Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: RodenJaymes    14/10/2016    9 recensioni
Un giovane scrittore, alla stesura del suo primo romanzo, si trova improvvisamente bloccato. Non sa più come proseguire. Tuttavia, qualcosa di assolutamente assurdo e inaspettato lo travolgerà, cambiando completamente il suo futuro.
Dal testo:
"Inuyasha osservava la pagina bianca di Word con insistenza, mordicchiandosi un labbro.
Unica punta di colore era la tacca nera che appariva e spariva a intermittenza costante, sempre lì, come a volerlo spronare. “Scrivi qualcosa di sensato”, sembrava volergli dire. Purtroppo, però, non riusciva ad assecondarla."
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Sorpresa
Note: AU, Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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You, real.

 

A voi personaggi, creature di un'idea,
voi che mi fate dannare e poi sognare.
A voi che siete l'inchiostro della mia penna.

 

 

“Pigmalione** […] grazie alla felice ispirazione dettatagli dal suo talento artistico, scolpì in candido avorio una figura femminile di bellezza superiore a quella di qualsiasi donna vivente e si innamorò della sua opera.”

 

Inuyasha osservava la pagina bianca di Word con insistenza, mordicchiandosi un labbro.
Unica punta di colore era la tacca nera che appariva e spariva a intermittenza costante, sempre lì, come a volerlo spronare. “Scrivi qualcosa di sensato”, sembrava volergli dire. Purtroppo, però, non riusciva ad assecondarla.
L'ispirazione sembrava essere sparita nel momento esatto in cui la casa editrice dei suoi sogni aveva posto una scadenza per la consegna del suo primo lavoro. Un crudele scherzo del destino o, forse, soltanto l'inizio di una carriera travagliata e scostante, costellata di insuccessi.
Inuyasha si portò le mani agli occhi e prese a stropicciarli con forza mentre cercava di scacciare quel pessimismo che da sempre gli era compagno. Doveva smetterla di portarsi sfortuna da solo.
Una delle case editrici più importanti del Giappone lo aveva cercato, scovato, ingaggiato!
Sarebbe andata bene, suvvia. Si trattava soltanto di un blocco momentaneo, di una reticenza passeggera. Doveva essere fiducioso: sarebbe passata. Avrebbe rispettato i termini di scadenza e pubblicato il romanzo. Sì.

Forse.

Sospirò, irritato dal suo stesso pensare, e fece per alzarsi andando indietro con la sedia e provocando uno stridio sordo e fastidioso, in contrasto con la quiete assordante dalla quale era circondato. La casa era silenziosa, immersa in una pace atipica ma comunque prolifica per chi ha fatto della scrittura il proprio mestiere. Se solo avesse saputo e potuto sfruttare quella calma...
Unico rumore ad accompagnare i suoi pensieri incessanti era, di tanto in tanto, lo scalpiccio di Kikyo, il lieve rimbombare dei suoi tacchi sottili contro parquet. Cercava di lasciarlo solo il più possibile, di far poco rumore e non dargli fastidio, sapendo che silenzio e solitudine erano i migliori alleati e consiglieri che la sua mente potesse desiderare.
E, nonostante quelle accortezze non lo avessero comunque aiutato, le era oltremodo grato.
Inuyasha si stiracchiò lievemente e si tastò il collo, indolenzito dalle ore passate seduto sulla poltrona, a fissare lo schermo del computer.
Si avvicinò al tavolino degli alcolici e si servì un bicchierino di bourbon. Magari, lo avrebbe aiutato a sciogliersi un po', a ricercare quell'idea che non voleva saltar fuori in nessun modo...

«Sei già arrivato al bourbon? Allora devo dedurre che, anche per oggi, nessuna parola ha macchiato la pagina bianca. O sbaglio?»

Inuyasha si volse lentamente, un sorrisetto a ornargli le labbra, solo per associare quella voce dolce e pungente insieme ad un volto che già conosceva.
Kikyo era poggiata allo stipite della porta, un angolo della bocca curvato all'insù; era fasciata da un abito invernale dai toni chiari, le calze sottili che le fasciavano le gambe snelle e le solite scarpe col tacco alle quali non amava rinunciare.

