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Autore: Taila    14/10/2016    2 recensioni
Charlene si spostò verso lo specchio rettangolare che le stava indicando la commessa e osservò soddisfatta il suo riflesso. Si era ridotta all’ultimo momento, visto che quella era l’ultima prova per il suo vestito e solo due giorni dopo si sarebbe sposata, ma l’abito le stava d’incanto. Si girò appena per studiare il suo riflesso di tre quarti e sorrise contenta nel notare come l’abito fasciasse perfettamente la sua silhouette. Quand’era ancora una ragazzina, aveva sognato che si sarebbe sposata con un vaporoso abito da principessa, simile a quello indossato dalla Cenerentola disneyana, ma con qualche aggiunta di suo gusto per renderlo davvero bello. Da adulta, invece, aveva fatto una scelta completamente diversa: il modello che aveva scelto era del tipo a sirena, di raso real color avorio e con un breve strascico, che dava una maggiore eleganza alla sua figura. [...] Era il giorno del suo matrimonio, il suo grande giorno e doveva essere bellissima.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Salve salvino gentili lettori e lettrici e ben ritrovate ^^ Chiedo venia per l’immondo ritardo con cui ho aggiornato questa ff, non mi ero dimenticata della nostra Charlene e del suo grande giorno, però una long su una slash ship che amo, mi ha davvero monopolizzata ^^ Questo capitolo è tutto per la mia tessora adorata Black, perché è stata a lei a suggerirmi l’idea, con un a frase della recensione che ha lasciato al precedente capitolo: attenta a Charlene sis, perché potrebbe inseriti nella sua lista nera dopo questo ^O^ Ringrazio: BalckCobra e Harryet che hanno lasciato un commento al precedente capitolo. Ringrazio: BlackCobra, Harryet e perlanera che hanno inserito questa long tra i preferiti. Ringrazio: dasli22, hurry, orny81, RedMoon_, romy2007, Selvaggia Egle e vallinda che hanno inserito questa long tra i seguiti. Ringrazio tutti coloro che hanno anche solo letto e tutti coloro che hanno letto e/o lasciato un commentino al precedente capitolo. Adesso la smetto di chiacchierare e vi lascio alla lettura, al prossimo capitolo gente \O/

Domenica – Parte VIII

Quando il gruppo arrivò nella parte del giardino in cui era stata allestita la pista da ballo, Charlene non stava più nella pelle. Nonostante tornasse sempre a casa stanca per il lavoro, non aveva esitato a trascorrere molte notti insonni per imparare a ballare il valzer e il minuetto. Aveva studiato da autodidatta, seguendo i video su quei balli che aveva trovato su internet e ripetendo i passi fino alla nausea. Era stato un lavoro snervante, lungo e tedioso, ma davanti alla prospettiva di poter dimostrare al capitano e alla sua signora che lei era una persona non solamente colta e intelligente, ma anche raffinata ed elegante, non si era tirata indietro ed era diventata talmente tanto brava da poter partecipare a concorsi a livello mondiale e vincere il primo premio a occhi chiusi.
L’unica incognita era e rimaneva Benedict.
