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Autore: sakura182blast    10/05/2009    9 recensioni
[Sarò io ora a prendermi cura di te, saprò essere forte per entrambi.] ~ L’atmosfera in quella stanza si era fatta satura di emozioni negative e quelle quattro pareti avevano iniziato a stare scomode ad entrambi. Haruno giustamente pensò che stare in apnea per un illimitato arco di tempo dovesse provocare più o meno le medesime sensazioni che provava ora. Stava soffocando… dov’era l’aria? Dov’era il sole? ~ Una NaruSaku molto SakuNaru *^* enjoy, kudasai!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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No More Sorrow   ~   Apples


Konnichiwa, minna-san!
Avevo detto che speravo di bazzicare ancora qui… ed eccomi qui che bazzico!
Questa volta ho deciso di far partecipare anche quel gran simpaticone [=___=’’’  accipigna!] di Sasukki… ehm, Sasuke!  ^__^’’     Si sa, è un personaggio che spicca per simpatia ed altruismo… xDxD  Nu dai, non voglio prendere in giro Uchiha perché sicuramente anche lui ha i suoi lati positivi… dimenticati in soffitta, ma ce li ha  ù___ù    Comunque non voglio in alcun modo risultare offensiva, ognuno ha le sue idee ed io le rispetto  =]
Uhm… potrebbe esserci un piccolissimo spoiler per chi non segue il giappo-manga, ma non credo sia facilmente intuibile… la frase dove è inserito è piuttosto ambigua, per cui non penso sussista alcun problema!
Ultimo avvertimento: questa volta più che NaruSaku si tratta di una SakuNaru  [women’s pawa  +__+]
Ora la pianto di ciarlare  =X   buona lettura!
 
 
 
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L’afa in quel pomeriggio di Agosto era davvero insopportabile.
Si era premurata di spalancare la finestra della stanza d’ospedale dove, da qualche tempo, soleva passare gran parte della sua giornata, ma a quanto pareva non aveva fatto altro che peggiorare la situazione: l’aria che quel giorno soffiava era particolarmente arida, perfino in grado di seccarle la gola.
Con uno sbuffo risentito chiuse entrambi i vetri, rimpiangendo quelle polari giornate di inverno che sul momento tanto disprezzava.
Si sedette sul bianco letto d’ospedale ed afferrò una mela dal cesto posato sulla seggiola accanto a sé, scostandosi un chiaro ciuffo di capelli rosa prima di mettersi a sbucciare il frutto con violenza.
“Un po’ nervosa, eh, Sakura-chan?”
Dedicò un’occhiata vaga all’occupante del letto sul quale era seduta, concentrandosi maggiormente sul coltello che scivolava veloce sotto la buccia mentre cercava di evitare di affettarsi un dito.
“E’ questo caldo che mi fa imbestialire…” Sospirò con le labbra tese in un’espressione contrariata. “Ah, e la tua immane stupidità Naruto-baka, me ne stavo giusto scordando!”
Disse questo asciutta mentre, con fare stizzito, tagliava il frutto a spicchi preoccupandosi di togliere tutti i semi; evidentemente era arrabbiata con il ragazzo oltre ogni dire, ma non abbastanza da desiderare di vederlo morire soffocato.
“Sakura-chan…” Pigolò allora lui con fare lagnoso. “Ti ho già chiesto scusa un milione di volte. E poi non obbligarmi a mangiare le mele, io le od...”
La rosa voltò il capo di scatto, lanciando uno spicchio di mela proprio fra le labbra del biondo con una precisione infallibile; Uzumaki ingoiò di riflesso quell’amaro boccone, rischiando di soffocare.
“Mi hai chiesto scusa… e pensi che me ne importi qualcosa?! Sei ridotto a letto da una settimana, hai un braccio rotto e sei così fasciato da sembrare una mummia! Non so come tu la possa pensare, ma a me non fa piacere vedere il mio ragazzo in queste condizioni!”
Calò un silenzio denso nella stanza, rotto solo da un malcelato sospiro di Naruto.