«Non sbagli.», acconsentì Inuyasha poggiando il bicchiere sul tavolino, senza aver ancora preso neanche un sorso. «Confido nella notte.»

Kikyo annuì lievemente e i capelli corvini accompagnarono l'ondeggiare del capo.

«La notte è da sempre buona consigliera, si dice.»

«Tu, invece? Stai uscendo?», chiese lui poggiandosi contro il tavolino in legno e incrociando le braccia. «Stai bene vestita così.»

«Precisamente.», snocciolò lei per poi regalargli un sorriso, probabilmente per il complimento appena ricevuto. «Ti lascio di nuovo al tuo silenzio e alle tue parole. Sono sicura che troverai qualcosa di cui narrare. A meno che... almeno per stasera, tu non voglia degnarci della tua presenza.»

Kikyo recuperò il foulard rosso e il cappotto chiaro che aveva abbandonato sul divano e li indossò in fretta, come presa da nuova smania. Come se avesse improvvisamente ricordato d'essere in ritardo.
Inuyasha ridacchiò nel vederla così affaccendata e scosse lievemente la testa conscio che Kikyo, se pur di spalle e intenta a mettere il rossetto, potesse benissimo vederlo dallo specchio dove si stava rimirando.

«Dovrete fare a meno della mia veneranda persona anche questa volta.», dichiarò e strappò alla ragazza una breve risata. «Posso sapere con chi esci?»

«Naraku.», informò Kikyo portandosi una ciocca dietro l'orecchio mentre lasciava cadere il rossetto dentro la borsetta, anch'essa precedentemente abbandonata sul divano.

Inuyasha si bloccò un attimo e storse la bocca. La cosa non gli faceva molto piacere.

«Ancora?», chiese inarcando le sopracciglia.

«Qualche problema?», chiese Kikyo sulla difensiva e inclinò la testa di lato. «Non cominciare con la storia del fratello apprensivo, Inuyasha. Ci raggiungeranno anche gli altri. E poi... Jakotsu ha detto che porterà qualcuno di nuovo. Ecco perché dico che dovresti venire anche tu.»

«Kikyo...»

«Potrebbe farti bene, sai? Voi scrittori non prendete spunto da qualsiasi cosa? Potresti trovare un dettaglio essenziale... qualcosa che ti porti nuovamente a sciorinare parole senza sosta!», disse la ragazza andandogli vicino.

Inuyasha sorrise. Gli occhi castani della sorella erano ricchi di entusiasmo e questo gliela fece sembrar buffa, in quei momenti sembrava tornare bambina. Sapeva che, da un certo punto di vista, Kikyo poteva anche aver ragione, ma non aveva alcuna voglia di assecondarla.
Doveva sviluppare qualcosa, doveva scrivere, doveva ritrovare il giusto mezzo, il giusto meccanismo. E doveva farlo da solo.

«Esci, peste.», le intimò lasciandole un bacio sulla fronte per poi spingerla giocosamente indietro. «Prima che cambi idea e ti costringa a star qui, con me.»

«E sorbirmi ancora le tue lagne? Giammai.», disse quella arricciando il naso in disgusto. Si avvicinò velocemente alla porta del salone, pronta ad imboccare il corridoio. «Buona serata, Inuyasha! Beh... salutami Kagome!», disse, allegra, prima di raggiungere la porta di casa.

Lo sbuffo irritato di Inuyasha fu coperto dallo sbattere della porta.
“Salutami Kagome!”, aveva detto Kikyo. Oh, certo! L'avrebbe salutata volentieri se quella sciocca avesse avuto la buona decenza di far capolino nuovamente nella sua mente, di assecondare le sue idee.

Kagome.