Non appena aveva cominciato a organizzare il matrimonio, Charlene aveva iniziato a dirgli e ripetergli di prendere lezioni di valzer, visto che l’unico ballo a cui aveva partecipato era stato quello di fine anno prima del diploma e, a quanto le aveva detto, non lo aveva certo trascorso a ballare con la sua accompagnatrice, ma rinchiusi nel ripostiglio ad amoreggiare. A parte la pessima scelta del posto in cui Benedict aveva trascorso del tempo in compagnia della sua fidanzatina di allora – lei non avrebbe mai messo piede in un posto buio, sporco, umido e puzzolente come quello e si chiedeva che genere di ragazza fosse quella che aveva accettato di trascorrervi ore dentro – Charlene gli rimproverava il fatto che, non avendo danzato, non era stato preso in considerazione come possibile candidato alla corona di Mr. Liceo e riteneva questo una mancanza nei suoi confronti. A differenza di Ben, lei non solo era stata in cima alla lista delle candidate, ma aveva anche vinto la corona di Miss Liceo, stracciando tutte le sue avversarie. Charlene era stata votata per tre anni consecutivi anche Reginetta di Primavera – in base a una regola non scritta del suo liceo, le studentesse delle prime classi potevano candidarsi ma non venire elette, perché quella corona era un privilegio che spettava alla ragazza più popolare della scuola e le novelline, che sapevano ancora di scuola elementare, erano ritenute da tutti i ragazzi che frequentavano il liceo, delle perfette signor nessun. Lei però era stata l’unica studentessa nella storia del suo liceo a essere eletta e pure a maggioranza dei voti, quando ancora non frequentava gli ultimi due anni e questo la diceva lunga su di lei e sulla sua popolarità. Al primo anno di liceo, si era dovuta accontentare di essere un nome senza importanza nel mucchio di coloro che erano candidate alla corona e, mentre osservava Sandra Dayton, la ragazza più popolare della scuola, prima del suo arrivo ovviamente, vestita con quel ridicolo abito color oro vecchio e bianco avorio e i capelli neri annodati in modo assolutamente ridicolo, aveva giurato che fino al giorno del diploma nessuna sarebbe mai più riuscita a surclassarla e che avrebbe imperato incontrastata. Non appena era iniziato il secondo anno e per liberarsi di Dakota Epstein, che Sandra Dayton aveva indicato come sua erede prima di diplomarsi, Charlene si era messa subito all’opera: aveva cominciato a farsi notare prima per i suoi voti, poi perché lei non era solo brava nello studio ma anche bella e alla moda, dopo che era entrata a far parte dell’insieme delle studentesse più popolari, aveva incominciato a crearsi un suo gruppo di compagne, che pian piano si era ingrandito e, partendo dalle ragazze che razzolavano sullo sfondo e arrivando alle sue fedelissime, aveva inglobate tutte coloro che, fino a poco prima, erano state amiche di Dakota. In meno di un anno, Charlene era riuscita a prendere il suo posto come ragazza più popolare della scuola, continuando a tenerla vicino a sé e trattandola come la migliore delle sue amiche, per controllarla meglio e impedire che cercasse di farle ciò che aveva fatto a lei e, soprattutto, per apparire agli occhi delle sue amiche come una vittima tradita e pugnalata alle spalle, nel caso in cui Dakota le si fosse rivoltata contro. Quello era stato l’ultimo anno in cui aveva visto qualcuno che non era lei venire eletto Reginetta di Primavera, perché già dall’anno successivo, il terzo, la corona era stata sua e quello era stato un momento particolarmente glorioso della sua vita: sua madre teneva ancora incorniciato e appeso al muro del corridoio un ingrandimento della foto che le era stata fatta quel giorno, immediatamente dopo essere stata incoronata.
Quella vittoria era stata solo il primo passo per lei: per i due anni successivi, era stata sempre lei a essere eletta Reginetta di Primavera, nessun’altra studentessa del suo liceo veniva presa in considerazione per venire scelta e questo perché lei era la più bella della scuola. D’altronde aveva dimostrato ampiamente questo venendo eletta al ballo di fine anno, che si svolgeva una settimana prima della cerimonia di diploma, Miss Liceo. Come se ci fossero stati dubbi in merito. Del suo accompagnatore, il quarterback della squadra di football come da migliore tradizione, ricordava solo che era uno scimmione zotico e petulante che mirava soltanto a trascinarla nello sgabuzzino delle scope per diversi un po’. Come se lei avesse potuto fare una cosa del genere, una cosa che si addiceva più a quella rozza di Lehmann che a una persona fine come lei. Quello che Charlene rammentava meglio di quel ballo, era stata la sensazione di trionfo che aveva provato quando avevano poggiato anche quella corona sul suo capo: aveva avuto una sola rivale a contenderle quel titolo, le altre candidate erano lì solo per fare scena. La sua avversaria era una ragazzetta che si era trasferita nella loro scuola per frequentare lì l’ultimo anno, da quello che era riuscita a sapere di lei, nella sua vecchia scuola era stata lei l’ape regina e, quindi, aveva creduto di poter venire a dettar legge anche nella sua scuola. Per tutto l’anno scolastico aveva sfidato apertamente Charlene, tuttavia, con un’abile campagna diffamatoria nei confronti della rivale, lei era riuscita non solo a rimetterla al suo posto, ma anche a spedirla a razzolare tra gli sfigati, senza più possibilità di tornare tra le persone che veramente contavano. Indossare la corona dei Miss Liceo davanti alla sua rivale, che aveva giurato e spergiurato davanti a tutta la scuola che sarebbe stata lei a indossarla al posto di Charlene, era stato il coronamento della sua vittoria.