Sakura si era molto arrabbiata con lui da quando, quel giorno di tre settimane prima, era partito dopo aver ricevuto notizie sicure sull’ubicazione di Sasuke Uchiha. L’aveva trovato, l’aveva affrontato ed era finalmente riuscito a riportarlo indietro, lungi dall’essere salvo da ferite e fratture.
“Ma la promessa, Sakura-chan? Io volevo mantenerla a tutti i costi per renderti felice!” Ribattè il ragazzo, ricambiando lo sguardo truce di lei. “Guarda che nemmeno io sono stato proprio bene in quest’ultimo periodo! Non sai quanto ho faticato per scacciare dalla mia mente quel cattivo pensiero che mi ricordava che, una volta tornato Sasuke, tu ti saresti allontanata da me.”
La rosa sospirò, incassando la testa fra le spalle mentre nascondeva la sua espressione amareggiata dietro ad una folta ciocca di capelli. “Ma non è stato così. Come puoi vedere io sono ancora al tuo fianco.”
Ed era vero.
Nonostante il malinconico erede degli Uchiha fosse tornato a Konoha, Sakura non aveva più mostrato il minimo interesse nei suoi confronti. Certo, aveva preso le sue difese contro i membri del consiglio, ma tutto si era fermato a quel singolo episodio.
“Sakura…” Mormorò il biondo cercando una delle sue candide mani mentre soppesava con lentezza immane le parole da aggiungere. “Ti chiedo scusa… perdonami se puoi.”
Erano le ennesime scuse quelle che le porgeva, ma quella volta Haruno non si arrabbiò come soleva fare. Ricambiò la stretta del biondo, mordendosi a sangue il labbro inferiore per evitare di lasciarsi sfuggire qualche singhiozzo.
“Scemo…” Mormorò, mentre timide lacrime presero a rigarle le gote arrossate. “Potevi morire, lo sai?”
Naruto non disse nulla, capendo da solo che ogni parola, dolce o dura che fosse, sarebbe stata superflua. Rinsaldò la presa sulla piccola mano di lei e la attirò a sé, facendole posare la buffa chioma rosa sul suo petto incurante delle sottili lacrime che presero a bagnargli i muscoli tonici.
“Scemo… scemo… scemo…” Ripeteva affranta, con il desiderio di farlo all’infinito. “Se hai tanta voglia di morire ci penso io a farti fuori a suon di pugni.”
Uzumaki sorrise, scivolando con le labbra fra i suoi profumati capelli di seta. “Non ne avresti il coraggio, Sakura-chan.”
Haruno lo allontanò da sé poco garbatamente, asciugandosi indispettita quelle piccole lacrime traditrici; lei non poteva piangere, non davanti a lui: aveva imparato a mostrarsi forte ai suoi occhi cerulei, provandogli che era in grado di affrontare la vita a testa alta.
Ti prometto che la prossima volta non sarò un peso.
Sarò io ora a prendermi cura di te, saprò essere forte per entrambi.
Quasi a smentire l’ultima affermazione del biondo, la kunoichi caricò un violento montante che colpì il ragazzo all’altezza dello stomaco, accentuando drasticamente le miriadi di dolori che in quegli ultimi giorni lo affliggevano. “Dicevi, Naruto-Usuratonkachi*?!”
Il ninja si massaggiò il capo dolorante, masticando invettive contro la spregiudicata forza di Sakura. “Busu*… !”
La grossa, minacciosa vena che si gonfiò d’improvviso nel mezzo dell’alta fronte della compagna costrinse il ragazzo, seriamente preoccupato per la propria sorte, a coprirsi il capo alla bell’e meglio con il cuscino; tutto pur di fuggire la sua ira. “Perdono! Perdono! Ricordati che è disumano picchiare un moribondo!”
“Shannaro!”
Naruto vide un intero cesto di mele mature colpirlo in pieno viso.
Odiava le mele, oh se le odiava!
“Spara un’altra stronzata e la tua permanenza in ospedale si allungherà notevolmente!” Minacciò la rosa fissandolo truce mentre batteva il pugno destro sul palmo dell’altra mano producendo uno schiocco sordo poco rassicurante.