Kagome occhi grigi, Kagome l'eroina, Kagome la salvatrice... Kagome che aveva a lungo stimolato la sua fantasia e con la quale, adesso, sembrava non riuscire più a creare alcun legame. Kagome, il suo personaggio. La protagonista del suo libro.
Inuyasha si lasciò andare all'ennesimo verso esprimente frustrazione e afferrò il bicchierino di bourbon che aveva impunemente mollato ancora intonso. Si avvicinò allo stereo e premette play; le note assolutamente malinconiche dello Spring Waltz** di Chopin invasero ben presto il salotto.
Sprofondò nel vicino divano in pelle, lasciando che la musica lo cullasse dolcemente, aspettando che nuove immagini da scrivere tornassero ad affollargli la mente. Portò il bicchiere alle labbra e cominciò a sorseggiare, perso nuovamente nelle sue elucubrazioni.
Era incredibile, incredibile come la sua immaginazione, da sempre fervida e ricca, avesse deciso di bloccarsi e dargli il ben servito proprio quando la sua storia era entrata nel vivo, proprio quando doveva darle una svolta decisiva, magica, assolutamente spettacolare.
E dire che tutto andava bene! Ogni cosa era perfetta, sentita sua, amata, curata nei dettagli.
Gli scenari, le azioni e – soprattutto – i personaggi. Forse, a fomentarlo, era stata la velocità con cui tutto aveva avuto inizio...
Quando la casa editrice lo aveva trovato e contattato, definendo “decisamente strabiliante” un precedente racconto che Kikyo aveva mandato di nascosto, Inuyasha non aveva creduto ai suoi occhi. All'incontro il giovane responsabile della casa editrice, Bankotsu Takasu, si era profuso in lauti complimenti e aveva lodato il suo modo di scrivere dichiarandolo brillante. Tuttavia – perché vi era un tuttavia – Bankotsu aveva deciso che non voleva che Inuyasha sfondasse proprio con quel racconto, quello che la sorella aveva inviato.
Voleva che il suo primo libro, quello che avrebbe svelato il suo talento al mondo, fosse qualcosa di completamente diverso, una nuova idea.
Qualcosa che Inuyasha avrebbe dovuto elaborare subito dopo aver firmato il contratto.
Inuyasha non si pose troppe domande sullo strano modo di lavorare di quell'individuo esuberante e dalla pettinatura discutibile; accettò subito, contento, estasiato, completamente conquistato da quella piega fortunata e inaspettata che la sua vita stava prendendo.
Così, sull'onda di quella coinvolgente felicità, fu facile per lui elaborare la trama e i personaggi del suo nuovo lavoro.
Inuyasha sorrise al salone vuoto e continuò a sorseggiare il suo bourbon mentre ripercorreva mentalmente la trama che avrebbe occupato la sovraccoperta del libro.

Kagome Saotome è una giovane e brillante archeologa. Durante lo svolgimento di alcuni scavi in Bolivia, presieduti dal padre, lei e il fratello gemello Ranma ritrovano un preziosa sfera dai poteri nascosti e sconosciuti.
Kagome, andando contro la volontà del padre e dello stesso fratello, organizza una spedizione alla ricerca del segreto che il mistico gioiello custodisce. Ranma si trova così a seguirla in questo rocambolesco e pericoloso viaggio, accompagnato dalla misteriosa cacciatrice di taglie Akane Tendo e da Ryoga Hibiki, un giovane fotografo dall'animo avventuriero.
Tuttavia, il viaggio dei sogni di Kagome potrebbe presto trasformarsi nel peggior incubo che popola le sue notti.