- Tesoro tocca a te e Benedict aprire le danze.- la voce della madre la distolse dai suoi piacevolissimi pensieri.
Cercando il punto in cui suo marito si trovava, Charlene osservò la pista da ballo davanti a cui si era fermata – un’ampia pedana appena rialzata, rivestita con grosse piastrelle bianco perla e con il bordo laccato di nero, il tutto illuminato dalla tenue luce aranciata del tramonto – e si disse che quello era il massimo che Benedict avrebbe potuto fare, che non poteva aspettarsi più di così e che doveva essere sollevata che perlomeno non se n’era uscito con una qualche mostruosità talmente kitsch, da poter star bene solo nel matrimonio di una dal gusto estetico pessimo come Lehmann. Ancora con il naso arricciato in una smorfia, Charlene vide che la carissima Abby era a bordo pista, ovviamente mano nella mano con il suo fidanzatino, mentre continuavano a parlarsi con i volti a un centimetro l’uno dall’altro, fissandosi negli occhi e sorridendosi adoranti. A parte la scena patetica e rivoltante, doveva ammettere che quello era davvero un bel colpo di fortuna: oltre a fare una figura incantevole con il capitano e sua moglie, avrebbe insegnato a quella blatta priva di qualsivoglia senso estetico di Lehmann cosa fosse la vera eleganza.
Mentre progettava quella piccola vendetta ai danni della sua ex collega, Charlene vide venire verso di lei suo marito, sul suo volto campeggiava un piccolo sorriso. Benedict le si fermò davanti e, mentre nell’aria si stava iniziando a diffondere la melodia che la piccola orchestra aveva cominciato a suonare, le fece un inchino e le tese la mano destra per invitarla a danzare. Piacevolmente sorpresa per il fatto che Ben avesse fatto tutto nel modo corretto e che non fosse parso impacciato né goffo, la sposa prese la mano che lui le stava porgendo e si lasciò condurre al centro della pista da ballo. Gli appoggiò l’altra mano sulla spalla e lui le strinse un fianco con la mano libera, poi cominciarono a ballare. Charlene si rese subito conto che Benedict non era molto a suo agio con il minuetto, quindi ne dedusse che non le aveva dato retta e non era andato al corso come gli aveva detto di fare o, nella migliore delle ipotesi, non era andato oltre le prime lezioni. Sotto la facciata contenta che si era obbligata a mantenere, la sposa sentì una scintilla di irritazione sfrigolare dentro di sé nel rendersi conto che non le aveva dato retta proprio riguardo a un’occasione così importante e delicata per lei e per la sua carriera: ora poteva soltanto fare buon viso a cattivo gioco e cercare di limitare i danti, ma quando sarebbero stati da soli, gli avrebbe fatto capire che sarebbe stato un bene per lui se avesse incominciato a seguire lei e i suoi consigli.
L’unica cosa che sperava in quel momento, era di essere riuscita comunque a impressionare Lehmann e farle venire un bel colorito verde nel vederla muoversi elegante e leggiadra nel suo abito bianco, consapevole che una persona rozza e primitiva come lei non sarebbe mai nemmeno riuscita ad avvicinarsi al suo livello di assoluta perfezione.


§§§



Drew osservava i due sposini danzare e si disse che quella era un’occasione troppo ghiotta per sprecarla. Non appena il loro ballo d’apertura terminò e la pista cominciò a riempirsi con gli invitati che volevano ballare, si girò verso Abby e le diede un bacio sulla guancia sinistra, per attirare la sua attenzione.
- Mi concedi l’onore di questo ballo?- le chiese con voce zuccherina e rivolgendole uno dei suoi sorrisi irresistibili.
Non aveva alcuna voglia di fare una figura barbina davanti a Charlene, che, tra l’altro, stava aspettando sicuramente questo, ma Abigail sapeva che non sarebbe riuscita mai a dirgli di no, soprattutto quando il suo fidanzato usava contro di lei le sue debolezze – e non pensava che qualcuno avrebbe potuto condannarla, trovandosi al suo posto e con davanti quell’uomo mozzafiato – tuttavia doveva quantomeno fare finta di brontolare un po’, altrimenti non avrebbe mai più avuto voce in capitolo in niente con lui.