Uzumaki  sfiorò vagamente ansioso il segno profondo che quel cestino di vimini aveva impresso sulla sua fronte; come appunto mentale si preoccupò di ricordarsi che Sakura poteva colpire con qualsiasi cosa, qualsiasi. “Te l’ha mai detto nessuno che assomigli in modo impressionante a Tsunade-baa-chan?”
“Beh, io lo considero un onore.”
“Già…”
Il ragazzo ripensò con angoscia ai tempi di quando Ero-sennin, in viaggio con lui per quel nostalgico allenamento durato tre anni, gli aveva spesso raccontato delle peripezie che aveva dovuto affrontare stando al fianco di Tsunade come suo compagno di Team.
Le fratture, le ferite, quella volta in cui aveva addirittura rischiato la vita… sarebbe toccata anche a lui la medesima sorte?
Deglutendo angustiato, ghermì in una presa d’acciaio il pallido lenzuolo sotto di sé mentre osservava il braccio di Haruno tendersi verso un’altra mela con l’intenzione di sbucciarla dato che l’altra aveva fatto chissà quale fine. Questa volta non le avrebbe sicuramente ricordato quanto lui detestasse quel frutto.
“A proposito, Sakura-chan, si sa niente del processo indetto contro Sasuke?” Chiese premuroso il biondo lacerando il silenzio che si era creato. “Credi che lo condanneranno?”
Sakura si bloccò di colpo, portandosi un dito alle labbra serrate in un’espressione indecisa. “Beh… solitamente i mukenin di livello S vengono puniti con la pena di morte, ma dato che l’Hokage è dalla nostra parte sono pronta a scommettere che gli daranno il minimo della pena.”
“Tsunade-baa-chan?” Domandò Uzumaki, scosso. “Ma lei non si era mostrata molto propensa a porgergli aiuto. Anzi, aveva addirittura detto che, sapendo cosa Sasuke ci aveva fatto passare, avrebbe avuto un motivo in più per far eseguire la condanna.”
“E’ vero, aveva detto questo… ma sei stato tu a farle cambiare idea, Naruto.”
“Io… ?”
“Esatto. Quando ha visto come ti sei ridotto riportando a casa Sasuke-kun ha asserito che forse almeno un motivo per lasciarlo in vita c’è: evitare di rendere vani i tuoi sforzi ed i tuoi sacrifici.”
Il ragazzo sorrise, rassicurato da quelle parole. Godaime poteva essere violenta e lunatica, ma sapeva per certo quando mettere da parte quelle sue peculiari caratteristiche e lasciare che il suo buon cuore avesse la meglio… e Sakura, da lei, aveva ereditato anche questa meravigliosa qualità.
“I membri del consiglio hanno dato disposizioni per quanto riguarda la sua sistemazione in attesa del verdetto: è agli arresti domiciliari, sorvegliato da tre dei migliori agenti Anbu.” Aggiunse la rosa poco dopo, porgendogli radiosa un piatto dove trionfavano quattro spicchi giallognoli di mela. “Quando ti sarai rimesso in sesto andremo a trovarlo insieme, d’accordo?”
Naruto assentì con un rapido cenno del capo, cercando di trangugiare quel frutto senza dover troppo indugiare sul suo gusto o sulla sua consistenza farinosa; solo il fatto di essere stata preparata dalla sua ragazza dava a quella mela un sapore meno insopportabile.
Haruno lo guardava sospettosa con un’insistenza che dava quasi i nervi.
Uno, due, tre… al quarto spicchio ingoiato (con immane sforzo da parte di lui) si sentì soddisfatta e si levò in piedi, libera di poter lasciare la stanza con serenità.
“Ora devo lasciarti un po’ da solo, Naruto.” Disse dispiaciuta, mostrandogli un sorriso affranto. “A casa ho una montagna di scartoffie ospedaliere arretrate che mi attendono… ed indovina un po’ di chi è la colpa?”
Uzumaki incassò il capo fra le spalle portandosi una mano al mento, pensoso. “Credo che sia di qualche ninja idiota che si è fatto rinchiudere in ospedale e che ti ha costretta in questa stanza più di quanto tu non dovessi starci.”
