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Autore: cin75    10/10/2016    10 recensioni
E se un giorno tutto dovesse finire per i due fratelli cacciatori ?
Come accadrebbe? Cosa farebbero davvero?
E cosa farebbe chi è costretto a rimanere ?
Mia tanto personale quanto assurda visione di un futuro ( molto lontano futuro ) finale di SPN!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Dopo aver salvato l’ennesimo innocente e dopo averlo riconsegnato alle amorevoli cure della famiglia che si era loro affidata, Sam e Dean, fecero rientro al bunker.

Il fantasma che infestava il laboratorio di falegnameria di quel liceo era davvero incazzato e la sua furia aveva lasciato i segni anche sul volto del minore dei Winchester: un occhio pesto che sarebbe stato nero per almeno una settimana buona.

“Ehi, fratellino?? Stai bene?!” chiese Dean , preoccupato per lo strano silenzio del ragazzo al suo fianco. Forse quella botta era stata più forte del previsto e magari Sam non stava bene come gli aveva detto.
“Sì, sto bene Dean. Sono solo stanco e ho voglia di una doccia, del mio letto e del mio pc o magari solo di una dormita!”
“Sicuro? Possiamo fermarci nel primo Pronto Soccorso che troviamo e ti fai dare un occhiata. Così!! Per stare sicuri, che ne dici?!” insistette però senza calcare troppo il maggiore.
“No! Davvero sto bene. Andiamo al bunker!” rispose l’altro.
“A..casa?!” sembrò voler quasi specificare Dean.
“Sì, sì. A casa!” parve volerlo accontentare Sam.
 
Dopo che furono al rifugio, i due fratelli, presero la strada per le loro rispettive stanze. Un discreto “Buonanotte!” fu l’ultima cosa che Dean sentì dire al fratello, prima di vederlo chiudere la porta della sua stanza.
Di certo, c’era qualcosa che non andava!
 

La mattina dopo, verso le sette, Dean era già in piedi. Il caffè era pronto e lanciando di tanto in tanto un’occhiata furtiva alla porta di ingresso della cucina, si sorprendeva di non vedere arrivare anche Sam. Dato anche il fatto che di solito , lo trovava già in cucina, pronto e preparato, prima di lui.
Si versò dell’altro caffè e ne versò dell’altro nella tazza che di solito prendeva Sam e si avviò alla camera del minore.
Si avviò verso la camera di Sam, deciso a capire che cosa fosse realmente successo dopo il loro ultimo caso.
Arrivò alla porta e bussò.
Niente.
“Ehi!, Belladdormentato?? Sei sveglio? Presentabile? ” lo richiamò scherzando per alleggerire la situazione che pensava , anzi ne era sicuro, stava covando nell’animo di Sam.
Si aspettava che il fratello lo rimproverasse e che gli dicesse di andare via.
Niente!
Si avvicinò un po’ di più alla porta chiusa.
“So che è da un po’ che non usciamo se non per un caso, ma se hai scovato il mio sito di porn preferito, posso tornare dopo!” lo provocò ancora.
Ancora niente!
“Andiamo fratellino!!” fece infine. “Ho perfino fatto il tuo assurdo caffè al ginseng.”, mentì sperando di sortire un qualche effetto, che non arrivò. “Mi dici che ti succede?”
Nulla!
“Ok!  Ora basta!” sibilò Dean, frustrato da quell’essere completamente ignorato senza un palese motivo.

Appoggiò la mano sulla maniglia, spinse verso il basso e fece scattare la serratura. Aprì piano la porta e fece per entrare, pronto a sentirsi urlare contro Sam.
Si aspettò di sentirsi richiamare con il solito “Conosci il senso della parola privacy!?” che ora  avrebbe avuto decisamente senso, dato che la porta era chiusa.
Invece tutto ciò che ebbe in ricambio fu un semplice sguardo fuggevole da parte di Sam che dopo averlo visto entrare , ritornò a fissare una delle tante fughe del pavimento sotto i suoi piedi.
 
Dean si guardò attorno. Il borsone da viaggio ancora intatto e dimenticato sul pavimento appena accanto alla porta.  Sam aveva ancora indosso i panni della sera prima. Perfino il suo giacchetto.
I gomiti poggiati sulle ginocchia.
Le lunghe dita delle mani  intrecciate tra loro come a scaricare la tensione.
Il volto stanco, gli occhi segnati.
Il minore non aveva dormito. Affatto.
Si era solo seduto sul bordo del letto e aveva passato così tutta la notte. Pensando a chissà cosa o forse niente.
Il che sarebbe stato , forse, meglio.
 