- Non so ballare.- replicò, consapevole lei stessa che una risposta così futile non sarebbe mai riuscita a fermarlo.
- Andiamo, non devi mica vincere una gara di ballo.- ribatté lui e il sorriso sul suo volto si ampliò e si fece più luminoso.
Mentre si domandava come un essere umano potesse diventare più affascinante semplicemente sorridendo, Abby si rese conto che stava già cominciando a seguirlo verso la pista, senza neppure pensare di opporre un minimo di resistenza perché, quando si trattava del suo partner, lei aveva la stessa resistenza di una lastra di ghiaccio sottilissima e vicina a una forte fonte di calore.
- No, ma c’è comunque la giuria.- rispose lei e indicò Charlene che stava volteggiando in mezzo agli altri invitati, osservando tutto e tutti come un falco.
Mentre cominciava a muoversi piano sulla pista da ballo e portando Abby con sé, Drew passò un braccio attorno alla vita della sua fidanzata e se la strinse contro, piano avvicinò il viso al suo, assaporando ogni centimetro che li aveva separati e che man mano spariva, fermandosi solo quando sentì le labbra sfiorare quelle di lei. Sapeva benissimo quale effetto aveva sulla sua fidanzata e non perdeva occasione per stuzzicarla, perché gli piaceva vederla reagire alla sua vicinanza e, più spesso di quanto avesse programmato, Abby trovava sempre un modo per rifarsi di questo, quando erano a letto insieme. Per questo motivo non vedeva l’ora di poter tornare a casa e vedere in quale modo si sarebbe vendicata di lui, per tutto quello che le stava facendo passare quel giorno. Uno o due scenari davvero bollenti gli si formarono in testa, ma decise di accantonarli, almeno per il momento, altrimenti avrebbe trascinato la sua fidanzata nel primo posto chiuso e disponibile.
- Non preoccuparti di lei. Devi solo rilassarti, seguire i miei movimenti e rimanere concentrata su di me.- le disse, accarezzandole le labbra con le sue a ogni parola pronunciata, con voce simile a miele caldo e guardandola dritta negli occhi.
Questo posso farlo, pensò Abby affascinata e annuì con un piccolo cenno della testa, mentre inconsciamente già seguiva i movimenti leggeri dell’amato, prima di annullare l’esigua distanza tra i loro visi e baciarlo, perché era impossibile averlo così vicino e resistere, non farlo. Avvertì le labbra di Drew piegarsi per un attimo in un sorriso, prima di socchiuderle contro le sue. Mentre si stava perdendo nel sottile piacere che quel bacio le stava dando, avvertì le mani del suo compagno guidare le sue braccia affinché lo cingessero per il collo e poi lui la strinse per i fianchi, stringendosela contro, mentre la conduceva in piccoli passi di danza. Dopo, con la fronte appoggiata contro quella di Drew e il cuore che le batteva impazzito nelle orecchie, Abby aprì gli occhi e si ritrovò subito immersa nello sguardo verde del suo fidanzato, che le stava sorridendo irresistibilmente.
- Ti amo.- gli disse in un morbido sussurro, come se quello fosse un segreto che nessun altro, oltre lui, doveva conoscere.
- Ti amo anch’io.- rispose Drew e, nel pronunciare quelle semplici parole, la sua voce si era fatta densa e calda come cioccolato fuso.
Abigail ricambiò il suo sorriso con uno altrettanto ampio e luminoso, mentre continuava a farsi condurre dal suo amato in quella danza lenta: improvvisamente non le importava più di nient’altro e di nessun altro, oltre l’uomo fantastico che la stava stringendo a sé, che le stava sorridendo e parlando con il volto contro il suo e che sembrava aver cristallizzato quel momento perfetto nell’ennesima bolla dorata che li aveva avvolti.


§§§



Con la schiena tesa in una linea rigida e tenendo un pugno di stoffa della gonna del vestito con la mano che non teneva posata sulla spalla di suo marito, Charlene continuava a volteggiare sulla pista da ballo, cercando di sopperire alle carenze di Benedict e mostrarsi leggiadra ed elegante come aveva immaginato che sarebbe stata, quando stava preparando quel matrimonio. Era sicurissima che nemmeno una ballerina di professione sarebbe riuscita a farla sfigurare, in quel momento e che tutti gli ospiti erano deliziati e affascinati da lei e dalle sue movenze feline.