Quando Inuyasha aveva sottoposto la trama all'occhio critico di Bankotsu, quello era scoppiato in un urlo d'approvazione a dir poco disumano. Trovava assolutamente originale – chissà perché poi – che un uomo ponesse come protagonista indiscusso del suo romanzo una ragazza. Lo invitò, dunque, a continuare il lavoro.
Inuyasha cominciò ad occuparsi dei personaggi, a definirli e curarli nei minimi particolari. La protagonista fu l'ultimo personaggio al quale si dedicò e al quale votò più cura. Per ringraziare Kikyo dell'opportunità che gli aveva dato spedendo quel racconto, le fece scegliere il nome e poi decise di ispirarla a lei nell'aspetto. E fu così che Kagome – un nome che inizialmente Inuyasha trovò alquanto banalotto – cominciò a delinearsi nella sua mente e a prender forma fra le parole; si presentava magra e slanciata, il viso aveva tratti delicati. La pelle era candida, il naso all'insù. Possedeva capelli neri come la notte e occhi grandi e sognanti. Tuttavia, proprio negli occhi Inuyasha la differenziò dalla sorella. Donò a Kagome due occhi grigi, trasparenti come ghiaccio cristallizzato e al contempo intensi come cielo in tempesta.
Due occhi non ordinari, decisamente particolari. Particolari come lei.
Il temperamento di Kagome, già deciso nella breve stesura della trama, fu volutamente reso da Inuyasha ben diverso da quello di Kikyo; Kagome non doveva essere tranquilla, dolce, piagnucolosa e posata.
Kagome era dinamica, intraprendente, forte e intelligente. Era innamorata del suo lavoro, conscia delle sue risorse, instancabile e testarda. Si mostrava dura ma era anche dotata di buon cuore, capace di dar affetto; passionale, ricercava un uomo capace di stimolarla, di rapirle la mente prima ancora del corpo.
Inuyasha aveva racchiuso in Kagome tutto ciò che ricercava in una donna e che non aveva mai avuto fortuna o modo di trovare. Kagome era espressione dei suoi flirt andati male, delle sue occasioni perdute.
Probabilmente è vero: gli scrittori tendono ad inserire fra le loro pagine ciò che non hanno mai avuto, ciò che non sanno di avere già o ciò che non avranno mai. E Inuyasha, questo, lo sapeva.
Kagome incarnava dunque il suo prototipo di donna, lei era la donna; divenne quella a cui paragonare ogni nuova cotta, ogni nuovo amore che presto si dissolveva in delusione perché tutte erano squisite ma nessuna lo era quanto lei. Nessuna era come la sua Kagome.
Se non fosse stato impossibile – totalmente assurdo e folle – si sarebbe potuto dire che il giovane scrittore fosse innamorato della sua creatura. Innamorato di un amore puro, platonico.
Si era innamorato dei suoi sorrisi, del suo modo di fare, di ogni sfaccettatura del suo particolare e originale carattere. Lei, la sua magnifica creatura, che a tratti sembrava far di testa sua.
Sembrava suggerirgli cosa fare, cosa scrivere, in un gioco fatto di collaborazioni intelligibili ma incomprensibili.
Un'intesa letteraria, la loro, sviluppata fra le parole, le perifrasi, i punti e le virgole.
Un'intesa che, adesso, sembrava essersi dissolta, frantumata in mille pezzi.
Da quando Bankotsu aveva rinnovato la scadenza per la consegna del manoscritto, Inuyasha non riusciva più a scrivere, né su carta né al computer. E non capiva perché.
Le idee erano scomparse, vorticavano sconnesse e poi rifuggivano la concretizzazione. Non volevano essere fissate.
Così come gli altri personaggi, anche Kagome era svanita; figlia di un ricordo, non si mostrava, non si donava più alle righe del suo Pigmalione. Rimaneva muta, in un angolo di mente, senza che Inuyasha riuscisse più a snodare il suo destino.
Kagome era rimasta lì, intrappolata in quella grotta, insieme a Ryoga Hibiki. La sfera si era illuminata, il fotografo fissava la ragazza, incantato. Innamorato.
Quel Ryoga ch'era palese rivisitazione di sé. E poi?
Non si sentiva più in grado, non si sentiva più capace di continuare. Forse, doveva semplicemente mollare. Fare domanda in una semplice azienda, impiegarsi in un ufficio e lasciare perdere.
Lasciare perdere l'idea del libro. Lasciare perdere lei.

«Kagome...», sussurrò Inuyasha, le note tristi di Chopin che davano retrogusto amaro a quel nome. «Dimmi, Kagome. Dimmi che cosa devo fare. Dimmi cosa tu vuoi fare...»

Inuyasha chiuse gli occhi e si sentì folle. Terminò il bicchiere di bourbon in un unico sorso prolungato e sospirò di indecisione.

Se solo tu fossi reale. Come vorrei che potessi rispondermi, si trovò a desiderare Inuyasha e sentiva il corpo improvvisamente pesante, come se l'anima faticasse a restarvi dentro.

«Inuyasha

Fu un sussurro lieve, un brivido sottopelle, un respiro fresco a pochi centimetri dal viso.

«Inuyasha, apri gli occhi.»