“Sammy!” sussurrò Dean, entrando completamente nella stanza.
Poggiò le due tazze di caffè sulla piccola scrivania e andò verso il fratello.
“Sammy, che succede?” chiese piano.
Sam alzò gli occhi verso di lui. Quello segnato dall’ormai palese livido, brillava più dell’altro. Ma entrambi decisamente tristi e confusi.
“E’ da ieri che sei strano. Lo so, lo vedo, che non si tratta di qualcosa di fisico. Quindi…per favore, parlami!” ed era davvero preoccupato.
Sam , in cuor suo apprezzò la calma con cui Dean gli si stava rivolgendo e sperando che quella calma non svanisse, decise di confidarsi.
Vada come vada!, pensò prima di parlare.

“Voglio farla finita, Dean!” disse semplicemente.

Dean a quell’esternazione, strabuzzò gli occhi. Che cosa aveva appena detto Sam??!
“Cosa?!” sibilò tra i denti.
“Voglio farla finita con questa vita. Voglio farla finita con la vita da cacciatore. Con i mostri che ci danno la caccia. Con l’Inferno che vuole risucchiarci alla prima occasione e il Paradiso che vorrebbe dargli una mano!” sbottò come inizio.
“Sammy!”  proferì appena, preso alla sprovvista da quello sfogo.
“Voglio uscirne, Dean. Voglio provare ad avere una vita fottutissimamente normale. Voglio provare a farmi una famiglia e magari dei figli. Voglio uno stupidissimo cane che non imparerà mai ad obbedire ai miei comandi e che mi mangi il giornale tutte le sante mattine. Voglio…” elencò quasi istericamente.
“Sammy, ok! Ascolta…”
“E voglio che ne venga fuori anche e soprattutto tu!” e questa volta era decisamente calmo e lucido.
“Cosa?!” colpito da quel cambio di soggetto.
“Voglio vederti felice, Dean. Perché…cazzo!! …se non meriti di esserlo anche tu. Voglio che tu abbia finalmente tutta la felicità che meriti dopo la vita di merda che hai fatto fin ora. Voglio vederti accanto alla donna dei tuoi sogni, voglio vederti alle prese con almeno un paio di marmocchi che ti adoreranno anche più di quanto tu adoravi nostro padre. E ti adoreranno perché sarai un ottimo padre e io, più di tutti, lo posso garantire.” Disse con cognizione di causa.
“Sam, non dire così. Papà era….”
“Papà era un eroe, gli volevo un gran bene. E nessuno lo mette in dubbio. Ma non avrebbe mai vinto il premio di padre dell’anno. Non avrebbe potuto con la vita che conduceva. E finalmente non gliene faccio una colpa. Ma non voglio nemmeno negare la verità e nemmeno tu dovresti.” continuò perché, sorprendendosi, vedeva che Dean lo ascoltava senza cominciare ad andare in escandescenza, come accadeva ogni volta che veniva fuori il discorso “John Winchester”
“Sam, perché questo? Perché adesso ?” chiese Dean, cercando di essere aperto ad ogni spiegazione che avrebbe avuto.
 
Non era la prima volta che Sam gli confidava di volere una vita più normale. Ne parlavano , ne discutevano, a volte ci litigavano anche. Ma poi passava e finiva tutto nel dimenticatoio o in un'altra caccia.
Ma non questa volta!
Questa volta Sam era deciso a farsi valere. Sam voleva essere convincente a tal punto da…..convincere anche lui.
Il minore sospirò profondamente , in un certo senso sollevato dal fatto che Dean volesse ascoltarlo, anche se era convinto che il maggiore se ne sarebbe uscito con una frase tipo “Fatti una bella dormita, Sammy. Sei solo stanco!” e si sarebbe chiuso la porta alle spalle.
Ma una cosa simile, pensandoci bene e meglio, era alla John. Non alla Dean.
Per lo meno non del Dean post-Amara.
Sam aveva notato che dopo quell’esperienza, Dean era più concentrato sulla famiglia che sul lavoro. Era più compassionevole e premuroso verso le persone che avvicinava o che lo avvicinavano durante le loro missioni.
Il cacciatore concentrato che aveva fatto la gavetta all’Inferno e la specializzazione al Purgatorio, non c’era più. Il gelido killer assuefatto al marchio di Caino era svanito per sempre.
Dean era di nuovo il Dean che lo aveva cresciuto e protetto per tutta una vita. E che ancora lo proteggeva.
 