- Non sono adorabili?- domandò all’improvviso una voce femminile alle spalle della sposa.
- Sicuro. Non ho mai visto due persone tanto innamorate, prima.- rispose la voce di un’altra donna.
Charlene per un attimo corrugò la fronte perché la bellissima immagine mentale che, nei mesi precedenti, si era creata riguardo a quel momento, in cui tutte le coppie avrebbero ballato al margine della pista in modo ordinato e lasciando il centro della scena a lei e Ben, quasi come se fosse stato un fermo immagine del celebre Ballo delle Debuttanti, era andata in frantumi non appena la musica che aveva accompagnato il loro ballo di apertura si era fermata e tutti gli ospiti che volevano danzare si erano riversati sulla pista come cavallette, in modo caotico e lei e Ben, pur essendo gli sposi, avevano dovuto mischiarsi loro: si era resa subito conto che non c’era più niente di come lo aveva organizzato lei e che gli invitati si stavano divertendo a saltellare come volevano loro. L’attimo dopo, però, Charlene decise che era meglio spostare la sua attenzione dalle due donne che stavano ballando insieme, alle parole che avevano detto: stava davvero dando l’immagine di sé che voleva.
- Li invidio da morire.- continuò a dire la seconda voce.
- A chi lo dici? Sono anni che mio marito non mi guarda più in quel modo.- sospirò scontenta la prima donna.
- Non che lei lo guardi in modo meno adorante. E io la capisco, eccome se la capisco: con un uomo del genere al fianco, non riuscirei mai a staccargli gli occhi di dosso.- ridacchiò la seconda donna, subito imitata dall’altra.
A queste parole, il sorriso sul volto di Charlene si ampliò: erano tutti ammaliati da lei, proprio come era certa che sarebbe accaduto. Con un movimento improvviso, costrinse Benedict a piegare verso sinistra, in modo che lei si sarebbe trovata dalla parte opposta a quella in cui si trovava prima e poter così vedere chi erano le donne che, in quel momento, stavano parlando in quel modo devoto di lei. Avrebbe provveduto poi a ringraziarle. Mentre gli sposi si spostavano, le due donne continuarono il loro discorso.
- E neanche le mani gli staccherei di dosso.- continuò la prima donna, ridacchiando maliziosa.
La seconda donna concordò con quanto detto dall’amica con una risata altrettanto furba e Charlene arricciò il naso infastidita dalla trivialità delle due: era pronta a scommettere che fossero state invitate dalla madre e, magari, appartenevano pure all’infimo circolo del bingo che frequentava ogni giovedì sera.
- Visto come sono avvinghiati l’uno all’altra, nemmeno loro due riescono a staccarsi a vicenda le mani di dosso.- la seconda proseguì sempre con lo stesso tono, facendo ridere l’altra.
A questa battuta, Charlene batté le palpebre, non riuscendo a comprendere a cosa si stessero riferendo quelle due oche. Lei e Ben non erano avvinghiati, stavano tenendo una perfetta postura da ballerini – a essere sinceri lei aveva quella postura, lui stava semplicemente cercando di imitarla – quindi davvero non riusciva a capire come avessero potuto pensare una cosa simile di loro due. Quando finalmente giunse nella posizione desiderata, la sposa guardò le due donne – che, proprio come aveva previsto, erano amiche di sua madre che lei ricordava vagamente – e, quando realizzò cosa quelle due e altri invitati accanto a loro stavano fissando, si bloccò di colpo, perché non erano lei e Ben. Un’ondata di furia la investì da capo a piedi, quando seguì col proprio lo sguardo adorante delle due donne e scoprì che stavano fissando Lehmann e il suo fidanzato idiota, che stavano davvero ballando aggrappati l’uno all’altra, come una melensa coppietta di adolescenti sfigati al ballo di fine anno, che si guardavano l’un l’altra come se non esistesse nient’altro al mondo e si sorridevano con espressioni rincretinite.
Non. Poteva. Essere.