Fu un bisbiglio deciso, una pressione sull'avambraccio, un calore al suo fianco.
Inuyasha sobbalzò al sentire quel tocco, al sentire quella voce, una voce cristallina e sconosciuta, che non era capace di associare a nessun volto. A nessun volto conosciuto.
Una voce che si era divertito ad immaginare tante volte, in dialoghi immaginari, a commentare paesaggi immensi, emozioni senza corpo.
Inuyasha aprì piano gli occhi castano dorati, quasi avesse paura, paura di credersi ancora folle o forse d'essere deluso. Non era in grado di capirlo.
Il cuore gli balzò in petto quando la vide; lei era lì. Era seduta al suo fianco, ed era così, come l'aveva immaginata, come la vedeva da sempre. Come le sue mani l'avevano descritta, come le sue parole l'avevano tracciata. I capelli nerissimi erano raccolti in una treccia laterale, la camicia di lino che le disegnava morbidamente le curve del corpo, i pantaloni neri e stretti, e gli scarponcini imponenti e sporchi di terra. E la sfera, la sfera era al collo, legata a quella cordicella che indossava a mo' di collana.

«Tu.», fu solo capace di mormorare, assuefatto a quel viso che sì, era simile a quello di Kikyo, ma era al contempo diverso in mille piccole sfaccettature, suo. Quegli occhi, quelle labbra. Solo suoi. «Sei qui. Come?»

Kagome sorrise lievemente e gli si avvicinò un po'.
Inuyasha portò una mano al viso di lei, incredulo. Voleva toccarla, doveva sincerarsi che lei non fosse una mera produzione del suo cervello, uno scherzo che la sua mente gli stava facendo. E doveva essere così. Eppure... le sue dita sfiorarono vera carne, calda e liscia pelle.

Reale.

Lei rimase interdetta a quel tocco, come se fosse una novità anche per lei. E poi sorrise.
Apparentemente insondabile ma capace di dare amore; lo sapeva. Lui l'aveva resa così.Kagome strinse la mano con cui Inuyasha le stava carezzando la guancia e lui credette d'impazzire. Quel tocco, quella pressione, era così vera, così autentica.

Reale.

«Non so. Non so come io abbia fatto ad esser qui. Ma ne sono felice.», proclamò lei e sospirò. Strinse di più la sua mano e lo inchiodò con quegli occhi di ghiaccio.

Inuyasha portò istintivamente la mano libera a stringere quella libera di lei. Aveva bisogno di sentirla, di toccarla. No, non poteva ancora crederci.

«So, però, di non avere molto tempo.»

Inuyasha rabbrividì impercettibilmente e sgranò gli occhi.
Kagome, la sua Kagome, era appena comparsa davanti ai suoi occhi. Non poteva capire, non poteva concepire che lei potesse andar via, svanire per come era comparsa. Lasciarlo da solo.
Non sapeva ancora definire nulla, non ci aveva neanche provato, ma era tutto così tangibile e autentico da far male. Non voleva pensare che lei potesse dissolversi.

«Non andare, Kagome. Ho bisogno di te.», pronunciò quella verità e si sentì più leggero, come se un macigno avesse appena abbandonato il suo cuore. Era talmente difficile amare un'inesistenza, una creatura tanto bella quanto inafferrabile. Era dura amare un sogno intoccabile. «Mi sento un pazzo, non sono neanche in grado di descrivere cosa sto provando in questo momento... sei tu e sei reale. Non riesco ancora a crederci... non puoi andare via.»

«Anche io ho bisogno di te, Inuyasha.», affermò lei sicura e portò la sua mano, che ancora le carezzava il viso, in grembo, in modo da poterla stringere insieme all'altra. «Ho bisogno di te per continuare a vivere. Devi continuare... devi scrivere, Inuyasha. Devi portare a termine il tuo sogno.»

«Non riesco ad andare avanti, Kagome. Non vedo più il tuo destino, non riesco a delinearlo.», confessò Inuyasha scuotendo la testa. «Cosa vuoi fare, Kagome? Dove vuoi andare?»

Kagome sorrise e prese il viso di Inuyasha fra le mani.

«Non devi chiedere a me, lo sai. Devi ascoltarmi, mi rimane davvero poco tempo.», disse. «Inuyasha, tu sei le mie braccia, le mie gambe, la mia mente. Sei il mio cuore e il mio spirito. Io vivo delle tue parole e dei tuoi sogni. Tu mi hai creato, tu sai cosa fare. Il mio destino è intrecciato a doppia trama con il tuo, vi è un filo che mi lega a te.», continuò a guardarlo fisso negli occhi e Inuyasha si sentì profondamente scavato, in balìa di quelle gemme ghiacciate. «Non mollare, non lasciarmi andare. Non lasciarci andare.»