“Già!” Concordò la rosa, chinandosi sul letto ed avvicinandosi al volto di lui più di quanto fosse lecito per il suo battito cardiaco. “Un ninja davvero baka, altrochè.”
La ragazza calò le palpebre sugli occhi chiari e lui prese l’iniziativa baciandola lento, lambendo le sue labbra con tocco leggero e vagamente indagatore mentre la sua lingua assaporava famelica quel gusto di lei che tanto gli piaceva.
Ma non appena le ormai esperte mani del biondo tentarono di scivolare sotto la sottile stoffa della maglietta di lei, Sakura si allontanò bruscamente dal ragazzo bloccando in una presa ferrea i suoi polsi.
“Ero-baka! Ma sei scemo? In ospedale?!” Sibilò, assottigliando gli occhi e riducendoli a due fessure astiose.
“Ma Sakura-chan... perché no?” Pigolò l’altro, con una nota di malizia ad illuminargli lo sguardo ceruleo. “Figurati se qualcuno di quei perdigiorno dei nostri amici si prende la briga di venirmi a trovare di sabato pomeriggio. Non verrà nessuno, quindi perché non divertirci un po’?”
“E s-se entrasse un’infermiera?” Farfugliò Haruno rossa in viso, vistosamente in imbarazzo. “Oppure un dottore… qualcuno potrebbe entrare a verificare le tue condizioni!”
Approfittando della poco delicata pressione che le mani della rosa esercitavano sui suoi polsi, Naruto l’attirò pericolosamente vicino a sé.
“Eddai, Sakura-chan…” Mormorò melenso al suo orecchio, sfiorandole con il mento l’incavo alla base del collo. “Concedimi questo favore’ttebayò…”
Sakura fremette, indecisa se accontentarlo o girare i tacchi ed andarsene.
Lui aveva usato un’arma meschina, però: sapeva quanto lei impazzisse al sentire il suo dattebayò, espressione che non usava più spesso come quando era uno scapestrato ragazzino.
E pensare che all’inizio lei odiava quell’insulso intercalare… ma col tempo aveva finito per amarlo, così come aveva imparato ad amare tutto di lui.
Era combattuta, brutalmente combattuta, ma il suo buon senso finì per avere la meglio sul corpo.
“No.” Disse, acuendo ulteriormente la presa sulle sue braccia. “Non ora e, soprattutto, non qui.”
Naruto gemette per il dolore; fortunatamente almeno uno dei suoi due polsi era al sicuro sotto quel centimetro e mezzo di ingessatura. “Sakura-chan, mi fai male! Ho un braccio rotto io, sai?”
“Proprio per questo non dovresti usarlo per cercare di palparmi, ero-baka!” Sbuffò la rosa risentita, allontanando bruscamente le mani del ragazzo da sé.
Si risistemò la T-shirt scarlatta e scostò la frangia bionda dalla fronte di Uzumaki, dove posò un leggero, casto bacio.
“Fai il bravo senza di me, mi raccomando.” Sorrise, avvicinandosi alla porta bianca della stanza del ragazzo. “E non sfogare le tue voglie con un’infermiera, altrimenti ti pesto!”
“Ne, Sakura-chan!” Piagnucolò il ragazzo allargando le braccia mentre richiamava la sua attenzione. “Abbandoniamoci alla lussuria! Dai, dai!”
“Non mi tentare.” Gli disse maliziosa, schioccando un bacio diretto all’aria. “A domani.”
E si richiuse la porta alle spalle, udendo divertita il mugugno di disapprovazione di Naruto.
“Scusami, ma ho un’altra cosa da fare ora…”
 
 
 
Camminava per quelle strade da almeno una ventina di minuti.
Possibile che imboccando stretti passaggi e svoltando vicoli si fosse persa?
Che idiozia… perdersi a Konoha, il suo villaggio natio!
Ma almeno una scusante ce l’aveva: in quella parte di villaggio lei non aveva mai messo piede, troppo intimorita dalla nefasta storia del clan Uchiha.