Charlene si rifiutava di credere a quanto stava accadendo, perché la situazione si era fatta davvero grottesca e paradossale. Era lei la sposa e i suoi invitati avrebbe dovuto guardare lei in quel modo, rapiti dal suo fascino, dalla sua bellezza e grazia, estasiati perché, insieme a suo marito, doveva apparire ai loro occhi come l’archetipo della coppia innamorata e felice. Era la sposa che doveva catalizzare gli sguardi di tutti gli invitati, soprattutto se la sposa in questione era la quintessenza della beltà e dell’eleganza com’era lei stessa. Invece, per la sua smania di protagonismo, Lehmann continuava a mettersi di mezzo, a sottrarle quel posto sotto i riflettori che spettava a lei e a lei solamente. Quando vide altri invitati girarsi per guardare, con un insulso sorriso intenerito in viso, la coppietta di intriganti che adesso si stava baciando come se fossero da soli nella loro camera da letto e non in mezzo ad altre persone, strinse i denti talmente tanto forte che, se fosse stata la protagonista di un film, avrebbe sentito di sicuro il sapore del sangue in bocca.
Mentre continuava a fissarli furibonda, pensando a quale sarebbe stato il modo migliore per far pagare lo scotto di quello che le stava facendo a quello sgorbio, Charlene vide Lehmann bisbigliare qualcosa, di sicuro rivoltante, sulle labbra dell’agente Kemble, mentre lo fissava adorante e lui risponderle qualcosa nello stesso modo, prima di baciarla di nuovo; la stretta del federale sulla vita della sua partner si era fatta più salda, mentre si toccavano l’un l’altra come se non esistesse nient’altro oltre la persona amata. Quei due erano talmente tanto melensi e stucchevoli, da risultare praticamente indecenti. Ma si rendevano conto che si trovavano al suo ricevimento di nozze, in un luogo pubblico e pieno di gente? O magari pensavano davvero che ai presenti facesse piacere vederli avvinghiati l’uno all’altra in quel modo, come se fossero una cozza (sì, si riferiva proprio a Lehmann) incollata a uno scoglio?
- Sono adorabili. – ridacchiò una voce femminile che non apparteneva a nessuna delle due donne che stavano commentando prima – Era da parecchio tempo che non vedevo una coppia così innamorata. - Vedendoli, ti rendi conti che il vero amore esiste davvero.- dichiarò un’altra donna, prima di esibirsi in un sonoro sospiro deliziato.
No. Quello era davvero troppo. Charlene digrignò i denti sotto le labbra serrate in una linea dura, decidendo all’istante che avrebbe posto fine a quella scenetta rivoltante, ricordando ai presenti che la sposa era lei e che, quindi, era a lei che avrebbero dovuto dire cose come quella e lo avrebbe fatto immediatamente. Ignorando a bella posta Benedict, che, comunque, sembrava essersi imbambolato come un ebete, visto che era da quando avevano smesso di ballare che non aveva più detto o fatto qualcosa (tanto che non pareva nemmeno essersi reso conto che gli aveva piantato le unghie nella pelle della mano che ancora stava stringendo con la sua), si girò verso la madre e, con un gesto secco, le fece il segno che avevano concordato per quando sarebbe arrivato il momento per chiudere le danze e passare finalmente al taglio della torta. Era stata lei in persona a sceglierla e, per questo motivo, era sontuosa ed elegante proprio come tutto in quel matrimonio: era certa al cento per cento che avrebbe riportato l’attenzione degli ospiti su di sé e li avrebbe lasciati a bocca aperta per la meraviglia.
Charlene vide sua madre annuire e scattare subito ad avvertire la piccola orchestra di fermare la musica. Al pensiero di avere di nuovo gli occhi di tutti, Lehmann e il suo amante compresi, su di sé e di ritornare a essere la protagonista indiscussa della scena, un sorriso le ammorbidì la linea delle labbra, che aveva tenuto contratte fino a quel momento.


§§§



Benedict era così disperato da sentirsi incapace di fare il più piccolo gesto. E del tutto inabile a formulare il benché minimo pensiero.