“Quel ragazzo.” disse solo il giovane.
“Chi? Quello che abbiamo salvato dal fantasma?!” chiese perplesso il maggiore.
“Sì.”
“E allora ?”
“Ha avuto un esperienza assurda, che difficilmente racconterà in giro. Che difficilmente sarebbe credibile se la raccontasse.”
“Esatto e con questo?” chiese ancora.
“Ma il viso dei suoi familiari quando è tornato a casa…Dio, Dean!” esclamò riempiendosi i polmoni di aria. “A loro non importava del fantasma, della storia a lui legata. Delle stronzate del soprannaturale in cui erano finiti. A loro interessava solo riavere il loro ragazzo a casa. Abbracciarlo di nuovo. Averlo ancora con loro. Potergli parlare. Poterlo ascoltare. Essere certi che quel loro figlio che sembrava ormai perso, avesse invece ancora un futuro davanti!” provò a fargli capire.
“Sammy, io posso cercare di capire, ma onestamente non credo di seguirti.” sembrò scusarsi Dean, che si andò a sedere su una sedia , di fronte al fratello.
“Anche io voglio tornare a casa, un giorno, e vedere che ad aspettarmi c’è qualcuno che vuole parlare con me, ascoltarmi. Che si augura che il giorno dopo , per me, sarà migliore di quello appena passato.”
“Ma hai me, per questo . Lo sai… che io ci sarò sempre!” lo rassicurò Dean.
“Sì, ma….”
“Ma cosa?” fece esasperato ma non arrabbiato.
“Io…” e abbassò il capo come se volesse finirla lì.
“Sammy, parlami. Ma cosa?!” lo incoraggiò ancora, Dean.

Sam rialzò lo sguardo e gli occhi verso quelli del fratello in cui vide solo apprensione e non rancore e questo la rassicurò.
“Dean, abbiamo fatto questa vita per tutta …la vita. Sono stanco. Sono davvero stanco. Voglio un lavoro normale che non mi faccia ringraziare Dio ogni sera di essere vivo e non fatto a pezzi da qualche parte. E voglio lo stesso per te. Voglio poterti chiamare per chiederti come è andato il giorno di lavoro e dirti che mia moglie ha fatto la tua crostata preferita e che ti aspettiamo per cena. Voglio che tu mi chiami non per chiedere aiuto ma solo per dirmi che la tua di moglie ha scovato in mercatino uno di quei mattoni filosofici che piacciono solo a me. Voglio invitarti a bere una birra perché un'altra giornata di lavoro è finita e non perché siamo sopravvissuti all’ennesimo mostro.” e a Dean sembrò quasi che Sam gli stesse raccontando un sogno appena fatto. Un sogno!!
Ma non disse niente. Lasciò che suo fratello concludesse quel suo sfogo che sembrava avere serbato per tanto tempo, intuendolo dal modo con cui si stava sfogando.
 
E quando , alla fine, Sam non disse altro, il maggiore si alzò dalla sedia e con calma e lentezza la rimise al suo posto. Le spalle leggermente incassate rivelavano al minore che Dean stava vagliando ogni parola che gli aveva confessato.
“Dean?!”
Il maggiore non parlò ancora. Nemmeno si voltò a guardarlo e Sam scosse, affranto, il capo.
Era assurdo solo pensare  che Dean abbandonasse quella vita solo perché era stato lui a chiederglielo.

Poi…
“Siamo cacciatori, Sammy. Lo siamo sempre stati e lo saremo sempre. La nostra vita è sempre stata una vita da cacciatori e non potrà che finire come finisce una vita da cacciatori.” proferì e poi a passo lento, uscì dalla stanza del minore e andò via.
 

Per il restò della giornata i due fratelli non si videro affatto. Forse fu solo una coincidenza, forse si ignorarono di proposito.
Fatto sta’,  che quando era ormai sera, Sam che era in cucina per un caffè, vide entrare il fratello con un giornale in mano.
Dean era serio. Sembrava concentrato. Sicuro di quello che stava per fare.
“Ti cercavo!” disse al minore.
“Mi hai trovato!” replicò l’altro, sorseggiando appena il suo caffè.
Il maggiore ignorò il sarcasmo e con un gesto secco piazzò davanti agli occhi dell’altro un giornale locale di Pittsburgh.
Sam acuì appena lo sguardo verso le pagine di fronte a lui e poi fissò il fratello che fissava lui.
“Che dovrei farci?”
“Leggi!” rispose semplicemente il maggiore, mentre si prendeva anche lui una tazza di caffè.
“Dean, non voglio litigare ma quello che ti ho detto….” si fece avanti Sam, anche se Dean gli impedì di finire.
“Nemmeno io voglio litigare. Voglio solo che tu legga quello che sarà il nostro ultimo caso. L’ultimo caso dei fratelli Winchester!” lo spiazzò Dean, voltandosi verso di lui e poggiandosi a sedere sul bordo del tavolo che aveva alle spalle.






N.d.A.: Vi chiedo solo di avere pazienza. Vi spiego tutto alla fine della seconda parte di questo racconto.
Ma , comunque,, già vi ringrazio di cuore se siete arrivate fin qui!
Tra un paio di giorni, il finale e poi dopo avermi mandato a quel paese di tutto cuore, potremo gustarci la tanto attesa stagione 12!!!
Baci, Cin!

 
   
 
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