Quando finalmente, qualche casa più avanti, intravide un agente speciale dell’Anbu tirò un sospiro di sollievo, convinta di essere arrivata nel posto giusto.
“Mi scusi…” Proferì educata una volta che fu più prossima al ninja.
Quello voltò il capo di scatto verso di lei, spaventandola; quella maschera pallida, nonostante nascondesse il volto di un vero uomo, era in grado di intimidirla.
“Che cosa c’è?” Le domandò brusco l’altro, tendendo ogni singolo muscolo con diffidenza; potevano davvero temere un agguato per la liberazione di Sasuke?
“Ecco… io sono Haruno Sakura, ninja medico allieva di Godaime.” Disse, mostrando alla guardia il tesserino ospedaliero. “Devo parlare con Sasuke Uchiha di una questione molto importante.”
“Non posso assolutamente far entrare nes…”
“E’ una questione di vita o di morte!”
Il ninja la fissò per un lasso di tempo quasi infinito prima di scostarsi con riluttanza dalla porta e lasciarla passare. Sakura entrò tranquilla, domandandosi distrattamente dove gli altri due Anbu potessero essere.
Una volta entrata nel soggiorno comprese la situazione: Sasuke era seduto su un vecchio canapè, ammanettato, mentre due ninja lo fissavano insistenti, senza mai levargli lo sguardo di dosso.
“Sakura, che ci fa qui?” Le chiese il moro con poco interesse quando notò la sua presenza.
Si era quasi dimenticata della totale inespressività del suo tono di voce.
“Devo parlarti.” Sospirò la rosa, guardando eloquente i due uomini in piedi accanto a lei. “In privato.
Le due maschere si voltarono all’unisono verso di lei; poteva percepire il loro sguardo carico di astio anche attraverso quel legno bianco.
“E’ una questione di pochi minuti, davvero.” Chiarì la ragazza. “Se entro cinque minuti non sono uscita da qui potete entrare e verificare che non lo sto aiutando in qualche ipotetica fuga.”
I due ninja, dopo essersi guardati, acconsentirono con un breve cenno del capo e si recarono nella stanza adiacente.
“Cinque minuti. Non mezzo secondo di più.” Le ricordò uno dei due, sparendo dietro una pesante porta color ebano.
Haruno lo osservò chiudersi l’uscio alle spalle, soppesando le parole da dire al suo ex-compagno di Team.
“Che cosa fai qui?” Le chiese atono Sasuke senza degnarla nemmeno di uno sguardo. “Non dovresti essere in ospedale con il dobe?”
La ragazza tremò.
Strinse i pugni, calando le palpebre sulle iridi color giada.
“Da quando sei tornato ho cercato di trattenermi…” Iniziò lei, non rispondendo alla domanda di Uchiha. “Mi ripetevo che non avrei dovuto farlo, che non sarebbe stato giusto… ma adesso non ce la faccio più. Ho cercato di ignorare i miei sentimenti per rispetto nei confronti di Naruto, che a te, ironia della sorte, tiene così tanto, ma ora sono giunta al limite…”
La rosa si avvicinò lentamente a Sasuke con passi leggeri, appena udibili su quel parquet di noce.
Il moro scattò in piedi turbato, guardandola con espressione sbigottita farsi prossima a lui.
“Sasuke…” Mormorò Sakura, ormai ad una manciata di centimetri dal ragazzo. Sollevò di poco un braccio, guardandolo intensamente in quegli occhi color pece.
Avvenne tutto in un istante.
Uno schiocco sordo riecheggiò per la stanza pressochè priva di mobilio. Uchiha, spaesato, sollevò entrambe le mani a causa delle manette, sfiorando con vago stupore quella guancia che d’improvviso aveva preso a dolergli. Quella stessa guancia dove, ora, trionfava un segno rosso che combaciava perfettamente con la forma della mano di Haruno.
Uno schiaffo.
Gli occhi verdi di lei bruciavano di rabbia, il suo volto, teso in un’espressione a dir poco furibonda, era quasi irriconoscibile.
“Questo è per quello che hai fatto passare a me.” Dichiarò minacciosa, digrignando i denti.