Tutto quello che riusciva a fare, era rimanere lì, immobile come una statua di sale, a fissare la sua Abby tra le braccia di uno che non era lui. Dei, non riusciva nemmeno a trovare le parole adeguate per definire quanto male gli facesse, vedere la sua amata così innamorata di quel bellimbusto da strapazzo. Ben non riusciva neanche a ricordare l’ultima volta in cui la sua Abby l’aveva guardato in quello stesso modo ed era desolante quella realizzazione. Fin da quando se l’era ritrovata davanti alla cerimonia nuziale, Benedict aveva capito che Abby non era più disponibile, ma solo ora in cui la guardava mentre ballava con l’agente Kemble e lo fissava come se al mondo non esistesse altro che lui, si era reso conto di quanto questa sua impressione fosse vera. E gli veniva da piangere di fronte al solo pensiero, all’idea che non c’era più spazio per lui, che quel pagliaccio gli aveva sottratto la cosa più importante per lui.
Lo stato depressivo in cui Benedict era stato gettato, ebbe però vita brevissima: gli basto vedere la sua Abby che baciava quello scimunito del suo accompagnatore, perché l’angoscia lo pungolasse tanto a fondo e tanto dolorosamente, da riscuoterlo del tutto, dandogli la sensazione che era stato percorso da una scossa elettrica e lo fece tornare presente a se stesso. Ben inspirò piano e profondamente per potersi calmare. No. Non si era mai arreso con Abby e non avrebbe incominciato di certo ora. Anche se pareva essersene momentaneamente dimenticata, Abby era sua e neppure quel cialtrone minuto di un bel faccino e di nient’altro che si potesse definire anche solo interessante, avrebbe potuto farlo desistere. Neanche il fatto che aveva sposato un’altra donna avrebbe potuto cambiare il fatto che nel suo cuore esisteva solo la sua Abby e nessun’altra. Benedict era consapevole che il delicato meccanismo che aveva unito lui e Abby la prima volta si era rotto per causa sua, perché le aveva mostrato il suo amore nel modo sbagliato, quindi era sua responsabilità rimettere al loro posto le cose tra di lui e la sua amata, anche se gli ci sarebbe voluta una vita intera per poterlo fare.
La musica cessò di colpo e, lentamente, tutti coloro che si trovavano sulla pista si fermarono, anche Abby e il suo partner, anche se sembravano essere del tutto incapaci di allontanarsi più di qualche centimetro l’uno dall’altro. Non sopportando più di vederli insieme in quel modo, né la consapevolezza che, se non si fosse messo di mezzo quel bellimbusto da strapazzo, ci sarebbe stato lui a flirtare in quel modo con Abigail, Ben si voltò verso quella che era ormai sua moglie, che lo stava tirando bruscamente per il braccio.
- Dobbiamo tagliare la torta.- gli ordinò lei e la voce le uscì tesa.
Benedict le sorrise e le annuì con un cenno del capo. Per il momento avrebbe accantonato il pensiero della sua Abby: lei era troppo concentrata su quel tacchino impagliato che si era portata dietro per poter pensare a chiunque altro e ancora troppo arrabbiata con lui per poterlo prendere in considerazione di nuovo. Avrebbe lasciato correre ancora un po’ di tempo, sperando che le servisse a svaporare e a rendersi conto che solo lui poteva renderla davvero felice, prima di farsi avanti di nuovo con lei. Ora si sarebbe concentrato, invece, su Charlene, sulla donna che aveva preso in moglie, cercando di darle tutto quanto poteva per compensarla di quanto le stava facendo, perché l’aveva sposata per riempire il vuoto gelido creato dentro di lui dall’assenza della donna che amava realmente.
- Andiamo.- le disse, pronto a recitare anche quell’atto di quella dolorosa pantomima.


§§§



Drew si stava godendo quel ricevimento di nozze molto più di quanto avesse immaginato.
Mentre faceva scivolare le mani sulla vita di Abby, stringendosela contro quanto la decenza nei confronti di un pubblico gli permettesse e chinava la testa per baciarla ancora e ancora, si appuntò mentalmente di fare in modo di ballare più spesso con lei, possibilmente quand’erano da soli nella loro casa, visto che erano riusciti a creare attorno a loro un’atmosfera così intima e languida, da indicare come finale per loro due solamente la camera da letto. Peccato che in quel momento non potesse fare niente di quello che voleva davvero e si rese conto che, forse, quello era l’unico neo nel suo piano altrimenti perfetto, considerò mentre sentiva le forme morbide del corpo della sua fidanzata, modellarsi voluttuosamente contro le proprie.
