceramente- lo rende ancora più intimidatorio.
Continuando a sogguardarlo mi mordo forte il labbro cercando di ritardare una risposta che, in realtà, lui conosce perfettamente.
In uno scatto rapido e inaspettato, mi avvolge il fianco con un braccio per premere una mano sull’addome e spingermi contro il suo petto.
-E ti consiglio di essere molto convincente perché tu non vuoi vedermi davvero incazzato, giusto?-
Automaticamente annuisco perché, per quanto mi sia divertita a fargliela pagare, non voglio proprio vederlo davvero incazzato!
-E allora.. cosa cazzo ho appena visto?-
Deglutisco e vago con lo sguardo ovunque, come se tra queste quattro mura possa trovare un’ancora di salvezza!
Ho voluto la bicicletta? Bene, adesso devo pedalare.
-A casa mi annoiavo.-
La risposta è poco più di un sussurro ma Christian mi ha sentita perfettamente perché le dita della sua mano premono più forte sul mio addome.
-Ti annoiavi.-
Ripete usando un tono intenzionalmente valutativo, come se stesse analizzando quanto grave sia la cazzata di questa motivazione.
-E così hai pensato di giocare a fare la cameriera.-
Mando giù un boccone davvero asciutto e non smetto di torturare il labbro inferiore.
-Ti rendi conto che ho rischiato di buttare nella merda un importante incontro d’affari solo perché tu.. ti annoiavi?-
Questo lo sapevo benissimo, com’ero sicura che Christian avrebbe saputo cosa fare per accaparrarsi comunque la vittoria.
-Non sapevo venissi in questo locale.-
Mi difendo aggiungendo una nota stizzita, così.. giusto per rendere credibile la mia piccola bugia.
-Stronzate. Lo sapevi benissimo. Ed è per questo che tu e quel coglione di Jack sarete disoccupati sino a tempo indeterminato.-
Cosa???
Mi stacco da lui voltandomi in un veloce mezzo giro e lo fisso allibita. E’ serio. E’ maledettamente serio!
-Christian, non puoi!-
-Ah, no?-
E mi rivolge un sorrisetto da prova a dimostrarmi il contrario, ragazzina.
La rabbia prende il sopravvento e mi permette di rifilargli un’occhiataccia.
-Io a casa non ci voglio stare.-
-E non ci stare.-
Affilo gli occhi e incrocio le braccia al petto.
-E dove dovrei andare?-
Sputo tra i denti entrambi consapevoli che il suo non opporsi dipende proprio da questo, e infatti scrolla le spalle mostrandomi un’espressione che mi fa venire voglia di prenderlo a pugni!
-Dio, sei così.. così..-
Accorcia quella breve distanza e china il mento per poter mantenere unito il contatto visivo.
-Così?-
M’invita a proseguire in un sussurro volutamente sensuale. Lo squadro da capo a piedi e la rabbia si scioglie come neve al sole. Non sono ancora riuscita ad abituarmi alla bellezza divina di mio marito, e credo che mai lo farò. Indossa una camicia bianca arrotolata sui gomiti e un jeans nero che gli mette meravigliosamente in risalto i muscoli delle cosce e la prominenza al cavallo. Consapevole del suo sguardo addosso, continuo a fissargli il suo amichetto laggiù che lentamente lievita sotto ai miei occhi apertamente sedotti. Il modo in cui lo guardo, lo fa impazzire.
-Mrs Grey..-
Mi succhio il labbro e in un battito di ciglia sposto l’attenzione sul suo viso.
-Mr Grey..-
Christian allunga una mano e la mia le va incontro per incrociare le nostre dita. Mi spinge a sé bloccandomi contro il corpo con una mano dietro la schiena.
Mi alzo sulla punta dei piedi per raggiungere il suo viso ma mio marito mi facilita il compito sollevandomi da terra. Gli avvolgo il bacino con le gambe avvinghiandolo forte e affondando le dita tra i suoi capelli.
Mi sorride lascivo e so che presto diventeremo un corpo soltanto.
La vendetta o il licenziamento? Dimenticati.
Come quel caffè di stamattina e i suoi cinque cucchiaini di zucchero.


Note d’autrice.
Ciao a tutte!!! Non so quante lettrici di Cinquanta sfumature che amo di te troverò anche in questa one-shot, ma spero che la mia apparizione vi abbia fatto piacere! :)
Mi mancava questa categoria, così ho deciso di scrivere un missing moment (che mi auguro sia stato di vostro gradimento!)

Ringrazio tutti coloro che hanno letto questo parto e chi deciderà di commentarlo! :D

Un fortissimo abbraccio.
-Sara


   
 
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