Inuyasha sospirò. Preso da una smania indicibile, la afferrò per i fianchi, l'avvicinò a sé e l'abbraccio. L'amava di un amore folle e assurdo, qualcosa di non concepibile da mente umana.
E, adesso che lei era proprio lì, fra le sue braccia, adesso ne era sicuro. Adesso lo sapeva.
Le sue parole lo incoraggiavano, lo rinfrancavano. Tuttavia, la consapevolezza di perderla non riusciva a lasciargli concepire continuità per quella strana storia. Come avrebbe potuto continuare soltanto ad immaginarla se l'aveva vista, toccata? Come avrebbe potuto continuare senza di lei?
Kagome inizialmente si irrigidì, stranita, ma si rilassò con altrettanta immediatezza. Le braccia che la stringevano erano la sua culla, le mani che la carezzavano erano il suo inizio. Lui era il suo inizio. E nonostante non sapesse com'era arrivata lì, come si fosse materializzata, non aveva importanza. Doveva convincere Inuyasha a realizzare il suo sogno.

«È possibile, Kagome? È possibile che io sia innamorato di te?», chiese, il mento poggiato sulla testa di lei, quell'odore di mandorla che sì, era suo. Era la stessa fragranza che le aveva assegnato, l'avrebbe sempre riconosciuta. «Come posso continuare a pensarti sapendo che sei stata così reale... ma che non potrò più stringerti?», e, come a difendersi dalle sue stesse parole, la strinse più forte.

« Certo che è possibile. Lo è. Vai avanti, Inuyasha, io continuerò a seguirti.», disse lei, il viso che affondava nel suo petto. Quel calore che aveva solo potuto immaginare. «Ti ho sempre seguito, sono sempre stata accanto a te, in te. Promettimi che scriverai. Cambia storia o... cambia personaggi, se necessario. Creane di nuovi. Noi vecchi resteremo comunque ad aspettarti. Siamo tue proiezioni, Inuyasha. Tagliaci fuori quando non andremo più bene.», consigliò, un groppo in gola che non riusciva ad eliminare.

«Non potrei mai liberarmi di te.», disse immediatamente lui, la voce decisa, rabbiosa quasi. La strinse ancora ma più la stringeva, più sembrava che non la toccasse. «Kagome, cos-»

«Sta scadendo il tempo, Inuyasha.», disse lei socchiudendo gli occhi. «Promettimi che scriverai, Inuyasha. Solo se scriverai... noi ci rivedremo. Promettilo. Promettilo, Inuyasha.»

«Non andare.», supplicò dall'alto della sua follia. «Dimmi che è reale.»

Ed era come un riflesso, come un ologramma. Ancora lì, ma intoccabile. Sembrava di stringere niente.

«È reale. Prometti, Inuyasha. Se non scriverai, non ci sarà possibilità.»

«Lo prometto, Kagome. Te lo prometto.»

«Inuyasha.»

Fu un bisbiglio deciso, un abbraccio stretto, un calore fra le sue braccia.

«Inuyasha, chiudi gli occhi.»

Fu un sussurro lieve, brividi sottopelle, il freddo fra le braccia.

«Ti amo

Inuyasha, sempre gli dei immortali premiano chi follemente ama e chi follemente desidera.
Non dimenticarlo mai.


* * *

«Allora? Sei nervoso?»

Inuyasha si volse lentamente verso Kikyo. La sorella lo scrutava con apprensione crescente, una deliziosa ruga che le solcava in pieno centro la fronte marmorea. Il ragazzo si lasciò sfuggire un sorriso appena accennato e scosse lievemente la testa. Stava per risponderle anche verbalmente ma fu brutalmente interrotto.

«Oh, sciocchezze, signorina Taisho!», berciò Bankotsu allegramente dando una sonora pacca al giovane scrittore. «Suo fratello sta praticamente assaporando il successo sulla punta della lingua. Pensa che possa preoccuparsi adesso? Il peggio è passato.»

Kikyo arricciò il naso per quell'intrusione brusca ma non rispose e si limitò ad ignorare Takasu.