Sasuke non aveva nemmeno fatto in tempo a rielaborare gli ultimi secondi che un forte, violento montante lo colpì in pieno addome, facendolo cadere di peso a ridosso del vecchio canapè.
“E questo è per quello che ha patito Naruto per colpa tua!”
Uchiha non si stupì del retrogusto ferroso che avvertì nella sua bocca qualche attimo dopo: sangue. Sakura era forte come sempre, se non di più.
Il mukenin si alzò in piedi, ricomponendosi. “E due soli colpi pensi che bastino a placare la tua rabbia?”
“No di certo…” Sentenziò la rosa affranta massaggiandosi la mano destra, dolorante per i violenti colpi inferti all’ex-compagno di squadra, all’ex-amico, all’ex-amore della sua vita. A tutto ciò che era stata e che non voleva più essere: la debole, la civettuola, l’inutile.
“Allora potevi evitare di darti tanto affanno proteggendomi contro quelle vecchie mummie del consiglio.” Rise tetro Sasuke, pulendosi con un goffo gesto della mano il sangue che era scappato alle sue labbra. “Non staresti meglio se fossi morto?”
“No, non starei meglio, non mi sentirei soddisfatta perché se tu morissi Naruto ne soffrirebbe terribilmente. Per motivi che io ignoro, sei tu il suo migliore amico.”
Il moro si sedette sul logoro divano, posando entrambi i piedi sul basso tavolino di vetro sistemato davanti ad esso in un gesto sgraziato. “Quindi, Sakura? Cosa ti aspetti da me, ora? Cosa chiedi ad un criminale che rischia la pena capitale?”
La kunoichi abbassò lo sguardo, lasciando nuovamente una domanda del mukenin senza risposta. “Quel giorno non avresti esitato ad ucciderlo. Se non ti avesse bloccato Orochimaru tu l’avresti fatto fuori senza battere ciglio… ricordi? La prima volta che ci siamo visti dopo il tuo tradimento… quando ancora credevo che tu valessi qualcosa, che ci fosse altro in te oltre al rancore… quel giorno in cui mi resi conto che mi sbagliavo.”
Uchiha la guardava senza espressioni, con quel volto tanto indifferente da farle saltare quasi i nervi. I suoi occhi erano la cosa peggiore: vuoti, un baratro, un oblio.
Se quelli di Naruto erano il sole e l’estate, quelli di Sasuke erano la neve e l’inverno. Il ghiaccio, lui era il ghiaccio.
“Vuoi sapere cosa ti chiedo, vero?” Domandò Haruno irata, ad un passo dal conficcargli un kunai in piena fronte. “Naruto ti ha salvato il culo, quindi mi aspetto gratitudine. Trattalo come merita di essere trattato e levati dalla faccia quell’espressione da mukenin del cazzo, comportati come si comporterebbe un normale essere umano, fallo per lui.”
Sakura inspirò profondamente, voltandosi di scatto e prendendo la via per la porta senza minimamente accennare un segno di saluto, ma venne bloccata all’istante da un mugugno dell’altro che aveva un che di sarcastico.
“E’ così che va, Sakura?” Le domandò con un sorriso sornione sulla faccia, un’espressione che non meritava altro se non sberle. “Prima pendevi dalle mie labbra, ora esisti solo per Naruto. Mai presa in considerazione l’eventualità di essere a te stante?”
La rosa sorrise per dissimulare la propria furia; se funzionava con Sai, perché con lei avrebbe dovuto fallire? “Non c’è alcun bisogno di essere a sé stanti quando si è parte di qualcosa di meraviglioso, Naruto si occupa di me, io mi occupo di lui. Siamo sempre stati forti insieme… ma non per quanto riguarda la tua faccia tosta. Mi sono ripromessa che, riguardo all’argomento Sasuke, sarei stata io forte per entrambi.”
“E pensi davvero di esserne in grado?”
“Io non ho bisogno di te per respirare. Non più.”
L’atmosfera in quella stanza si era fatta satura di emozioni negative e quelle quattro pareti avevano iniziato a stare scomode ad entrambi. Haruno giustamente pensò che stare in apnea per un illimitato arco di tempo dovesse provocare più o meno le medesime sensazioni che provava ora.