Quando la musica si fermò, Drew si staccò svogliatamente dalla bocca Abby, però non si allontanò molto da lei: le passò un braccio attorno alla vita e la tenne contro di sé, lei semplicemente lo lasciò fare e si poggiò mollemente contro il suo fianco, le dita della sua mano destra intrecciate a quelle della mano che lui teneva sul suo fianco. Approfittando di quel momento di stasi, il federale si guardò intorno e a stento riuscì a non mettersi a ridere, quando trovò il suo obbiettivo. I due novelli sposi si trovavano poco lontani da loro, si stringevano mano nella mano ed entrambi stavano guardando nella loro direzione. Drew non riuscì del tutto a soffocare la risata che gli stava gorgogliando in gola, quando fece scorrere lo sguardo sul tenente Moore: la dolce sposa era rigida come se avesse ingoiato un manico scopa, ma la parte migliore era la sua espressione oltraggiata e inviperita, con le sopracciglia aggrottate e la bocca, lucente per quel terrificante rossetto rosso che portava, contratta in una smorfia contrariata. Sembrava sul punto di implodere. Quella era una reazione impagabile e sperava che il fotografo la immortalasse in quello stato: allora avrebbe dato qualsiasi cosa per vedere la faccia del tenente quando, sfogliando l’album per controllare che tutto fosse stato fatto secondo i suoi ordini, si sarebbe trovata davanti una sua foto con quell’espressione in viso, come se avesse appena bevuto un succo di limone acerbo e senza zucchero. Il tenente Moore avrebbe di sicuro conservato un vivido ricordo delle sue nozze, ma non sarebbe stato necessariamente piacevole, come dimostrava l’espressione di furia che stava reprimendo a fatica.
Tossicchiando per nascondere lo sbuffo di risata che non riusciva più a tenere sotto controllo, Drew rivolse la sua attenzione a Benedict e, dal modo in cui lo stava fissando, sembrava essere sul punto di azzannarlo alla gola: vederlo in quello stato per causa sua, era ancor più inestimabile dell’espressione che campeggiava sul viso della sua dolce metà. Proprio per questo, non riuscì a resistere all’impulso di provocare ancora un altro po’ quel babbeo, di fargli vedere cosa si era perso a comportarsi come l’emerito idiota che era stato. Ma più di ogni altra cosa, Drew voleva che quel mentecatto la smettesse di essere così ostinato e capisse finalmente che Abigail non era più disponibile: non lo era mai stata prima, in realtà e ora lo era meno che mai. Il federale fece scorrere ancor più in avanti la mano con cui stringeva il fianco della sua fidanzata, percorrendole l’addome e andando poi a chiudere le dita sull’altro fianco, stringendole così la vita in abbraccio e, quindi, dopo averle messo sotto il mento le dita piegate della mano libera e alzato il viso verso il suo, Drew la baciò. Un bacio tanto breve quanto intenso e che le fece diventare le gambe molli. Dopo e per un lungo istante, lui e Abby si ritrovarono a rivolgersi uno sguardo innamorato e a sorridersi a vicenda, entrambi avevano scritto in viso quanto desiderassero essere a casa loro, in quel momento.
Drew si girò a guardare il punto in cui ancora si trovavano i due sposini e, questa volta, non riuscì proprio a non mettersi a ridacchiare: l’espressione del tenente Moore era diventata ancora più acida e furibonda, mentre il carissimo Benedict lo stava fissando con la rabbiosa impotenza di chi sa che, almeno per il momento, non può fare nulla di quello che desidera fare per davvero. L’attimo dopo, Drew vide Charlene, con uno strattone molto poco gentile, fare segno al marito di seguirla fuori dalla pista da ballo.
Drew aveva il sospetto che Benedict non si sarebbe mai arreso con Abigail, nemmeno davanti alla più nitida evidenza dei fatti. La sua unica consolazione era che, anche se purtroppo solo per il momento, era riuscito a mettere una pietra sopra le ambizioni che il novello sposo nutriva verso la sua fidanzata. Forse era riuscito anche a mettere una momentanea pietra sullo stesso sposo e a essere tranquillo per un po’ di tempo.
Peccato che si trattasse solo di pietre metaforiche e non reali.

  
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