«Bankotsu ha ragione, Kikyo.», acconsentì Inuyasha e quello ridacchiò. «Ho smesso di preoccuparmi quando il libro è finito fra le tue grinfie.»

«Ingrato di un fratello.», si lamentò quella incrociando le braccia e volgendo lo sguardo da un'altra parte, offesa.

Inuyasha rise e Bankotsu con lui. Ben presto la sorella si allontanò, raggiungendo Naraku, Jakotsu, Rin, Miroku e la nuova ragazza di quest'ultimo, Sango. Era lei “l'elemento nuovo” che Jakotsu aveva promesso al gruppo, quella sera. Quella sera in cui...
Inuyasha scosse la testa e si accomodò dietro la grossa scrivania. Bankotsu stava per dar ordine di far entrare i fan pronti a richiedere la dedica sulla copia del libro appena acquistata.
Era passato un anno esatto da quella sera. E quante cose erano cambiate, in quell'anno...
Dopo quell'incontro, Inuyasha non era comprensibilmente stato più lo stesso.
Quando aveva riaperto gli occhi si era trovato sudato, il bicchiere di bourbon rovesciato, la musica di Chopin che si ripeteva all'infinito.

Come se avesse sognato ogni cosa. Eppure... eppure sentiva ancora l'odore di lei sui vestiti e quelle parole; quelle parole pronunciate da voce sconosciuta, negli ultimi istanti, non lo avevano mai abbandonato.

Sempre gli dei immortali premiano chi follemente ama e chi follemente desidera.
Non dimenticarlo mai.

E lui, no, non lo aveva dimenticato.
Il mattino dopo si era precipitato nell'ufficio di Bankotsu, come un'invasato. Aveva detto che voleva cambiar trama, che aveva un'altra idea, che quella vecchia non lo ispirava più.
“Sei impazzito”, aveva obiettato quello. “Hai già scritto metà libro!”
Ma qualcosa nello sguardo di Inuyasha lo aveva spinto ad fidarsi e a non indagare oltre.
Così, era nato You, real.
La storia di Kagome, una giovane scrittrice che riesce, in seguito a uno strano meccanismo magico, a portare in vita i personaggi del libro che sta scrivendo; Kagome deve riuscire a farli rimanere, a far in modo che non svaniscano, e per far ciò non le basta continuare a scrivere...

Come non è bastato a me, del resto, pensò Inuyasha, sbuffando.

Inuyasha aveva terminato il libro in breve tempo. Era riuscito ad elaborare ogni cosa perfettamente, precipitosamente; le idee giungevano di getto. Descrisse dell'amore di Kagome per uno dei suoi personaggi e si trovò nei suoi stessi panni, raccontò al mondo quella che nessuno avrebbe mai capito fosse la sua storia. La sua verità. L'amore a metà che probabilmente non avrebbe mai vissuto.
Inuyasha aveva scritto, aveva pubblicato. Eppure, di Kagome neanche l'ombra.
E cominciò a pensare d'essersi davvero destato da un sogno, che quell'incontro non fosse stato reale.
E ci credeva, credeva di aver sognato. Finché quelle parole non lo colpivano nuovamente, come uno schiaffo.

Sempre gli dei immortali premiano chi follemente ama e chi follemente desidera.
Non dimenticarlo mai.

«Arrivano, bello. Stai pronto.», lo incoraggiò Bankotsu, una pacca sulla spalla, una strizzata d'occhio e un pollice in su.

Inuyasha sorrise e annuì. Cominciò a giochicchiare con la penna, in attesa della prima richiesta.
L'affetto dei fan era qualcosa di meraviglioso, se pur non riuscisse a colmare quella mancanza. Arrivarono le prime copie, i primi saluti. Le prime foto, le prime firme. All'ennesimo libro che gli capitò sotto gli occhi, Inuyasha non sollevò immediatamente lo sguardo. Aprì subito la copertina e si apprestò a scrivere la sua dedica.

«Allora, a chi lo dedico?», chiese con gentilezza mentre già cominciava a scribacchiare qualcosa.

«A Kagome.»

Inuyasha alzò il viso di scatto. E la vide.
Era lì, il suo profumo di mandorla, i suoi occhi ghiacciati. Indossava un vestito pesante dai toni violacei, i capelli erano raccolti. Rimase bloccato, imbambolato. Era lì. Davanti ai suoi occhi.