Stava soffocando… dov’era l’aria? Dov’era il sole?
La ragazza voltò nuovamente i tacchi verso la porta, fermamente decisa a non girarsi nuovamente indietro.
“Per favore Sasuke, non farlo soffrire più.” Quasi implorò nell’esatto mentre in cui afferrò la maniglia d’ottone. “Quasi tutte le persone che ha amato e che lo hanno amato sono scomparse dalla sua vita, non fare lo stesso anche tu. Accettalo come fratello…”
E se ne andò, chiudendo poco cortesemente la resistente porta di ebano.
Dietro di lei lasciò un mukenin ad annegare in un silenzio vergognoso, imbarazzante.
Fratello…” Ripetè il moro gettando il capo all’indietro con un macabro sorrisetto trasudante ironia. “Io non ho più fratelli.”
 


Si era allontanata di gran lena da quell’orribile quartiere, dalla disgraziata storia che si portava alle spalle, da quell’inespressivo volto appartenente ad un fantasma del passato… e tuttavia ancora il suo corpo tremava.
Rabbia, perché l’aver rivisto la causa della tristezza dell’uomo della sua vita non poteva insinuare altro sentimento nel suo cuore.
Frustrazione, perché sapeva che, nonostante tutto, Sasuke non l’avrebbe mai ascoltata.
Angoscia, perché era davvero macabro pensare di poter abitare in un quartiere dato per morto lustri prima.
Come Orfeo, aveva camminato nell’Ade con l’unico desiderio di poter tornare alla luce del sole per rivedere la persona che amava.
“Naruto…” Fu il suo primo pensiero, una volta varcati i cancelli dell’inferno ed essere tornata nel mondo dei vivi.
Avrebbe dovuto affrettarsi a raggiungere la propria dimora in quanto una seria pila di scartoffie l’attendeva, ma il desiderio di rivedere Uzumaki le attanagliava lo stomaco.
Così prese la via per l’ospedale, ritornando dall’unico motivo per il quale si era trattenuta dallo strozzare Uchiha nonostante avesse avuto la propizia occasione per farlo.
Quando rientrò in quella stanza bianca che odorava prepotentemente di disinfettante la curiosa forma ovale che la bocca di Naruto assunse fu la cosa che le fece subito tornare il sorriso.
Il ninja, dedito alla lettura di uno dei libri della pomiciata, sussultò nel guardarla.
“Kami, Sakura-chan!” Esclamò, con quella voce così calda ed avvolgente da sembrare la melodia di un fine strumento musicale. “Sei pallida come un lenzuolo… ma cosa ti è successo? L’ammasso di cartelle che hai a casa ti ha spaventata così tanto?”
Uzumaki era puro di cuore, in grado di rassicurarla con un solo sguardo, era ciò che aveva inconsapevolmente cercato per tutta una vita.
Corse ad abbracciarlo, balzando con poca grazia ed attenzione sul letto ed urtandogli il braccio menomato. Ma lui non si lamentò, non disse nulla perché nulla importava se Sakura era con lui.
“Qualcosa del genere… sì.” Rispose la rosa, lasciandogli una scia di baci lungo il collo.
La molla che poco prima aveva fatto azionare le bramosie del ragazzo scattò di nuovo, tramutando il suo caldo tono di voce in qualcosa di più roco e languido. “Certo che se cominci a fare così proprio mi costringi…”
“A fare cosa?”
“Questo!” Con un secco colpo di reni il biondo fece scivolare la ragazza sotto di sé, sovrastandola d’improvviso; nonostante il braccio rotto era ancora di un’agilità spaventosa.
“Da quando hai iniziato a capire il significato degli Icha-Icha sei diventato un degno erede di Jiraiya-sama e Kakashi-sensei, lo sai?” Rise divertita mentre lanciava un’occhiata vaga alla copertina arancione del libro incriminato abbandonato sulle lenzuola, ormai logoro essendo di terza mano: l’ero-sennin, l’ero-sensei ed infine l’ero-baka.