Sempre gli dei immortali premiano chi follemente ama e chi follemente desidera.
Non dimenticarlo mai.

Lei sorrise e si morse un labbro. Aspettava paziente, lei. Una scintilla nello sguardo, un rossore appena accennato alle guance.

«Inuyasha! Ma ci sei?», lo ridestò la voce di Bankotsu. E anche una sonora pacca sulla spalla. «La signorina sta aspettando... e la fila è lunghissima!»

«Bankotsu.», chiamò Inuyasha con voce greve, ignorando assolutamente il suo sproloquio. «Quindi, tu la vedi.»

«Certo che la vedo!», disse quello, scocciato, sottolineando ciò che per lui era ovvio. La squadrò meglio e le sorrise. «Hai voglia se la vedo. Lei è bellissima, signorina.»

«La ringrazio.», rispose Kagome con un sorrisetto serafico per poi osservare nuovamente Inuyasha. «Sono qui.», disse poi.

Aggirò la scrivania, sotto gli occhi allibiti dei presenti, gli si piazzò davanti. Lui si alzò dalla sedia, la penna ancora fra le mani.

«Finalmente.», prima di catturare quelle labbra in un lungo e appassionato bacio.

 

"Il giovane resta attonito, quasi si lascia andare alla gioia ma teme di ingannarsi: pieno d'amore torna a toccare più e più volte l'oggetto dei suoi desideri: è proprio un corpo vivo! Le vene pulsano sotto la pressione del pollice. Allora sì che il giovane di Pafo trabocca di gratitudine e cerca le parole per esprimerla a Venere! Finalmente preme le sue labbra su una bocca vera e dà dei baci che la fanciulla sente: arrossendo ella leva timidamente verso di lui lo sguardo e ai suoi occhi appare contemporaneamente la visione del cielo e quella dell’uomo che l'ama."

Ovidio – Metamorfosi

 

 

Note:
**Il mito di Pigmalione è una bellissima storia appartenente alla cultura greca e, successivamente, approdato anche in quella latina. Le versioni sono molteplici. Ovidio narra che Pigmalione, uno scultore, non avendo particolare simpatia per le donne da lui conosciute, scolpì la figura di una donna che incarnasse per lui l'ideale di ciò che lui bramava. S'innamorò teneramente della fanciulla da lui scolpita e chiese alla dea Afrodite di renderla reale fanciulla, in modo da poterla sposare. La dea acconsentì, premiando il suo sconfinato amore.
** La canzone di Chopin citata: https://www.youtube.com/watch?v=KmzFDEu2RoA
Ve ne consiglio l'ascolto durante la lettura, se vi va. :)

Angolo autrice.
Ciao a tutti!
Non so perché ho scritto questa cosa... stavo rileggendo le Metamorfosi di Ovidio e rileggere la storia di Pigmalione mi ha di nuovo intenerito potentemente... ciò si è unito al “blocco dello scrittore” che sto affrontando un po' in questo periodo – causa anche impegni – e ai personaggi di Inuyasha... ed è venuto fuori quest'accozzaglia di righe illogiche.
Uno scrittore “bloccato” e innamorato di una sua creatura. E mi piace pensare che, come Afrodite, anche i Kami abbiano premiato Inuyasha...
Non so cosa dirvi, la storia ha cominciato a premere e l'ho stesa tutta oggi. So che, magari, potrebbe non aver senso... ma è nata e non mi andava di lasciarla morire. XD Quanto al vero "You, real"... magari potrebbe davvero diventare un'idea concreta. Chissà...
Comunque sia, mi sono decisa a dedicare questo "lavoro"  ai personaggi che, di fatto, sono il fulcro delle storie.
Anche se siamo noi a muoverli. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
Spero di poter presto tornare attiva al massimo su EFP, per leggere e recensire le mie FF preferite... e per rispondere ad alcune vostre recensioni e aggiornare le mie, certo!
Giuro, sto scrivendo. Arriverò, fra un libro universitario e un'imprecazione da blocco dello “””scrittore”””. Non mollo nulla.
Un abbraccio affettuoso a tutt* voi.
RJ.

 

  
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