Naruto roteò gli occhi con un’espressione vaga dipinta sul volto. “Sì, peeerò… io sono molto diverso da loro due, sai?”
“Ah sì?” Mise in dubbio la rosa, lasciando scivolare il dito indice sui dolci lineamenti del suo volto. “Ed in cosa saresti diverso, di grazia?”
Il biondo inarcò la schiena, poggiando sull’unico braccio sano. “Beh… io certe cose piuttosto che leggerle preferisco farle con te.”
Sakura gli sorrise, forse dando al ragazzo una speranza che proprio non poteva tramutarsi in realtà, ma non appena rivide una luce familiare nel suo sguardo lo allontanò da sé con un ben assestato pugno al torace.
“Piantala, baka!” Ordinò, le palpebre serrate per la rabbia. “Non faremo niente di quello finchè tu non ti sarai completamente ristabilito!”
“Ma ci vorranno settimane… mesi!” Esagerò Uzumaki piagnucolando mentre si massaggiava con espressione afflitta il petto dolente.
“Esagerato!”
“Non scherzo affatto.”
“Mh… sai cosa ti farebbe guarire presto?”
Naruto la fissava speranzoso, pendendo dalle sue labbra. “Cosa, Sakura-chan? Cosa, cosa?”
La ragazza distese le labbra in un subdolo sorriso, incrociando le braccia al petto. “Mangiare tanta frutta e verdura.”
Il ninja gonfiò le guance, sbuffando risentito. Era proprio unica, la sua Sakura… con tutto quel tempo a stare insieme aveva perfettamente imparato tutti i trucchetti per fregarlo, sempre e comunque.
“Davvero… ?” Uzumaki la guardava sospettoso, non sapendo bene se darle seriamente retta o meno.
“Davvero!” Disse l’altra, allargando ulteriormente quel sorriso. “E quando sarai guarito noi…”
“Noi… ?”
“Eddai!” Sbuffò la rosa distogliendo lo sguardo mentre le sue guance si imporporavano teneramente. “Non farmelo dire ad alta voce!”
Il biondo cacciò un grido entusiasta, facendo ridere Haruno per l’improvvisa esultanza; era bello vedere come lui era in grado di riscaldarle il cuore.
“Dai, Sakura-chan, sbucciami una mela! Presto!”
Ed era altrettanto bello vedere come il sole fosse in grado di sciogliere il ghiaccio.
 
 
 
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*usuratonkachi: significa qualcosa tipo “stupido idiota”, è un insulto abbastanza pesante.
*busu: significa “racchia” [è il modo in cui Sai chiama Sakura quando tenta di darle per la prima volta un soprannome.]
 
 
 
 
Finita un’altra shot… come sono felice  *^*
Devo confessare che mi sono tolta uno sfizio picchiando Sasuke… che goduria…  +/////+
Però la fine non mi piace, non so… non è venuta come avrei voluto! Mah, e chi lo sa come l’avrei voluta? Io non riesco nemmeno a capire come voglio fare le cose… il mio cervello dice una cosa e le mie mani fanno tutt’altro… bah! Sono scomposta xD
E perché alla fine della fiera Naruto e Sakura mi finiscono sempre su un letto?!  °-°  Me as a Pervy Sage! xD
Il titolo è in parte preso da una canzone dei Linkin Park, No More Sorrow, perché mi sembra che in alcuni tratti esprima ciò che Sakura prova verso Sasuke in questa FF.
Detto questo colgo l’occasione per ringraziare di cuore coloro che hanno recensito l’altra shot, Heaven & Earth; grazie a Ryanforever, Quistis18, Emi_Iino, Yuna92, Fallen Star, Simonachan90, Trinity87, Hikari-heaven e la mia tesola xxsakura94xx [arigatou, my belOved Pirla! Ti emo xD]!
Grazie davvero  TT////TT   sono contenta che il mio primo paciugo in questo fandom sia stato apprezzato.
Spero che mi torni presto un’altra idea perché ADORO bazzicare in mezzo a voi Pinks! xD
Alla prossima [spero!],
ja ne’ttebayo!

   
 
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